Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 17 - FEBBRAIO 1996


Esperienze e progetti di sviluppo
Anna Natali *

Tra le cooperative del Piemonte

Il Piemonte è tra le Regioni italiane che più hanno lavorato per la creazione e l'attivazione di aree protette. E' dunque di particolare interesse esplorare esperienze imprenditoriali nate, qui, in diretta connessione con i parchi. Gianni Boscolo, direttore di Piemonte Parchi, ha di recente curato un censimento delle imprese che lavorano all'interno e per le aree protette della Regione, e da questo è risultato che sono presenti 14 cooperative, che mobilitano il lavoro di 239 persone: 181 soci, 16 dipendenti, 42 collaboratori esterni. Quasi tutte offrono servizi di accompagnamento alle escursioni naturalistiche; una parte fa anche interventi didattici nelle scuole, altre svolgono programmi di ricerca, altre ancora curano l'allestimento dei centri visita. Si è scelto, per questo numero di Parchi, di osservare da vicino due di queste cooperative: una, Arnica, lavora soprattutto nella progettazione di infrastrutture di visita e nella produzione di programmi didattici; l'altra, Progetto Giàs, divide il proprio impegno tra la ricerca scientifica, l'allestimento dei centri, l'accompagnamento di gruppi di visitatori, la didattica. Entrambe lavorano in rapporto privilegiato con una singola area protetta: il Parco nazionale del Gran Paradiso nel caso di Arnica, il Gran Bosco di Salbertrand, in Val Susa, nel caso di Progetto Giàs.

Arnica

La cooperativa è fondata nel 1992 dai membri della già esistente (dal 1990) "Associazione ricerca natura immagine e cultura alpina". I soci sono dieci, otto quelli operativi - quattro naturalisti, un architetto, un forestale, un pubblicista, un esperto in audiovisivi - di età compresa fra i 30 e i 39 anni. Molti di loro, al momento della fondazione di Arnica, già collaboravano da tempo col Parco nazionale del Gran Paradiso. La loro decisione di formare una cooperativa è stata sollecitata dal parco stesso, nel momento in cui questo, per alcuni tipi di collaborazioni esterne, ha deciso di privilegiare la stipula di convenzioni con società in luogo di contratti con singoli professionisti. Dopo la costituzione della cooperativa, tutti i soci hanno continuato l'attività di consulenza che svolgevano prima; anche quelli più impegnati in Arnica dedicano in genere alla cooperativa non più della metà del tempo di lavoro. Sia che operino su incarico personale, o nell'ambito di un progetto Arnica, per tutti i soci il committente più importante continua ad essere il Parco nazionale del Gran Paradiso.
Nel 1995 Arnica ha fatturato circa 180 milioni. I costi fissi, le consulenze e le collaborazioni esterne hanno inciso per un terzo del fatturato. I quattro soci più impegnati nelle attività della cooperativa hanno in media ricavato da Arnica un reddito lordo di 20-25 milioni procapite, quelli meno coinvolti 5-6 milioni.
Le attività più importanti di Arnica consistono nella progettazione di infrastrutture di visita, e di programmi didattici e divulgativi. A queste, che nel loro insieme hanno prodotto, nel 1995, 1'80% del fatturato, si aggiungono attività di formazione, di tutela ambientale, di produzione di audiovisivi e video.
La progettazione dei centri visita del Gran Paradiso è tra gli impegni più rilevanti dei soci Arnica, prima e dopo la costituzione della cooperativa. I centri di cui si è curata, o si sta curando, la parte scientifica o l'allestimento interno sono numerosi: quello di Noasca dedicato alla geomorfologia, di Ronco Canavese dedicato al camoscio, di Ceresole Reale dedicato allo stambecco, di Valsavarenche dedicato ai predatori, di Rheme dedicato al gipeto. Nei lavori di allestimento il segno distintivo dei progetti Arnica è l'interattività: l'esposizione tradizionale è di norma sostituita da pannelli luminosi, pulsantiere, e altri strumenti che sollecitano l'attenzione e la partecipazione del visitatore. Le soluzioni tecnologiche sono originali e "leggere". Per esempio nel centro di Noasca un semplice personal dotato di scheda grafica permette al visitatore di navigare ne Il GiocaParco, un ipertesto progettato per diverse fasce d'età, che invita a verificare ciò che si è imparato durante la visita al parco lungo tre percorsi guidati: "I segni degli animali" per le classi elementari, "Gli ecosistemi" per le medie, il più complesso "Labirinto della natura" per le superiori. Arnica ha messo a punto il gioco in collaborazione con una scuola di informatica di Torino, la Sdp, i cui studenti hanno elaborato il software necessario come tesi di fine corso.
La progettazione di sentieri (itinerari, allestimenti, produzione di materiali) occupa pure un posto di rilievo nel curriculum della cooperativa. Tra le realizzazioni vi sono i sentieri natura di Noasca, di Ronco Canavese, del Vallone del Roc (Noasca); il sentiero accessibile ai non vedenti di Ceresole Reale; il sentiero internazionale del Colle della Losa, messo a punto in collaborazione col limitrofo parco nazionale francese della Vanoise. Arnica ha inoltre organizzato per il Gran Paradiso l'allestimento della segnaletica turistica lungo le strade e i sentieri del parco.
Per quanto riguarda l'attività didattica e divulgativa, il progetto più articolato è stato realizzato a Noasca. Qui Arnica ha creato un laboratorio dotato di attrezzature scientifiche e collezioni naturalistiche di supporto all'osservazione sul campo, per gruppi scolastici di ogni livello, dalle elementari alle superiori. Gli strumenti scientifici sono, volutamente, non molto sofisticati: il pezzo forte è un microscopio binoculare con monitor a colori, a cui è possibile collegare una macchina fotografica per la stampa degli ingrandimenti. Le collezioni naturalistiche sono raccolte di vari tipi di reperti - escrementi, peli, penne di uccelli, insetti, erbe - che aiutano a identificare e analizzare i reperti trovati all'aperto. Nel laboratorio sono disponibili anche schede monografiche che invitano a compiere osservazioni a tema su diversi aspetti della natura e della cultura del parco: acqua, geomorfologia, fauna, vegetazione, architettura montana. Ogni anno, per arricchire la dotazione del laboratorio, il parco commissiona alla cooperativa la realizzazione di nuove collezioni e schede monografiche. Di norma Arnica realizza questi aggiornamenti collaborando con il Dipartimento di biologia animale dell'Università di Torino - coordinandosi con gli interessi di ricerca di docenti e laureandi - e con il Servizio scientifico del parco. I frequentatori del laboratorio di Noasca sono per lo più di due tipi: classi superiori in gita scolastica che si fermano per un soggiorno di studio di più giorni (ora al Gran Paradiso è possibile pernottare anche nella foresteria del parco, che conta 56 posti letto), classi medie ed elementari piemontesi che raggiungono il Gran Paradiso per una giornata.
Arnica è incaricata dal parco di curare la qualità scientifica e didattica del laboratorio di Noasca, mentre la gestione dell'accesso al laboratorio da parte dei gruppi di fruitori sono affidati dal parco a una cooperativa locale, 1l Roc, che si occupa anche delle escursioni (quasi 400 ogni anno, secondo i dati raccolti da Gianni Boscolo). Quando il laboratorio si arricchisce di nuovi strumenti o materiali, come per esempio una nuova collezione naturalistica, Arnica cura la formazione degli operatori del Roc.

Progetto Giàs

La cooperativa, nata nel 1990, ha sede a Genova e lavora sia in Piemonte - in particolare nel Gran Bosco di Salbertrand - sia in Liguria. Il nome, Giàs, evoca le costruzioni in pietra adibite a ricovero del bestiame, tipiche delle Alpi liguri e piemontesi. I soci sono nove otto laureati in scienze naturali o biologia, più un fotografo naturalista - di età compresa tra i 28 e i 32 anni. La cooperativa è nata per gestire le attività didattiche ed escursionistiche all'interno del Gran Bosco, su sollecitazione del parco stesso, che alcuni anni fà ha scelto come altri parchi regionali piemontesi - di liberare i guardiaparco dalle attività di accompagnamento alla visita e mobilitare invece per queste funzioni cooperative di giovani, possibilmente del luogo. I fondatori della cooperativa, benché liguri, da tempo avevano instaurato un rapporto di collaborazione col parco e potevano vantare una buona conoscenza del territorio della Val Susa.
Nel 1995 Progetto Giàs ha fatturato circa 36 milioni. Il lavoro ha coinvolto sei soci, ognuno impegnato per circa metà tempo. Per l'altra metà, ognuno dei soci attivi svolge individualmente attività di guida naturalistica nelle aree protette della Liguria, oppure ricerche scientifiche: studi sulla flora, carte vegetazionali, piani di ripristino ambientale. Il reddito totale, ricavato lavorando dentro e fuori la cooperativa, non supera per ognuno i 15-18 milioni. Alcuni soci hanno ripreso gli studi universitari e stanno conseguendo una seconda laurea.
La cooperativa svolge tre attività principali: visite guidate al Gran Bosco, ricerca scientifica e allestimenti delle strutture del Gran Bosco; attività didattica per scuole e Comuni della Liguria.
I gruppi in visita al Gran Bosco sono numerosi, e tra essi in particolare le scolaresche: il parco si trova abbastanza vicino a Torino, e per di più collegato alla città da una linea ferroviaria che arriva sino a Salbertrand, uno dei tre centri dell'area insieme a Exilles e Sauze d'Oulx. Nel 1995, tra aprile e giugno, la cooperativa ha accompagnato circa 40 scolaresche all'interno del parco. Nel Gran Bosco, non solo Progetto Giàs si occupa delle escursioni: è attiva in questo campo anche la Sauze Project, società che gestisce il rifugio del Seu; e dal 1995 si sono aggiunte la cooperativa Guide Natura Valsusa, con sede a Bardonecchia, e la cooperativa sociale Orso, che ha preso in gestione a Exilles una struttura ricettiva da 100 posti letto, di proprietà delle Acli e riservata in estate ai gruppi giovanili Gioc. I gruppi che vogliono visitare il Gran Bosco stabiliscono un contatto diretto con l'Ente parco, e ad esso pagano direttamente la visita guidata; è poi l'Ente a decidere quale delle società chiamare per organizzare l'escursione, e a quella versa il pagamento riscosso dai gruppi dopo aver trattenuto una percentuale per sé. I patti tra le società e l'Ente prevedono che queste regole di comportamento siano seguite sempre, anche nel caso in cui l'arrivo di nuovi gruppi in visita sia frutto della promozione svolta da una delle cooperative.
Sempre per conto dell'Ente parco, Progetto Giàs sta lavorando alla realizzazione dell'erbario del Gran Bosco, che potrà essere utilizzato a scopo di ricerca e didattico. Il progetto prevede la raccolta e la catalogazione di 600 specie, con esposizione degli esemplari migliori. A Col Blegier, ove un antico lago soggetto a progressivo interramento ha lasciato posto a specchi acquitrinosi, è in corso una ricerca floristica e vegetazionale che studia in particolare la locale stazione di trifoglio fibrino, specie tipica delle risaie, del tutto eccezionale alla quota di 2500 metri.
L'attività didattica in Liguria è svolta in parte in collaborazione col Wwf Liguria - Settore educazione, in parte autonomamente. Insieme al Wwf la cooperativa ha lavorato nel 1995 a circa cento interventi didattici in classi elementari e medie di Genova, Savona e altri centri dell'interno della Regione, utilizzando a questo scopo schede e giochi propedeutici all'osservazione, al riconoscimento delle specie, all'approccio sensoriale agli odori, ai rumori e alle forme della natura. Per conto di varie amministrazioni locali - tra cui il Comune di Campomorone - la cooperativa ha messo a punto un metodo originale di educazione ambientale per le classi elementari il cui tratto caratteristico è l'accento sulla storia locale. I bambini sono guidati a cogliere il particolare intreccio che si è stabilito nel loro Paese tra ambiente fisico, specie vegetali, tipi di produzione, modi di abitare, facendo ricorso alla testimonianza di "informatori locali": anziani e adulti che conservano memoria del passato.

Oltre l'ombrello protettivo del parco

Le due esperienze considerate hanno alcuni punti in comune: in entrambi i casi c'è un legame forte con un singolo parco; il livello delle competenze è elevato, e quelle di tipo naturalistico appaiono prevalenti; le motivazioni non economiche sono forti, e permettono di continuare le attività nonostante un livello di reddito modesto (o nel caso di Progetto Giàs decisamente basso). Infine, per ragioni in parte uguali in parte diverse, entrambe le cooperative si percepiscono a un punto di svolta, pensano di non poter continuare a lungo nello stesso modo.
Il legame forte col parco è stato l'elemento che ha determinato, sia nel Gran Paradiso sia nel Gran Bosco, la nascita delle imprese. All'inizio è stato il parco stesso, con le proprie scelte e le proprie esigenze, a esercitare una pressione specifica per la nascita delle società; in seguito, si è consolidata una situazione quasi di dipendenza. Questo è vero soprattutto per Arnica, che produce al 90% per il Gran Paradiso; ma è vero anche per Progetto Giàs, il cui rapporto col parco risulta in fondo attutito, oggi, principalmente perché si sono affacciate sulla scena altre imprese locali.
Questo legame forte col parco sembra avere due spiegazioni principali. La prima è che i membri di queste cooperative hanno un'anima da ricercatori più che da fornitori di servizi, ed esprimono nel lavoro non solo una professionalità ma anche un rapporto profondo, di conoscenza e di passione, per un territorio e per un patrimonio ambientale definito. La seconda è che essi faticano a percepire la presenza di altre opportunità: per formazione, perché sono in gran parte naturalisti e poco attrezzati per vedere gli spazi di mercato; per esperienza, perché non hanno avuto occasione di apprendere sul campo, dall'esempio di imprese capaci che operano in settori simili, come si fà promozione, come ci si rapporta col potenziale committente, come ci si misura con la concorrenza.
Il livello delle competenze è, come si è detto, elevato, e ne deriva un effetto importante: la capacità di inventarsi prodotti originali, come il GiocaParco di Arnica, o l'educazione ambientale che Progetto Giàs mescola al recupero della storia locale. Sarebbe utile verificare quanto questa creatività sia diffusa tra le cooperative che lavorano per i parchi piemontesi: ne potrebbe uscire un repertorio di idee e di progetti che il Piemonte potrebbe offrire ad altre Regioni italiane. Intanto, sembra onestamente un peccato che simili progetti, elaborati per le aree protette, non siano adottati in Regione anche al di fuori di queste. Le cooperative intervistate non hanno fatto sin qui molti sforzi per promuoverli all'esterno: perché allora non costruire questo repertorio e farlo conoscere di più anzitutto in Piemonte?
Le forti motivazioni non economiche sono una grande risorsa, e insieme un grande limite per le cooperative qui considerate. Sono una risorsa, perché hanno permesso nella fase di avvio di accumulare esperienze importanti, che hanno fatto crescere i membri del gruppo, nonostante gli scarsi guadagni.
Sono un limite, perché alla lunga guadagnare poco non è possibile, e arriva un momento in cui si capisce che una maggiore attenzione all'aspetto venale dell'attività avrebbe anch'essa portato, nel tempo, a maturare capacità, sensibilità e stili di lavoro essenziali per la vita dell'impresa. Una simile "resa dei conti" è ormai molto vicina per Progetto Giàs, ora che anche i soci più giovani stanno per giungere alla soglia dei trent'anni. E assume nel caso di Arnica la forma di un interrogativo cruciale: conviene investire di più nella cooperativa come impresa, e non solo come gruppo di professionisti legati tra loro da rapporti di stima reciproca e amicizia? che cosa significa fare questo salto?
La sensazione di dover fare delle scelte diverse deriva, in buona parte, da queste ultime considerazioni. Per Arnica si fa anche sentire la necessità di rompere quel legame forte, quasi totalizzante, col parco, che pure ha permesso non solo la crescita della cooperativa ma, prima ancora, quella dei singoli soci. Si profilano, in questa direzione, difficoltà oggettive. Le aree protette dispongono di risorse limitate, in gran parte assorbite dalle attività obbligatorie di pianificazione, e le altre amministrazioni in genere non brillano nel nostro Paese per sensibilità e cultura ecologica. D'altra parte, la strada per cambiare non può che portare verso il mercato di una committenza pubblica formata da altre aree protette, e da amministrazioni locali sia del Piemonte sia di altre Regioni vicine e lontane. Porta, cioè, oltre l'ombrello protettivo del parco.
Il dato più interessante delle due esperienze a me sembra, infine, proprio questo: che all'interno dei due parchi si siano formati gruppi di professionisti che hanno imparato a lavorare insieme, a integrare le loro competenze, a produrre prodotti originali, e ormai si pongono nell'ottica di offrirsi all'esterno alla ricerca di altre opportunità. Essi non sono forti, e questa spinta a uscire all'esterno è dettata soprattutto da necessità di sopravvivenza; ma il punto rilevante è che esistono, e sono ormai sulla soglia di fare impresa sul serio. Se questa fosse la condizione in cui si trovano in Piemonte anche le altre cooperative nate in connessione con i parchi, varrebbe la pena studiare per loro interventi di sostegno specifico: per fornire le competenze che loro mancano, accentuarne la visibilità sul mercato, promuoverne i prodotti, così da aumentare la probabilità che almeno alcune riescano ad affermarsi nel vasto mondo delle aree non protette.

* Eco&Eco, Economia ed ecologia srl, Bologna