Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 18 - GIUGNO 1996


Il convegno di Gargnano
Ricordando Valerio Giacomini
Gianni Boscolo *

Tre giornate di relazioni e dibattiti a Gargnano, nell'Alto Garda Bresciano, sull'eredità di Valerio Giacomini, scomparso 15 anni fa. L'obiettivo di questo convegno da parte del Coordinamento nazionale parchi, della Regione Lombardia e della Comunità montana che gestisce il parco non era la pur doverosa celebrazione di uno studioso dell'ambiente che, con il suo libro "Uomini e parchi", ha segnato un'epoca. Piuttosto ci si proponeva la verifica di quanto il messaggio "giacominiano" restava valido ed utilizzabile. Ebbene, purtroppo, l'elaborazione di Giacomini rimane base culturale e scientifica indispensabile. Purtroppo, poiché vuol dire che nonostante siano passati quindici anni da quel libro, nonostante i parchi in Italia ed altrove siano aumentati di numero, nonostante una legge-quadro (seppur varata dopo quasi un trentennio di dibattiti e discussioni), il percorso per l'affermarsi di una cultura delle aree protette è ancora lungo. Tuttavia, i contributi portati sono stati di tale interesse e ricchezza, da poter affermare che si è andato delineando l'orizzonte di approfondimento e di ricerca che dovrà impegnare, nei prossimi mesi ed anni, coloro che operano ed a cui sta a cuore la sorte della protezione del territorio nel nostro Paese. Si tratta di materiale ad ampio spettro che sarebbe riduttivo comprimere in poche righe di sintesi; proprio per questo il convegno sulle splendide rive del lago di Garda non è stato, né voleva essere, un punto di arrivo bensì di partenza.
E non si è trattato neppure di una discussione imbalsamata in cui tutti erano d'accordo con tutti: a partire dalla legge-quadro, dal bilancio che se ne può trarre dopo cinque anni di applicazione e, soprattutto, dalle prospettive di queste legge che verrà sicuramente nei prossimi mesi toccata o scossa dal vento del federalismo, del decentramento, del dibattito su compiti e ruoli rinnovati degli Enti locali. Forse, il contributo di Giacomini più consolidato, che ha fatto maggior strada nella cultura di naturalisti e pianificatori, è la necessità di una progettualità nella pianificazione che utilizzi al meglio le competenze interdisciplinari e si colleghi organicamente con la pianificazione all'esterno delle aree protette. Seppur contributi e interventi si sono parzialmente divisi sui motivi di ottimismo e su quelli di pessimismo sul futuro dei parchi, la sensazione, palese per tutti, è che questa occasione sia stata un punto di partenza. Un punto di partenza arduo, ma inevitabile. Difficile certo perché l'approfondimento dei temi, dei problemi, delle prospettive dovrà avvenire "in corsa", ossia mentre continueranno ad assillare i nodi delle risorse, della gestione, della quotidianità. Ma forse proprio questo è stato "l'insegnamento" più rilevante di Valerio Giacomini: non rinunciare a riflettere, ad elaborare, seppur pressati dal "giomo per giorno". E, come di dice, "carne al fuoco" ne è stata messa molta. Come territorializzare le politiche ambientali e sostenere un sistema di parchi (Valter Giuliano), come superare i "dieci punti" di malessere profondo delle aree protette (Guido Ferrara). Ma anche come trasformare ecologia e pianificazione in una cultura profonda, capace di diventare patrimonio di operatori e cittadini (Franco Viola); in quale modo recuperare dalle esperienze europee elementi validi per la realtà di casa nostra (Roberto Gambino). Ma, forse, i contributi che hanno affrontato temi più innovativi, e quindi anche di più difficile elaborazione e da "metabolizzare" sono stati quelli portati da Anna Natali sul parco come sistema produttivo locale e Giorgio Osti che ha richiamato l'attenzione sulla dimensione culturale dei fenomeni scientifici e sociali e quindi anche dei parchi.
Ecco, dopo la giustificata soddisfazione da parte di chi ha organizzato il convegno, "per un'iniziativa riuscita", comincia un paziente ed articolato lavoro di ripresa dei temi, di riflessione, di sforzo per trasferire gli stimoli e i "punti fermi" nel "mondo dei parchi", degli operatori come degli appassionati. La sensazione è stata quella di un convegno che potrà, e dovrà segnare un punto di svolta, capace di stimolare e mettere a punto una "cultura" fatta di elaborazione ed azioni, carica, come ogni sfida, di impegno concreto, lavoro quotidiano e "valenze utopiche".
La pubblicazione degli Atti costituirà il primo passo concreto perché queste giornate sviluppino la loro funzione di stimolo ed amplino l'uditorio. Da parte della rivista Parchi è chiaro fin da ora il percorso di lavoro dei prossimi mesi: riprendere l'ampia gamma dei temi, aggiungervi contributi, divulgarne le potenzialità e gli stimoli, render conto di esperienze, contribuire insomma alla cultura dei parchi. Un lavoro stimolante e difficile per il quale non sono sufficienti, né potrebbero esserlo, le sole forze redazionali. Per questo auguriamo a tutti buon lavoro, nell'unica certezza che abbiamo tratto da Gargnano: o la politica dei parchi diventerà una cultura delle aree protette, o non sarà.

* Direttore di Piemonte Parchi

 

 Il documento conclusivo

Il Convegno nazionale dedicato a "Uomini e parchi" di Valerio Giacomini e V. Romani, tenutosi a Gargnano al 30 maggio al 1° giugno 1996, promosso dalla Regione Lombardia e dal Coordinamenlo nazionale dei parchi e delle riserve naturali e dal Parco dell'Alto Garda Bresciano, ha riaffermato il valore e l'attulità del pensiero e dell'insegnamento di Giacomini che considerava la ricerca scientifica a carattere interdisciplinare e l'impegno del mondo della cultura come momento essenziale per una politica attiva ed efficace di protezione e di istituzione e gestione dei parchi.
Oggi questa "alleanza'' tra mondo della cultura e della scienza e quello delle istituzioni è indispensabile anche per la dimensione sovranazionale assunta dai problemi ambientali. Il perdurare di situazioni di separazione e di incomunicabilità tra cultura, ricerca integrata e istituzizni potrebbe rendere molto difficile la costruzione di un sistema nazionale dei parchi e delle aree protette, dì cui è presupposto fondamentale una aggiornata conoscenza e monitoraggio dello stato dell'ambiente. D'altronde diventa sempre maggiore la consapevolezza delle istituzioni e della società che la politica delle aree protette dì per se e da sola non è sufficiente per realizzare la difesa della natura e del paesaggio su tutto il territorio nazionale comprese le aree fortemente urbanizzate e maggiormente emarginate e degradate, coerentemente con le nuove politiche ambientali maturate in numerose direttive, convenzioni e protocolli che sollecitano una varietà di strumenti volti alla tutela generane del territorio.
In questa prospettiva un particolare e importante ruolo dovrà assolvere - come previsto giustamente dalla legge 394/91 - la "Carta della natura". la quale dovrà fornire alle istituzioni centrali e decentrate una mappatura, essenziale dello stato della natura del Paese, la cui conoscenza è indispensabile per poter costruire il sistelna integrato delle aree protette comprensivo sia dei parchi naziollali e regionali che delle nuove aree protette provinciali e locali.
La predisposizione della Carta della natura può costituire il momento di incontro e collaborazione tra istituzioni, ricerca scientifica interdisciplinare e società civile, oggi chiamate ad una impegnativa prova per fare dei parchi quella realtà aperta alla progettazione e programmazione del territorio, così come li aveva concepiti e voluti Valerio Giacomini.
La Carta della natura è inoltre strumellto insostituibile di supporto per i piani territoriali e urbanistici e i piani di settore, i quali oggi debbono sempre più, come d'altronde aveva chiaro Giacomi, aprirsi alle necessità di integrazione delle problematiche ecologiche e a quelle della società e dell'economia, in modo tale che la protezione diventi un progetto di sviluppo, espressione di una partecipazione diretta delle comunità locali.
ll convegno, a conclusione dei lavori, ha deciso, anche per l'estrema attualità dei problemi affrontati, di istituire, sulla base di un protocollo d'intesa, una collaborazione permanente fra gli Enti promotori: Regione Lombardia Coordinamento nazionale dei parchi e delle riserve, Parco dell'Alto Garda Bresciano e Università di Milano e Pavia.