Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 18 - GIUGNO 1996


Professionalità ed aggiornamento negli operatori dei parchi
Carlo Carbonero *
 



Dopo anni di battaglie civili, che hanno portato al raggiungimento dell'obiettivo di proteggere il 10% del territorio nazionale, ci si interroga su quale ruolo debbano svolgere i parchi.
In questa prima fase pioniera, che vorremmo considerare conclusa, il percorso del ruolo che hanno svolto i guardiaparco si è delineato parallelamente alla crescita dei parchi.
Uno sparuto gruppo di persone, nonostante l'incertezza normativa e giuridica, si è adoperato per tutto il periodo che va dalla nascita dei parchi fino al varo della legge 394/91.
Il cammino è stato arduo: personale quasi mai sufficientemente attrezzato, con scarse risorse economiche e qualche nozione tecnica di carattere più ambientale che giuridica, si è sforzato in ogni modo di educare la popolazione al rispetto del proprio patrimonio naturale e alla difesa di quei territori aggrediti dalla speculazione. Si è organizzato sempre più per poter affrontare con sicurezza questo ruolo, appigliandosi alle poche leggi alle quali si poteva far riferimento per garantire efficacia alla propria azione.
E proprio la 394/91, già madre distratta dei tanti parchi in precedenza istituiti, non rivolge alcuna considerazione a chi di quei parchi è stato tutore e, pertanto, si aspettava che almeno il nome "guardiaparco" vi fosse pronunciato.
Anzi la 394/91 ha portato una tale frenesia nel creare parchi, che molti di questi sono nati per restare sulla carta, istituendo vincoli su un territorio senza organizzarne il controllo con i guardiaparco.
Di conseguenza le problematiche legate alla figura, al ruolo ed alle funzioni del guardiaparco rappresentano la cartina di tomasole delle questioni di più ampio respiro che riguardano la gestione, la funzionalità ed il futuro delle aree protette in Italia.
Occorre affrontare i problemi nel quadro del nuovo ruolo che possono svolgere i parchi: il parco rappresenta il tentativo di attuare la gestione integrata del territorio, degli habitat, degli ecosistemi, delle risorse ambientali e delle realtà socio-culturali su rilevanti porzioni del nostro Paese.
Il guardiaparco, pur operando principalmente in questo campo, i cui confini devono essere necessariamente chiari, è invece una figura che, nell'attuale situazione, occorre distillare da un magma di realtà legislativo-amministrative le cui contraddizioni sono impressionanti.
Rileviamo in particolare la contraddizione che il guardiaparco è un soggetto che lavora al servizio della legge, pur non esistendone il riconoscimento e la definizione professionale nell'ambito del quadro legislativo di cui è presidio.
Basta dare uno sguardo al panorama legislativo di riferimento (D.P.R. 616/77, trasferimento e deleghe delle funzioni amministrative dello Stato; legge 689/8, depenalizzazione e modifiche al sistema penale; legge 65/86, legge-quadro sull'ordinamento della polizia municipale; Codice di procedura penale; legge 142/90, ordinamento delle autonomie locali; legge 394/91, legge-quadro sulle aree protette; legge 157/92, norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, nonché l'informe massa di leggi e regolamenti emanati dalle Regioni in materia di foreste, edilizia e urbanistica, fauna, cave, parchi, riserve, polizia locale, eccetera, o, ancor peggio circolari esplicative, deliberazioni e quant'altro prodotto dalle articolazioni amministrative, di ogni ordine e grado, dello Stato) per comprendere a quale preoccupante livello di non definizione ci troviamo. E' qui il nodo del problema.
Non vi è coerenza né corrispondenza tra livello istituzionale-legislativo e livello attuativo. Si pensi alla disparità di intervento che porta all'assenza di un sistematico raccordo tra leggi nazionali e azione del Ministero dell'ambiente, tra leggi regionali e politiche degli assessorati competenti, leggi istitutive dei parchi e loro strutture operative, strutturazione delle piante organiche e definizione dei profili professionali, eccetera.
Non ci pare che, anche tra gli addetti ai lavori, ci sia oggi consapevolezza della gravità della situazione. Si sta allargando la forbice tra domanda sociale, giustamente in crescita, e concreta risposta operativa. Va denunciata in tutte le sedi non solo la carenza di uomini, mezzi, risorse economiche, ma anche l'ipocrita ambiguità e le carenze istituzionali che l'opinione pubblica ormai percepisce.
Nel quadro programmatico di questo Governo, dove la ricerca di soluzioni reali al problema disoccupazione è quanto mai importante, devono trovare spazio le proposte, avanzate da più parti, di investimenti occupazionali nella gestione dell'ambiente. In quest'ottica dare la giusta valenza al ruolo del guardiaparco diventa il passaggio necessario per offrire una possibilità di occupazione reale e non precaria nei parchi.
Non operare in questo senso significa perdere una grossa opportunità.
Entrando nel merito specifico del ruolo svolto dai guardiaparco:

  • quale articolazione dell'organo di gestione dell'area protetta per il conseguimento dei fini istitutivi
  • quale garanzia per il cittadino che, giustamente, pretende il rispetto delle leggi
  • quale incaricato dalla collettività di perseguire il cittadino che le stesse leggi viola, e l'esperienza di oltre 15 anni lo conferma, è una figura che nasce, si definisce ed evolve nella molteplicità di scopi, funzioni, situazioni ambientali e sociali che caratterizzano il sistema delle aree protette in Italia.

Il guardiaparco è figura indispensabile per l'evoluzione stessa della struttura del parco; esso non può fare a meno di autonome e specifiche risorse professionali tra cui propri addetti alla sorveglianza, che va vista non come l'esercizio di mere azioni repressive ma funzione che racchiude in sé, in modo interattivo, tre grandi ruoli:

  Il ruolo tecnico-gestionale-conoscitivo
Il guardiaparco rappresenta un soggetto che, provenendo direttamente dalla comunità locale, è quotidianamente a contatto con il territorio e la sua realtà sociale. Quindi può fornire utili suggerimenti e dare concreta attuazione alle scelte gestionali nonché interagire con i progetti volti all'indagine ed alla conoscenza delle emergenze ambientali.
  Il ruolo di prevenzione-repressione
Ne rappresenta indubbiamente la funzione centrale e storica in quanto prevenire e reprimere illeciti e violazioni è fondamento di garanzia per la tutela dell'ambiente, del territorio e della pacifica convivenza sociale.
Questo ruolo, nell'ambito della complessità ed evoluzione del sistema sanzionatorio, è oggi quello più problematico e necessitante di una urgente definizione normativa.

Il ruolo educativo-informativo
Nell'impegno quotidiano per la difesa dell'ambiente, il guardiaparco ha potuto maturare una cultura ecologica, che, unita alle personali passioni per i diversi campi delle scienze naturali, è stata ed è in grado di dare significative risposte alla domanda di conoscenza dei fruitori del parco.
Solo da relativamente poco tempo l'educazione ambientale è diventata un aspetto fondante nell'azione dei parchi. Grazie alle nuove sensibilità emergenti già in sede di azione formativa, alle risorse investite dal volontariato ambientalista, nonché allo sviluppo dell'economia non-profit (cooperative giovanili, associazionismo), l'educare all'ambiente ha raggiunto notevoli livelli di professionalità e complessità. In questo ambito il lavoro del guardiaparco offre continui contributi operativo-formativi utili al miglioramento di questa azione educativa.
Si comprende facilmente che una figura di tal genere non è possibile trovarla né pretenderla dai tradizionali corpi di polizia dello Stato, vuoi per l'intrinseca rigidità dell'organizzazione, vuoi perché il ruolo dei guardiaparco nazionali e regionali, integrati nelle comunità locali con forti valori ed identità, è fortemente caratterizzato e ancorato a specifici ambienti. In questo quadro il "legislatore" che ha prodotto la legge 394/91 ha sottovalutato questo aspetto fondamentale a cui è sempre più urgente porre rimedio.
Il guardiaparco già esiste e si sta evolvendo parallelamente all'evoluzione del sistema delle aree protette e della nuova domanda sociale. E' pertanto doveroso accordargli il pieno riconoscimento all'interno del quadro normativo.
Il vuoto legislativo, unito all'implicito riconoscimento che solo con un proprio personale qualificato e motivato è possibile garantire il funzionamento di un parco, ha portato alcune Regioni e diversi Enti di gestione, interpolando leggi e regolamenti, ad attribuire ai guardiaparco tutte o parte delle qualifiche necessarie. Questa attuale situazione a macchia di leopardo va superata e, prendendo esempio dalle realtà più avanzate, estesa organicamente a tutto il territorio nazionale.
Si tratta però di un percorso con un vizio di fondo in quanto, così come oggi strutturato, rischia quotidianamente di venire stravolto, in quanto legato ad interpretazioni delle leggi ed a convenienze politiche del momento. Una tale situazione è oggettivamente insostenibile.
Cosa fare allora?
Se concordiamo che la figura del guardiaparco, quale anello di congiunzione tra la macchina parco, le comunità locali e l'applicazione concreta delle leggi, è di fondamentale importanza per la gestione e l'evoluzione del sistema delle aree protette bisogna mettere in moto un percorso politico che porti:

  • 1) al riconoscimento della figura e del ruolo del guardiaparco nella gestione delle aree protette attraverso le opportune modifiche della legge 394/91 e dei conseguenti adeguamenti regionali
  • 2) alla definizione del profilo professionale dei guardiaparco nella quale emergano la specificità ed i settori d'intervento. Tale profilo dovrà costituire parte integrante del riconoscimento della figura nel quadro normativo di riferimento nonché nel contratto nazionale di lavoro. Detto profilo professionale dovrà contenere tutti gli opportuni inquadramenti giuridici che consentano ai guardiaparco di poter intervenire in modo omogeneo in tutte le realtà nazionali e regionali
  • 3) ad una ridefinizione delle piante organiche dei parchi
  • 4) ad un capillare intervento formativo e di aggiornamento costante per tutti i guardiaparco, che potrà garantire, oltre ad un'elevata professionalità, anche il riconoscimento contrattuale dell'assunzione delle maggiori responsabilità.

Se si ritiene quindi di dover superare la fase vincolistica dei parchi per avviarli alla fase progettuale, è necessario prevedere che anche chi opera nei parchi con qualifiche forse obsolete sia predisposto al balzo qualitativo che i parchi dovranno compiere.
E' necessario investire allora nella risorsa guardiaparco in quanto figura totalmente inserita nella realtà dell'area protetta, aperto alle nuove istanze, motivato nelle sue attività, attento alle esigenze dei frequentatori, consapevole della preziosità del bene da tutelare e della peculiarità della sua professione.
Guai a mortificarne gli entusiasmi, ad appiattirne il ruolo, a trasformarlo in un impiegato dell'ambiente: non ne perderebbe solo l'area protetta, ma l'intera collettività.
Non possiamo permetterci di diventare una specie in via di estinzione.
In rappresentanza dell'Assemblea dei guardiaparco (Aigap).