Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 18 - GIUGNO 1996


Il ruolo del geologo nelle attività di pianificazione e di gestione delle aree protette
Maurizio Burlando *
 

Premessa
Le riflessioni che seguono prendono spunto da un interessante articolo pubblicato sulla rivista Parchi (n. 14, febbraio 1995) nel quale Stefano Cavalli e Paolo Stefanini hanno illustrato i risultati di un'indagine di settore svolta in merito alla distribuzione del personale tecnico laureato, assunto - a diverso titolo - negli organici dei parchi regionali italiani.
Le conclusioni cui sono arrivati i due Autori non sono propriamente positive, soprattutto quando forniscono, come dato complessivo, quello per cui la media di tecnici laureati (direttori compresi) in 75 aree protette si attesta all' l,76 per Ente; tale valore subisce un'ulteriore diminuzione qualora si considerino tutte le aree protette regionali, ossia comprendendo anche quelle sprovviste di personale tecnico laureato.
Il presente articolo intende approfondire, in particolare, gli aspetti di competenza del geologo, figura tecnica che - per preparazione scientifica e tradizioni applicative - rientra tra quelle culturalmente abilitate a svolgere funzioni specifiche nell'ambito della tutela e della salvaguardia del territorio e che, viceversa, appare ancora scarsamente utilizzato, così come risulta dalla citata ricerca, secondo la quale tra i 132 tecnici laureati impegnati all'interno delle strutture che gestiscono i parchi regionali del nostro Paese, solo 7 sono geologi e di questi 2 ricoprono la funzione di "direttore". Appare opportuno delineare gli apporti che il geologo è in grado di assicurare nelle diverse fasi che accompagnano la nascita, lo sviluppo e la gestione delle aree protette (siano esse parchi, riserve, oasi e/o monumenti naturali) nelle loro diverse accezioni nazionali, regionali e/o provinciali.
Contestualmente bisogna, comunque, sottolineare la dimensione multi disciplinare che deve caratterizzare l'équipe di tecnici, amministratori ed operatori, destinati alla definizione degli obiettivi e degli strumenti gestionali dell'area protetta; è proprio da una fattiva collaborazione ed integrazione tra le diverse competenze che possono scaturire i migliori risultati per un'accorta gestione del territorio.
 

Gli aspetti geologici s. 1. richiamati dalla normativa nazionale
La necessità che anche il geologo intervenga nelle diverse fasi di istituzione e di gestione delle aree naturali protette deriva direttamente dal complesso articolato che costituisce la stessa legge-quadro sulle aree protette (legge 6 dicembre 1991, n. 394), laddove viene fatto un ripetuto riferimento alla promozione, alla conservazione ed alla valorizzazione del patrimonio naturale del Paese, nelle sue diverse forme, tra le quali si segnalano anche "le formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche..." (cfr. articolo 1).
Sempre nell'articolo 1 si parla di "...conservazione... di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, ...di equilibri idraulici e idrogeologici..." .
Nell'ambito delle classificazioni delle aree naturali la stessa legge n. 394191 (articolo 2) riconosce come aree da tutelare (siano esse parchi nazionali, parchi regionali, riserve naturali) quelle che contengono, tra le altre caratteristiche, "...una o più formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche.. di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici scientifici, estetici, culturali e ricreativi...".
Nell'articolo 3 il legislatore istituisce un importante strumento di programmazione per la politica delle aree protette, la "Carta della natura", chiamata a rappresentare un quadro sullo stato dell'ambiente naturale, dove devono essere evidenziati i "valori naturali" (tra le altre, tutte le emergenze di carattere geologico
s. 1.) ed "i profili di vulnerabilità territoriale" . Come si arguisce facilmente, tra le molte discipline richiamate dalla legge, un discreto numero appartiene al tradizionale bagaglio culturale e scientifico che i corsi universitari forniscono al laureato in scienze geologiche.
 

Fase di individuazione dei beni da tutelare
E' la fase primaria in cui è necessario delineare le peculiarità del territorio e segnalare le emergenze naturali degne di tutela; in questa fase le competenze del geologo attengono alla funzione di riconoscimento degli "elementi fisici", caratterizzati da valenze scientifico-ambientali. Se spesso sono fauna e flora, in qualità di manifestazioni vitali, a calamitare interesse ed attenzione, cui si aggiungono le espressioni altrettanto palesi del paesaggio che modifica il proprio aspetto al variare delle stagioni, anche gli aspetti fisici di un territorio costituiscono un'importantissima risorsa ambientale, da salvaguardare, promuovere, valorizzare e studiare.
Tanti esempi di aree protette e/o monumenti naturali (in Italia ed all'estero) possono essere richiamati per evidenziare come gli elementi geologici, in senso lato, caratterizzino e valorizzino una certa porzione del territorio, tanto da giustificare il ricorso ad un intervento di tutela.
Le emergenze di carattere geologico s.l. in grado di meritarsi tali interventi di tutela sono svariati ed interessano tutte le numerose discipline delle scienze geologiche: dalla geologia stratigrafica alla paleontologia, dall'idrogeologia alla geomorfologia, dalla tettonica alla vulcanologia, dalla geologia marina alla sedimentologia, dalla mineralogia alla petrografia, eccetera.
In taluni casi il geologo potrà individuare valenze tali per cui al bene geologico s.l. si associano anche rarità naturalistiche (per esempio emergenze botaniche e/o zoologiche, eccetera) che si collocano ed esistono in un particolare ambiente geomorfologico, esclusivo ed indispensabile per la loro stessa sopravvivenza, e che costituiscono un insieme di elementi degni di salvaguardia.
Gli studi geologici s.l. risultano propedeutici non solo nelle aree protette di tipo tradizionale, ma anche in altre tipologie di parco: è questo il caso dei parchi e delle riserve marine e dei parchi minerari.
a) Parchi e riserve marine
Nei parchi e nelle riserve marine - che nel nostro Paese stentano, purtroppo, ad avviarsi, contrariamente ai numerosi esempi che possono essere annoverati all'estero - il ruolo del geologo risulta molto importante.
Spettano infatti alle scienze geologiche gli studi sulla geomorfologia costiera (con le sue forme, spesso spettacolari, come falesie, grotte, archi naturali in roccia, litorali sabbiosi, eccetera), sulla sedimentologia e sulla dinamica costiera, sulla geologia marina e subacquea (finalizzate alla descrizione dei fondali: scarpate, canyons sottomarini, franate di massi che originano anfratti in cui trovano ricovero comunità di pesci di straordinaria bellezza).
Inoltre, il geologo può contribuire a fornire elementi di valutazione nell'ambito di un esame complessivo dell'ecosistema marino, coordinato con una corretta pianificazione della costa e con gli specifici obiettivi di conservazione, di riqualificazione e di fruizione ambientale.
In questa fase, infatti, dovranno essere approfonditi anche gli aspetti relativi alla gestione del territorio che insiste sulla fascia costiera e, in particolare, alle condizioni del bacino idrografico retrostante (che con il proprio trasporto solido condiziona il rifacimento delle spiagge), ai potenziali fenomeni di inquinamento delle acque, alle opere di protezione dai processi erosivi lungo il litorale, eccetera.
b) Parchi minerari
Analoga valenza assumono i parchi tematici minerari. Esperienze consolidate negli altri Paesi (prima, tra tutte le altre, la vicina Austria) confermano la necessità di tutelare anche queste emergenze che spesso coniugano l'interesse scientifico con valori socio-economici, tradizioni e costumi di certe porzioni di territorio e delle comunità che le abitano.
Si tratta di specifiche tipologie di beni naturali, in cui valenze legate ad associazioni mineralogico-petrografiche, risorse lapidee, risorse paesaggistiche localizzate, confluiscono a determinare aree degne di tutela ed a costituire strumenti di educazione ambientale.
 

Fase di pianificazione
In questa fase si attivano scelte programmatorie di primaria importanza per la salute e la sopravvivenza delle aree protette ed è in questa fase che il geologo - sempre in collaborazione con tecnici aventi altre competenze, nell'ambito di un approccio multi disciplinare alla soluzione delle diverse problematiche - può fornire il proprio contributo nella definizione del "piano dell'area protetta" che rappresenta lo strumento puntuale di disciplina e di indirizzo per la gestione, la valorizzazione e la fruizione dell'area protetta stessa, nei suoi vari aspetti, coniugando scelte di carattere territoriale con scelte di carattere economico-sociale.
Innanzitutto il geologo predispone l'elaborazione della cartografia tematica di sua competenza (carta litologica, carta geomorfologica, carta idrogeologica, carta altimetrica, carta della predisposizione al dissesto, eccetera) e può collaborare alla redazione delle altre cartografie specifiche, in collaborazione con tecnici di diversa estrazione (carta di suscettibilità d'uso del territorio, carta dei vincoli paesaggistico-ambientali, carta della vulnerabilità delle risorse idriche, eccetera).
Egli può contribuire all'organizzazione generale del territorio ed in particolare alla suddivisione dell'area in fasce di protezione differenziata ("zonizzazione"), sulla base di specifiche considerazioni scientifico-ambientali, può intervenire nelle valutazioni sulla sovrapposizione e sul coordinamento del "piano dell'area protetta" nei confronti degli altri strumenti urbanistici generali vigenti (piano di bacino, piano territoriale di coordinamento paesistico, piano regolatore comunale, piano di smaltimento dei rifiuti, piano delle cave e delle attività estrattive, eccetera).
Un'altra funzione fondamentale in cui il geologo può fornire la propria competenza è quella rappresentata dalla stesura di prescrizioni da inserirsi nel "regolamento" del parco, in tema di vincoli e di destinazione d'uso del territorio oppure sugli indirizzi e sulle norme di attuazione relative ad interventi che possono incidere sull'assetto idro-geo-morfologico dell'area protetta, eccetera.
 



Fase di gestione
E' anche questa una fase di delicata importanza perché rappresenta il lavoro di routine che vede impegnati amministratori e tecnici nelle operazioni di sviluppo e di mantenimento delle valenze naturalistico-ambientali che hanno indotto l'adozione di strumenti legislativi di tutela.
Nella fase di gestione il tecnico geologo può operare in diversi momenti:

  • a) procedure di controllo
  • b) interventi di manutenzione e di bonifica
  • c) attività di educazione ambientale
  • d) ricerca scientifica.

Nel punto a) vengono comprese procedure amministrative, riguardanti il rilascio delle autorizzazioni, che ripropongono le funzioni di controllo abitualmente svolte nell'ambito delle Commissioni edilizie presso i Comuni. Particolare attenzione, pertanto, sarà assicurata all'esame dei diversi progetti che verranno ad interagire con il territorio tutelato ed alle relative prescrizioni, finalizzate al rispetto delle valenze ambientali, nonché all'applicazione delle normative vigenti in tema di salvaguardia dei beni naturali.
Con riferimento al punto b) si precisa che parte delle periodiche attività dei tecnici del territorio, all'interno di un'area protetta, sono anche dedicate agli interventi di manutenzione ordinaria e/o straordinaria del patrimonio tutelato, spesso comprendente opere di risanamento e/o di bonifica di aree soggette a dissesto idrogeologico e/o a processi che possono rientrare nell'ambito dell'evoluzione di fenomeni naturali (interramento di laghi, prosciugamento di sorgenti, instabilità dei versanti, processi erosivi del reticolo idrografico, eccetera).
Ampio è il contributo tecnico che il geologo può fornire al punto c) ossia nell'ambito delle attività didattiche e di educazione ambientale, dove - con altri tecnici - collabora, per esempio, alla predisposizione di itinerari naturalistici. Con sempre maggiore frequenza sorgono all' interno delle aree protette (e spesso anche al di fuori di queste) percorsi tematici in cui, con l'ausilio di pannelli illustrativi, il visitatore può godere delle spettacolari forme della natura, ricavando, contestualmente, informazioni scientifiche inerenti i vari aspetti. E' doveroso citare, a questo proposito alcuni recenti esempi in cui le emergenze geologico-geomorfologiche costituiscono tematismi scientifico-ambientali proposti in itinerari attrezzati all'intemo di aree protette: il "sentiero glaciologico" allestito nel Parco naturale Alta Valsesia in Piemonte, il sentiero predisposto all'intemo della Foresta demaniale regionale delle Lame in Liguria, oltre ad altri percorsi attualmente in fase di completamento in alcune località dell'arco alpino (come quello presso il Parco dell'Adamello-Brenta). Ad integrazione di queste "indicazioni" sul terreno, il geologo può contribuire all'approntamento di materiale didattico (guide, dépliants, audiovisivi, prodotti informatici multimediali) e/o preparare allestimenti da collocarsi in "centri di accoglienza visitatori" e/o "musei" tematici (frequenti quelli di interesse geologico, mineralogico, petrografico, paleontologico). Resta, infine, da analizzare il punto d) ossia le attività di ricerca che in parte si esplicano in programmi di studio (particolarmente importanti, per esempio, all'interno delle "riserve orientate") comprendenti operazioni di campionatura sul terreno, di esami di laboratorio, di monitoraggio, eccetera - con successiva elaborazione di documentazione scientifica e/o interscambi con altri organismi ed enti di ricerca.



Competenze nell'ambito degli enti pubblici con riferimento al caso della Regione Liguria
Si intende illustrare brevemente la situazione vigente in Liguria, laddove la recente legge regionale 22 febbraio 1995 n. 12 sul "Riordino delle aree protette", successivamente modificata ed integrata con la legge regionale 21 aprile 1995 n. 32, ha recepito la legge regionale n. 394191 ed aggiornato la ormai superata legge regionale 12 settembre 1977 n. 40 "Norme per la salvaguardia dei valori naturali e per la promozione di parchi e riserve naturali in Liguria".
La l.r. n. 12/95 riconosce, in una certa misura, il ruolo del geologo e, più in generale, delle scienze della terra.
Innanzitutto sottolinea - all'articolo 3 - le diverse valenze di carattere geologico s.l. che devono essere comprese nelle aree protette regionali (confermando quanto espresso nella più volte citata legge nazionale n. 394/91).
Quindi stabilisce regole precise per la composizione dei consigli degli enti di gestione, in cui vengono richiesti diversi esperti in materie naturalistico-ambientali (espressi dall'Università, dalle Province, dalle Associazioni ambientaliste, eccetera), tra i quali può comparire a pieno titolo il geologo, nelle sue varie specializzazioni
Con ancora maggiore vigore, infine, la legge di modifica ed integrazione (l.r. n. 32/95) afferma l'importanza del ruolo della geologia, laddove all'articolo 2 istituisce, nell'ambito di uno specifico e già esistente Comitato tecnico per l'ambiente della Regione (di cui alla l.r. n. 20/80), due nuove sezioni:

  • l'una competente in materia di aree naturali protette, con compiti consultivi e propositivi in ordine agli atti di iniziativa della Giunta regionale in materia e nei casi previsti dalla legge (in particolare, tale sezione esprime pareri sulla classificazione delle aree protette, sulla predisposizione della carta della natura, sull'istituzione di nuove aree protette, sui piani delle aree protette e sui piani pluriennali socio-economici delle aree protette)
  • l'altra competente in materia di assetto naturalistico del suolo, geologia ambientale, idrogeologia, speleologia e carsismo, con compiti consultivi e propositivi in ordine agli atti di iniziativa della Giunta regionale in materia.

E' interessante notare che nelle due sezioni del Comitato tecnico per l'ambiente il legislatore prevede, oltre a numerosi altri esperti (botanico, zoologo, agronomo, urbanista, eccetera), ben quattro esperti in discipline appartenenti alle scienze geologiche:

  • nella sezione competente in materia di aree naturali protette richiede la presenza di "un esperto in geologia"
  • nella sezione competente in materia di assetto naturalistico del suolo, geologia ambientale, idrogeologia, speleologia e carsismo prevede la presenza di "un esperto in idrogeologia", di "un esperto in carsismo..." e di "uno speleologo...". Questi ultimi due non devono essere necessariamente geologi, seppure, di fatto, le sezioni e club speleologici registrano una massiccia frequentazione da parte di laureati in scienze geologiche.

* Geologo, libero professionista