Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 19 - OTTOBRE 1996


Il Parco marino delle Cinque Terre interessa anche a noi, perché...
Mariano Guzzini*



Un invito dell'assessore ai parchi della Regione Liguria, Egidio Banti, ad una riunione sul "primo caso in Italia di un parco terrestre istituito, il Parco regionale delle Cinque Terre, che potrà presto essere arricchito da un'area protetta marina, di prossima istituzione, nelle acque confinanti" mi porta all'Acquario di Genova, "sala VIP". La riunione è per il pomeriggio, sicché trovo il tempo per "andare per caruggi intorno all'acquario di Genova", come consiglia l'omonima guida curata da Corinna Praga per conto della locale sezione di Italia Nostra. La medesima guida mi informa che il termine "caruggio" deriva dal latino quadrivium modificato in quadrugium e poi nell'italiano "carobbio" e nel genovese "caroggio". Il quale, scritto anche "caruggio", significa strada strettissima con incroci perpendicolari: i famosi vicoli del centro storico più grande e meglio conservato d'Europa.
Sono a Caricamento, il primo spazio dove i genovesi allestirono i carichi delle merci arrivate dal mare per farli poi proseguire a dorso di mulo. Alle mie spalle ho il "Bigo", e poi la mostra "Genova e i Velieri", e poi "l'Acquario straordinario", modernissimo, progettato da Renzo Piano, e di fronte ho la facciata cinquecentesca di palazzo San Giorgio. Alla mia sinistra c'è la Lanterna. E' davvero un crocevia di mondi, di storie e di voglia di inventare, questo punto di Genova. Mi gioco tutto il tempo che mi separa dalla riunione infilandomi nei caruggi, nel palazzo Ducale e a porta Soprana, e non mi stanco di ripensare a quanto sia logico e funzionale questo intreccio di antico protetto (i caruggi) e di moderno (l'acquario, con le enormi vasche dove saltano i delfini, dove vanno come siluri le foche, e dove gli squali si muovono come saggi sottomarini in manovra) per dare sostanza ad una nuova alleanza tra città, cultura, ambiente e turismo.
Entro in palazzo Ducale da piazza De Ferrari, dove al bar del Teatro Carlo Felice ho trovato un singolare cartello ("Il caffè dell'opera è chiuso per malattia") ed esco dalla parte di piazza Matteotti, non senza aver notato l'antica buca delle delazioni, con la scritta sorniona "Avvisi agli ill.mi supremi sindicatori", e mi avvio verso l'acquario per condividere con i supremi sindicatori contemporanei l'esperienza mai fatta fino ad oggi di un incontro in una "sala VIP". Renzo Piano mi perdonerà, se la "sala VIP" dell'Acquario di Genova mi è parsa identica alle troppe stanze nelle quali nella vita mi è capitato di riunirmi. Gli invitati e gli argomenti da discutere, invece, erano davvero VIP: dall'assessore Egidio Banti già ricordato all'ingegnere Giovanni Battista Costa, amministratore delegato dell'Acquario, a Giovanni Busco, presidente del parco delle Cinque Terre, ai sindaci di Levanto e di Riomaggiore, al C.A. Eugenio Sicurezza, comandante del Porto di Genova, al C.V. Marco Brusco, comandante della Capitaneria di porto di La Spezia, al dottore Federico Beltrami, della Regione Liguria, al dottore Giovanni Diviacco, dell'ICRAM di Roma, ad Antonio Leverone, presidente del WWF ligure ma anche amministratore del Parco del Monte di Portofino, ad altri ancora. E davvero l'occasione era "importante", perché si trattava di ripassare assieme la vicenda dei parchi marini inseriti nell'articolo 36 della legge 394 e tuttora lì parcheggiati, in attesa di tempi e di eventi migliori; e si trattava di concertare il modo per far sì che quei tali "eventi e tempi migliori" arrivassero in fretta.
La legge 6 dicembre 1991 numero 394, "legge-quadro sulle aree protette", si occupa dell'istituzione di aree protette marine nell'articolo 18 (cinque paragrafi), e della gestione delle aree protette marine nel successivo articolo 19, in sette paragrafi. L'istituzione delle aree protette marine è di competenza del ministro dell'Ambiente, di concerto con il ministro della Marina mercantile e d'intesa con il ministro del Tesoro. L'istruttoria preliminare è svolta dalla Consulta per la difesa del mare dagli inquinamenti. Il decreto istitutivo, contenente tra l'altro la denominazione e la delimitazione dell'area, gli obiettivi cui è finalizzata la protezione dell'area, la previsione di concessione d'uso dei beni del demanio marittimo e delle zone di mare interessate è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Qualora un'area marina protetta sia istituita in acque confinanti con un'area protetta terrestre, la gestione è attribuita al soggetto competente per quest'ultima (paragrafo 2 dell'art. 19 della legge 394).
Il Parco regionale delle Cinque Terre è il primo parco italiano che sta per verificare nella pratica l'effetto di quella norma. Infatti esiste già una "Proposta di zonazione dell'area protetta marina delle Cinque Terre" sulla quale stanno per esprimersi i Comuni interessati e la Regione Liguria. Dopo di che i Comuni e la Regione concentreranno la loro attenzione sulla Consulta per la difesa del mare dagli inquinamenti, affinché in tempi brevi porti a termine l'istruttoria preliminare e metta il ministro dell'ambiente in condizione di concertare con quello della Marina e di intendersi con quello del Tesoro, al fine di istituire il parco marino delle Cinque Terre.
Contemporaneamente però occorre concertare ed intendersi con le popolazioni, con le categorie produttive, con l'associazionismo ambientalista, culturale, sportivo, turistico e via elencando, affinché nessuno si senta escluso dalla Storia, adesso che si sta alzando la canzone popolare. A questo proposito alcuni tra gli intervenuti hanno riferito notizie incoraggianti sull'evoluzione delle opinioni di alcune categorie. La Cooperativa pescatori di Camogli, ad esempio, non solo non è a priori contraria all'istituzione del parco, ma chiede il coinvolgimento nella gestione dello stesso.
Per questa via, la discussione approda al tema dei futuri organi di gestione. Il tema è vasto, ed aperto a molte possibili soluzioni. La legge 394, infatti, nell'attribuire "la gestione all'area protetta terrestre competente" non si dilunga in spiegazioni ulteriori, e non precisa se tale gestione dovrà avvenire esclusivamente attraverso gli organi già esistenti e funzionanti dell'area protetta terrestre, oppure - cosa molto più probabile - se tali organismi già esistenti dovranno modificarsi o dotarsi di ulteriori strumenti per rendere possibile una gestione efficace, ma anche trasparente, rappresentativa e democratica. Si apre, quindi, un terreno di ricerca e di sperimentazione, che gli intervenuti all'incontro di Genova hanno immaginato perfino di effetto immediato per certi aspetti, e comunque non rinviabile al giomo della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto istitutivo del Parco marino delle Cinque Terre.
Si è osservato, infatti, che fin da subito sarebbe opportuno che il regolamento del parco terrestre prevedesse le forme di gestione del futuro parco marino; come pure altri atti importantissimi, quali il "piano per il parco" (terrestre), o il "piano pluriennale economico e sociale", o lo stesso "regolamento del parco", potrebbero e dovrebbero cominciare a prevedere la futura esistenza di un prolungamento a mare di quanto oggi si compie solo nella terraferma, nonché degli effetti di ritorno sulla terraferma della futura esistenza di un'area protetta nella zona a mare. Si tratta, insomma, si studiare e di concertare con tutti gli interessati gli opportuni raccordi, affinché niente cali dall'alto come qualcosa di estraneo e di nemico, ma anche affinché niente si blocchi di fronte ad una "spina che non trovi la sua presa di corrente" perché qualcuno si è dimenticato di installarla.
Accanto a questi capitoli di attenzione la discussione ne ha aggiunti altri, di grande interesse anche nazionale, come la disponibilità dell' Acquario di Genova di essere punto di riferimento per l'eventuale convegnistica che fosse prodotta dal lavoro sui temi che ho sinteticamente ricordati, nonché di svolgere un'azione di educazione integrata, con la possibilità di realizzare vasche tematiche (esempio la "vasca delle Cinque Terre") relative alle nuove aree protette marine che venissero istituite. Per quanto di mia competenza, ho assicurato l'attenzione e l'interesse del Coordinamento nazionale parchi e della nostra rivista, ed ho ripetuto una mia vecchia convinzione, già espressa a margine dei lavori della giornata di studio sull'informazione nei parchi, che si tenne a Santa Margherita Ligure, sulla necessità di uno specifico collegamento tra tutti i parchi e le riserve costiere, per elaborare strategie comuni di azione su tutti quei temi che non appaiono rilevanti o prioritari a quei parchi che si trovano in zone montane dell'entroterra, e che invece sono fortemente presenti all'attenzione di quanti amministrano parchi costieri. Tutti i presenti hanno mostrato interesse e consenso a questa proposta, e oggi sono lieto di poter scrivere che quell'idea sta prendendo forma e corpo, e che troverà presto sedi collegiali per uscire dalla fase della generica aspirazione per passare a quella del progetto preciso con finalità, tempi ed appuntamenti di lavoro.
Del resto, anche sul complessivo pacchetto di tematiche proposto dall'assessore Egidio Banti l'iter sarà analogo. Al primo appuntamento nella "sala VIP" dell'Acquario di Genova ne seguiranno altri, ai livelli più opportuni, finché i temi enunciati non subiranno la metamorfosi da verme a farfalla, vale a dire da questione problematica a prima ipotesi di soluzione da sperimentare. Ed è urgente che tale metamorfosi avvenga presto, perché - come ci ha ricordato anche quest'anno Goletta Verde nel corso del suo giro tra i parchi e le riserve marine - a fronte dei 46 parchi marini che potrebbero essere in funzione in Italia, essendo tutti previsti dalla legge 394, allo stato ne esistono effettivamente istituiti solo 7 o 8 (Trieste/Miramare; Torre Guaceto, nella penisola Salentina; Capo Rizzuto, e poi cinque blocchi di isole: Ustica; le Egadi; le Tremiti; l'Arcipelago Toscano e le isole Ciclopi alle pendici dell'Etna, non ancora funzionante). Quelli in corso di istituzione sono 14 (Bocche di Bonifacio; Golfo di Orosei; Capo Caccia - Isola Piana; Penisola del Sinis e Isola di Maldiventre: Isola di Tavolara - Punta Coda Cavallo; Isole Eolie; Isole Pelagie; Golfo di Portofino; Cinque Terre; Isole Pontine; Punta Campanella; Porto Cesareo; Secche della Meloria; Monti dell'Uccellina). Gli altri ventiquattro che mancano figurano solo nell'elenco delle possibili aree di reperimento, ma non hanno ancora attivato nessuna procedura di avvicinamento all'obbiettivo.
Stando così le cose, appare evidente l'importanza dell'incontro di Genova, e degli sviluppi di quell'incontro. Esiste una crescente attenzione verso la politica della tutela della natura attraverso l'istituzione delle aree marine non solo nell'opinione pubblica genericamente intesa, ma anche da parte di importanti settori economici della società italiana. Nella scorsa estate mi è capitato di partecipare al Convegno nazionale "Le riserve marine tra leggi e realtà" organizzato da "Lega pesca", associazione nazionale fra cooperative della pesca aderente alla Lega nazionale delle Cooperative, a Portonovo di Ancona, ed ho avuto il piacere di rilevare importanti convergenze tra le proposte di "Lega Pesca" avanzate da Paolo Menzietti e sostenute dal professore Marcello Fedele, le osservazioni di Rosalba Giugni, presidente dell'Associazione Mare Vivo, le considerazioni di Bruno Agricola e di Giuseppe Ambrosio ( vertici burocratici rispettivamente dei Ministeri dell'ambiente e delle risorse agricole, alimentari e forestali/direzione pesca), e le posizioni di Ermete Realacci, presidente di Legambiente e di Fabio Renzi, responsabile nazionale delle aree protette di Legambiente. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente, Valerio Calzolaio, ha avuto davvero buon gioco, in quell'occasione, per affermare che esistono condizioni nuove per dare finalmente piena attuazione alla legislazione sulle aree protette marine.
Insomma: alcuni segnali forti ci autorizzano a credere che anche nel campo difficile della piena realizzazione di una parte significativa del sistema di aree protette marine previste dalla legge 394 si possano registrare passi avanti reali. La cosa sarebbe assai importante, anche perché nella sua relazione al convegno nazionale di "Lega Pesca" il professore Marcello Fedele ha riferito che il "coefficiente di realizzazione per le spese correnti" nel 1994 nel Bilancio dello Stato è pari ad 80; nel Ministero dell'ambiente scende a 37, nei capitoli della "Conservazione della natura" diventa 33,7; nei capitoli della "Difesa del mare" è 20,6 mentre le "Riserve marine" hanno addirittura il coefficiente 19 !!! Il coefficiente di realizzazione è ottenuto attraverso il rapporto tra la "massa spendibile" (rappresentata dalla somma di residui passivi e stanziamenti di competenza per l'esercizio finanziario) e l'insieme dei pagamenti effettuati nel corso dell'anno. Essendo i fondi per riserve marine notoriamente esigui, il fatto che siano anche all'ultimo posto nel "coefficiente di realizzazione" ci fornisce la prova provata che in questo settore ancora non si è mosso il primo passo "vero".
L'incontro di Genova ed i suoi sviluppi, come pure la nuova disponibilità di forze economiche, sociali, ed ambientaliste, spostano in avanti, positivamente, il nostro comune terreno di lavoro. Certo, il "caruggio" è stretto, ed è tutto in salita. Ma è proprio per questo che ne parliamo, e che ci impegniamo a collaborare ...

* Presidente del Parco del Conero