Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 20 - FEBBRAIO 1997

San Rossore ai nastri di partenza
Stefano Maestrelli*
Renzo Moschini**


"Parchi" già in altre occasioni si è occupata della tenuta presidenziale di San Rossore. La prima volta f`u per opporsi al progettato passaggio al ministero dell'agricoltura e foreste. Una soluzione gestionale priva di senso dal momento che i 5000 ettari della tenuta facevano parte dal 1979 del parco regionale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli. Una seconda volta recentemente per salutare la concessione di questo straordinario ambiente alla regione toscana e quindi al Parco regionale.
La prima festa nazionale dei parchi svoltasi nel Maggio 96 in San Rossore segnò l'avvio di questa nuova fase gestionale. La decisione del Presidente Scaffaro metteva fine ad un prolungato stato di attesa e soprattutto ad un situazione di precarietà e di incertezza sul destino della tenuta le cui condizioni nel frattempo erano andate via via peggiorando. Alla soddisfazione pressoché generale (salvo qualche impenitente nostalgico delle soluzioni 'centralistiche' considerate le sole salvifiche), per la positiva conclusione di una vicenda complicata e annosa si accompagnava, come era giusto, una fiduciosa aspettativa per le decisioni che finalmente si potevano assumere. Una attesa che non doveva andare delusa e che fin dall'inizio esprimeva anche comprensibile preoccupazione per il tipo di decisioni da prendere. Era chiaro infatti che un ambiente come San Rossore non poteva essere sottratto ad una maggiore fruizione del pubblico, ma non doveva neppure essere sovraccaricato al punto di metterne a rischio i delicati equilibri ambientali. La precarietà e l'incertezza degli ultimi anni avevano d'altronde impedito che si rispondesse ad entrambe le esigenze.
Solo ora quindi si sarebbe potuto mettere mano concretamente ad un piano generale; ed è quello che il Parco ha fatto nel corso di questi pochi mesi. Oggi possiamo finalmente dire che la discussione su San Rossore esce dal terreno delle polemiche e dello scaricabarile sulle responsabilità. Il parco inffatti ha predisposto in un tempo encomiabilmente breve - specie se si considerano le consuete lungaggini della pianificazione nel nostro paese - le linee essenziali di un piano di gestione della tenuta su cui ora le istituzioni e l'opinione pubblica, non soltanto locale, potranno e dovranno confrontarsi per adottare, in una prospettiva temporale ragionevolmente breve, le decisioni del caso. Il rodaggio di questi primi mesi nei quali sono state sperimentate forme di fruizione pubblica modulare a seconda degli ambienti hanno già l`ornito utili conferme e indicazioni per passare ora ad una nuova fase in cui agli accessi 'organizzati' si accompagni un uso più libero in ambiti naturalmente ben delimitati e opportunamente attrezzati. Ad una fruizione controllata e molto articolata che consentirà per la prima volta di evitare che ad una apertura quasi incontrollata nei giorni festivi segua il divieto più assoluto in tutti gli altri, si punterà con il recupero e l'uso di immobili finora inutilizzati nei quali troveranno degna allocazione strutture di accoglienza, musei etc. Ma il piano della tenuta di cui si sta discutendo affronta in ugual misura, anzi muove principalmente dalla consapevolezza che San Rossore in questi anni, pur severamente protetto da molti divieti, ha sofferto di alcuni fenomeni gravi di degrado a cominciare da quelli dovuti alla erosione costiera e all'inquinamento che insidiano alcune delle emergenze ambientali più straordinarie quali l'importante zona umida delle 'lame di fuori'. La tutela e conservazione di questo ambiente esposto ai contraccolpi di cause esterne; gli scarsi apporti delI'Arno al ripascimento del litorale; I'inquinamento delle acque e atmosferico, ma anche interne per quanto riguarda, ad esempio, la presenza eccessiva di cinghiali e daini richiede non soltanto una accorta politica di fruizione, ma soprattutto onerosi interventi e misure sostenute da rigorose analisi e sperimentazioni scientifiche. Tra le ipotesi del piano di gestione predisposto dal Parco, e già sottoposto ad unaprima verifica con gli organi della Comunità del Parco e della Regione ve ne sono alcune che riguardano, ad esempio, il recupero di aree su cui un tempo furono tentate operazioni fallite di bonifica che oggi possono essere rinaturalizzate attraverso gli allagamenti per consentire la nidificazione della fauna acquatica.
Analogamente, per contrastare il fenomeno delI'erosione della costa è previsto un piano di ripascimento da attuarsi attraverso la predisposizione di materiale sabbioso a mare e con la creazione di opportune inserzioni di pennelli sommersi etc. (al tempo stesso si pensa di smantellare in bocca d'Arno vecchie strutture rigide risultate dannose alla difesa della costa).
Per i complessi boscati della tenuta, ossia 2.900 ettari di territorio, sono previsti piani di interventi e di gestione distinti a seconda delle diverse caratteristiche delle varie aree. Così come si farà per le riserve orientate della tenuta.
All'interno della tenuta si svolge anche una attività agricola con produzione di colture specializzate e allevamento allo stato brado di razze equine e bovine autoctone. L'orientamento del piano è quello di ridurre al minimo le attività agricole privilegiando le colture foraggere di tipo biologico che possono servire dentro e fuori della tenuta. Insomma come si può vedere anche da queste annotazioni essenziali e sommarie in pochi mesi si è riusciti a delineare dopo anni e anni di silenzio e di immobilismo un piano per la tenuta di San Rossore con il quale si potranno affrontare e rimuovere con maggiore efficacia le cause esterne che generano degrado grazie al
fatto che San Rossore è inserita, fa parte di un parco più ampio che può contare su un ente di gestione e il sostegno di istituzioni locali e regionali che hanno mostrato sempre grande sensibilità e disponibilità per questo straordinario patrimonio ambientale. La tenuta di San Rossore è tuttavia un patrimonio anche nazionale e internazionale, ed è per questo che gli interventi previsti e necessari da effettuare nei prossimi anni dovranno contare anche sull'impegno diretto dello stato e della Unione europea. Tutto questo risulterà più agevole se in tempi ragionevoli sarà affrontato anche il problema del passaggio definitivo della tenuta alla regione Toscana. Un passaggio che richiede ovviamente un intervento legislativo del quale le autorità preposte dovranno farsi carico al più presto. Anche da questo punto di vista è necessario infatti uscire da una situazione che, giuridicamente parlando, rimane precaria avendo la concessione del Presidente della Repubblica una durata decennale. Operazioni e investimenti anche da palte di privati per realizzare quanto il piano di gestione prevede al riguardo, potrebbero infatti oggettivamente trovare un reale ostacolo in questa situazione di provvisorietà. Il dibattito sul piano di gestione dovrebbe favorire anche la risoluzione definitiva di questi aspetti per consentire finalmente alla tenuta di San Rossore di guardare al suo futuro con maggiore tranquillità.

* Presidente dell'Ente-Parco regionale Migliarino!
San Rossore, Massaciuccoli
* * Redazione Parchi