Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 20 - FEBBRAIO 1997

Il dibattito e le proposte sulla legge quadro
Renzo Moschini


E un fatto positivo e comunque utile a fare chiarezza che dopo tante polemiche spesso fumose e scomposte sulla legge 394, il dibattito possa assumere i contorni più precisi e concreti della proposta. Al Senato, ad esempio, per iniziativa del Sen. Turini ed altri è stato presentato un Disegno di Legge; Modifiche alla legge 6 Dicembre, n. 394, recante 'legge-quadro sulle aree protette'. La breve relazione, a parte una iniziale e gratuita 'sfuriata' contro gli ambientalisti della Domenica, precisa che la legge 394 'nell'insoddisfacente panorama legislativo italiano' è una legge 'tutto sommato accettabile' di cui va mantenuto l'impianto complessivo correggendone però gli errori. Con queste premesse tutt'altro che barricadiere anzi decisamente rassicuranti viste le numerose sortite con le quali da più parti si è cercato di mettere sul banco degli accusati la legge non per migliorarla ma semplicemente per cancellarla, ci si accinge alla lettura dei 22 articoli del Disegno di legge con l'animo più tranquillo.
In effetti, a parte gli articoli da considerare di scontata 'pulizia' della legge; ad esempio la cancellazione dei riferimenti al Ministero della Marina Mercantile etc. proposte come quella di una diversa composizione degli organi di gestione dei parchi nazionali e regionali per assicurare la maggioranza ai rappresentanti delle comunità locali, possono essere considerate tutt'altro che sconvolgenti visto che a favore di questa ipotesi si sono già pronunciate regioni come la Toscana. Ci sono, è vero, altre modifiche apparentemente di dettaglio ai primi articoli della legge che rivelano una qualche confusione come nel caso della Carta della Natura che dovrebbe tener conto anche degli aspetti 'culturali ed umani', il che francamente ci pare un non senso. Ma dove il disegno di Legge riserva una sconcertante sorpresa è laddove propone che all'art. I comma 5 sia aggiunto un ulteriore comma con il quale si stabilisce che 'la gestione delle aree protette deve essere caratterizzata
dall'equilibrio economico tra le entrate e le uscite; le contribuzioni ordinarie dello Stato e di altri soggetti pubblici per il loro funzionamento ordinario cessano entro il quinto anno dalla data di entrata in vigore della presente legge'. E meno male che avevano premesso (e promesso) che non volevano sconvolgere l'impianto complessivo della legge! Che dire? La legge sui parchi, quella nazionale al pari di quelle regionali ha un senso in quanto intende stabilire chiari e tangibili impegni se non esclusivamente certo anche finanziari dello stato e delle regioni nei confronti di una seria politica di tutela. Non c'è paese al mondo che possa istituire e far funzionare in altro modo le aree protette. Neppure i giustamente e meritatamente lodati e indicati ad esempio parchi americani, malgrado a Mussi turistici straordinari, i quali peraltro da tempo vanno ponendo anche delicati e non sempre risolti problemi di sovraccarico, sono in grado di far fronte alle loro necessità senza l'appolto del governo federale e dei singoli stati.
Tanto è vero che appena il Congresso degli USA ha stretto i cordoni della borsa i parchi si sono trovati in serie difficoltà persino per la ordinaria manutenzione e il pagamento dei guardiaparco. Insomma pensare che i parchi alla stregua di aziende produttive, possano far quadrare i loro conti senza interventi delle istituzioni (ed oggi anche della Unione Europea) è semplicemente una assurdità e non si scomodino, come capita di sentir dire in qualche convegno, il PIL, l'efficienza e così via. E naturale che i parchi debbono ricercare, in base alle proprie caratteristiche ambientali, anche fonti di finanziamento diretto con biglietti ed altro.
Ma deve essere chiaro che anche nei casi più fortunati e brillanti l'attività di un parco ha assolutamente bisogno di finanziamenti pubblici (e privati). A nessuno evidentemente verrebbe in mente di sostenere che il recupero ambientale, il riciclaggio dei rifiuti, la riparazione deidanni dovuti all'incuria come nel caso delle ripetute alluvioni e quant'altro, si può fare senza alcun intervento pubblico. Ecco, gli interventi a sostegno delle aree protette dovrebbero servire anche a questo; a ridurre la spesa folle per rimediare agli effetti perversi di una politica sbagliata. I parchi stanno all'intervento sul territorio come la spesa preventiva per la sanità sta a quella curativa. Inutile aggiungere che proposte del genere sono da respingere senza alcuna esitazione. Sempre al Senato è stata presentata dai senatori Coviello e Veltri con lo stesso titolo un'altro Disegno di Legge.
In questo caso si tratta di un testo di soli 4 articoli riguardanti alcuni dei nuovi parchi del Sud. La relazione prendendo spunto anche dal giudizio fortemente critico della indagine sui parchi nazionali condotta dal WWF ricorda i 'ritardi e le farraginosità riscontrate' nella attuazione della legge specialmente nei parchi del sud. Il Disegno di Legge vuole pertanto recuperare una specificità propria del concetto ambiente nel Mezzogiorno dove a differenza di altri territori non esiste una elevata pressione antropica e dove semmai lo scopo principale da perseguire deve essere quello di assicurare la presenza antropica per preservare, difendere e ripristinare ambienti ove l'abbandono attuale sta creando fenomeni di frattura ecologica Le intenzioni appaiono quindi più che degne di considerazione e senz'altro condivisibili solo che si tenga conto della partita che si gioca soprattutto al Sud e dal cui esito dipende in notevole misura anche il successo o meno di una politica nazionale delle aree protette. Meno convincenti sembrano per gli strumenti indicati. Per le nonne di salvaguardia si propone di aggiungere che ove sono stati redatti e approvati i piani territoriali e paesistici, e in quelle dichiarate di notevole interesse pubblico, si applica la normativa dettata dai piani stessi.
Qui non è molto chiaro un aspetto. Dove vigono i piani paesistici le norme non hanno già una loro cogenza? O forse si ritiene che quelle norme ove vigenti siano meno 'rigide' di quelle stabilite dalla 394? L'art. 3 riguarda il nulla osta che dovrebbe sostituire ogni altra concessione od autorizzazione, I`atta salva la competenza del sindaco, per il rilascio della concessione edilizia.
L'intento è quello di evitare i troppi pronuncia-
menti con tutto ciò che ne deriva per il richiedente. In molte leggi regionali si è più o meno efficacemente già risolto questo problema individuando nel Parco l'organo che 'sostituisce' altri enti ed uffici per tutte le autorizzazioni a carattere ambientale. Resta da vedere se per questa via non si l`accia rientrare dalla finestra quel 'silenzio assenso' che da tempo si sta cercando di non far entrare dalla porta almeno per quanto riguarda la materia ambientale. Il D.L ha anche un articolo sulla caccia con il quale si vorrebbe per quanto riguarda le zone c) e d) del comma 2 dell'art. 12 fosse facoltà dell'Ente parco d'intesa con gli enti locali interessati di estendere in favore dei residenti.
Inutile dire che l'argomento è di quelli che scottano, ma appare difficile e consigliabile risolverlo cosi.
La novità, lo scopo principale di questa proposta riguarda però l'ultimo articolo con il quale si vorrebbe istituire con decreto del Ministro dell'ambiente un comitato dei presidenti degli Enti parco della Campania, della Basilicata e della Calabria col fine di coordinare le iniziative dei rispettivi Enti parco e di promuovere attività di informazione, di divulgazione, di formazione etc. Per i parchi di queste regioni dovrebbe anche essere costituita una Commissione tecnico-scientifica nominata con decreto del Ministro dell'ambiente e composta da non più di 9 esperti in discipline sulla tutela del territorio. Questa Commissione formula agli organi del coordinamento e di gestione dei parchi ogni indicazione utile al conseguimento dei fini istituzionali dei parchi del Mezzogiorno.
Al fine di realizzare gli sviluppi delle aree naturali protette, il Comitato dei presidenti istituisce una sezione di promozione e di coordinamento degli aiuti nelle zone sensibili dal punto di vista della protezione dell'ambiente interessate agli aiuti comunitari. Ci sembra la moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Sfugge infatti la ragione di una costruzione così barocca che prevede ben due decreti ministeriali per istituire coordinamenti istituzionali e tecnici ove,qualora se ne sentisse il bisogno e ve ne t`osse davvero la necessità, i parchi e soprattutto le regioni interessate potrebbero provvedenti direttamente e nelle l`orme più opportune. La 394 prevede già organi misti sia politici che
tecnici i quali finora hanno funzionato poco e male. Perché andarne a inventare altri per di più in campi e per finalità non di competenza del ministero? Perché deve essere una legge nazionale a stabilire che le regioni o i parchi possono coordinarsi? Si parla tanto di disboscamento legislativo, di decentramento e trasferimento di poteri e di funzioni e poi si riconducono alla legge e al centro 'poteri' francamente incongrui come quelli oggetto della proposta.
C'è davvero bisogno di qualche altro comitato per aiutare i parchi del Sud? Le istituzioni e i parchi che operano sull'Appennino meridionale, ad esempio, da tempo hanno avviato un lavoro ed una riflessione su come coordinare in quell'area i loro impegni e le loro scelte. Possono benissimo farlo anche altri parchi e altre regioni ed enti locali senza alcun bisogno di normative nazionali volte a creare macchinose e farraginose strutture.
Si vogliono eliminare, giustamente, i troppi passaggi che rendono complicate spesso le cose più semplici, e poi non si trova di meglio che prevederne di nuovi proprio sul piano istituzionale. Sempre al Senato è stato presentato un D.L. a firma Di Benedetto e Pastore per il sostegno delle iniziative economiche nei comuni montani e nelle aree naturali protette' che mira soprattutto ad agevolare sul piano fiscale le imprese diverse da quelle costituite sotto forma di società di capitali operanti nei comuni montani con popolazione residente non superiore ai 3.000 abitanti Dicevamo all'inizio che è bene che si cominci a mettere nero su bianco proposte e idee - se ce ne sono - per migliorare la legge quadro.
Le due proposte che abbiamo preso in esame ci sembra si prestino ad una prima considerazione, questa: finora manca una idea generale lungo la quale sviluppare una riflessione critica su una legge che, stando anche alle proposte prese in esame esce confermata nel suo impianto complessivo. Il che dovrebbe tranquillizzare anche coloro che vedono agguati e sabotaggi ovunque si accenni alla esigenza di verificare senza pregiudiziali e concetti di sorta una legge buona e importante che non è scritto da nessuna parte che non possa essere migliorata.
Su questi problemi pubblichiamo anche alcuni interventi che riteniamo possano contribuire positivamente a rendere questi dibattito serio e costruttivo.