Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 20 - FEBBRAIO 1997

Il parco come mito della modernità: alcuni risultati di ricerca
Giorgio Osti*


Questo lavoro è la naturale continuazione di una riflessione già da tempo impostata (Osti, 1995) sui significati simbolici di parco naturale. La premessa di fondo è che i parchi nella società moderna non si reggano esclusivamente su giustificazioni di carattere razionale (preservazione della biodiversità per le generazioni future) ma abbiano rilevanti e misconosciuti riferimenti simbolici pre-razionali. Nella pubblicazione citata si faceva riferimento a diverse tradizioni culturali da cui sono scaturite idee forti per i parchi. In estrema sintesi, potremo distinguere due tradizioni antiche (Strassoldo 1996):
  • parco come paesaggio pittoresco e giardino (tradizione europea);
  • parco democratico-patriottico (tradizione americana) e due tradizioni più recenti, che ruotano attorno all'idea di integrazione e globalità:
  • parco come simbolo dell'unità del cosmo (ecologia profonda);
  • parco come esperienza esemplare di gestione del rapporto uomo-natura.
    Combinando queste tendenze antiche e moderne era emerso

Tale schema ha un puro valore strumentale. Serve ad avere un riferimento sistematico e analitico per mettere a punto la ricerca empirica. Infatti, grazie ad esso sono state elaborate alcune domande di un questionario somministrato ai visitatori di tre parchi naturali nell'estate del 1995. Il testo del questionario è allegato con i principali risultati. I tre parchi in cui è stata effettuata la ricerca sono:

  • Parco del Ticino (Lombardia) 142 casi
  • Parco del Gigante (Emilia-Romagna) 74 casi
  • Parco Alta Valle Pesio e Tanaro (Piemonte) 67 casi.

Una piccola quota dei questionari (29 casi) è stata somministrata ad un corso del Coordinamento nazionale dei parchi e aree protette, tenutosi a Magenta nel settembre del 1994 (altri 13 casi ad un corso dell'Azienda regionale delle foreste del Veneto durante un corso sul Parco dei Colli Euganei). Nella visione della natura di tipo espressivo si fa riferimento a tutte quelle metafore nelle quali l'elemento naturale rimanda a valori propri della collettività o all'espressione di sentimenti, in particolare quelli del bello. Nella visione della natura di tipo sistemico si rimanda all'idea di unità, interdipendenza e organicità propria sia degli ecosistemi che dei socio-sistemi. A seconda che si guardi a questi significati come prodotti della soggettività umana o come prodotti di un condizionamento sociale o biologico si ha rispettivamente la prospettiva antropocentrica o quella bioentrica. Dall'incrocio delle visioni della natura con la prospettiva si ricavano quattro tipi ideali di parco. Su questi sono state costruite le domande del questionario e le etichette da associare al termine parco (in allegato). Nel caso delle etichette il collegamento con il modello teorico non è molto rigido. Queste sono state individuate con criteri vari, dato anche il carattere esplorativo della ricerca. Il collegamento fra il modello analitico e le domande concretamente poste nel questionario potrebbe facilmente essere giudicato aleatorio e arbitrario. Tuttavia, bisogna tenere conto che si è scelto di effettuare la ricerca su un largo numero di casi con uno strumento molto standardizzato. Il questionario, per molte ragioni, non poteva essere né, lungo né, dettagliato. L'uso di uno strumento così agile ma alla fin fine molto semplice si giustifica con il carattere esplorativo e sperimentale dellaricerca. I principali risultati, sommariamente elencati, sono i seguenti:

a) nel primo blocco di item le preferenze vanno decisamente per la fiJnzione di tutela della natura da parte del parco. Quasi il 60% dei casi risponde in tal senso. Il parco quale strumento di contenimento delle azioni umane - il parco in gergo definito "recinto" ha il maggiore successo. Segue, con notevole distacco, il modello di parco inteso come luogo dove sperimentare un nuovo rapporto fra uomo e natura. Il 19% lo indica come prima preferenza e il 35% come seconda. Qui va segnalato che gli stessi item sottoposti ad un campione di rappresentanti di enti pubblici e privati coinvolti nella creazione di quattro parchi alpini aveva dato un risultato di sostanziale parità fra i due(Osti 1992).
Il parco come veicolo di valori morali e sociali ottiene minori consensi. Ancora più basse sono le segnalazioni per il parco-giardino. In entrambi i casi, poi, questi modelli vengono indicati soprattutto come seconda preferenza;

b) nel secondo blocco di domande la graduato ria non cambia.
La distribuzione delle preferenze è però meno divaricata. Sempre in testa risulta il parco-recinto, anche se in questo caso l'item è riformulato accentuando il ruolo del parco come luogo dove godere di una natura armonica e perfetta. Se nella corrispondente domanda del primo blocco si sottolineavano gli aspetti negativi, di limitazione, in questa si guarda a quelli positivi. In entrambi, comunque, si voleva mettere in luce il carattere quasi sacrale della natura.
Nel parco si devono proibire certi usi della natura e si può godere di questa in termini spirituali, cogliendone "I'intima armonia e perfezione".
Segue nelle preferenze il parco come occasione di progettare in maniera integrata l'azione del l'uomo sull'ambiente naturale. Qui il riferimento al parco-sintesi esemplare è più evidente come più chiaro è il collegamento con l'item del primo blocco. Il parco come luogo di significato esistenziale, luogo dove sperimentare valori in questo caso a scala individuale, ottiene maggiori consensi che nel corrispondente item del primo blocco. E evidente che il parco funziona di più per i valori della soggettività che per quelli della collettività. Peraltro, ciò sarebbe in linea con l'attuale sensibilità post-moderna, vista genericamente come crisi dei progetti politici di cambiamento globale. Ancora in ultima posizione il parco inteso come luogo dove "sono messe in evidenza le forme artistiche della natura". L'idea che questo sia un immenso giardino dove l'uomo guida e plasma la natura per proprie ragioni estetiche non ottiene consensi;

c) la sommatoria dei corrispondenti item dei due blocchi dà il seguente risultato in termini astratti e con i punteggi medi:
Netto appare il distacco fra le preferenze per il parco-recinto e le altre immagini di parco. Il punteggio medio del primo è quasi il doppio del secondo in classifica. E giustificata quindi la conclusione che i visitatori dei tre parchi immaginino l'area protetta come un luogo che gode di una giurisdizione speciale, che limita l'azione dell'uomo, permette agli elementi naturali di estrinsecarsi secondo le loro leggi, agevola una fruizione fondata sull'immersione in un ambiente completamente diverso da quello umano abituale. Inutile dire che il modello di parco, centrato sulla fusione uomo-natura, sulla sperimentazione di nuove modalità di gestione - modello centrale fra gli addetti ai lavori - risulta ampiamente ridimensionato. E invece l'idea tradizionale di parco - come luogo diverso, come recinto alieno agli usi normali delle risorse naturali - ad assumere il maggiore valore agli occhi dei turisti. Prima però di arrivare ad una conclusione definitiva, è bene analizare le risposte alle parole associate a parco naturale;

d) in tutto le etichette da associare alla parola "parco naturale" erano 24. La più indicata è armonia (54%). Seguono "bellezza" e "calma" con valori attorno al 50% (vedasi fig. 2).
"Conservazione" viene subito dopo con il 45% dei casi. Le altre etichette risultano più distaccate. Va notato un gruppo attorno al 20-30%: pulizia, purezza, cura, custodia. Sono decisamente basse le attribuzioni negative come paura e vincolo. Neppure le etichette pensate per il parco come progetto organico hanno punteggi elevati: in genere non superano il 20% degli intervistati. L'elemento che emerge con più sorpresa è che"conservazione" non è l'etichetta più indicata. La funzione generalmente attribuita al parco non è, agli occhi dei visitatori, il carattere più saliente.
L'armonia e la bellezza, tratti che rimandano alla dimensione estetica (non a quella paesaggistica però, in quanto spettacolarità e maestosità hanno frequenze ben più basse), sono i più selezionati. Accanto a questi vi è la parola "calma", quasi a segnalare l'attesa per un parco agli antipodi dal caos della vita moderna;

e) le segnalazioni delle etichette sono state sottoposte ad una tecnica di analisi definita analisi fattoriale che permette di cogliere gruppi di variabili che covariano ovvero risposte che i visitatori tendono ad associare fra loro.
Questi insiemi sono chiamati fattori od anche strutture sottostanti, immaginando che quanti hanno risposto al questionario abbiano dei tratti di fondo che emergono solo prendendo in considerazione un elevato numero di loro preferenze. Grazie a questo tipo di analisi si delineano otto associazioni fra etichette o fattori - che designano la parola "parco naturale" (tabella I e figura 3). Nella prima di queste troviamo quattro etichette: cura, pulizia, ordine, custodia. Tale fattore potrebbe essere chiamato parco come giardino ordinato. Esso sembrerebbe cogliere proprio la concezione del giardino privato, del cortile tenuto con cura quasi maniacale. ll parco è abbinato ad un'idea di natura come ambiente accogliente perché, prevedibile, ordinato, sapientemente tenuto dall'uomo. Non si è lontani dalla concezione di parco-giardino utilizzata nelle domande iniziali e riferita alla cosiddetta"tradizione europea".
Il secondo fattore indica una dimensione "mistica" del parco. Calma, solitudine, beatitudine, bellezza, purezza sono le etichette più correlate tra loro. Richiamano con una buona coerenza una funzione tipica e antica delI'ambiente naturale: quello di essere un collegamento con la divinità o perlomeno un luogo adatto alla meditazione interiore. La natura ha caratteri di purezza e bellezza che permettono di awicinarsi a Dio o comunque di cogliere l'essenza delle cose. L'emergere di questa dimensione rafforza l'idea che il parco sia collegato nelle percezioni dei visitatori a qualcosa di religioso, di ideale, di essenziale. Il terzo fattore è definibile come insieme delle etichette che identificano ilparco come "progetto" dotato di una sua organicità. Anche qui il collegamento con una certa visione sistemico-urbanistica del parco appare evidente. E curioso notare che in questo fattore compaia, pur con una correlazione relativamente più bassa, anche l'etichetta "vincolo". Ciò potrebbe essere un segnale che inevitabilmente un progetto integrato comporta una limitazione degli usi della natura. Il richiamo qui emerso al parco-sintesi perde i suoi tratti ideali, utopici, esemplari con i quali generalmente lo si presenta per apparire più realisticamente come intervento dotato di un certo grado di coercizione. I tratti più ideali, quelli che fanno pensare al parco come ad una sorta di paradiso terrestre, luogo dove è assente il male e l'uomo si trova perfettamente a proprio agio, si ritrovano nel quarto fattore. Esso raccoglie a dir il vero etichette selezionate dai visitatori un numero bassissimo di volte. Il quinto fattore coglie la dimensione estetica del parco: spettacolarità, armonia, maestosità, unità E una dimensione però complessa. Resa tale dal fatto che il concetto di armonia rimanda sia ad un criterio estetico sia ad uno più generale filosofico.
L'impossibilità di ridurre questo fattore a pura sensazione, a sentimento del bello deriva anche dalla presenza in esso dell'etichetta "unità". E probabile che il registro estetico sia nel parco accompagnato a dimensioni profonde dell'uomo, al suo anelito all'unità. Tuttavia, rispetto alle previsioni si può dire che un fattore "filosofico" forte associato al parco non è emerso. Gli altri fattori sono formati da una o due etichette e quindi tendono a riprodurre semplicemente il concetto già esplicitato. Può essere interessante notare quali sono quelli isolati. La conservazione resta una dimensione a sé stante meno correlata con le altre etichette; così pure wilderness risulta meno associato ad altre dimensioni. In generale, si può dire che le associazioni fra etichette non rispettino pienamente le concezioni di parco previste e codificate nelle due batterie di item. Sommando le frequenze assolute delle etichette che compaiono in uno stesso fattore e dividendole per il numero di etichette, si ottiene un indicatore della frequenza con cui sono stati selezionati i diversi fattori. E agevole cogliere come il fattore più importante risulti il parco come luogo del raccoglimento interiore (figura 4). Seguono con valori non molto lontani il "giardino ordinato" e il "luogo del bello". Gli scostamenti rispetto allo schema teorico e ai risultati emersi in base agli item sono evidenti: recuperano nettamente i significati simbolico espressivi del parco, a scapito di quelli definiti "organico-sistemici" (figura 1). In particolare, il parco sintesi esemplare perde molto del suo fascino e la visione tipica dell'ecologia profonda a mala pena compare.

Le differenze tra i visitatori
Verranno ora esaminate, in breve, le differenze fra visitatori secondo alcuni caratteri anagrafici e secondo il tipo e la posizione rispetto al parco.

Differenze per sesso.
Le donne nel campione sono meno degli uomini: 45 contro 55% . Le differenze fra sessi sono pochissime.
Quasi nulle nelle due batterie di item, qualcuna nelle etichette. Fra quest'ultime vanno notate la minore preferenza fra le donne della conservazione e sempre per queste la maggiore preferenza per la progettualita. Utilizando gli indicatori sintetici emerge solo una più ampia propensione delle visitatrici per il parco come progetto organico. E un fatto interessante e controintuitivo, dato che ci si poteva aspettare una prevalenza di questa dimensione tipicamente "prometeica" fra gli uomini.
In genere, si afferma che le donne hanno una maggiore attitudine contemplativa verso la natura. Qui non e emerso.
Differenze secondo l'età. L'età media del campione è 36 anni. Sono sottorappresentati, rispetto alla popolazione in generale, gli anziani. Per fare una divisione che rispettasse sia le classi di età usuali sia questa distribuzione si è proceduto al seguente accorpamento degli intervistati: giovani (16-30 anni), adulti (31-50 anni), maturi (oltre i 50 anni). Le differenze sono presto dette. Fra giovani e adulti non ve ne sono di rilevanti.
Coloro che si distaccano nettamente sono gli ultracinquantenni che sono maggiormente orientati sulle concezioni di parco di tipo espressivo. Preferiscono più degli altri il parco giardino e il parco paradiso. Ovvero si sentono più vicini ad un ambiente naturale dove domina il bello plasmato dall'uomo e la simbologia che rimanda a valori sociali ed esistenziali. Per quanto riguarda le etichette non vi sono grosse differenze e quelle esistenti non sempre sono congruenti con i risultati ricavati dagli item. Quello che si può dire è che, da un lato, "i maturi" si distinguono per una complessiva minore segnalazione delle etichette e per una maggiore avversità al parco come progetto organico.

Differenze per tipo di professione.
Nel campione, che si tenga presente non è rappresentativo ma solo indicativo dell'universo che frequenta i parchi, sono molto presenti gli impiegati e gli insegnanti. Anche liberi professionisti e tecnici sono in buon numero. Relativamente bassa è la presenza di agricoltori, artigiani e operai. Si tratta di risultati che non sembrano discostarsi molto da quanto emerge da altri sondaggi (Censis 1987, Allasino, Maggi 1989, Osti, 1993). I visitatori dei parchi. come anche i più orientati alla protezione della natura, sono in maggior misura persone della classe media impiegatizia, dotata di elevato livello di istruzione. Fra i non attivi, vi è un'elevata quota di studenti e quasi, sicuramente una sottorappresentazione dei pensionati. E più difficile valutare il peso di casalinghe e studenti, comunque presenti nel campione. L'elevato numero di classi rende molto laboriosa l'analisi. Si guarderà pertanto solo alle posizioni estreme. ll parco come veicolo di valori sociali e esistenziali (paradiso) viene scelto soprattutto dai non-attivi, esclusi gli studenti (figura 5). Le preferenze per il parco con funzione estetica si definiscono meglio guardando a chi non sceglie questa concezione. Sono i visitatori che svolgono una professione nel terziario non commerciale apreferire meno questo modello di parco. Dirigenti, liberi professionisti, tecnici, funzionari, insegnanti, impiegati - quella che potrebbe essere definita la classe che possiede il capitale culturale - sceglie maggiormente il parco recinto, il parco nella sua versione originaria. E il luogo dove sono escluse le abituali attività umane, il luogo della diversità, laddove è la natura a dettare le leggi. E una concezione di parco che già era stata codificata in altra ricerca (Osti 1992) e che ancora trova fra i suoi maggiori sostenitori un particolare segmento della classe media: quello a più elevata istruzione e occupato in attività non riguardanti la trasformazione di risorse naturali 11 parco "sintesi esemplare" è scelto in maggior misura da funzionari e insegnanti. Qui va precisato che gran parte degli intervistati al corso del Coordinamento nazionale dei parchi erano occupati negli enti-parco e furono inquadrati come funzionari. E un carattere che emergerà meglio in seguito, ma è già chiaro come l'ideologia prevalente fra gli addetti ai lavori sia decisamente orientata verso il modello di parco di stampo giacominiano (Giacomini, Romani 1986). Altro aspetto da notare è che questa classe media
del terziario preferisce decisamente i modelli di parco di tipo sistemico sia nella versione biocentrica che in quella antropocentrica (vedasi figura 1). Va anche notato che alcune categorie non sono discriminate da questi modelli: è il caso degli studenti, che appaiono i meno collocabili. Nella stessa situazione sono gli imprenditori e gli artigiani. In generale, la distribuzione delle preferenze sembra polarizata sui diversi contenuti simbolici del parco e della natura. Da un lato, quelli più sociali, che ottengono maggiori preferenze da persone ai margini della struttura produttiva, dall'altro, quelli più organici che trovano nella classe media impiegatizia e nel terziario non commerciale i maggiori sostenitori.

Differenze secondo il luogo di residenza.
In questo caso si sono fatte solo due classi molto generali: da un lato, i residenti nelle aree urbane (capoluoghi di provincia e province in cui esiste un polo metropolitano, in particolare Milano), dall'altro, i non residenti in questi luoghi e definiti "rurali". Differenze di un certo rilievo fra urbani e rurali si notano nel secondo blocco di item sulle concezioni di parco. In particolare, i residenti in aree rurali si dimostrano più inclini al parco come occasione di progettazione integrata, mentre i residenti in aree urbane e metropolitane preferiscono il parco paradiso dove trovare un senso alla propria esistenza. Questa tendenza è confermata dall'analisi delle associazioni fra etichette. l rurali propendono per il parco come progetto organico, mentre gli urbani per quello come luogo di raccoglimento interiore.
In breve, si tratta di attitudini diverse: per gli uni, più a contatto con la natura il parco è un'occasione per un'ulteriore modellamento di questa; per gli altri, lontani dal contatto quotidiano con il verde, il parco è concepito come luogo di meditazione e di esperienze mistiche.

Differenze secondo il parco.
Le differenze fra subcampioni dei tre parchi sono in estrema sintesi le seguenti: nel parco del Gigante gli intervistati sono relativamente più orientati sui significati sociali del parco: veicolo di valori, luogo in cui sono curate le forme artistiche della natura, nel parco del Ticino prevalgono i significati di tipo esistenziale ovvero la natura come occasione per il raccoglimento, per trovare senso alla propriaesistenza. Da notare che nel parco del Ticino - che sicuramente più degli altri due potrebbe entrare nel modello della sintesi esemplare, data l'elevata presenza di attività umane dentro e attorno - i visitatori assegnano a questo modello sia negli item che nelle etichette il punteggio più basso. Dunque il parco alle porte della metropoli non suscita ideali di programmazione ma piuttosto esigenze di un luogo con i caratteri dell'eremo.
E invece nel Parco dell'Alta Valle Pesio e Tanaro dove sono relativamente più enfatizzati i significati di parco come progettazione integrata. Difficile è dare un'interpretazione di queste tendenze relative. L'unica cosa da sottolineare è proprio la lontananza del visitatore dal modello giacominiano nel parco che sembrerebbe più vocato.

Differenze secondo la posizione rispetto al parco.
Questa variabile è articolata in cinque modalità: amministratori, intendendo direttori e presidenti dei parchi, tecnici, intendendo personale e collaboratori del parco, visitatori inrorma privata, visitatori in gruppo, altri. Quest'ultima è una categoria residuale, quindi difficilmente interpretabile, ma nella quale si sono identificati generalmente i residenti locali, categoria leggermente più numerosa nel Parco del Gigante. Qui le differenze sono notevoli e forse anche cruciali per cogliere le distanze fra gestori e fruitori del parco. La distanza più marcata - ma era già emerso qualche segnale - è nella concezione giacominiana (figure 6 e 7). La categoria degli amministratori è la più decisa nel sostenere questo modello, seguita in questo dai tecnici visitatori, sia quelli in privato che quelli in gruppo organizzati, sono su posizione opposte. Questo emerge sia nelle risposte agli item sia nella scelta delle etichette. Cosa vogliono dunque i fruitori del parco? Quale è il loro modello preferito? Facendo sintesi dei due tipi di indicatori (item e etichette) è evidente l'orientamento verso un parco come luogo della diversità, come luogo governato dalle regole della natura, concepite come alternative a quelle umane. Questa diversità non è concepita come funzionale alla conservazione tout court della natura, ma come luogo dove trovare una mistica della propria esistenza. In altre parole, il parco è concepito dai visitatori come strumento per sperimentare non un nuovo modello di vita, da esportare in quella normale, ma come momento di distacco dalla quotidianità come momento altro, alienante se si vuole, ma pur sempre diverso. Nulla lascia intendere che in questi turisti vi sia quell'intento pionieristico, sperimentale condiviso dagli amministratori più accorti o dal personale del parco. Quasi sicuramente, i turisti non sono dentro il dibattito che ha opposto a lungo conservazionisti puri e giacominiani. Essi non sono riducibili all'una o all'altra posizione. Potrebbero sembrare più vicini al parco recinto, al modello conservazionista ma solo perché, funzionale a quella ricerca di diversità, di alterità dalla vita quotidiana. Fra i turisti non vi è dunque una visione organica del parco, concepito come simbolo di una unita cosmica, ma probabilmente sono affascinati da una mistica della natura. Siamo sempre dentro esperienze che hanno assonanze di tipo religioso. Solo che dai risultati della ricerca appare forse più consono vedere i gestori del parco come portatori di una filosofia cosmica (= universo ordinato) seppur in termini molto prosaici (la progettazione integrata), mentre i fruitori sono più sensibili ad una dimensionecontemplativa, di ricerca, di distacco dal quotidiano, come si è detto una mistica della natura. Fuori da questa polarizzazione comincia a delinearsi un'altra categoria. Essa è formata tendenzialmente da residenti locali o delle aree rurali, più anziani, meno istruiti e non occupati nelle professioni impiegatizie e di servizio. Questi tendono a vedere il parco come un ampliamento del giardino. Per questi la natura è probabilmente concepita in termini definiti da Passmore hegeliani: "la natura esiste solo in potentia, come qualcosa che è compito dell'uomo aiutare ad attualizzare attraverso arte, scienza, filosofia, tecnologia, convertendola in qualcosa di umano, qualcosa in cui egli (uomo) possa sentirsi completamente 'a casa', in nessun modo strana o aliena a lui; uno specchio nel quale egli possa vedere la propria faccia" (Passmore 1995: 136).
E una visione sicuramente fuori moda ma molto realistica. Va approfondita e capita anche perché, se come sembra è patrimonio delle popolazioni locali, diventa probabilmente uno dei canali più appropriati per il dialogo con il parco e con i "foresti" che vengono a visitarlo.

Riferimenti bibliografici
- Allasino E., Maggi M., Parchi per chi: domanda e uso reale dei parchi in Piemonte, Ires, Working paper n. 91, Torino, 1989.

- Censis, Le isole verdi. La domanda di natura nel - I'uso e abuso dei parchi,
Quindicinale di Note e Commenti, n. 5-6 1987.

- Giacomini V., Romani V., Uomini e parchi, Angeli, Milano, 1986.

- Osti G, La natura in vetrina. Le basi sociali del consenso per i parchi naturali, Angeli, Milano, 1992.

- Osti G, In parco poliziotto. Attese, motivazioni e condizione sociale dei visitatori del Parco Adamello- Brenta, Parco Documenti n. 1, Parco Adamello- Brenta, Strembo, 1993.

- Osti G, Il parco naturale: un mito della modernità, in Legambiente Emilia-Romagna, Ecoannuario. Vive la conservation! Tra natura e mercato: parchi e aree protette, CDS Edizioni, Ferrara, 1995.

- Passmore J., Attitudes to nature, in Elliot R. (ed), Environmental ethics, Oxford University Press, 1995.

- Strassoldo R., Le radici sociali del conflitto sulle questioni ambientali, in Gaspalini A., Strassoldo R. (a cura di), Tipi ideali e società, Angeli, Milano, 1996. NOTE

1. Si sono considerati visitatori tutti coloro, anche resi denti localmente, che si trovavano nel parco per ragioni non professionali in larga parte, gli intervistati sono stati awicinati nei centri visitatori cercando di seguire alcuni criteri: le differenze per sesso, per eta, per modalità di fruizione del parco. II campione non può dirsi rappresentativo, ma comunque non incorre nemmeno nei difetti dei questionari autosomministrati, generalmente viziati da una sproporzionata quota di "amanti" del parco.

2. Nell'esposizione dei risultati il termine ' item " si riferisce alla prima pagina del questionario dove sono elencate otto affermazioni, divise in due blocchi, delle quali l'intervistato doveva scegliere la prima (valore 2) e la seconda (valore 1) in base all'aderenza alla sua opinione sul parco. ll termine "etichetta" si riferisce alle 24 parole, elencate nella seconda facciata del questionario, che l'intervistato poteva liberamente associare alla parola parco naturale.

* Università di Trieste