Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 21 - GIUGNO 1997


Il Parco regionale del Delta del Po: un punto di partenza, non di arrivo
di Pietro Pigozzi *



Il Parco Regionale del Delta del Po è stato istituito con la L.R. 2 Luglio 1988 n. 27.
Occupa una importantissima porzione del territorio della Regione Emilia Romagna a partire a Nord dal corso del Po di Goro, si sviluppa sino a ricomprendere tutto il delta storico del fiume Po e le foci di alcuni fiumi appenninici quali il Reno, il Lamone, i Fiumi Uniti, Bevano e Senio, zone umide salmastre site lungo la costa adriatica e nell'immediato entroterra quali la sacca di Goro, le Valli di Comacchio, le Vene di Bellocchio, la Piallassa Baiona, la Valle Bertuzzi, le Saline di Cervia e Comacchio, le zone umide interne di acqua dolce delle Valli di Campotto; boschi e pinete come il Bosco della Mesola e la Pineta di San Vitale. Ricchissima è anche la dotazione di importanti monumenti: l'Abbazia di Pomposa, chiaviche e manufatti di regolamentazione idraulica, gli stessi centri storici di Mesola e Comacchio.
Il territorio del Parco si articola in 6 diverse Stazioni, cioè sei ambiti territoriali omogenei, ognuno dei quali caratterizzato da specifiche emergenze di carattere naturalistico, paesaggistico e storico-testimoniale.
Procedendo da Nord a Sud le Stazioni sono: Volano-Mesola-Goro; Centro Storico di Comacchio; Valli di Comacchio; Campotto di Argenta, Pineta di San Vitale; Saline di Cervia; complessivamente si estendono per 58.277 ettari.
Interessa le Province di Ferrara e Ravenna ed i Comuni di Mesola, Goro, Codigoro, Comacchio, Argenta, Ostellato, Alfonsine, Ravenna e Cervia.
Nel mese di Dicembre del 1995 si è costituito il Consorzio di Gestione del Parco Regionale del Delta del Po, completando un percorso istituzionale attivatosi con la legge e che aveva visto Comuni e Province predisporre sin dal 1991 i Piani Territoriali di Coordinamento che da allora consentono il governo, la salvaguardia organica del territorio in chiave di Parco.
L'avvento del Consorzio, la cui attivazione era per alcuni anni state frenata dall'indeterminazione del rapporto con il Ministero dell'Ambiente e la Regione Veneto sull'istituzione del Parco Interregionale, è sicuramente elemento importantissimo che consente di passare dalla semplice fase della salvaguardia alla gestione ed alla promozione del territorio del Parco.
L'occasione di parlare del Parco Regionale del Delta del Po e della sua genesi può rappresentare un momento per riflettere ruolo e strategie per la pianificazione e la gestione dei Parchi e più in generale delle aree protette in Italia.
Fu alla fine degli anni sessanta che soprattutto nella Provincia di Ferrara si cominciò a pensare, per il Delta del Po, ad una idea di Parco. Si trattava di un'idea innovativa, in contrasto con la concezione classica del Parco inteso come area di tutelata e vincolata.
Il Piano originale importato dalla Società ITALECO dal titolo significativo- "Progetto Pilota per un Parco ai fini multipli" degli anni '70 prevedeva un Progetto a carattere territoriale che interessava un'area vasta con le finalità di coniugare tutela e sviluppo economico di quasi tutto il territorio della provincia di Ferrara.
Il dibattito locale, ma anche quello nazionale, fu intenso e lungo nel tempo.
Arrivati alla fine degli anni ottanta si concretizzarono due momenti legislativi importanti quello regionale con l'approvazione nel 1988 della Legge Regionale di istituzione del Parco e quello nazionale del 1991 con l'approvazione della Legge Quadro sulle aree protette, che prevedeva tra i Parchi da istituire il Delta del Po, nella forma di Parco interregionale.
A questo punto partì una discussione ancora in corso certi versi lacerante che ha visto contrapposti gli "interessi locali" con quelli di una più complessiva forma di protezione e gestione che faceva prevalere un quadro di interessi nazionali. Un'area protetta può essere definita come un territorio più o meno vasto, dove e presente una concentrazione particolarmente significativa di valori naturali; gestito e organizzato in modo da perseguire finalità di conservazione degli ambienti naturali.
Il Delta del Po è un'area dove queste caratteristiche sono presenti, ma dove il livello di antropizzazione è molto alto. Questa è la principale diversità con le altre aree protette a livello nazionale. Nelle aree perimetrate dalla Legge Regionale istitutiva abitano 40.000 persone, è sviluppata una forma di attività agricola molto intensa e sulla costa, tra i Lidi di Comacchio e quelli Ravennati contiamo mediamente 7 milioni di presenze turistiche all'anno.
Questi pochi elementi permettono di capire quali componenti bisogna gestire per consentire una razionale politica di tutela ambientale che non vincoli possibilità di sviluppo ma che diventi essa stessa occasione di sviluppo compatibile.
La creazione di questa grande area protetta non va considerata come l'esclusione di una serie di territori dalle attività umane, ma piuttosto come di uno strumento per gestire questi ambiti secondo linee di sviluppo sostenibile che consentano di rendere coerenti le esigenze della natura con quelle dell'uomo.
Il percorso amministrativo del Parco del Delta non è ancora concluso. In Emilia-Romagna si sono accelerate le procedure attuative della Legge Regionale del 1988, arrivando ad avviare il Consorzio per la gestione del Parco Regionale. Il Veneto ha predisposto diversi strumenti di tutela ma non è ancora arrivato ad approvare la sua Legge Regionale istitutiva del Parco per la parte veneta del Delta. Il Ministero dell'Ambiente dopo proroghe successive quanto previsto dalla L. N. 394/91 è arrivato a siglare una intesa con le due Regioni che pone le condizioni per la costituzione di un Parco dalla forma "Interregionale" come coordinamento di due Parchi Regionali.
Si è scongiurato, a questo punto, I'ipotesi della costituzione di un Parco nazionale per il Delta. Questa nuova situazione, anche se è contestata da parte del mondo ambientalista, è stata colta con favore da parte delle comunità locali perché il Parco Nazionale è stato considerato come un forte ostacolo alle attività locali e come l'introduzione di controllori estranei alle attività locali.
Ragionare di Parchi in Italia per noi che siamo "addetti ai lavori" ci impone una riflessione.
Subito dopo l'avvio della gestione del Parco Regionale del Delta e dopo avere avuto modo di verificare altre gestioni di ambienti protetti italiani ci siamo resi conto della ancora precaria situazione in cui vivono i nostri Enti. Scarse risorse pubbliche e serie difficoltà nell'avviare forme di entrata diretta per concorrere a sostenere la spesa.
Le aree tutelate in Italia rappresentano il 6,63% della superficie nazionale, una percentuale che ci tiene ancora lontani dalla Germania (17,37%), dalla Francia (9,75%), dalla Gran Bretagna 19,32% ed appena superiori all'Olanda (5,41%) ed alla Spagna (4,04%). La nostra peculiarità è rappresentata dagli attuali circa 300 soggetti gestori, nelle sue diverse forme: Parchi Nazionali, Riserve statali e regionali e Parchi regionali. Soprattutto negli ultimi anni sono proliferati Enti di Gestione ed hanno comportato la nascita di specifiche organizzazioni gestionali con tutte le caratteristiche tipiche del soggetto pubblico.
Procedure, forme di controllo ed attività sono regolate dalla legislazione e dalle normative di Comuni e Provincie che non permettono quella snellezza e quella organizzazione adatta a svolgere un efficace ed efficiente ruolo di governo degli ambienti protetti.
Credo sia urgente ripensare questa concezione e limitare la gestione dei Parchi con la creazione di soggetti gestori specifici solo in caso di reale necessità.
E necessario pensare ad una forma di "certificazione di qualità" dei Parchi atta a documentare la reale necessità di gestione e le vere specifiche funzioni gestionali. Ripensando a queste funzioni riusciamo a dimostrare che per la maggior parte dei Parchi e delle Riserve è sufficiente e necessaria una gestione che faccia capo alle Regioni e/o alle Provincie, senza dovere costituire Enti di gestione specifici. Si può evitare in questo modo l'eccesso della spesa corrente che, visto il suo modesto ammontare complessivo nei bilanci dello Stato e/o delle Regioni, potrà essere più proficuamente impegnata negli interventi ambientali dei Parchi.

* Presidente del Parco Delta del Po