Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 21 - GIUGNO 1997


Le oasi della Federazione Nazionale Pro Natura
Walter Giuliano
 

La legge quadro sulle aree protette ha riconosciuto piena dignità alle iniziative di salvaguardia di zone di interesse naturalistico tutelate grazie all'intervento delle associazioni ambientaliste.
WWF, LIPU, Associazione Italiana per la Wilderness, Federazione Nazionale Pro Natura, hanno organizzato un loro sistema di territori protetti, spesso di tale importanza da essere successivamente inseriti a pieno titolo nei più estesi sistemi di livello nazionale e internazionale. E un universo, che tranne le realtà più affermate - prime tra tutte quelle del WWF e della LIPU - non sempre, è conosciuto.
Vedremo quindi di porre la nostra lente di ingrandimento cominciando proprio sulle realtà meno note.
 

La Federazione Nazionale Pro Natura
Si tratta della più antica associazione ambientalista del nostro paese, diretta erede di quel Movimento Italiano per la Protezione della Natura fondato a Sarre (AO) nel giugno del 1948 da un gruppo di ecologisti ante litteram guidati da Renzo Videsott, allora direttore del Parco Nazionale del Gran Paradiso. E importante sottolineare come quell'iniziativa lungimirante prendesse le mosse dalla necessità di costruire, intorno al tema della necessità di una politica di difesa della natura e di protezione del territorio sancito nel primo parco nazionale d'Italia, un movimento di opinione capace di sostenere e promuovere iniziative politiche dello stesso segno.
La Federazione Nazionale Pro Natura, sempre in primo piano nelle politiche ambientaliste per le aree protette ha, grazie anche ai sostegni del Ministero dell'Ambiente previsti dalla legge n. 59/87, promosso, a partire dalla seconda metà degli anni ottanta, la costituzione di un suo sistema di oasi naturali, con una particolare
attenzione alle zone umide, ecosistemi tra i più rari, fragili e minacciati. Oltre all'obiettivo della tutela e conservazione queste aree sono principalmente indirizzate alla fruizione scientifica e didattica ed è per questo motivo che l'associazione ha denominato ogni oasi come "Laboratorio di ecologia all'aperto".
Vediamole in dettaglio.
 

La torbiera di Pian del Re
I più grandi fiumi europei godono da tempo di protezione. Il Po stenta a ottenere la meritata tutela. Da oltre venticinque anni si discute, senza alcun risultato concreto, di un parco nazionale sul suo delta. Ma l'area è stata esclusa anche dall'elenco dei nuovi parchi previsti dalla legge n. 394/91.
La Federazione Nazionale Pro Natura è invece riuscita a salvaguardare l'area delle sorgenti del Po, istituendovi una riserva integrale nel 1993, ora ricompresa nel parco regionale del Po.
Si tratta di-un ambiente in cui si concentrano valori naturalistici e ambientali, già tutelati dalla legge 431 e dal vincolo idrogeologico, a 2.020 metri di altitudine in Comune di Crissolo (CN).
Ci troviamo di fronte a una torbiera d'alta quota, immediatamente a valle delle sorgenti del Po. Si tratta di una tipologia di area umida ormai rara per l'arco alpino e uno dei tre habitat di questo tipo segnalati per il Piemonte (insieme allo Stagno di Oulx e al Piano del Nivolet).
L'oasi di Pian del Re sorge alla base del Monviso, montagna simbolo della nascita dell'alpinismo italiano giacché, proprio dopo una salita alla sua vetta Quintino Sella lanciò l'idea di costituire anche in Italia, sull'esempio inglese, un Club Alpino che si occupasse dell'esplorazione alpinistica ma anche naturalistica e scientifica delle nostre Alpi.
In spazi ridotti sono presenti numerosi ambienti diversi, con una eccezionale ricchezza floristica: in soli 40 ettari sono state censite oltre 300 specie botaniche.
Le più interessanti sono quelle tipiche delle zone umide montane, spesso sopravvissute in qualità di specie relitte arrivate sino a noi dall'ultima glaciazione.
Tra di esse si ricordano alcune Ciperacee (Trichophorum pumilum) e giunchi (Juncus triglumis) rarissimi per le Alpi. Tra le altre specie di rilievo alcune orchidee (Orchis latirolia e Gymnadenia) ed Eriophorum angustifolium, o specie caratteristiche delle zone umide quali la Caltha palustris, la Saxirraga stellaris, I' Allium schoenophrasum, la Chamorchis alpina, la Selaginella selaginoides, la Viola palustris, I'Equisetum variegatum, il Triglochin palustre e l 'Epilobium nutans.
Se la vegetazione ne rappresenta l'aspetto di maggior pregio, I'area di Pian del Re è altrettanto significativa per la presenza di specie faunistiche importanti.
All'interno delle Alpi Cozie il Massiccio del Monviso rappresenta un crocevia biogeografico importante e l'alta Valle del Po costituisce il limite della loro distribuzione sulla catena alpina per alcune rarità dell'entomofauna e per l'erpetofauna. Di particolare rilievo la presenza della salamandra alpina o nera (Salamandra atra Laurenti) unico anfibio viviparo d'Europa e tra i pochissimi al mondo.
L'intervento della Pro Natura ha consentito di salvaguardare la torbiera dal compattamento eccessivo sottraendola al calpestio che ne comprometteva l'esistenza, ed ha migliorato le sue condizioni aumentando la quantità di acqua che la alimenta. Ciò è avvenuto con il dissodamento del terreno, la deviazione di un rio laterale verso la torbiera, la costruzione di piccoli sbarramenti sui corsi d'acqua che la attraversano. Per garantire la permanenza della torbiera è stato inoltre necessario gestire il flusso turistico incanalandolo verso l'esterno dell'area protetta. Per garantire la fruizione soprattutto didattica l'oasi è stata attrezzata con un percorso, in gran parte su palafitte in legno che la attraversa senza arrecarvi danno e con l'aggiunta di una serie di pannelli che ne illustrano le caratteristiche naturali.
 

Lo Stagno Urbani
Il Laboratorio di ecologia all'aperto "Stagno Urbani e Lago Sorbini", si situa lungo la riva sinistra del fiume Metauro in Comune di Fano (PS) a quattro chilometri dalla foce. Sono stati recuperati e rinaturalizzati due piccoli specchi d'acqua rispettivamente di 2,5 e 3,2 ettari, originatisi per l'escavazione di ghiaia alla fine degli anni Settanta.
Il Lago Sorbini in realtà è costituito da due bacini separati tra loro da una sottile striscia di terra. Ha acque più profonde dello Stagno Urbani perché, in questo secondo caso lo strato di sedimenti del terrazzo fluviale del quarto ordine era più sottile e lo scavo ha incontrato quasi subito l'argilla pliocenica che oggi ne costituisce il fondo. Una parte dello stagno poi è stata riempita di materiali con terreno di riporto e dei campi coltivati su cui si è instaurato un incolto erboso.
Lungo le sponde dei bacini vive invece una vegetazione palustre con sporadici salici.
Nella parte più profonda dello Stagno Urbani si è insediata una vegetazione a Potamogeto, mentre i tratti allagati sono coperti di Cannuccia. Una parte poi viene allagata solo in periodi particolari, durante le piogge. L'intervento di ripristino ambientale ha comportato la creazione di aree acquitrinose e tratti di bosco e cespuglieto che riproducono la vegetazione del vicino bosco ripariale a pioppo e salici che si è conservato lungo la riva del Metauro e che già oggi viene utilizzato per le attività didattiche.
La vegetazione dell'oasi comprende specie vascolari sommerse (zannichellia, erba tinca, millefoglio acquatico), galleggianti (ranuncolo d'acqua, lente d'acqua, lingua d'acqua) mentre nella fascia di transizione vivono le tipiche specie delle zone umide, dalla cannuccia alla salcerella, dal lino d'acqua, al crescione acquatico, dalle numerose specie di tifa, alle Ciperacee, Giuncacee e Poligonacee; numerose le alghe. Ricca è la fauna invertebrata mentre tra i pesci sono presenti il Barbo, il Cavedano, la Lasca, la Carpa e l'Anguilla. Tra gli anfibi si segnala la presenza del Tritone, della Raganella, del Rospo smeraldino e tra i rettili della Biscia d'acqua e della Biscia tessellata.
Nutrito l'elenco degli uccelli acquatici, stanziali o di passo: Svasso maggiore, Germano reale, Codone, Fischione, Alzavola, Mestolone, Moriglione, Folaga, Garzetta, Airone cinerino e rosso, Sgarza ciuffetto, Pettegola, Combattente, Cavaliere d'Italia, Avocetta, Tuffetto, Tarabusino, Pendolino, Migliarino di fiume, Falco di palude
Nel periodo migratorio sono state osservate specie rare quali la Strolaga mezzana, il Tarabuso, la Cicogna nera e bianca, il Mignattaio, la Gru, la Spatola, la Volpoca, la Pivieressa, l'Albastrello e il Falco pescatore.
Molto interessante anche la flora e la fauna delI'alveo ghiaioso. La vegetazione è caratterizzata da specie pioniere e a volte anche da piante che vivono a quote superiori, arrivate qui con i semi trasportati dalla corrente; in alcuni tratti si è stabilito un saliceto arbustivo.
L'ambiente è luogo di nidificazione del Corriere piccolo. La realizzazione del progetto è stata possibile grazie all'impegno della locale federata, l'Associazione naturalistica Argonauta di Fano e alla sezione dell'Associazione Ecologista e Pacifista Kronos 1991.
 

L'Agogna morta
Si tratta di un'area umida che comprende la lanca omonima, meandro abbandonato del torrente Agogna in seguito a opere idrauliche sull'alveo realizzate alla metà degli anni Cinquanta. E situata tra Basso Novarese e Lomellina, nei Comuni di Borgolavezzaro (NO) e Nicorvo (PV) e rappresenta l'ultimo ambiente di questo tipo lungo il percorso piemontese del torrente Agogna. Nato sulle pendici dell'Alpe della Volpe in Comune di Armeno, a 964 metri di quota, questo scorre per circa 93 chilometri nel novarese, confluendo nel Po presso Balossa Bigli in provincia di Pavia, non prima di aver ricevuto le acque dell'Erbognone nel tratto lombardo attraverso la Lomellina.
Il territorio si estende su oltre 4 ettari acquisiti dalla locale federata della Pro Natura, I'Associazione culturale Burchvif di Borgolavezzaro.
Il progetto di un Laboratorio di ecologia all'aperto e osservatorio faunistico è andato avanti con lavori di sistemazione e di bonifica che si sono posti l'obiettivo di restituire, al terreno all'interno della lanca e alle rive, una copertura
arborea il più vicino possibile alla vegetazione originaria, nonché, a proteggerlo da ogni forma di disturbo che ostacoli la ricostruzione dell'habitat originario.
Dalla primavera del 1991 è iniziata la sperimentazione volta alla ricostruzione di un querco-carpineto planiziario padano per il quale sono stati assunti a modello il Bosco di Agognate e il Bosco di Cusago.
L'iniziativa si prefigge alcune indagini specifiche relative alla verifica delle modalità di affermazione della vegetazione in modo completamente naturale in una serie di particelle in cui non è praticato alcun tipo di lavorazione e alla verifica delle modalità di contenimento e controllo della vegetazione infestante in una serie di altre particelle gestite con alcune operazioni colturali quali la fresatura con macchina operatrice, la semina sul prato di trifoglio ladino e suo ripetuto sfalcio, il controllo con pacciamatura a base di segatura o cortecce sfibrate o lolla di riso o altri residui vegetali disponibili.
Tutto il materiale impiegato per la ricostituzione delle vegetazione arborea e arbustiva proviene da zone limitrofe e pertanto obbedisce a tutti i possibili criteri di "ecotipicità". Si sta altresì provvedendo all'irmssione di specie nemorali tipiche, per ricostituire le condizioni di associazioni vegetali del tipo polyati-Quercetum roboris.
Nel lavoro scientifico di rinaturalizzazione delI'area sono state inoltre previste alcune aree staccate piantumate con qualche albero da frutto per favorire la presenza di fauna ornitica frugivora. Parallelamente all'opera di riforestazione, con migliaia di esemplari, si è realizzato un interessante vivaio da seme, talee, e pianticelle a radice nuda che ha permesso di salvaguardare il patrimonio genetico delle specie presenti in zona. L'area è stata attrezzata con cartelli didattici che indicano contenuti e caratteristiche dell'oasi e norme di comportamento per la sua visita.
 

I fontanili di Valle Re
L'iniziativa di salvaguardia di questo prezioso residuo di bosco planiziale della pianura emiliana è cominciata nel 1986 quando la locale Pro Natura Val d'Enza tenne a Campegine un convegno sui fontanili. Nel 1990 la Pro Natura
Reggio Emilia ottenne la concessione demaniale di alcune delle più importanti risorgive della zona di Valle Re, i Fontanili del Rio Inveriaca, e "Del Monte".
Successivamente, sensibilizzata all'azione di Pro Natura, la Regione Emilia-Romagna istituì la Riserva naturale dei Fontanili di Valle Re, nella parte del territorio a Sud del tracciato dell'Autostrada del Sole che taglia a metà l'area umida. Rimase purtroppo escluso il lembo a Nord dell'autostrada, il più ricco di vegetazione planiziale e comprendente ben quattro "fontane". Grazie al contributo del Ministero dell'Ambiente la Federazione ha acquistato questa importante fetta di territorio dando così completezza all'iniziativa di tutela intrapresa dalla Regione.
L'oasi della Pro Natura si estende su in Comune di Campegine (RE), in prossimità dell'omonima "corte" che insieme alla vicine corti del Traghettino e del Gualtirolo ebbe grande importanza nelle più antiche vicende storiche della media pianura reggiana.
I fontanili segnano il punto di contatto tra la zona permeabile dell'alta pianura emiliana con i sedimenti argillosi impermeabili della bassa pianura. Si tratta di una fascia di circa due chilometri di larghezza, ubicata nei pressi della Via Emilia. Quelli della zona di Valle Re sono gli ultimi fontanili sopravvissuti in territorio reggiano. Le acque limpide, a temperatura costante (12-13 oc) influenzano notevolmente la vegetazione che costituisce la componente più significativa di un ecosistema del tutto particolare. Poiché, è fortemente condizionata dalla velocità della corrente, le consociazioni si distinguono a seconda se siano presenti alla "bocca" del fontanile o lungo l"'asta di deflusso". Le bocche attive di risorgenza, depressioni di alcuni metri collegate alla falda freatica, sono nell'area 20 di cui 4 nell'oasi Pro Natura. La portata complessiva dei fontanili è stimata in alcune centinaia di litri al secondo e varia in relazione all'andamento stagionale, con punte massime nella tarda primavera.
Si tratta in quest'ultimo caso di specie tipicamente acquatiche sommerse (elodea, erba gamberaia, potamogeto), che solo saltuariamente giungono in superficie durante la fioritura. Tra le acque e la riva il non ti scordar di me e la menta acquatica che lasciano spazio sulle sponde a specie a rapido sviluppo (crescione, veronica acquatica, sedano d'acqua).
La vegetazione delle aste di deflusso è condizionata dalla velocità delle acque con una distribuzione in senso trasversale delle specie. Lungo le sponde a debole corrente le stesse specie di sponda della bocca cui si uniscono tifa e canna di palde; al centro della corrente miriofillo, elodea, potamogeto crespo e pettinato.
Le più caratteristiche sono tuttavia le callitriche con la chioma ondeggiante sotto l'azione della corrente. Lungo le sponde ecco comparire le specie arboree e arbustive di tipo idrofilo, ontano, salici, pioppo, sambuco, sanguinello, carici, mestolaccia, canna di palude.
Per la fauna, varia e ricca, ci limitiamo a segnalare alcune specie rare.
Tra i pesci il Ghiozzo di Canestrini, tra i crostacei il Gambero di fiume, tra i rettili la Tartaruga palustre ospite proprio dell'oasi Pro Natura. Per l'avifauna oltre ai comuni anatidi di diverse specie si segnalano Gallinella d'acqua, Beccaccino, Nitticora, Airone cinerino e occasionalmente Garzetta, Airone rosso e il rarissimo Airone bianco; sverna e nidifica la Pavoncella, mentre tra i predatori è presente il Falco di palude; all'interno dei canali non manca il Martin pescatore.
Per godere di questo straordinario patrimonio ambientale, che fa dell'oasi una autentica riserva biogenetica, la Pro Natura Reggio Emilia che ha in gestione anche l'area protetta dei Fontanili del Rio Inveriaca - ha attrezzato un piccolo centro di documentazione costituito da una tettoia in legno arredata con pannelli didattici, e un sentiero natura che percorre ad anello la zona dei fontanili; I'associazione può fornire accompagnatori naturalistici.
Per ricostituirne l'originaria copertura vegetale, nell'area sono state messe a dimora migliaia di esemplari di piante autoctone ottenute da seme di specie già esistenti in zona.
 

Il Monte Prinzera
Si estende per circa 10 ettari sul versante occidentale del Monte Prinzera tra 540 e 724 metri di altitudine nei Comuni di Terenzo e di Fornovo Taro le cui amministrazioni collaborano insieme alla locale federata, la Pro Natura
Parma, alla gestione dell'oasi.
Essa si situa nel cuore del comprensorio Bardone-Monte Prinzera, nell'alta Val Sporzana (PR) noto sin dal secolo scorso per il suo rilevante interesse ambientale ricco di emergenze floristiche ma anche di storia umana.
Sin dal 1951 questo territorio è tutelato dal vincolo idrogeologico, mentre dal 1975 la Provincia di Parma vi ha costituito una zona di ripopolamento faunistico.
Per i suoi valori naturalistici il comprensorio del Monte Prinzera e alcune aree limitrofe è stato inserito nel 1986 tra le "zone di tutela naturalistica generale" e "di particolare interesse paesaggistico ambientale" del Piano Territoriale Paesistico Regionale.
Nel 1988 la Pro Natura propone al Ministero dell'Ambiente, che lo sostiene ai sensi della legge 59/87, il Progetto di studio e riqualificazione ambientale del comprensorio Bardone Monte Prinzera che ha portato alla realizzazione dell'oasi.
Sotto il profilo geologico l'area ha origine vulcanica con formazioni ofiolitiche alloctone composte da rocce magmatiche e loro alterazioni con prevalenza di peridotiti e serpentini e raramente basalti.
Il combinarsi di questi fattori del suolo con le altre caratteristiche climatiche e ambientali e con la storia climatica dell'era quaternaria che ne ha fatto una vera e propria isola biogenetica, ha determinato nell'area un popolamento floristico ricco e vario con la concentrazione di numerose specie endemiche a ecologia e biogeografia relittuale, di grande interesse scientifico. Tra le oltre 350 specie di piante superiori sinora censite oltre 30 appartengono alle specie protette ai sensi della legge regionale. Oltre agli endemismi entità rare e di particolare interesse appartengono ai contingenti mediterraneo nord-occidentale, mediterraneo montano, sudeuropeo-sudiberiano e subatlantico. L'oasi della Pro Natura è distinta in due settori, uno di circa 3 ettari nella parte più bassa caratterizzato da pendii dolci e ondulati, in buona parte prativi, con qualche macchia cespugliata (prugnolo, ginepro, biancospino) e piccoli appezzamenti boscati (querceti a roverella, robinia).
Oltre i 600 metri incontriamo invece la zona degli affioramenti rocciosi ofiolitici e l'ambiente assume caratteristiche aspre e selvagge con suggestive pendici erboso-pietrose.
Da non dimenticare, infine il patrimonio storico-artistico del comprensorio, che trova soprattutto nelle testimonianze dell'antico tracciato della Strada Romea di Monte Bardone, gli elementi di spicco tra cui va segnalata, in particolare, la Pieve di Bardone (IX-X secolo rimaneggiata nel XVI). Ma non mancano resti di castelli e fortificazioni, edifici di ricovero e ospizi, nonché, segni di un villaggio di altura del Bronzo medio e di insediamenti romani.
La Pro Natura Parma, che gestisce l'oasi su delega della Federazione nazionale, ha realizzato un sentiero naturalistico che si sviluppa attraverso una serie di punti di osservazione che permettono di comprendere le principali caratteristiche ambientali della zona. Inoltre, nel centro dell'antico borgo di Bardone, in Val Sporzana sono stati recuperati alcuni locali delI'ex scuola elementare per farne un Centro Ambiente. Si tratta di un centro visitatori attrezzato per attività di studio, di didattica ed educazione ambientale, dotato di archivio e videoteca, capace di ospitare gruppi e consentire attività di lezione, dibattiti, riunioni.
 

La Palude Loja
Nell'immensa distesa di risaie del Pavese e del Novarese, è sopravvissuta una suggestiva isola di natura, un'entità biologica di straordinario interesse, che dopo l'impegno di anni da parte degli ambientalisti - e in particolare del botanico prof. Francesco Corbetta già presidente della Federazione Nazionale Pro Natura - è stata salvata dai pericoli di distruzione che hanno invece colpito la vicina zona delle sorgenti delle Rogge Guida e Raina, che pure conservano ancora notevoli valori ambientali. Sensibile alle sollecitazioni del mondo scientifico e ambientalista la Regione Lombardia ha istituito sul'a parte centrale dell'area, a partire dal 1984, una Riserva naturale orientata, affidandone la gestione alla Provincia di Pavia.
La Palude Loja è ubicata in Lomellina, tra i Comuni di S. Angelo e Zeme Lomellina e rappresenta un bosco allagato relitto a ontano nero, habitat un tempo assai diffuso nelle depressioni paludose ad acque ferme, nei terreni sortunosi e nei terrazzi fluviali inferiori dei vecchi corsi d'acqua, di tutta la zona.
La specie arborea dominante è l'ontano nero di rado associato a farnia, pioppo bianco, salice bianco, salicone, acero campestre, carpino bianco, pero e melo selvatico e a qualche esemplare di olmo, specie falcidiata dalla grafiosi. Nel sottobosco tra le specie più significative il biancospino, il nocciolo, il prugnolo, il sanguine, mentre la vegetazione erbacea ha tra le specie più importanti la salcerella, il millefoglio d'acqua, I'iris giallo, la cannuccia di palude, la mazzasorda maggiore o tifa, il nannufaro e alcune specie di carice.
La fauna annovera una quindicina di specie di mammiferi tra cui il Toporagno, il Moscardino, la Donnola, la Puzzola e la Nutria, roditore di origine sud-americana probabilmente sfuggito a qualche allevamento.
L'ambiente vario determina una presenza di uccelli davvero straordinaria, con specie legate alle acque correnti, al bosco e agli incolti o ai seminativi. Segnaliamo solo alcuni di essi, dagli Ardeidi al Martin pescatore, dai numerosi Anatidi al Cavaliere d'Italia, al Canareccione, alla Gallinella d'acqua, al Picchio rosso maggiore. I rettili e gli anfibi si segnalano, tra gli altri, con la presenza della Biscia dal collare, il Biacco, il Tritone, la Rana di Lataste.
Nelle acque vivono la Lampreda di ruscello e il Gambero di fiume, mentre tra i pesci si osservano il Luccio, la Tinca, la Carpa, la Scardola, l'Alborella, il Cobite comune e il Cobite mascherato. Migliaia le specie di insetti, tra cui l'ormai raro Carabus clathratus.
L'oasi di Pro Natura si estende su 10 ettari costituita dal bosco che si sviluppa lungo l'asta di deflusso del Cavo Solerò e Roggia Raia.
Le acque di fontanile allagano un ampio tratto di bosco che assume caratteristiche di un vero e proprio ambiente di palude con cariceto sormontato da ontani e salici.
Con talee e semi tratti direttamente sul posto da specie autoctone si stanno recuperando alla vegetazione naturale alcune aree precedentemente impiantate a pioppeto industriale.
Analogo intervento di rinaturazione si sta effettuando su parte del sedime di discarica di rifiuti urbani. Nell'area infine sono stati approntati due percorsi che consentono, limitando al massimo l'impatto sull'ambiente, di visitare la palude e di conoscerne i sorprendenti segreti.
Oltre alle oasi acquisite in proprietà e che abbiamo descritto, la Federazione Nazionale Pro Natura gestisce, grazie all'istituto della concessione demaniale, altre 31 aree protette per finalità di protezione naturalistica e di impiego didattico.


Bibliografia essenziale
  • Federazione Nazionale Pro Natura - Pro Natura Piemonte, La Torbiera di Pian del Re, p. 4, Torino s.d.
  • Federazione Nazionale Pro Natura-Associazione Ecologista e Pacifista "Kronos 1991", Guida al Laboratorio di ecologia all'aperto "Stagno Urbani", p. 69, Fano 1990.
  • Federazione Nazionale Pro Natura-Associazione Culturale Buchvif, Guida al Laboratorio di ecologia all 'aperto "Agogna Morta", p. 48, Bologna 1992.
  • Federazione Nazionale Pro Natura-Pro Natura Reggio Emilia, Guida al Laboratorio di ecologia all'aperto "Fontanili di Valle Re", p. 43, Fano 1993 - Federazione Nazionale Pro Natura-Pro Natura Parma, n comprensorio Bardone-Monte Prinzera e l 'Area Pro Natura, p. 32, Parma 1993.
  • Federazione Nazionale Pro Natura, Guida al Laboratorio di ecologia all'aperto "Palude Loja", p. 74, Fano 1994.
  • Federazione Nazionale Pro Natura, Federnatura e le sue oasi, p. 22, Roma 1995.