Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 21 - GIUGNO 1997


"Parchi naturali regionali:
esempi per lo sviluppo sostenibile degli spazi naturali più sensibili dell'Unione Europea"
 

Promosso dalla Federazione francese dei Parchi Regionali il 28 aprile si è svolto a Parigi, presso il Ministero dell'Ambiente, un importante incontro per discutere il documento dal titolo "Parchi naturali Regionali. esempi per lo sviluppo sostenibile degli spazi naturali più sensibili dell 'Unione Europea ".
All' 'incontro, oltre al Coordinamento Nazionale Parchi e riserve Naturali, hanno preso parte i rappresentanti dei Parchi spagnoli e inglesi. Il documento in questione, elaborato dalla Federazione dei Parchi francese, ha già ottenuto il parere favorevole comitato delle Regioni riunitosi in sessione plenaria a Bruxelles lo scorso 12 marzo 1997.
Obiettivo del documento è quello, in primo luogo, di suggerire alla Unione Europea, ed in particolare al Commissariato per l'agricoltura, di adeguare alcune parti della politica agricola comune alle esigenze delle aree naturali protette ed in secondo luogo di sperimentare la nuova fase di provvedimenti "agroambientali", che dovrebbe avviarsi nel 1998, proprio a partire dai parchi naturali e dai cosiddetti paesaggi protetti; questi ultimi relativamente a quegli stati dove non esistono ancora parchi naturali formalmente istituiti e gestiti da apposite autonome autorità. In questi primi S anni di operatività delle misure agroambientali promosse dall'U.E. gli obiettivi di tale politica sono risultati spesso di difficile realizzazione all'interno delle aree protette, sia a causa dei limiti contenuti nella sua impostazione, sia per una applicazione troppo rigida da parte delle singole regioni. Scopo della iniziativa è dunque quello di rendere più flessibile le singole misure di accompagnamento perché siano adattabili alle diverse e articolate realtà dei parchi per potere anche sperimentare anticipare alcune nuove proposte di intervento per le aree rurali più sensibili che non erano state adeguatamente considerate nei precedenti regolamenti.
Il prossimo mese di giugno si terrà, sempre a Parigi, un incontro allargato, questa volta, anche ai parchi del Belgio, del Portogallo, della Danimarca e della Germania con l'obiettivo di preparare una manifestazione conclusiva per ottobre in occasione della presentazione del documento al Commissario europeo dell 'agricoltura. Di seguito pubblichiamo il testo integrale del documento.
 

Il comitato delle Regioni
VISTA la decisione presa il 12 giugno 1996 conformemente al disposto dell'articolo 198C, quarto comma, del Trattato che istituisce la Comunità Europea di predisporre il parere in merito ai "Parchi naturali più sensibili dell'Unione Europea" e di affidare alla Commissione 2 "Assetto dello spazio, agricoltura, caccia, pesca, foresta, mare e montagna" I'incarico di preparare di detto documento;

VISTO il progetto di parere (CdR 2/97 riv.1) formulato dalla Commissione 2 il 12 febbraio 1997 (Relatore: JOSEPH), ha adottato il 12 marzo 1997, nel corso della 17~ sessione plenaria, il seguente parere.

Siamo consapevoli che in tutti gli stati dell'Unione Europea non esistono dei parchi naturali regionali. L'Unione internazionale per la conservazione della natura elenca "paesaggi protetti", ovvero gli spazi naturali "sensibili" e abitati che corrispondono alla definizione seguente all'interno delI'Unione: Zona terrestre, che comprende talvolta il litorale e le acque adiacenti, in cui l'interazione uomo-natura col tempo ha modellato il paesaggio conferendogli particolari e eccezionali qualità estetiche, ecologiche e/o culturali, e che spesso presenta una grande diversità biologica.
Preservare l'integrità di tale interazione tradizionale è fondamentale per la protezione, il mantenimento e l'evoluzione di una simile zona. Il parere tiene conto di tutti detti spazi. Infatti, oltre agli spazi che figurano ufficialmente sull'elenco dell'Unione internazionale per la conservazione della natura, sono comprese anche le regioni degli Stati membri che soddisfano le condizioni citate. Tali regioni sono trattate alla stregua degli spazi riportati nell'elenco.
L'esperienza dei parchi naturali regionali può essere utile per la riflessione sulla gestione di tali spazi e spetta all'Unione Europea contribuire a trasmettere le esperienze positive.

 

Introduzione
Tutti tengono molto alla qualità e alla varietà dei paesaggi e degli ambienti naturali dell'Unione Europea. Ebbene su questi territori caratterizzati da un ricchissimo patrimonio incombe ora la minaccia di una banalizzazione. In effetti, il secolare equilibrio fra natura e attività umane tradizionali si è spezzato per tutta una serie di fattori, alcuni dei quali sono ben noti al pubblico (attrezzature male integrate, scarso controllo dell'urbanizzazione, degrado ambientale di origine agricola, inquinamento industriale, eccessivi prelievi di risorse naturali), mentre altri sono meno palesi (eccessiva frequentazione di taluni siti, pratica di attività sportive "a contatto immediato con la natura", modifica del regime delle acque, banalizzazione dei paesaggi) e appaiono persino paradossali (perdita d'interesse da parte degli abitanti ed eventuale scomparsa di attività tradizionali come il pascolo). Conservare ciò che costituisce l'identità turistica e paesaggistica del territorio al livello dell'Unione Europea è imperativo sia per gli obiettivi economici a breve termine, ad esempio il mantenimento delle attività turistiche, sia per la qualità della vita degli abitanti di queste regioni, come anche delle generazioni future cui si ha il dovere di trasmettere l'eredità che è stata tramandata. Per conservare questi spazi di qualità è necessario intervenire in due direzioni:
  • fare tutto il possibile per garantire la coerenza delle varie politiche condotte in queste zone fragili;
  • prevedere nelle politiche europee e segnatamente nella politica agricola comune, adeguate disposizioni per promuovere gli obiettivi relativi alla protezione e allo sviluppo delle regioni che presentano una tale varietà territoriale.
 

Gli spazi naturali sensibili dinanzi alle poste in gioco dell'Unione Europea
In questa sede vanno esaminati i territori più delicati sotto un profilo paesaggistico e non già del mondo rurale europeo nel suo insieme. Saranno considerati gli spazi naturali sensibili per il contatto strettissimo fra l'uomo e la natura che li caratterizza: può trattarsi di zone litoranee, di zone umide, di mezza montagna. Tali spazi naturali "sensibili" e abitati corrispondono alla definizione dell'Unione internazionale per la conservazione della natura che figura nell'avvertenza.
Oggetto del parere sono i parchi naturali regionali, perché intende fornire un modello concreto per lo sviluppo sostenibile dei territori più sensibili sotto il profilo paesaggistico e della tutela della natura. Lo sviluppo sostenibile rappresenta oggi una delle priorità dell'Unione Europea, conformemente agli accordi di Rio. Questo sviluppo sostenibile verrà attuato progressivamente, in conformità degli impegni dell'Agenda 21.1 parchi naturali regionali possono servire da esempio per il mondo rurale e stimolare la messa a punto della nuova politica in questo campo. l parchi naturali regionali sono istituiti in modo da fondere lo sviluppo economico del loro territorio sulla conservazione e sulla valorizazione del patrimonio a loro disposizione, compatibilmente con i suoi dati naturali, culturali e sociali. Questa vocazione, al pari degli strumenti utilizati, risponde pienamente agli obiettivi dello sviluppo sostenibile.
 

Una politica del paesaggio
Condurre una politica globale del paesaggio per i 15 Stati membri dell'UE risulta estremamente complicato perché le situazioni giuridiche sono diverse. Ciò nonostante i rappresentanti politici, sociali, ed economici sono estremamente sensibili a tale tematica.
Infatti, tanto più diffusi nei quindici Stati membri dell'Unione sono il consenso e la domanda sociale circa la necessità di provvedere alla qualità del patrimonio e dei paesaggi, quanto più arduo è procedere all'attuazione concreta, a causa della forte disomogeneità degli strumenti giuridici.
Fondandosi su realtà locali e attuando in maniera concertata il proprio progetto di sviluppo, i parchi naturali regionali ben si prestano a rispondere a queste diversità delle situazioni nell'Unione Europea.
 

L'evoluzione della politica agricola comune
I parchi naturali regionali sono territori fragili, che più di altri risentono degli sconvolgimenti nel mondo rurale. Essi consentono di individuare concretamente i limiti delle politiche che vi vengono condotte. Possono quindi fungere da laboratori per sperimentare l'evoluzione della politica agricola comune sui territori più fragili dell'Unione Europea, specie per il seguito da dare alle misure agroambientali della PAC, mediante contratti a lungo termine che potrebbero essere siglati con i produttori agricoli di tali territori. Varie proposte verranno illustrate qui di seguito.
 

L'attuazione della direttiva "habitat"
Natura 2000 è la denominazione di una futura rete di spazi naturali riservati.
Scaturirà dall'incidenza delle direttive europee "habitat" e "uccelli" sulle politiche nazionali e regionali di assetto territoriale. Le località rientranti in Natura 2000 saranno determinate in funzione dell'interesse che presentano per la conservazione di talune specie animali o vegetali, o di taluni tipi di ambiente, rari o minacciati a livello europeo (gli elenchi figurano negli allegati delle direttive). Tali località sono comunque ancora solo nella fase di studio.
I parchi naturali regionali che costituiscono il proprio avvenire sulla scorta dell'inventario del patrimonio esistente nei rispettivi territori saranno particolarmente utili per contribuire alla messa a punto di questa nuova rete in collaborazione con le strutture che rappresentano chi gestisce gli spazi.
 

La valorizzazione dei prodotti locali grazie all'apposizione di un marchio
I parchi naturali regionali si avvalgono di un marchio depositato che rappresenta, attraverso le garanzie fornite al consumatore da un capitolato d'oneri, uno strumento assai efficace di valorizzazione dei prodotti agricoli e artigianali della zona cui si riferisce. Questo marchio gode infatti di un'eccellente reputazione presso i consumatori, come peraltro già si era rilevato nel parere riguardante "La promozione e la protezione dei prodotti locali tipici - una carta vincente per le regioni" (CdR 54/96 fin). Esso può diventare uno strumento di promozione dei prodotti agricoli e artigianali delle diverse zone contribuendo in tal modo a valorizzarne l'economia. Tale promozione, importante fuori dal parco, è anche un ottimo strumento per riconquistare il mercato locale e rafforzare la solidarietà economica del territorio.
Occorre fare attenzione alla compatibilità dell'azione con quanto previsto dal Regolamento 2081/92 relativo alla denominazione di origine e alle indicazioni geografiche dei prodotti alimentari.
 

Lo sviluppo del turismo verde
La rete dei parchi naturali regionali costituisce una carta vincente per una valorizzazione controllata degli spazi da un punto di vista turistico. E assai utile per promuovere un turismo "verde" corrispondente ad una nuova domanda espressa dalle clientele europee. Essa consente di offrire a questi consumatori europei la garanzia di una natura intatta e di servizi di qualità. Si possono sviluppare delle utili collaborazioni con le reti di agriturismo.
 

La pedagogia ambientale
Quotidianamente attivi nella protezione dell'ambiente, i parchi naturali regionali costituiscono ottimi strumenti pedagogici. Giorno dopo giorno dimostrano, sulla scorta di casi concreti, che prestare maggiore attenzione all'ambiente non ostacola lo sviluppo economico, anzi costituisce una carta vincente per il mondo rurale europeo: lo sviluppo sostenibile è questo.
 

L'occupazione
Il sostegno ai posti di lavoro agricoli e la promozione dell'occupazione non agricola, in particolare turistica, nelle zone rurali sono ora un obiettivo essenziale degli Stati dell'Unione Europea. I parchi naturali regionali costituiscono uno strumento molto utile per promuovere posti di lavoro duraturi nel settore rurale in quanto contribuiscono alla coerenza delle politiche pubbliche e fanno leva sulle risorse locali senza distruggerle.
 

I parchi naturali regionali: laboratori per le politiche agricole della gestione dello spazio
Le politiche agricole sono determinanti nella gestione dello spazio e per di più sono in larga misura definite su scala europea. Ne consegue la necessità di osservare e tener conto di quanto avviene nei parchi al fine di formulare varie proposte in materia nella prospettiva di una gestione duratura dello spazio. Per questo occorre organizzare la raccolta dei dati attraverso una rete dei centri di ricerca esistenti. Accanto alle politiche agricole, le politiche relative alla silvicoltura e all'urbanistica hanno pure un ruolo determinante, ma continuano a rientrare nella sfera di competenza degli Stati membri. Occorre pertanto far riferimento alle misure di accompagnamento previste dalla Comunità soltanto nei casi appropriati.
 

La necessità di anticipare gli sviluppi per una politica agricola più sostenibile
Instaurando misure d'accompagnamento ("provvedimenti" agroambientali, misure di forestazione e pensionamento anticipato) finanziate dal FEAOG sezione "Garanzia", la riforma della politica agricola comune del 1992 avvia un'evoluzione importante delle relazioni fra agricoltura e ambiente, nel mondo agricolo e rurale. Le conseguenze reali di questa riforma potranno essere accertate unicamente col passar degli anni. Occorre mantenere e continuare a sviluppare i provvedimenti di accompagnamento, intesi come strumento di sostegno autonomo, ponendo in particolare l'accento sulla tutela del paesaggio e sulla promozione di modi di produzione non dannosi per l'ambiente.
Per molte misure è prevista una prima fase quinquennale di applicazione.
Ciò significa che le proposte avanzate nel 1992 dovranno essere valutate dopo cinque anni di attuazione. I provvedimenti agroambientali dispongono infatti i contratti su base quinquennale, inoltre la messa a riposo stabile e con rotazione prevista dal Regolamento 1765/92 è fissata per cinque anni. Risulta necessario fare anticipazioni sul primo bilancio di questa prima fase per poter preparare meglio la fase successiva. Ciò è tanto più indispensabile in quanto l'attuazione della prima fase ha dimostrato la necessità di:
  • acquisire nuovi riferimenti socio-economici,
  • individuare le esigenze precise dei territori,
  • avviare dibattiti che vanno al di là della semplice produzione alimentare. Numerosi problemi di fondo riguardano gli aspetti fondiari e l'occupazione del territorio. Ignorarli contribuirebbe a frenare gli sviluppi emergenti.

Risulta così essenziale prevedere gli sviluppi, sul piano sia tecnico, economico e sociologico, che su quello procedurale. In tal modo sarà possibile adattare i testi alle realtà e alle loro dinamiche in nuove proposte.

 

Proposte relative ai parchi naturali regionali e agli spazi naturali "sensibili"
Questi parchi, autentici laboratori "in loco", beneficiano di una posizione ideale per rispondere a tali esigenze.
Sono in grado di anticipare e di proporre azioni concrete in quanto:
  • da vari anni i parchi naturali regionali hanno fatto dell'integrazione agricoltura-ambiente un importante pilastro della loro politica e delle loro iniziative;
  • presenti sul territorio, i parchi fungono da sonde in grado di accertare le esigenze e di constatare l'incapacità delle politiche regolamentari generali di rispondere a problematiche locali. Hanno quindi una funzione diagnostica;
  • i loro addetti dispongono delle capacità intellettuali e delle competenze interdisciplinari necessarie all'elaborazione di proposte d'azione;
  • sul piano locale e nazionale sono costantemente in contatto con gli attori dello sviluppo rurale: eletti, istituzioni, professionisti. Nel quadro delle loro attività instaurano anche contatti con gli operatori nel settore della ricerca e della formazione.

Alla luce di queste due esigenze, e data la loro specificità, i parchi naturali regionali propongono due livelli d'intervento. Tali proposte sono da prevedere sotto forma di un contratto fra lo Stato membro, la Commissione europea e i parchi. Ogni volta esse si concentreranno su un perimetro ben delimitato. Tale contratto intende fissare in comune degli obiettivi precisi e valutarli per trarne degli insegnamenti. Potranno essere pure associati, sotto forma contrattuale, gli attori della ricerca e della formazione (insegnamento agricolo, formazione della funzione pubblica territoriale,. . .).
Tali contratti dovrebbero riguardare in particolare i seguenti temi:
a) adeguare o meglio valorizzare i provvedimenti in atto
Le proposte relative alla messa a riposo dei terreni, al pari delle misure agroambientali, ove siano in grado d'influire sulla diminuzione della produzione, possono essere ulteriormente migliorate per quanto riguarda le loro incidenze sugli ecosistemi, sui paesaggi e sulle risorse naturali. I parchi naturali regionali, alcuni dei quali hanno avuto già l'occasione di riflettere in maniera assai concreta con gli esponenti delle professioni agricole in merito all'attuazione pratica di provvedimenti finalizzati ad obiettivi ambientali ben precisi, desiderano formulare proposte per migliorare il sistema attualmente in vigore e per permettere d'integrarvi meglio la componente ambientale.
Si propone alla Commissione europea e agli Stati membri di accettare il principio secondo cui i parchi naturali regionali sono partner privilegiati per la sperimentazione di nuovi provvedimenti.

Studiare i modi per organizzare l'azienda agricola nel quadro di una funzione: I'accoglienza del pubblico.

L'accesso del pubblico richiede un'importante evoluzione di carattere culturale, tuttavia non va trascurata la necessità di studiare anche gli aspetti tecnici: vari tipi di accesso (libero, permanente o accompagnato) e le loro ripercussioni sull'organizzazione del bestiame, la ripartizione dei punti di alimentazione idrica, la sicurezza dei beni e delle persone.
Siffatte riflessioni, riguardanti spazi diversi come le paludi o le zone di mezza montagna, potranno fornire elementi operativi a un testo europeo (Regolamento (CEE) 2078/92, art.2).
Favorire modi di gestione del territorio rispettosi della qualità biologica dell'ambiente. Queste modalità di gestione sono, fra le altre cose, quelle degli spazi collettivi: comunali, alpeggi, corridoi fluviali...E ora importante studiare gli strumenti necessari per valorizzare o rivalorizzare la gestione di tali spazi.
b) Elementi che consentono di estendere il margine di manovra regionale nell'attuazione degli strumenti della politica agricola strutturale e dei suoi meccanismi di accompagnamento

  • Lavorare sui metodi e sugli strumenti necessari per porre in essere contratti di gestione agroambientali: · riflessioni in merito agli strumenti giuridici sulla scorta degli elementi raccolti in zone di sperimentazione. Quale contratto stipulare con il conduttore di un fondo? In quale caso sarà possibile contemplare un contratto con un proprietario? Quale durata dovrà avere un contratto per produrre un impatto reale sull'ambiente?
  • riflessione in merito agli strumenti di diagnosi che precederanno la messa a punto dei contratti, inventari, cartografia, per individuare e classificare secondo una graduatoria le zone minacciate sotto il profilo sia biologico che paesaggistico.
  • Contribuire a mettere a punto riferimenti tecnici ed economici in modi di produzione rispettosi dell'ambiente (allevamento estensivo, agricoltura biologica,. . .) per poter stilare contratti e preparare capitolati d'oneri rispondenti al massimo alle esigenze del territorio.

Studiare a fondo gli equilibri agro-silvicoli: quale forestazione sarà possibile per i terreni agricoli tenuto conto del fatto che si desidera rispettare la biodiversità, i paesaggi e l'economicità dell'attività agricola e della silvicoltura?
c) Proposte per situazioni ancora scarsamente considerate nei regolamenti, che saranno però al centro dei dibattiti dei prossimi anni

  • Diritti alle produzioni patrimoniali: I'agricoltura estensiva sembra oggi un metodo di gestione interessante per la cura dello spazio naturale. Sono numerosi gli operatori che perorano un ampliamento o il ripristino dei pascoli curati grazie all'allevamento estensivo. Sono in ogni caso raccomandazioni che non mancano di sollevare problemi sul piano attuativo.

Il dibattito riguarda in particolare la ripartizione degli erbivori sul territorio: se possono essere considerati apprezzabili gli aiuti concessi agli agricoltori che si convertono all'allevamento estensivo, il problema della carenza di erbivori si fa già spesso sentire quando ci si propone di passare a sistemi di allevamento estensivo che permettano di sfruttare le superfici erbacee.
Se non ci si dota degli strumenti idonei per avviare il dibattito sulla ripartizione dei diritti alla produzione in funzione delle poste in gioco sul territorio, pare dunque vano sperare in una sostituzione delle colture commerciali con allevamenti estensivi e nella riabilitazione degli spazi il cui abbandono minaccia la qualità dell'ambiente.
Questi diritti alla produzione dovrebbero essere applicati anche ad altre produzioni.
Si auspica che:

  • questo dibattito venga posto in modo chiaro a livello europeo;
  • i parchi naturali servano da laboratori di sperimentazione proponendo meccanismi di diritti a produrre e di diritti a produrre legati al tipo di patrimonio che consentirebbero di collegare la produzione alla gestione dello spazio.

Agricoltori presenti sul territorio dei parchi potrebbero beneficiare di diritti a produrre legati ad un capitolato d'oneri che garantisca un funzionamento del sistema di produzione adattato alla preservazione delle condizioni locali in relazione all'ambiente e al paesaggio, come pure all'occupazione dei suoli, e che inoltre assicuri la qualità delle produzioni. Questi diritti a produrre legati al patrimonio verrebbero gestiti parallelamente a diritti a produrre "classici" per evitare la concorrenza con le cosiddette "filiere". Tale dispositivo sarà applicato in via sperimentale per tre anni in base a progetti volontari. Al termine di questo periodo sarà effettuato un bilancio. Per garantire che si tratta effettivamente di una politica sperimentale e specifica, sarà siglato un contratto fra la Commissione europea, gli Stati membri, gli enti territoriali interessati e i parchi.

 

Terreni privi di agricoltori
Attualmente con i conduttori agricoli vengono stipulati numerosi contratti di gestione. Si tratta di un fattore chiave nella misura in cui l'attività agricola, quando è condotta in un certo modo, contribuisce alla conservazione dell'ambiente e dei paesaggi. Tuttavia, in alcune regioni, I'importante fenomeno dell'abbandono dell'attività agricola ha ridotto il numero di conduttori agricoli, che ormai non è più sufficiente a garantire la gestione territoriale.
Sarebbe utile affrontare esplicitamente il tema dei contratti di gestione con i proprietari fondiari, che si tratti di terreni agricoli o silvicoli.
Questo dibattito riguarda anche gli obiettivi dei contratti in parola e la loro articolazione con i contratti stipulati con conduttori agricoli onde evitare qualsiasi forma di concorrenza. Il dibattito deve affrontare anche il problema del contenuto dei contratti, come pure delle modalità giuridiche. E altresì necessario occuparsi, sotto forma di dibattito a carattere non solo politico ma anche tecnico, del ruolo di quanti esercitano attività diverse per la conservazione dello spazio rurale: che tipo di contratti di gestione dovrà essere stipulato con i cosiddetti "pluriattivi"? Come andranno definiti?
 

I principi fondamentali che ispirano i parchi naturali regionali
La grande originalità dei parchi naturali e regionali sta nel fatto che sono stati istituiti sia per proteggere l'ambiente sia per contribuire allo sviluppo economico dei territori "fragili".
Un parco naturale regionale è costituito da un insieme di comuni che, con il sostegno delle regioni e dei dipartimenti, si forgiano un proprio destino mettendo a punto un progetto di territorio negoziato e concretato attraverso una "carta" approvata dallo Stato con durata decennale. Il parco è destinato a pianificare in maniera circostanziata il territorio e a provvedere ad uno sviluppo economico duraturo. Ha la funzione di animare e di aggregare, di assicurare la coerenza delle politiche e delle azioni destinate ad una gestione equilibrata del suo territorio. A tal fine con i diversi attori operanti sul territorio stesso. Un parco naturale regionale s'ispira a quattro principi fondamentali:
  • 1. L'approccio per il tramite del territorio: un parco naturale viene creato puntando su tutte le dimensioni del territorio (aspetto fisico e biogeografico), ma anche sulla cultura, sulla storia e sull'identità.
  • 2. Un parco naturale regionale viene costruito intorno ad un progetto: ciò è un fattore di successo in quanto ciò che maggiormente manca al mondo rurale è spesso la capacità di proiettarsi verso l'avvenire, di mobilitarsi per un progetto comune.
  • 3. La dimensione contrattuale: una volta realizzato il progetto viene firmato fra le parti interessate, enti territoriali e Stato, un contratto che garantisca che il progetto verrà effettivamente realizzato. Si tratta di un fattore positivo molto importante per il territorio in quanto consente di offrire un sostegno politico e finanziario a un territorio ben definito che si riconosce in un progetto comune.
  • 4. Viene istituita una struttura gestionale responsabile dell'attuazione del progetto. Questa struttura di gestione raggruppa gli enti territoriali interessati. Si tratta di una corretta applicazione del principio di sussidiarietà: è il territorio a farsi carico di se stesso nel quadro di un contratto siglato con i propri partner.

Tale struttura è anche un ottimo strumento di concertazione e mobilitazione di tutti i soggetti locali e istituzionali. La squadra pluri disciplinare insediata consente di apportare il know-how tecnico, amministrativo e finanziario che è senza dubbio la molla principale dello sviluppo locale nelle zone che hanno subito un forte impatto.
I parchi "naturali regionali" vanno riconosciuti e appoggiati in quanto ausilio allo sviluppo sostenibile. Essi svolgono un ruolo fondamentale nell'adattare le strutture agricole e nel promuovere lo sviluppo dello spazio rurale e andrebbero pertanto maggiormente promossi come progetti pilota, conformemente al disposto dell'articolo 8 del Regolamento n° 2085/93 del FEAOG- sezione "Orientamento".

 

Verso una rete europea dei parchi naturali regionali e degli spazi naturali "sensibili"
L'impegno dello spazio rurale europeo per uno sviluppo sostenibile è irreversibile e richiederà un adattamento della politica agricola comune e delle politiche regionali.
Questi sviluppi saranno inevitabilmente progressivi e richiederanno tempo e riflessione. Si propone di sperimentarli, in una prima fase, nelle zone abitate più sensibili dello spazio rurale europeo nelle quali è stata condotta un'azione a favore dello sviluppo sostenibile.
Questa nuova rete potrebbe servire da catalizzatore per l'attuazione di politiche pubbliche più coerenti nell'ambito della protezione della natura e del paesaggio, dello sviluppo sostenibile e delle politiche regionali sotto la responsabilità congiunta degli Stati membri e dei poteri regionali.


Conclusioni
  • Visto il trattato sull'Unione Europea del 7 febbraio 1992 che prevede, fra gli obiettivi principali (articolo 2), la promozione di una crescita sostenibile e che rispetti l'ambiente,
  • Visto il programma comunitario di politica e d'azione a favore dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile rispettoso dell'ambiente, e in particolare gli articoli 25, 26 e 27 riguardanti l'agricoltura e gli articoli 28, 29 e 30 riguardanti il turismo,
  • Vista la dichiarazione di Cork a favore di un ambiente rurale vivo,
  • Considerato che occorre elaborare una politica di assetto integrato dello spazio rurale che ne privilegi l'equilibrio ecologico e favorisca la partecipazione di tutte le istanze interessate,
  • Considerato che l'attuazione dello sviluppo sostenibile dello spazio rurale europeo richiederà tempo e che è quindi indispensabile poter disporre di territori per la sperimentazione,
  • Considerato che negli Stati dell'Unione esistono paesaggi protetti e che, siano essi contenuti o meno nell'elenco dell'Unione internazionale per la protezione della natura, possono fungere da catalizzatori per l'attuazione di tale politica,
  • Considerato il patrimonio comune acquisito con parchi naturali regionali e il loro ruolo di "laboratorio" negli Stati dell'Unione in cui si trovano,
  • Considerato il nuovo slancio che può apportare al mondo rurale europeo una rete di paesaggi protetti gestiti da enti territoriali, il partenariato con gli attori socioeconomici e a stretto contatto con gli organi nazionali ed europei,
  • Considerato che, per garantire la protezione e la valorizzazione sostenibile ed efficace degli spazi naturali più "sensibili", è essenziale che i soggetti economici e gli enti territoriali si associno alla loro gestione,

Il Comitato delle regioni dell'Unione Europea:

  • 1. chiede alla Commissione di sviluppare le misure di accompagnamento della politica agricola comune, e soprattutto l'insieme degli aiuti a favore dei metodi produttivi compatibili con l'ambiente e la tutela del paesaggio. La Commissione europea dovrebbe prevedere prescrizioni quadro, lasciando tuttavia l'elaborazione e l'applicazione di produzioni rispettose dell'ambiente agli Stati membri ed alle Regioni.
  • 2. chiede alla Commissione europea di facilitare la costruzione di una rete di sperimentazione delle proposte contenute nel presente parere, basandosi sui paesaggi protetti dei vari Stati dell'Unione che desiderano farne parte. Tale rete sarà incaricata, con l'appoggio della Commissione europea, di trattare le tematiche seguenti:
    • 2.1 riflettere sull'organizzazione dell'azienda agricola in funzione di un nuovo compito: I'accoglienza del pubblico;
    • 2.2 favorire dei modi di gestione degli spazi collettivi che rispettino la qualità biologica dell'ambiente;
    • 2.3 lavorare sui metodi e sugli strumenti necessari per porre in essere contratti di gestione agroambientale;
    • 2.4 contribuire a fissare dei riferimenti tecnici ed economici nei modi di produzione rispettosi dell'ambiente;
    • 2.5 studiare gli equilibri agro-silvicoli;
    • 2.6 sperimentare l'applicazione dei diritti a produrre patrimoniali, senza disconoscere le disposizioni in vigore in ogni Stato membro. Tale sperimentazione sarà effettuata per un periodo di tre anni e darà luogo a una valutazione;
    • 2.7 affrontare esplicitamente la questione dei contratti di gestione con i proprietari fondiari;
    • 2.8 sperimentare la messa a punto di contratti a lungo termine con gli agricoltori e i silvicoltori;
  • 3. chiede ai servizi della Commissione europea di facilitare la messa in rete e le relazioni fra paesaggi protetti, in modo da accelerare l'attuazione del quinto programma, nel rispetto del margine d'azione regionale di cui al disposto dell'art. 3B, primo comma, e dell'articolo 4, primo comma, seconda fase, del Trattato che istituisce la Comunità europea;
  • 4. chiede ai servizi della Commissione europea di predisporre una relazione sulle modalità di applicazione, nei paesaggi protetti dell'Europa, delle raccomandazioni del quinto programma sull'ambiente,
  • 5. chiede che tale relazione venga elaborata insieme agli enti territoriali responsabili della gestione dei paesaggi protetti,
  • 6. propone ai servizi della Commissione europea di contribuire all'attuazione di un programma di formazione destinato agli amministratori locali e ai tecnici responsabili della gestione di tali paesaggi protetti.

Bruxelles, 12 marzo 1997

Il Presidente
Il Segretario generale Del Comitato delle regioni
Pasqual MARAGALLI MIRA
Dietrich PAUSE