Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve naturali
NUMERO 22 - SETTEMBRE 1997


UNA STORIA ITALIANA DI PARCHI
Sandro Flaim *
  I primi parchi in Italia
Il 3 dicembre 1922, dopo decenni di sollecitazioni da parte della comunità scientifica, fra di essa particolarmente attiva la Società Botanica Italiana, lo Stato italiano istituiva il Parco nazionale del Gran Paradiso sui territori della riserva reale di caccia che due anni prima Re Vittorio Emanuele III gli aveva donato. Il parco si estende, a cavallo tra il Piemonte e la Valle d'Aosta, per una superficie di circa 70.000 ettari, in un ambiente di tipo prevalentemente alpino.
Un anno dopo, nel 1923, è la volta del Parco nazionale d'Abruzzo, per altro già sorto un anno prima per iniziativa privata della Federazione "Pro Montibus et Sylvis". Il Parco nazionale d'Abruzzo misura 43.900 ettari e rappresenta il cuore dell'Appennino centrale. Le sue valli conservano infatti l'ambiente selvaggio che un tempo doveva essere caratteristico di buona parte delle montagne dell'Italia peninsulare.
In quei primi decenni del secolo l'Italia sembrava pervasa da un entusiasmo lusinghiero ed inarrestabile nel campo della realizzazione dei parchi, ponendola all' attenzione dell ' intera Europa per il suo attivismo. Si parlava con insistenza di altri nuovi parchi nazionali, dall'Appennino calabro al Gennargentu, dalle Dolomiti allo Stelvio.
La realtà fu però decisamente inferiore alle promesse. Altri due parchi vennero istituiti solo dieci anni dopo, e con ben altro spirito rispetto alle concretizzazioni iniziali, in pieno periodo fascista.
Il Parco nazionale del Circeo fu creato nel 1934 a tutela di un prezioso, se pur ridotto, mosaico di ambienti costieri mediterranei ancora scarsamente modificati dalla mano dell'uomo. Il Parco nazionale dello Stelvio, che si estende intorno al grande massiccio dell'Ortles-Cevedale, istituito nel 1935, è invece, con isuoil35.000 ettari, il più grande dei parchi nazionali storici ed una delle aree protette più vaste d'Europa. La grande diversità fra le prime e le seconde realizzazioni è data dal fatto che le prime, per altro istituite inbuona parte su territori già sottratti agli interessi locali, furono precedute da intensi dibattiti che seppero, almeno in parte, rendere partecipe l'opinione pubblica. Le seconde invece furono sempre subite dalle popolazioni locali come un'imposizione ed un'indebita ingerenza; una costante, questa, di pensiero che è purtroppo sopravvissuta fino alle realizzazioni dei nostri glorni.
Per veder la luce, l' ultimo dei parchi nazionali storici, deve attendere più di un trentennio dopo la realizzazione del Parco dello Stelvio. Il Parco Nazionale della Calabria viene istituito nel 1968 su di una superficie di 17.000 ettari divisa in tre nuclei.

I parchi regionali
Verso la metà degli anni settanta riaffiora in Italia e riprende vigore un messaggio strategico delle aree protette quale valido presupposto per una corretta politica di salvaguardia degli ambienti.
Una grossa spinta innovativa in questo campo si è avuta dalle Regioni.
Le prime realizzazioni in tal senso vanno fatte risalire sicuramente all'istituzione, nel 1967, da parte della Provincia di Trento, sulla base della propria autonomia legislativa in materia urbanistica dei propri parchi naturali: Adamello-Brenta e Paneveggio Pale di San Martino. Di pochi anni successiva una innovativa legge della Regione Lombardia affronta per la prima volta, a livello locale la materia delle aree protette. Negli anni tra il 1974 ed il 1977 hanno poi legiferato in tema di parchi, con attuazioni diverse, il Piemonte, la Toscana, la Liguria ed il Lazio.
Il trasferimento alle Regioni delle competenze in materia di parchi e aree protette, con il D.P.R. 616/77, ha poi prodotto in un ventennio quasi un centinaio di nuovi parchi e quasi il doppio di nuove riserve regionali, oltre ad una serie di altre aree protette istituite sotto diversa denominazione.
La tipologia delle aree protette è vasta. Ciascuna Regione ha impostato una propria classificazione dei luoghi meritevoli di tutela, contribuendo a creare un' ampia terminologia, spesso non collegata nella forma e nei significati. Alcune Regioni hanno istituito solo parchi, altre solo riserve, altre parchi e riserve assieme, altre ancora un più articolato numero di istituti di protezione del territorio.
Diverso è inoltre l'aspetto giuridico gestionale delle aree protette nelle varie regioni. Esso varia dall'ente appositamente istituito, al consorzio fra Comuni interessati, alla gestione affidata ad enti o organismi già esistenti per scopi diversi (es. Comunità Montane, Regole ecc.), alla gestione diretta dei parchi, come nel caso della Provincia autonoma di Bolzano, caso per altro unico nel panorama italiano.
I parchi naturali regionali, sulla base delle analoghe esperienze condotte in altri Paesi europei, hanno saputo adattare il primitivo modello di parco nordamericano alla complessa realtà dell' antropizzato mondo italiano. La novità apportata dai nuovi parchi naturali è stata quella di aver cercato di coniugare la conservazione delle risorse naturali con l'uso speciale delle stesse e con la ricerca dello sviluppo compatibile delle popolazioni insediate.
I nuovi parchi naturali regionali, oltre ad aumentare sensibilmente la complessiva superficie di territorio nazionale protetto, hanno dato l'avvio ad una stagione di dibattito e di innovazione concettuale sui temi della forma, del ruolo e della gestione delle aree protette, che in parte hanno poi trovato spazio nella legge quadro sulle aree protette emanata nel 1991.

I nuovi parchi nazionali e la legge quadro sulle aree protette
Dal dopo guerra in poi, se si esclude l'istituzione del Parco della Calabria, il numero delle aree protette nazionali non ha segnato incrementi. Ciò nonostante si è sviluppato un fervente dibattito a livello scientifico e nel mondo dell'associazionismo ambientalista che chiedeva a gran voce, soprattutto dagli anni sessanta in poi, sull'onda della riscoperta dell'importanza dei problemi legati alla salvaguardia ambientale, l'aumento della superficie protetta in Italia ai livelli degli altri Paesi del mondo industrializzato.
Questo, che per molti era un sogno, si è concretizzato solo agli inizi degli anni '90 dove una serie di atti legislativi, fra cui la "legge quadro sulle aree protette", hanno dato il via agli iter procedurali, alcuni per altro non ancora conclusi, per 1' istituzione di quelli che vengono chiamati i "nuovi parchi nazionali".
Con la legge 305/89 vengono istituiti i primi sette nuovi parchi nazionali: Monti Sibillini, Foreste Casentinesi, Pollino, Arcipelago Toscano, Dolomiti Bellunesi, Aspromonte e Delta del Po. Direttamente dalla legge quadro 394/91 vengono invece creati: Cilento Vallo di Diano, Gargano, Gran Sasso e Monti della Laga, Maiella, Val Grande, Vesuvio e Gennargentu.
Oltre alla creazione dei nuovi parchi nazionali, la legge quadro provvede ad una complessa riorganizzazione dell'intero settore delle aree protette, alle cui linee d'indirizzo dovranno adeguare anche le Regioni la propria legislazione in materia. Tra gli aspetti più interessanti ed innovativi della nuova legge si possono citare: l'obbligo, da parte dell'ente parco, dell'elaborazione del Piano del parco, che individui all'interno del territorio zone di protezione ed aree di promozione economicosociale e della redazione di un piano pluriennale economico-sociale per la promozione delle attività compatibili, e l'istituzione della Comunità del parco per dare modo alle popolazioni locali di essere coinvolte nell'uso del territorio.
La legge quadro sulle aree protette provvede poi alla classificazione delle stesse in: parchi nazionali, parchi naturali regionali ed in riserve naturali, demandando alle Regioni l'individuazione di ulteriori tipologie di aree protette d'interesse regionale locale.

I parchi italiani del domani.
Il parco del futuro nel nostro Paese sembra sempre più delinearsi come un parco a multifunzionalità effettive, secondo un concetto promosso recentemente anche dagli organismi internazionali di conservazione della natura. Una struttura territoriale vasta e complessa che assume ruoli vari in preciso riferimento all'insieme delle scelte e delle esigenze delle popolazioni residenti. Un organismo dai compiti molteplici che vanno dal contenimento dell' espansione antropica, al riequilibrio degli insediamenti, al risanamento ambientale. Non più un parco dove nulla può essere toccato dalla mano dell'uomo, ma una formula per sperimentare ed esportare forme di sviluppo compatibile; un laboratorio per la sperimentazione della ricerca di una nuova convivenza fra uomo e natura.
Per riuscire in questo i parchi italiani devono attrezzarsi con nuovi programmi strutturali; primo fra tutti la ricerca di una presenza sinergica dell'uno nei confronti dell'altro. La creazione, attraverso la piena e concreta applicazione della legge quadro, di un vero e proprio "sistema di parchi" in Italia.
Un sistema di parchi composto da un insieme di "triangoli verdi" dove ogni parco ha il suo posto ed il suo ruolo specifico, per rispondere a precise esigenze, in relazione a quello dell'altro, per la ricerca di obiettivi comuni. Un triangolo verde che ha al vertice i parchi nazionali ed i grandi parchi interregionali, seguono i parchi naturali regionali, in un ordine successivo i parchi provinciali e comunali, poi i biotopi e le piccole aree protette, per finire nella ragnatela del verde urbano. Ogni parco in questo triangolo è collegato agli altri attraverso una maglia di scambi e collaborazioni sinergici.
Per funzionare il triangolo però ha bisogno che le aree protette che lo compongono abbiano tre caratteristiche:

  • originalità: ogni area protetta deve rappresentare un qualche cosa di singolare, unico e irripetibile; non essere fungibile con altre. Ogni parco deve conservare una propria personalità e caratteristica, che al di là delle diversità del territorio protetto, lo dovrà distinguere e personalizzare nei programmi, nella conduzione, nel rapporto con le proprie popolazioni. Da queste unicità nasceranno soluzioni originali a problemi comuni.
  • complessità: per rendere utile la propria esperienza nell'insieme della realtà dei vari parchi è necessario che ogni parco conservi, nel limite del possibile, una certa complessità nel proprio agire, evitando specializzazioni o di delegare proprie competenze ad altri.
  • relazionabilità: le esperienze di ogni parco devono essere, per quanto possibile esportabili e conoscibili. Serve una regia ed un indirizzo preciso tra i parchi che sia da stimolo e soprattutto di confronto e di coordinamento fra le varie esperienze.

* Redazione Parchi