Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 23 - FEBBRAIO 1998


Un parco scolpito nella roccia
Tiziana Cittadini


In Valcamonica e nelle zone circostanti si conoscono svariati tipi di ritrovamenti archeologici: resti di abitati, tombe, terrazzamenti agricoli, antiche miniere e, per i periodi più recenti, anche vestigia di strade e di ponti, ma ciò che caratterizza archeologicamente la Valcamonica è l'arte rupestre. Le incisioni rupestri preistoriche della Valcamonica sono segni (simboli, figure descrittive o altro) incisi su vaste superfici rocciose all'aperto, realizzate dalle popolazioni preistoriche che qui hanno abitato.
Sono un'espressione artistico-intellettuale, frutto della cultura e della filosofia dell'Uomo e come tali legate alla sua storia. I modi (lo stile) ed i temi (le tipologie) attraverso cui si è manifestato questo pensiero grafico sono quindi legati al momento storico delle genti che le ha realizzate; analizzando questi messaggi è possibile ricostruire il mondo materiale ed intellettuale preistorico, altrimenti difficilmente recuperabile. Le motivazioni che stanno alla base dell'arte rupestre vanno ricercate soprattutto nel mondo del magico e religioso: il SEGNO indelebile sulle rocce era mezzo di comunicazione con forze "soprannaturali", la realizzazione della figura era una sorta di evocazione allegorica, la sua elaborazione frutto di complessi simbolismi probabilmente retaggio di classe sacerdotale o sciamanica. In Valcamonica tra le migliaia di figure istoriate (circa 120.000) non è stata ancora trovata una sola immagine che possa ritenersi solamente descrittiva; tutte le figure ricadono in una griglia, diversificabile cronologicamente, e con abbinamenti ripetuti: una sorte di primitiva scrittura "ideografica" che sottende profondi significati simbolici, spesso a noi ermetici.
In molti casi questo simbolismo è parte del patrimonio ancestrale dell'Uomo, riscontrabile a tutte le latitudini, in culture di determinati orizzonti culturali, archetipi dell'umanità, riaffioranti di volta in volta nelle diverse culture. L'arte rupestre consente inoltre la ricostruzione della "vita materiale" delle popolazioni preistoriche: il tipo di strumenti usati, le risorse economiche presenti, i contatti con altri gruppi e da qui la ricostruzione dei collegamenti con il resto dell'Europa. L'eccezionalità del Patrimonio archeologico della Valcamonica risiede nella continuità temporale unica della tradizione istoriativa presente sulle rocce camune: per oltre 500 generazioni gli abitanti di questa valle mediarono i cambiamenti culturali o economici che via via elaboravano o subivano, con questa antica e radicata tradizione istoriativa.
Da cacciatori-raccoglitori si trasformarono in cacciatori-allevatori e coltivatori, per poi aggiungere altre attività quali l'artigianato ed il commercio a queste primitive incombenze.
L'elemento unificatore degli 8.000 anni di Storia che precedettero l'arrivo dei romani rimase la tradizione istoriativa: ai "disegni" dei cacciatori epi-paleolitici si aggiunsero quelli dei primi agricoltori poi degli agricoltori artigiani e così via. Per ora non si conosce altro ciclo d'istoriazioni rupestri, in Europa e forse nel mondo intero, che abbia così lunga durata, così ampia serie di orizzonti contestuali e le cui tappe culturali possano essere seguite con altrettanta chiarezza. Esse ci rivelano le vicende di un popolo, nel corso di una evoluzione che pare essere la sintesi stessa della storia d'Europa circa il 50% delle rocce istoriate in Valcamonica, si trova all'interno della Riserva Regionale delle Incisioni Rupestri di Ceto Cimbergo Paspardo.
L'arte rupestre è espressione della cultura, della società e dell'individuo che l'ha creata, risultato di motivazioni emozionali e concettuali, conservata nel paesaggio dove fu fatta; essa permette un contatto diretto, immediato, con l'artista che ne istoriò le figure sulle superfici rocciose alcuni millenni or sono e talvolta ci rivela il suo pensiero, le sue preoccupazioni, i suoi problemi. Nelle vicende dell'epopea camuna vi sono le radici della realtà contemporanea. Comprendendole prendiamo coscienza della nostra identità e dell'epopea storica della quale siamo il risultato.

La datazione ed i periodi
Nell'arte rupestre preistorica della Valcamonica sono identificabili 5 grandi fasi stilistiche che corrispondono ad altrettanti periodi culturali: ad ogni variazione di "cultura" anche il messaggio grafico delle incisioni rupestri cambia, subendo variazioni in termini di stile, repertorio tematico e tipi d1 associazioni.

Periodo Proto-camuno
Le prime incisioni rupestri lasciate dall'Uomo sulle rocce della Valcamonica, risalgono a circa 10.000 anni fa, quando bande di cacciatori penetrarono nelle vallate alpine. Incisero nella zona di Boario Terme le prime figure: grandi disegni di alci ed altri cervidi, ripresi nell'atto della corsa o della cattura; in queste immagini ritroviamo tutto lo spirito che animava i cacciatori epipaleolitici.
Datazione: 8.500-5.500 a.C.
Periodo archeologico corrispondente: Epi-Paleolitico e Proto-neolitico.
Stadio climatico: Preboreale e boreale. Clima freddo, poi caldo.
Cultura materiale: Industria litica con microliti geometrici.
Carattere dello stile e principali temi raggurati: Stile sub-naturalistico: grandi animali a linea di contorno colpiti da lance.
Armi ed utensili: Lancia, dardo, boomerang. Animali domestici: Assenti.
Importanti elementi tecnologici: Trappola e nassa
Attività economiche essenziali: Caccia, pesca e raccolta di frutti spontanei.
Struttura sociale: Clan.
Credenze e religione: Riti di caccia e totemismo.

Periodi I° e II
Il vero inizio di un popolamento continuo della Valcamonica avvenne solo con il V-IV millennio AC, quando molte zone dell'Europa e dell'ltalia settentrionale vennero occupate da popolazioni che conoscevano e praticavano l'allevamento del bestiame e l'agricoltura. Nelle vallate alpine, queste innovazioni si integrarono alle economie locali dei gruppi nomadi di cacciatori, dando origine ad un modo di vita più articolato, basato su caccia allevamento e sulla coltivazione.
Tali cambiamenti si ripercossero anche sulle manifestazioni artistiche di queste genti, che comunque proseguirono la tradizione istoriativa rupestre: il tema fondamentale che troviamo rappresentato nell'arte rupestre neolitica camuna è l"'orante", figura umana con braccia alzate in atto di adorazione, in abbinamento a oggetti o simboli del mondo agricolo, quali il disco solare, l'aratro o la zappa.
Datazione: 5.500-3.300 a.C.
Periodo archeologico corrispondente: Neolitico. Stadio climatico: Atlantico (Optimum Climatico). Caldo umido.
Cultura materiale: Neolitico con ceramica.
Carattere dello stile e principali temi ragigurati: Sintetico ed essenziale nel I° periodo; I'orante è abbinato a simboli di adorazione; successivamente, rappresentazioni di cerimonie e di momenti collettivi, sociali ed economici. Scene di culto.
Armi ed utensili: Lancia, boomerang, arco e freccia, paletta; oggetti agricoli (zappa e aratro) nelle fasi evolute.
Animali domestici: All'inizio solo il cane; successivamente si aggiungono prima il bue, poi la capra.
Innovazioni tecnologiche e culturali: Riproduzione di animali in cattività (allevamento) e vegetali (agricoltura); introduzione della ceramica.
Livello tecnologico: aratro, arco, trappola, telaio Attività economiche essenziali: Caccia e pesca integrate da agricoltura e allevamento del bestiame; incipiente commercio organizzato.
Struttura socio-politica: Clan e piccole tribù.
Credenze e religione: Culto solare, culto dei morti, culto del cane e degli animali; verso la fine, idoli antropomorfi e culto del dio-superuomo.

Periodo III A
All'inizio del III millennio AC, un'ondata d'influssi ideologico-religiosi accomunò tra di loro alcune tra le principali zone rupestri delle Alpi unite da elementi culturali e concettuali di carattere indo-europeo, presenti nelle composizioni monumentali e nelle statue stele. Queste presentano simboli di tradizione indo-europea: tutti elementi che ci riportano al mondo epico ed alle concezioni cosmologiche di antichissimi strati delle culture indo europee. L'ondata che portò questi nuovi elementi simbolico-religiosi nella zona, introdusse anche fattori di primaria importanza: la lavorazione del rame ed i primi strumenti in metallo ed i carri a ruota, documentati appunto sulle statue stele camune di questo periodo. Questi fatti (teconologi e ideologico-religiosi) portarono a profondi mutamenti all'interno delle comunità locali: la struttura stessa della società tardo-neolitica si modificò. Vennero introdotti nuovi ruoli e si giunse ad una più marcata stratificazione sociale.
Datazione: 3.300-2.500
Periodo archeologico corrispondente: Calcolitico.
Stadio climatico: Inizio Sub-boreale. Temperato-caldo.
Cultura materiale: Varie facies del Calcolitico; nelle fasi evolute, cultura di Remedello.
Carattere dello stile e principali temi ragigurati: Composizioni monumentali con simboli astrali e terreni disposti secondo un ordine.
Armi ed utensili: Pugnale, ascia, alabarda; carro e aratro.
Animali domestici: Cane, bue, capra, suino.
Importanti innovazioni tecnologiche e culturali: Introduzione della lavorazione dei metalli, dell'uso della ruota e del carro.
Attività economiche essenziali: L'agricoltura e la caccia sono integrate dalla lavorazione dei metalli; commercio e artisti professionisti.
Struttura socio-politica: Tribù con governo autoritario e differenziazione di classi.
Credenze e religione: Panteismo, religione cosmologica, concetto astratto della divinità; prima introduzione di concetti indo-europei.

Periodo III°/B-C-D
Il periodo successivo, chiamato età del Bronzo, vede il consolidarsi dei processi innescati con l'introduzione della metallurgia ed lo strutturarsi di centri di produzione metallurgica e di commerci. In tale contesto si vengono sempre più definendo categorie di specialisti e ruoli all'interno delle comunità. Il significato delle armi ora sconfina in un vero culto: intere superfici rocciose vengono incise con raffigurazioni di pugnali, asce, alabarde, riprese con cura dei particolari ed in grandezza reale.
Datazione: 2.500-1.200 a.C.
Periodo archeologico corrispondente: Età del Bronzo.
Stadio climatico: Sub-boreale. Temperatura in diminuzione e siccità.
Cultura materiale: Facies locali con associazioni alla cultura di Polada e, più tardi, a quella delle Terramare.
Carattere dello stile e principali temi ragigurati: Armi e oggetti: mappe topografiche; verso la fine del periodo aumentano le scene mitologiche e le igure antropomorfe. Armi ed utensili: Pugnale sub-triangolare, ascia da battaglia, lancia. Animali domestici essenziali: Persistono cane, bue, capra, suino; si aggiungono durante il periodo il cavallo e l'ovino. Importanti innovazioni tecnologiche e culturali:
Specializzazione nella lavorazione dei metalli e nella tessitura. Attività economiche essenziali: Commercio, lavorazione del metallo. Persistono caccia, pesca, agricoltura, allevamento del bestiame. Struttura socio-politica: Tribù con governo autoritario.
Credenze e religione: Culto degli oggetti e delle armi; concetto astratto della divinità. Nelle fasi tarde, culto degli spiriti e degli eroi.

Periodo IV°
L'ultimo millennio AC è caratterizzato, nella piena maturità (V secolo AC) dal sorgere anche in Italia delle prime grandi entità politiche interregionali europee: è il caso dei Celti o degli Etruschi, avvenimenti che sicuramente coinvolsero e contagiarono anche le aree più periferiche quali la Valcamonica.
Sicuramente mutamenti intervennero nella struttura sociale ed economica camuna: ne sono testimonianza le numerose scene incise ed i ritrovamenti.
Datazione archeologici: 1.200-16 a.C.
Periodo archeologico corrispondente: Bronzo finale ed età del Ferro.
Stadio climatico: Fine del Sub-boreale e Sub-atlantico. Odierno.
Cultura materiale: Ceramica di varie facies del Bronzo finale e dell'età del Ferro; similitudini con complessi atesini.
Carattere dello stile e principali temi raffigurati: Realistico-aneddotico con scene descrittive e complesse scene di vita quotidiana e di carattere magico-mitologico.
Armi, utensili e strutture: Scudo, elmo, spada, lancia, ascia, tenuti in mano da personaggi; utensili agricoli: aratro, zappa, falce, falcetto, piccone; strutture, capanne, granai, templi; scene di artigianato, lavorazione del metallo e fabbricazione di ruote.
Animali domestici: Cane, bue, cavallo, asino, capra, anitra, pollo, oca; il coniglio compare nelle fasi tarde.
Importanti innovazioni tecnologiche e culturali: Lavorazione del ferro; nelle fasi evolute introduzione della scrittura.
Attività economiche essenziali: Commercio, estrazione e lavorazione del metallo, allevamento del bestiame, agricoltura e caccia; guerrieri e sacerdoti professionisti.
Struttura socio-politica: Struttura delle signorie dei castellieri nel periodo iniziale; unità etnopolitica "Nazione" nei periodi di influenza etrusca e celtica.
Credenze e religione: Culto degli spiriti e degli eroi, politeismo: classi di divinità celesti ed infere.

Periodo Post-camuno
Intorno al 200 AC si nota l'inizio della decadenza nell'iconografia camuna: le figure incise perdono di dinamicità e divengono sgraziate nella ripetizione stereotipata di duelli e combattimenti. Questa fase di decadenza potrebbe essere stata determinata proprio dalla presenza, nell'area Padana, della civiltà romana. I romani conquistano la Valle nel 16 AC; la mentalità stessa e la vita romana, con la sua organizzazione, economia, religione permeò il mondo valligiano che già di per sé attraversava una fase di decadenza. Le antiche tradizioni furono abbandonate e solo durante il Medioevo ricompaiono sporadiche testimonianze di un'iconografia rupestre allacciata ai nuovi motivi religiosi del cristianesimo.
E una constatazione: anche nell'ambito della protezione del territorio si assiste ad una sempre maggiore specializzazione e diversificazione delle tipologie delle aree protette: parchi faunistici, archeologici, ambientali, in cui si tende a recuperare e proteggere specifici aspetti di fenomeni locali.
Penso che in Valcamonica stia avvenendo esattamente l'opposto. Qui è presente una delle massime concentrazione di incisioni rupestri preistoriche individuate in Europa; centinaia di superfici istoriate incise con immagini, simboli, segni lasciate dagli antichi abitanti della Valcamonica, a partire dal X millennio AC fino ai giorni nostri.
Un patrimonio unico, inserito dall'UNESCO nella Lista del Cultural Heritage, messo in compagnia (tanto per fare un esempio) con i Fori Romani e con Venezia. Una testimonianza fondamentale da salvaguardare e proteggere per le future generazioni, da sottoporre a vincolo di protezione.
E la Regione Lombardia, congiuntamente alle Amministrazioni locali di Ceto Cimbergo e Paspardo ed al Centro Camuno di Studi Preistorici ha ben pensato di istituire, qui nella zona di massima concentrazione del fenomeno, nei comuni di Ceto Cimbergo e Paspardo, una grande Riserva regionale, gestita direttamente dalle tre Amministrazioni comunali locali.
Poteva essere il solito museo tradizionale all'aperto, ma da subito sono sorti i primi "problemi". Sì, perché l'arte rupestre da sola non può esistere (e neppure essere capita o spiegata scientificamente) senza il suo ambiente e l'intorno: la forma della pietra, l'ombreggiatura delle figure che muta con il progredire dei raggi solari, le ondulature naturalmente date dai ghiacciai alle rocce divengono spesso parte dell'immagine che l'uomo "traeva", dalla pietra. Nella preistoria l'arte era un tutt'uno con la religione, il rito con la collettività, I'ambiente con la scenografia, la roccia era il ricettacolo totemico degli spiriti trascorsi, era il punto di collegamento, di passaggio tra il mondo dei vivi ed i defunti, tra il cielo (la vita) e il sotterraneo (la morte).
Nell'ambiente risiedono ancor oggi molte risposte al "perché" l'uomo ha fatto le "incisioni".
In questa ottica, anche l'ambiente diviene "elemento e reperto archeologico" e di fatto si travalica la diversificazione tra archeologia, vegetazione, intorno ambientale. In questo modo cadono le possibili diversificazioni tra Parco Archeologico, parco vegetazionale o altro e viene configurandosi un nuovo tipo di area protetta che abbiamo chiamato parco culturale e che si è tentato di collaudare nella riserva Regionale delle incisioni rupestri.

L'esperienza della Riserva regionale delle Incisioni Rupestri
di Ceto Cimbergo Paspardo

E un'area protetta creata dalla Regione Lombardia su indicazione delle Amministrazioni Comunali locali e dal Centro Camuno, per proteggere una vasta area (circa 2.900.000 mq.) al cui interno sono presenti centinaia di rocce istoriate, per il 50% circa ancora interrate. La perimetrazione del fenomeno "archeologico" ha di fatto posto all'interno dell'area protetta una vasta fetta di territorio in cui sono presenti testimonianze estremamente varie e composite degli ultimi millenni, collegabili sia alla presenza umana (ed all'uso che del territorio ne ha fatto), sia naturali e vegetazionali: una occasione unica per verificare la possibilità di creare qui una nuova versione di "Parco culturale", innovativo sia nell'assunto organizzativo (viabilità, aree di visita), di fruizione da parte del visitatore (aspetto didattico) e della ricongiunzione di questo territorio protetto con l'ambiente esterno che di fatto l'ha determinato (in termini di sua fruizione da parte delle popolazioni locali).
Nell'area protetta della Riserva regionale si è cercato di innescare un nuovo processo nell'organizzazione delle aree protette con testimonianze antropologiche innovative su vari piani così sintetizzabili:
approccio complessivo all'ambiente nella presentazione e comprensione del bene archeologico (arte rupestre) con lo studio e la evidenziazione di tutti i fenomeni ad esso collegati o correlati;
rifiuto (sempre tuttavia nella primaria volontà di conservazione del bene archeologico) dell'estrapolazione dell'area dalla "storia" contingente e futura; utilizzo didattico dell'area (sempre con la primaria visione della conservazione del bene archeologico).
Vorrei brevemente analizzare questi punti, anche servendomi di esempi concreti e specificando che quest'area, è stata dotata inizialmente di un piano generale che individuava le linee fondamentali di infrastrutturazione (localizzazione del museo introduttivo, parcheggi, viabilità pedonale principale e secondaria, aree di visita) ma che di fatto è stata costruita lavorandoci quotidianamente con personale locale, modificando ed integrando di continuo il progetto originario con quanto si andava scoprendo o quanto scaturiva dalla nostra quotidiana esperienza.
Il piano è strumento troppo rigido per un territorio che contiene millenni di storia e che viene "scoperto" quotidianamente. Questo, naturalmente, sempre nell'ottica della creazione di un'area protetta viva.
- approccio complessivo all'ambiente
La creazione di un parco culturale presuppone un nuovo approccio nei confronti del territorio che tende al recupero e valorizzazione di tutti gli aspetti naturalistici, ambientali ed antropologici che il territorio racchiude. Il Parco culturale è da intendersi in senso dinamico e globale quale luogo delle testimonianze dell'evoluzione dell'ambiente terreste. Il suo studio e la sua organizzazione devono tendere alla riunificazione di tutti gli aspetti della storia del territorio: dalla formazione geo-morfologica alle manifestazioni della presenza dell'uomo, evidenziandone le reciproche interconnessioni. La sua organizzazione implica quindi la evidenziazione e la interdipendenza di tutti i fenomeni presenti in un ambiente, siano essi vegetazionali, archeologici o etnografici, senza reali barriere monosettoriali.
Questa premessa ha determinato alcuni assunti: nell'ambiente risiedono parzialmente le risposte sul perché della formazione di una cultura, di una espressività; in esso si possono ritrovare le motivazioni dei molti modi attraverso cui questa cultura si è espressa; l'ambiente è documento "storico-archeologico", esso stesso.
Su quest'ambiente si sono inoltre "fissate", come segni fossili le "azioni dell'uomo" e quindi all'interno dell'ambiente è possibile individuare i segni ed i documenti che quegli stessi uomini hanno lasciato e che si sono sovrapposti (per poi essere sovrapposti da altre testimonianze);
l'ambiente come segno e documento del sovrapporsi delle culture dell'uomo.
Quindi sono da ricercare ed evidenziare tutte le stratificazioni dell'operato umano e devono essere messe in evidenza: rocce istoriate, anfratti, viabilità storica e preistorica evidenziando anche le modificazioni successive che l'uomo (ad esempio nel Medioevo) ha prodotto su questo territorio.
Seguendo questa logica, si sono "riscoperte" all'interno della Riserva, le antiche viabilità, come queste sono state riutilizzate in epoca storica, come si è modificata nei millenni successivi questa area sacrale preistorica, divenendo prima area agricola, poi bosco. Seguendo questo filo scritto sul territorio attraverso i resti ancora presenti, si sono individuati (ad esempio) i diversi ambiti abitativi che si sono succeduti in 10.000 anni e lungo una mulattiera (circa 2 chilometri), che è stata chiamata "la via dell'abitare", è stata creata (ma sarebbe meglio dire riportata alla luce in chiave didattica) una "via dell'abitare" su cui sono presenti ripari preistorici, fondi di capanna dell'età del Ferro, è in corso di ricostruzione (in un settore appartato e lontano dalle aree archeologiche) un villaggio dell'età del Ferro, ed il tutto si conclude nell'antico borgo medioevale del paese di Nadro che è la porta della riserva. E un lavoro tuttora in corso, che procede poco per volta e che viene aperto all'utilizzo didattico già in alcune parti.

- rifiuto della estrapolazione dell'area dalla "storia" contingente e futura.
Un parco culturale non è un'isola staccata dal resto del territorio ma vive con esso.Anche la vita e la presenza dell'uomo, pur nella primaria necessità della protezione dell'ambiente, sono parti importanti per la configurazione del territorio.
In tal senso sono state individuate le attività antropiche compatibili o incompatibili che si possono attuare all'interno dell'area, regolamentandole.
Ad esempio, la pastorizia e l'agricoltura (nel mantenimento delle speci) sono permesse mentre è vietata l'alterazione morfologica dei pianori.
Negli ultimi 3 anni, a cura del Consorzio che gestisce l'area e formato dalle tre amministrazioni locali e dal centro di ricerca) sono stati attivati dei progetti per il recupero del castagneto (potature, etc.) che hanno coinvolto i proprietari dei boschi abbandonati che ora si sono consorziati in un Consorzio che gestisce la raccolta e la vendita dei frutti del castagneto. E un piccolo passo avanti per un utilizzo anche economico di questa area che non deve essere abbandonata dall'Uomo.

- utilizzo didattico dell'area. Il parco culturale è da intendersi quale nucleo che racchiude importanti elementi che sintetizzano la storia di una regione: è un archivio della memoria storica e come tale deve essere messo a disposizione della didattica.
L'attività culturale e divulgativa è una delle finalità della sua creazione, parimenti alla ricerca.
La motivazione al sorgere di un parco culturale è la compresenza, in forma concentrata e massiccia, di testimonianze della storia dell'ambiente terrestre (anche antropico): la ricerca all'intemo della Riserva regionale è sviluppata ed incentivata con campagne di ricerca annuali.
In tal senso sono state preparate, a cura dell'Ente gestore della Riserva, un gruppo di Guide a cui si è dato anche l'incarico della conduzione quotidiana della Riserva (non sotto l'aspetto scientifico ma gestionale); queste svolgono attività di accompagnamento nell'area e di attivazione di una serie di attività ricreative che si svolgono sia all'intemo del museo introduttivo alla Riserva, sia nel piccolo villaggio preistorico in corso di ricostruzione.

* Soprintendente Riserva regionale incisioni Rupestri, Centro Camuno di Studi Preistorici

Informazioni:
Riserva Regionale Incisioni Rupestri Ceto
Cimbergo Paspardo - C/o Museo della Riserva
Via Piana Nadro di Ceto (Bs)
Tel. 0364/433465

Informazioni e Servizi: per la visita della Riserva è consigliata la visita preventiva del Museo della Riserva, punto introduttivo, aperto dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 14,30 alle 17,30. Al Museo, si potranno avere informazioni sulla Riserva, sull'arte rupestre, libri e pubblicazioni, servizi didattici.

Servizi didattici: presso il Museo potranno essere prenotati o richiesti una serie di servizi didattici:
* Guide ed accompagnatori per singoli o comitive.
* Seminari didattici per scuole o gruppi comprendenti lezioni introduttive sull'Arte rupestre e visita alle aree istoriate.
Le lezioni potranno essere integrate con esercizi di rilevamento e studio di superfici istoriate (fatti su calchi in gesso).

Informazioni:
Museo della Riserva tel. 0364/433465
Nel periodo estivo si svolgono all'interno della Riserva Campagne Archeologiche di studio dell'arte rupestre condotte dal Centro Camuno di Studi Preistorici (tel. 0364/42091)