Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 23 - FEBBRAIO 1998


La Malpensa e il Parco del Ticino
Luciano Saino*

Premessa
Già dal 1980, con l'approvazione della L.R. n° 33 - Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Lombardo della Valle del Ticino -, la Regione Lombardia aveva evidenziato il proprio impegno a redigere un "Piano Esecutivo Regionale "ai sensi della L.R. n° 51 del 15.4.75 - Disciplina Urbanistica del territorio regionale - per "garantire che la realizzazione delle opere di ampliamento e di sviluppo di nuove strutture aeroportuali sia inquadrata in un organico programma di interventi che contemperi tali esigenze con le previsioni del Piano Territoriale di Coordinamento della Valle del Ticino .. " (art. 18). Queste precisazioni sono indispensabili per mettere nella giusta ottica la difficile convivenza tra due organismi di per sé inconciliabili quali il Parco del Ticino e l'aeroporto di Malpensa.
Qualcuno potrà infatti chiedersi come mai ci si trova a dover parlare della costruzione di un grande aeroporto il cui sedime è ricompreso totalmente all'interno di un parco regionale.
Ci si potrebbe chiedere se questo sia avvenuto per inerzia o per incapacità degli amministratori del parco o per un "colpo di mano" della amministrazione statale nel qual caso sarebbe comunque coinvolta anche l'amministrazione del parco.
Tutto questo va chiarito.
Il Parco del Ticino è nato portando al proprio interno questa specie di corpo estraneo. Anzi già nella legge regionale istitutiva del 1980, che indica gli indirizzi e la modalità di gestione del parco, era già previsto che l'allora "piccolo mostro" avesse necessità di crescere.
Altra cosa è chiedersi se un tale regime di coabitazione sia giusto o no come filosofia di gestione di un'area protetta. Ma a questa domanda si può rispondere solo aprendo un dibattito approfondito sulla pianificazione territoriale di una vasta area a rischio della Regione come quella della Valle del Ticino, dibattito che esula dall'argomento qui trattato. Addirittura la questione andrebbe inserita in un più ampio discorso riguardante tutta la politica delle aree protette della regione Lombardia.
Una cosa è certa. Il Parco del Ticino fu istituito non come emergenza eccezionale all'interno di un più vasto territorio di nessun interesse ambientale. ma ispirandosi ad una visione complessiva di governo di un intero ecosistema in cui coesistono aree naturali, foreste, zone agricole ed aree urbanizzate con l'aeroporto e altri grandi impianti, con cui l'istituzione Parco deve convivere se non vuol mutare la propria filosofia esistenziale, con tutto ciò che di negativo comporta un simile stravolgimento delle proprie connotazioni e funzioni.

Connotazioni geografiche
L'area che ricomprende l'aeroporto di Malpensa è situata nella parte sud - ovest della Provincia di Varese, su una vasta plaga della alta pianura asciutta.
Ad ovest dell'aeroporto si trova la Valle del fiume Ticino con il sistema dei grandi canali irrigui e navigabili (Canale Villoresi e Canale Industriale), caratterizzata da ampie zone boscate di pregio e importanti contesti di grande valenza paesaggistica.
Ad est del sedime si trova una lunga conurbanizzazione di forma semicircolare con direzione sud - est - nord comprendente gli abitati Lonate Pozzolo, Ferno, Samarate, Cardano al Campo, Gallarate, Casorate Sempione e Somma Lombardo.
A sud, oltre l'abitato di Lonate Pozzolo, ci sono i centri urbani della pianura irrigua con presenza di attività agricole ancora fiorenti e produttive.
A nord della linea del Sempione inizia il sistema delle colline moreniche che si collegano con il Lago Maggiore, caratterizzate da un paesaggio e da una conformazione fitogeografica tipica delle aree pedemontane.
In generale comunque una urbanizzazione molto diffusa che circonda su tre lati il sistema aeroportuale e che in alcuni comuni è distribuita con indici di copertura del suolo ai livelli delle concentrazioni metropolitane.

Il piano d'area
Dalla descrizione fatta risulta abbastanza intuibile come non sia sicuramente agevole redigere uno strumento di pianificazione urbanistica sovracomunale in un contesto così diversificato in cui si deve tenere conto: della edificazione diffusa con punti di vera e propria crisi, del degrado geomorfologico per attività di cava pregresse di buona parte del territorio interessato, dei valori naturalistico-ambientali da salvaguardare e, non ultima, della spinta insediativa di una classe imprenditoriale storicamente attiva e consolidata. Alla Provincia di Varese va il merito di avere avuto il coraggio di affrontare l'impegno, in un quadro di immobilismo regionale preoccupante; di averlo portato a termine in tempi brevi, con metodologie di approccio condivisibili per lucidità di analisi, ma purtroppo con indicazioni progettuali carenti e squilibrate verso un unico settore di intervento e con procedure di adozione e di approvazione (e quindi di partecipazione democratica) ancora incomprensibili. Incominciamo da questo ultimo aspetto prima di entrare nel merito della valutazione tecnico-politica del lavoro.

Questione procedurale
Il Progetto porta il titolo di "Piano Territoriale d'Area" e non di "Piano Esecutivo d'Area" come previsto dalla L.R. 33/80, cioè di Piano Esecutivo di una parte del territorio già ricompresa all'interno di uno strumento urbanistico vigente come appunto il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco del Ticino le cui indicazioni devono costituire il quadro entro cui operare; quasi a voler già nel titolo rivendicare una totale autonomia progettuale almeno sul piano della gerarchia giuridica.
La contraddizione viene sbrigativamente liquidata con una forzatura abbastanza rozza contenuta nelle Norme di Attuazione in cui sta scritto che "...... nel caso di difformità con il Ptc del Parco vigente e/o adottato, si procederà all'adeguamento di quest'ultimo ...". E il tentativo di far assurgere l'aeroporto a momento centrale della pianificazione attomo a cui adeguare le altre istanze, compreso l'ambiente naturale di un'area protetta. Come se non bastasse, ritenendo che la procedura di approvazione di un Piano Territoriale, (come è definito quello di Malpensa) sancita dalle leggi urbanistiche vigenti, preveda un iter troppo lungo con adozione, pubblicazione, osservazioni, controdeduzioni e approvazione definitiva, nelle Nomne ci si riserva di comunicare in "altra occasione" quale iter l`arà questo progetto per arrivare al più presto ad essere definito legge della Regione Lombardia. Legge che dovrà inopinatamente "I`are strame" di tutto quanto è contenuto nel Ptc del parco e nei Prg comunali in contrasto con quanto previsto nel Piano d'area, senza farsi carico del diritto di ogni cittadino e di ogni Amministrazione a presentare legittima richiesta di modifica con osservazioni al Piano, quasi che i cittadini l`ossero responsabili degli undici anni di ritardo con cui la Regione ha provveduto a redigere il Piano di Malpensa.
Credo che la fretta sia stata cattiva consigliera per tutti, committenti ed estensori.
E auspicabile che, terminata questa fase, si esca dalla barbarie giuridica predisponendo gli atti dovuti nei tempi previsti.

Contenuti del Piano
Dicevamo della lucidità di analisi delle componenti socioterritoriali e della correttezza metodologica di approccio alle problematiche emergenti che si evidenziano nel documento predisposto dalla Provincia di Varese. Un lavoro che deve avere caratteristiche di esecutività molto marcate come il Piano di Malpensa, doveva poter partire da una lettura delle componenti territoriali molto attenta. Era necessario innanzitutto evidenziare alcune situazioni particolari di vera e propria crisi: crisi per eccessiva concentrazione edilizia, crisi per dismissione di diverse strutture produttive, crisi viabilistica, crisi per degrado geomorfologico, crisi per superamento di decibel consentiti già dalla attività dell'attuale aerostazione. Era necessario inoltre tener conto delle emergenze naturalistiche da preservare, dell'andamento demografico e della composizione sociale della popolazione residente, dell'andamento occupazionale.
Questo quadro conoscitivo doveva poi essere messo in rapporto con la difficile valutazione in termini quantitativi e qualitativi dell'indotto economico che l'ampliamento dell'aeroporto comporterà in termini di occupazione nel secondario, nel terziario, nel fabbisogno di spazi ricettivi, nella residenza, nelle strutture specifiche di supporto all'aerostazione. Tutto ciò è stato trattato nel Piano con molta attenzione al punto che questa può essere senz'altro definita la parte più rigorosa del lavoro insieme alla scelta metodologica di proporre interventi per progetti specifici anziché distribuiti su improbabili nuovi azzonamenti che non avrebbero potuto coabitare con quelli già vigenti. Il Parco apprezza molto queste scelte. L'aver rinunciato alla ricerca sistematica delle poche aree ancora libere per completare l'opera di cementificazione del suolo, in un'ottica di sfruttamento sfrenato che avrebbe portato al collasso il territorio intomo al sedime aeroportuale, è stata una scelta molto intelligente. La decisione di intervenire per progetti mirati, all'interno di una definizione di caratteristiche del suolo da rispettare e di vocazionalità naturale da sostenere e migliorare, già individuate nell'azzonamento del Piano Territoriale del Parco del Ticino, è stata molto opportuna.
Credo che il nostro contributo come Parco, cioè di presenza consolidata in grado di poter contraddistinguere e condizionare, dal punto di vista almeno dell'approccio metodologico, un lavoro come un Piano Sovracomunale e come portatori di una cultura di economizzazione degli spazi, di riutilizzo dell'esistente, di rispetto dell'ambiente, della rivalorizzazione e recupero funzionale di alcune emergenze, sia stato determinante ed abbia da sé giustificato la nostra presenza nella Commissione del Piano. Ma nel momento in cui una lettura attenta dello scenario delineatosi dalle analisi avrebbe dovuto indurre gli estensori ad avere il coraggio di fare un salto di qualità rispetto al passato nelle definizioni puntuali di progetto. abbiamo assistito a una retromarcia preoccupante, almeno per la parte di territorio che interessa il Parco: quasi un atto di resa di fronte ad interessi superiori che da tempo avevano nei fatti (con l'accaparramento completato da molto tempo di tutti i terreni liberi intorno all'aerostazione) respinto ogni scelta progettuale che non rispondesse a quella storica, da sempre ispirata alla logica delle rendite di posizione. Quasi una dichiarazione di semi impotenza secondo la quale oltre le "concessioni all'ambiente" contenute nel Piano non è possibile andare. Una scelta così chiara pone il Parco di fronte a difficili valutazioni. Chiusura totale di fronte a risposte di questo tipo o ricerca paziente di mediazioni foriere di risultati migliori? Prescindendo da risposte emotive personali, credo che la seconda ipotesi sia da considerarsi il miglior servizio da rendere oggi ai cittadini in questo stato di cose, da parte dell'Istituzione Parco. Appare comunque evidente nel Piano d'Area lo stridente contrasto di almeno 4 insediamenti previsti rispetto ad uno scenario territoriale come quello del Ticino. Più precisamente:
- Un insediamento commerciale espositivo incompatibile con le previsioni del Ptc del Parco, previsto su un'area di 3()().()00 mq., individuato di fronte al futuro ingresso di Malpensa, interessante un territorio con caratteristiche di Parco Naturale, localizzato seguendo una logica totalmente al servizio di ipotesi progettuali precedenti il Piano d'Area stesso.
- 11 recupero a fini turistico-culturali e ricreativi di strutture avicole e residenziali presenti in località Turbigaccio in zona di Riserva Naturale Orientata in prossimità di una Riserva Integrale del Parco in cui è necessaria una maggiore tutela e un uso del territorio unicamente naturalistico.
- La localizzazione di un Business Park localizzato su un'area di 75().0()0 mq. in zona ad alto rischio urbanistico che deve. secondo il Parco e il Prg del Comune interessato, essere salvaguardata e migliorata ambientalmente come zona di rispetto dell'abitato.
- La previsione di un Polo Logistico Integrato nello stesso ambito comunale che va ad aggravare la situazione sopradescritta.

La questione ambientale
A tutto quanto sopra esposto va aggiunto il disappunto del Parco per come è stata trattata tutta la questione ambientale nel Piano d'Area di Malpensa. Sembrava che tutti concordassero sul fatto che l'insediamento aeroportuale dovesse comportare. con gli investimenti che l'area avrebbe attirato, una crescita complessiva in termini di economia, di occupazione. ma anche e soprattutto di qualità della vita per i cittadini residenti.Credevamo che tutti l`ossero d'accordo sul l`atto che a questo obiettivo si sarebbe potuto arrivare investendo una parte delle risorse nella soluzione di alcuni urgenti problemi ambientali, riconosciuti come prioritari nella parte preliminare del Piano:
- Recupero ambientale di territori di cava.
- Investimenti nel bacino del torrente Arno con lavori di sistemazione dell'alveo e di riforestazione della vallata.
- Riqualificazione di zone degradate intraurbane con funzioni di rispetto degli abitati.
- Riqualificazione del patrimonio forestale esistente e reintegro di zone boscate almeno a compensazione della parte che andrà distrutta a seguito della costruzione di strade e ferrovie.
Tutto questo insieme a un programma di organizzazione delle strutture sanitarie territoriali con la funzione di indicare il limite oltre il quale lo sfruttamento dell'aerostazione, in termini di passeggeri e di voli, non sarebbe stato possibile senza il rischio di mettere seriamente a repentaglio la salute dei cittadini. Nulla di tutto questo appare nel Piano, né in termini di investimenti prioritari, né in termini di soggetti esecutori, né tanto meno in termini temporali. Questo è l'aspetto veramente inaccettabile del lavoro. Perché se è possibile discutere insediamenti, pur di grande dimensione, che contrastano sul piano normativo con le leggi attuali, credo che in ogni società, anche quella più liberalista, sia previsto che la realizzazione di grandi complessi edilizi debba essere contenuta all'interno di una progettualità globale di interesse più generale. E un meccanismo previsto dal nostro legislatore da almeno trenta anni e che nel caso di Malpensa si sarebbe dovuto incrementare e affinare. Qualcuno, dai gusti forse troppo raffinati, lo definisce "Urbanistica contrattata", ma nel caso di Malpensa il termine non suonerebbe per nulla dispregiativo. Dal Piano invece emerge che sicuramente sarà possibile costruire milioni di metri cubi in zone attualmente incompatibili con la pianificazione vigente, senza, per contro, nulla prevedere a carico degli operatori in termini di miglioramento del contesto ambientale circostante. Credo che in un Piano di Lottizzazione dell'ultimo centro abitato di un'area depressa della Lombardia siano previsti interventi più lungimiranti.
Il Parco non può condividere queste scelte, come non può condividere la rinuncia fatta dalla Provincia di Varese ad affrontare un problema ancora più grosso, quello del numero dei voli giornalieri, deputando la trattazione di un argomento che di per sé dovrebbe condizionare l'intero Piano, ad organismi di nessuna rappresentanza democratica.
Non è compito nostro affrontare problemi tecnici, ma in questi ultimi mesi abbiamo dovuto verificare, con grande preoccupazione, a quali alchimie, per altro provvisorie, ci si dovrà affidare per evitare i sorvoli sistematici e ripetuti di grossi centri abitati e per rispettare le altezze di sicurezza nei voli, a quali evoluzioni aeree saranno costretti grossi aeromobili per garantire un minimo di sicurezza a se stessi e ai residenti.
Se un notevole incremento futuro dei numeri dei voli appesantirà di molto (come è certo) una situazione già al limite della sopportabilità, crediamo allora che il numero di voli giornalieri, con auspicabili interruzioni notturne e una regolamentazione che selezioni in termini di silenziosità gli aeromobili, diventi paradossalmente l'imput di piano da cui non si può prescindere.
Ma anche in questo campo si è quasi allo zero, non fosse per le iniziative intraprese con molta solerzia dai Comuni dell'hinterland di Malpensa nei confronti del Ministero e di Società interessate al trasporto aereo, per difendere il proprio diritto ad una esistenza accettabile.

Conclusioni
Riteniamo che l'operazione ancora possibile sia quella di trasformare l'attuale Piano licenziato dalla Provincia di Varese, che ha come funzione attuale quella di costituire un riferimento per la classe imprenditoriale (che può e deve svolgere un ruolo molto importante, ma che deve anche rispondere ad esigenze di interesse pubblico), nel Piano di tutti i cittadini che sono i più legittimati a pretendere garanzie in quanto direttamente coinvolti dalla attività aeroportuale in ogni momento della loro esistenza. Credo che ci siano spazi per lavorare ancora in questa direzione se chi ha la responsabilità di questa iniziativa non si farà prendere dalla frenesia di predisporre al più presto, attraverso lo strumento del Piano, una legittimazione ad operare in una unica direzione, quella dell'investimento economico, nella convinzione illusoria che la produzione di ricchezza sottenda obbligatoriamente una fase di distribuzione della stessa che interesserà tutti i ceti sociali e che questo meccanismo, una volta consolidato, sarà la panacea di tutti i mali che possono derivare anche da un uso esasperato di Malpensa.
Il Parco da la sua disponibilità a lavorare in questo senso, con l'auspicio che la classe politica che si è dimostrata non ancora in grado di affrancarsi totalmente dai presupposti e dai condizionamenti che hanno portato il nostro territorio al livello di degrado attuale, possa fare almeno uno sforzo per trasformare questo Piano, oggi definibile "delle occasioni mancate" almeno nel Piano del capitale illuminato.

*Presidente Parco lombardo Valle del Ticino.