Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 23 - FEBBRAIO 1998


Il daino nel Parco naturale regionale del Monte Antola
Gian Marco Caprotti*

Premesse
La gestione della fauna è un aspetto di grande importanza nelle aree protette. Grazie a questo istituto infatti sia in Italia che nel mondo sono state salvate e successivamente gestite alcune delle specie simbolo della salvaguardia ambientale (l'Orso Marsicano, il Lupo, il Bisonte sia Europeo che Americano). Per raggiungere questo scopo il passo fondamentale è quello della conoscenza e dello studio della specie in oggetto.
Ai problemi di salvaguardia di specie simbolo si è aggiunta, in questi ultimi anni, che hanno visto un forte aumento zone protette, propiziate dalla approvazione della legge quadro sulle aree protette (394/91), anche il problema della gestione di specie di ungulati la cui presenza può creare danni ad attività umane (cinghiale) o all'ambiente forestale (caso del cervo). Infine si è presentato anche il problema della gestione di specie non autoctone ma ormai molte diffuse sul territorio.
Tra queste si annovera anche il Daino (Dama dama) che in Italia è stata studiata finora assiduamente o in ambienti costieri mediterranei (Tenuta di San Rossore) o in zone appenniniche controllate come le aziende faunistico-venatorie (Grondona, AL). Mancavano, invece, studi su popolazioni in ambiente appenninico settentrionale. A questo scopo è apparso interessante studiare la popolazione, completamente abbandonata a sé, che vive intomo al lago del Brugneto, in provincia di Genova, per capire quali strategie vengono utilizzate per sopravvivere in questa situazione, anche allo scopo di fornire al Parco Naturale Regionale dell'Antola, dove ricade l'areale di questa popolazione, utili proposte di gestione

Obiettivi
Questo lavoro mira alla conoscenza quali-quantitativa della popolazione attraverso censimenti, alla conoscenza delle scelte giornaliere e stagionali degli ambienti e delle caratteristiche comportamentali nel periodo riproduttivo.

Metodi di ricerca
Per il completamento del presente studio sono stati raccolti tre diversi tipi di dati:
a) Dati sull'uso giornaliero e stagionale dei territori aperti.
b) Dati relativi al comportamento riproduttivo.
c) Dati sulla consistenza della popolazione e delle diverse classi di età.

I dati relativi all'utilizzo giornaliero e stagionale dei territori aperti e quelli relativi al comportamento riproduttivo sono stati rilevati attraverso l'osservazione da postazione fissa. Questa tecnica consiste nel disporsi in un luogo predeterminato che assicuri una buona probabilità di osservazione, un territorio da controllare di adeguate dimensioni. Per la raccolta dei primi dati sono state effettuate 24 giornate luce di osservazione (due per ogni mese). Su apposite schede sono stati registrati il numero di animali presenti in territori aperti, divisi per classi di sesso e di età per ogni ora del giorno, nonché la composizione dei gruppi. Ai fini di questa ricerca venivano considerati gruppi anche gli individui isolati.
I dati relativi al comportamento riproduttivo sono stati raccolti durante i mesi di ottobre nel triennio 1992-94. Le osservazioni venivano svolte continuativamente dalle ore 6 alle ore 18.
Per i censimenti sono state utilizzate le seguenti tecniche:

1) Censimenti in ambienti aperti

I dati sono stati raccolti con l'osservazione da postazione fissa tra fine marzo e inizio aprile, prima della caduta dei palchi, periodo nel quale i daini prediligono gli ambienti aperti. Grazie ad una decina di osservatori disposti in punti predeterminati in modo da coprire contemporaneamente una vasta zona di territorio, si era in grado di verificare la presenza degli animali sui prati e sulle radure dell'intera area. I punti di osservazione, raggiunti con mezz'ora di anticipo, venivano coperti dalle 6.00 alle 9.00 e dalle 17.00 alle 19.00 in maniera continuativa. Ogni osservatore, dotato di cannocchiale o binocolo, era in grado di individuare gli esemplari presenti per classi di sesso e di età, registrandoli su apposite schede.

2) Riconoscimento individuale dei maschi adulti

L'esistenza di un'area riproduttiva piuttosto limitata rispetto all'areale di distribuzione della popolazione ci ha suggerito di stabilire una densità minima di animali presenti nell'area di studio attuando un riconoscimento individuale dei maschi adulti tramite le caratteristiche morfologiche dei palchi, tipiche per ogni individuo.

Risultati
Uso giornaliero e stagionale dei territori aperti
Globalmente sono stati registrati 654 contatti di cui 479 relativi a femmine, piccoli e 175 a maschi. Questi dati lontani dalla effettiva sex ratio esistente nella popolazione di daino sono la conseguenza della segregazione territoriale sessuale esistente tra maschi e femmine. Questi infatti frequentano territori diversi in tutto l'arco dell'anno per poi invece riunirsi nel periodo riproduttivo. Il numero più elevato di osservazioni è stato registrato in autunno anche in concomitanza con il periodo riproduttivo. Il numero minimo di osservazioni è stato registrato in estate in quanto in questo periodo le risorse alimentari possono essere trovate anche all'interno del bosco, ambiente più sicuro per gli animali. L'utilizzo degli ambienti aperti non è legato all'orario come dimostrato dal test statistico delle successioni.

Analisi della strategia riproduttiva

All'interno dell'area di studio è stata individuata una zona, ricadente nel territorio del comune di Torriglia, di circa 100 ha, utilizzata come areale di riproduzione. In questa zona ogni anno, durante il mese di ottobre, viene osservata una forte concentrazione di maschi di tutte le classi di età e viene segnalato un elevato numero di bramiti.
Le interazioni tra femmine e maschi manifestano chiaramente l'esistenza di un sistema riproduttivo non territoriale, definito come harem, in cui ogni maschio adulto controlla un gruppo di femmine senza che questo comporti la difesa di un territorio fisso, ciò è avvalorato dalle numerose osservazioni in cui chiaramente il maschio adulto detentore dell'harem manteneva unito il branco di femmine per mezzo di corse accerchiatorie (herding) o si produceva in lunghe e faticose rincorse nel tentativo di recuperare femmine, che erano riuscite ad allontanarsi con il rischio, tra l'altro, verificatosi in alcune circostanze, di perdere il resto del gruppo. Gli harem osservati hanno dimensioni variabili ma risultano in media composti da poche femmine (al massimo 5) con la presenza anche di individui giovani.

Censimenti

1) Censimento in ambienti aperti
I dati relativi al censimento che ha prodotto il maggior numero di osservazioni contemporanee sono riportati riassumibili in 20 esemplari osservati che non ci ha permesso di valutare correttamente la popolazione.

2) Riconoscimento individuale dei maschi adulti
Durante la stagione riproduttiva sono stati riconosciuti individualmente, con certezza, 15 maschi adulti. Da questo dato, confrontando la struttura di popolazione di altri nuclei di daino, si è giunti ad una stima della consistenza della nostra popolazione. La piramide naturale di età del daino, ci consente di stimare il numero di maschi presenti nell'intera area di studio in 72 esemplari che porterebbe, qualora vi fosse una proporzione fra i sessi di 1:1 come quella naturale, ad una popolazione complessiva di 144 animali.

Risultati

La ricerca durata oltre tre anni ha permesso la conoscenza di alcune caratteristiche di una popolazione di daini mai studiata prima.
Dai risultati ottenuti di possono evidenziare alcuni punti importanti relativi allo status della popolazione, e si possono evidenziare elementi utili per lo studio di popolazioni di daino che vivono in situazioni ambientali (nel significato più ampio del termine) simili.
Le strategie riproduttive adottate da questa popolazione hanno evidenziato l'esistenza di una struttura tipica di animali con un rapporto maschi femmine non equilibrato e quindi sottoposti a prelievo non selettivo che, considerando che la specie al momento non è oggetto di caccia, è riconducibile ad un continuo bracconaggio.
Questo dato viene confermato dalla difficoltà di utilizzo dei metodi classici di censimento che con questa popolazione non hanno dato risultati interessanti. Solo con il riconoscimento individuale dei maschi nel periodo degli amori si è riusciti a stimare il numero di animali presenti nel territorio senza pero avere una buona conoscenza della suddivisioni in classi di età e di sesso. Inoltre la stima è riduttiva, in quanto la struttura di popolazione di riferimento è caratteristica di una popolazione animale, che al contrario di quella studiata, sottoposta a pressione selettiva naturale o a caccia di selezione. In riferimento a popolazioni che occupano territori con caratteristiche ambientali simili la densità risulta molto bassa (7 capi ogni 100 ha). Si ritiene che in ambiente appenninico settentrionale si possano mantenere densità di popolazione intorno ai 20 capi ogni 100 ha.
Di particolare interesse sarebbe condurre questa specie a densità più elevate producendo così molti benefici:
1. Il mantenimento di grandi erbivori selvatici per garantire un buona funzionalità degli ecosistemi naturali.
2. Nell'area di studio è presente il lupo che provoca rilevanti danni agli allevamenti bovini allo stato brado. Studi compiuti in Italia hanno dimostrato che la presenza di un gran numero di ungulati selvatici riduce la predazione sulla fauna domestica (Mattioli etal, 1994).
3. Incremento del turismo naturalistico.
4. Possibilità di esercizio venatorio legale, effettuato con criteri scientifici e metodo selettivo su una porzione della popolazione. Questo tipo di prelievo è conseguente alla conoscenza quali-quantitativa della popolazione e al controllo capillare del bracconaggio. Nelle regioni nord orientali ha prodotto un sensibile aumento delle popolazioni di ungulati (Perco, 1987).
5. Utilizzo economico a basso impatto ambientale di vaste aree largamente improduttivo con un rapporto costi-benefici competitivo sul piano interno ed internazionale (Tosi & Toso, 1992).
Rimane da valutare la problematica rappresentata dallo status di specie non autoctona del daino, la cui presenza, quindi, dovrebbe essere limitata agli areali già occupati.

Proposte di gestione

Valutata la natura alloctona della specie e l'attuale assenza di altri grossi ungulati nell'area nel caso si volesse raggiungere una migliore strutturazione in classi di età e sesso di questa popolazione di daino con i benefici prima indicati è necessario avviare una concreta gestione di questa popolazione di ungulati.
La gestione che deve essere avviata in un ottica provinciale all'interno del piano faunistico e del piano del parco dell'Antola e deve tenere conto degli obiettivi primari da essa indicati.
Nel breve periodo per migliorare lo status della popolazione di daino del Brugneto sono necessari alcuni interventi senza i quali l'attuale popolazione continuerà a versare nelle condizioni descritte in questo lavoro.
Gli interventi in ordine di priorità sono:

- Controllo del bracconaggio. Questo può essere attuato con un capillare controllo del territorio da parte degli organismi preposti a cui si aggiungerà anche il personale del parco naturale regionale del monte Antola istituito con la legge regionale n. 12/95. Il bracconaggio può essere diminuito anche creando degli interessi conservativi locali legati alla possibilità, quando e se la popolazione animale raggiungerà la consistenza necessaria, di effettuare prelievi selettivi da parte delle stessi cacciatori locali.
- Tutela dei siti riproduttivi. Il disturbo dovuto alla presenza di cani, cercatori di funghi ed escursionisti nei territori riproduttivi diminuisce la capacità riproduttiva della popolazione. Di fondamentale importanza diventa quindi la tutela dei siti riproduttivi. Si dovrebbe:
1. vietare per poco meno di 20 giorni l'anno, ad ottobre, in una zona di 100 ettari, la raccolta dei funghi;
2. controllare le squadre di cinghialisti che operano sui confini dell'oasi presente nella zona;
3. valutare la possibilità di avvertire a mezzo cartelli la delicatezza dell'area eventualmente vietando l'uscita dai sentieri come succede nel Parco naturale regionale dell'Argentera per gli Stambecchi. Nello stesso tempo si potrebbero effettuare visite guidate nella zona.

- Verificare annualmente quali-quantitativamente la popolazione attraverso censimenti e controlli delle strategie riproduttive al fine di migliorare e affinare gli interventi gestionali.

Sono invece sconsigliati:
- immissione di altri daini per non aumentare l'espansione dell'areale della specie in Liguria
- il foraggiamento che oltre a provocare una dipendenza degli animali da fonti alimentari non naturali potrebbe produrre densità biotiche superiori alla capacità di carico dell'ambiente diminuendo le capacità selettive dell'ambiente.

Per la gestione di questa popolazione i soggetti interessati sono due: l'Ente di gestione del Parco naturale regionale del monte Antola istituito con la legge regionale ligure 12/95 e la Provincia attraverso gli ambiti territoriali di caccia previsti dalla legge nazionale sulla salvaguardia delle specie omeoterme n. 157/92. La legge regionale figure n.12/95 consente al parco con lo strumento del piano previsto dall'art. 17 di predisporre gli interventi volti al "raggiungimento e mantenimento degli equilibri faunistici". Questi interventi sono definiti dall'art. 43 della stessa legge che indica gli interventi ammessi che sono:
1. gli abbattimenti selettivi suddivisi in quantitativi e qualitativi,
2. le catture sia a scopo scientifico sia a scopo di ripopolamento
3. le reintroduzioni di specie competitrici e di specie autoctone
Questi interventi tecnici verranno definiti da un apposito regolamento faunistico. In questo ambito l'Ente parco in stretto rapporto che la
Provincia di Genova potrà gestire finalmente questa popolazione animale trasformandola anche in una risorsa per la popolazione locale.


Bibliografia

- A.a.v.v. (1991) - I Cervidi: biologia e gestione. Documenti tecnici, INFS, Bologna.

- Apollonio M. & Toso S. (1988) - Analisi della gestione di una popolazione di daini e delle sue conseguenze sui parametri demografici e biometrici. Atti del I convegno dei Biologi della Selvaggina. Supplemento Ric. Biol. Selvaggina XIV. INFS, Bologna 525 - 540.

- Fowler & Cohen (1993) - Statistica per ornitologi e naturalisti. Muzzio, Padova.

- Mattioli L., Strilgioni F., Centofanti F., Mazzaronev., Siemoni N., Lovari C., Crudele G., (1994) Alimentazione del lupo nelle foreste Casentinesi: relazione con le popolazioni di ungulati selvatici e domestici. Appunti corso regionale di aggiornamento sul riconoscimento dei danni da predazione da canidi provocati al patrimonio zootecnico. Regione Liguria.

- Marsan A., Spanò S., Tognoni C. (1993) - La ricomparsa del capriolo e del daino nell'Appennino settentrionale. Atti del VII convegno dell'associazione Alessandro Chigi per la Biologia e la Conservazione dei Vertebrati., Supplemento Ric. Biol. Selvaggina XXI . INFS Bologna. 288-298.

- Marsan A. & Spanò S. (1992) - Il capriolo e il daino in Liguria. Regione Liguria. Microart's Recco.

- Meriggi A. (1995) - Aspetti dell'ecologia del lupo in provincia di Genova e territori limitrofi. Provincia di Genova - Microart' s Recco (Genova).

- Spagnesi M., Toso R., Cocchi R., Trocchi V., (1993).- Documento orientativo sui criteri di omogeneità e congruenza per la pianificazione faunistico-venatoria. INFS, Bologna. Documenti Tecnici, 15.

- Tosi G. & Toso S. (1992) - Indicazioni generali per la gestione degli ungulati. INFS, Bologna Documenti tecnici, 11.

 

* Naturalista, libero professionista