Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 24 - GIUGNO 1998
 

Editoriale


Sono sempre più frequenti sui giornali e sui teleschermi le immagini in cui il Presidente del Consiglio, i ministri, i rappresentanti istituzionali di Regioni ed Enti locali, gli esponenti sindacali, confindustriali e delle più varie e diverse associazioni di categoria riuniti intorno a tavoli affollatissimi discutono, sottoscrivono accordi e talvolta litigano per tornare però quasi sempre a sedersi al tavolo della concertazione. Un termine entrato ormai prepotentemente nel linguaggio comune e così accreditato che quando accade, perché accade ovviamente, che la concertazione registri qualche intoppo e rischi di andare in crisi, tutti si affrettano a giurare che comunque non intendono assolutamente rinunciarvi o sottrarvisi.
Non si tratta naturalmente di una novità in senso assoluto perché di tavoli di concertazione ce ne sono stati anche nel passato specie a livello istituzionale, ma è fuor di dubbio che essa non è stata mai praticata e ricercata con tanto impegno in tutti i comparti della vita pubblica.
Anche al Ministero dell'Ambiente le cose per i parchi sono cambiate e per loro c'è oggi ben altra considerazione rispetto al passato anche recente, ma questa nuova "disciplina" stenta ancora a divenire pratica quotidiana. Può capitare perciò che nel definire gli "strumenti attuativi dei progetti" del programma stralcio di tutela ambientale che pure prevede interventi nelle aree protette figurino a supporto dell'ANPA intese con le regioni, gli enti locali, convenzioni con Enti pubblici nazionali, il CNR le Università, le ferrovie, I'Anci, la Federambiente, Cispel ed altri soggetti privati ma non i parchi e la loro associazione. Ora alla conservazione della natura vi è un nuovo direttore e noi ci auguriamo che ciò possa contribuire a rendere più diretto il dialogo e più stretta la collaborazione.
Ci aspettiamo naturalmente anche altro.
A quasi un anno dalla prima Conferenza nazionale sulle aree protette, ad esempio, non è chiaro cosa si intende fare per dargli concretamente un seguito.
Non va bene che dopo aver soppresso con legge anche le sedi di confronto istituzionale esistenti vedi il comitato stato regioni - non ci si preoccupi di individuarne e crearne di nuove più efficaci
Possibile, ed è un esempio fra i tanti, che a nessuno sia venuto in mente che il Giubileo poteva essere una grande opportunità anche per i parchi nazionali e regionali visto che al loro interno si trovano le più straordinarie testimonianze della cultura religiosa del nostro paese?
Vale per il Ministero ma anche per le Regioni con le quali non è facile - anche se specialmente con alcune i rapporti sono buoni - trovare momenti di costruttivo confronto e soprattutto una continuità nei rapporti ai quali ci auguriamo possa contribuire positivamente la costituzione dei coordinamenti regionali della nostra associazione.
Insomma per quanto ci riguarda noi continueremo a ricercare sia con il governo che con le istituzioni decentrate quella "leale collaborazione" di tutti i soggetti interessati alla politica delle aree protette così da evitare anche il ripetersi di scollamenti ed errori.
Parchi nazionali e regionali stanno nella stessa barca e prima se ne prenderà atto meglio sarà per tutti. E sono nella stessa barca sia per quel che concerne la ripartizione delle risorse finanziarie sia la programmazione degli interventi. Noi confidiamo che prima o poi il buonsenso abbia la meglio sui bizantinismi che forse appagano qualche leguleio che dei parchi sa poco o nulla, ma sicuramente non fanno bene alla politica delle aree protette.
Il governo e le rappresentanze istituzionali delle regioni e degli enti locali si apprestano a dare attuazione alla legge Bassanini in un clima di collaborazione corroborato dalle positive intese raggiunte in Bicamerale sul federalismo. Noi lavoreremo perché questa collaborazione riguardi anche i parchi nazionali,regionali e locali. Ci sia consentito perciò, specialmente dopo la manifestazione del 9 maggio a Roma che ha confermato se ce n'era bisogno che i parchi e la loro organizzazione sono ormai una concreta realtà che dovrebbe rallegrare chiunque abbia a cuore una seria politica di tutela, di aggiungere una notazione a proposito di una questione che rischia ormai di essere agitata in termini assolutamente pretestuosi e impropri. Alla commissione ambiente del Senato la discussione sulle modifiche alla legge 394 ha registrato una battuta d'arresto che ha riaperto una querelle sulla opportunità e i rischi di una revisione della legge. Diciamolo ancora una volta visto che qualcuno fa orecchie da mercante. La legge 394 è una buona legge che ha dato ottimi risultati. Alcune delle ispirazioni più innovative della legge a cominciare dalla "leale collaborazione" sono rimaste però lettera morta.
E quando, come abbiamo ricordato, si è proceduto alla soppressione del comitato per le aree protette modificando in un punto estremamente qualificante la legge, coloro che oggi ne ribadiscono la assoluta intangibilità non hanno battuto ciglio. Qualcuno si è giustificato adducendo l'argomento che la richiesta l'hanno fatta le regioni. Ma questo non spiega perché a fronte di altre richieste sicuramente meno infelici di questa, si ribadisca invece che la legge è intoccabile. In ogni caso quel che ci preme ricordare è che il modo più efficace, e meno pretestuoso, per difendere una buona legge è quello di metterla nelle condizioni di funzionare al meglio in tutte le sue parti.
E se proprio si temeva e si teme - a nostro avviso ingiustificatamente - che solo la legge 394 non possa essere migliorata come è avvenuto e sta avvenendo invece senza drammi e disastri per altre importanti e buone leggi coeve della legge quadro, perché non si è approfittato - come aveva saggiamente indicato la commissione ambiente della camera - della legge Bassanini per introdurre opportune e attese innovazioni? perché coloro che più si oppongono a qualsiasi miglioramento della legge sono gli stessi che si sono caparbiamente opposti ad una applicazione più coraggiosa della Bassanini in materia di parchi e di protezione della natura?
Di sicuro non si è fatto un buon servizio alla legge 394 interpretandola come è awenuto in occasione della legge 59 come un concentrato di poteri burocratici ministeriali intrasferibili non già alle regioni o agli enti locali ma più semplicemente ai parchi nazionali. Qualche drammatizzazione in meno e qualche comportamento coerente in più gioverebbe senz'altro ai parchi e sgombererebbe il terreno da polemiche artificiose e ingiustificate.