Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 24 - GIUGNO 1998
 

Per un turismo sostenibile a tutela e valorizzazione delle aree marine protette in Sardegna.
Mauro Moledda*
 

Il territorio come laboratorio dei valori di cultura e natura
L'anno 1997 ha rappresentato per la regione Sardegna una chiave di possibile svolta verso una nuova cultura del turismo che veda, nel rapporto uomo-natura, I'interazione dei fattori di tutela, di economia e del miglioramento della qualità della vita. Il felice accordo Stato-regione (già previsto dalla L. 394/91) firmato a Roma in data 22 aprile 1997 dal Ministro dell'Ambiente (Edo Ronchi), dal Presidente della Giunta Regionale (Federico Palomba) e dall'Assessore Regionale alla Difesa dell'Ambiente (Pasquale Onida) per l'istituzione di quattro aree protette marine e il gran lavoro svolto per quanto attiene la soluzione dei problemi legati al Parco Nazionale dell'Arcipelago della Maddalena, dell'Isola dell'Asinara e la ripresa del processo istitutivo per il Parco Nazionale del Gennargentu, hanno costituito un importante momento di concertazione e confronto con il territorio al di fuori di decisioni centralistiche e nel pieno riconoscimento della autonomia degli Enti Locali nella gestione del loro territorio. A questo quadro va aggiunto l'accordo a livello nazionale e a livello regionale tra Lega Pesca e Legambiente che, congiuntamente hanno lavorato per diffondere presso le categorie di pesca una autoresponsabilizzazione e una cultura di tutela e valorizzazione della risorsa legata alle attività in mare ed in laguna.
La Sardegna tra le altre regioni italiane viene quest'anno a perdere un primato, quello di essere stata l'unica regione italiana a non avere ancora istituito aree protette, nonostante morfologicamente, e data la sua insularità, sia quella con il maggior sviluppo costiero (1.870 km ) rispetto alla superficie territoriale (24.000 kmq). Se a questo aggiungiamo la bassa utilizzazione turistica del sistema costiero ed interno nonostante la straordinaria abbondanza e diversità di risorse naturalistiche e di beni storicoculturali, viene da chiedersi come mai tutte queste potenzialità non siano state valorizzate a fini turistici. Occorre tener inoltre presente che, I'attività di pesca lungo la fascia costiera (principalmente di piccola pesca) è concentrata in siti che per loro conformazione morfologica e tradizione storica ne rappresentano la vera memoria storica (Golfo di Oristano, Alghero e Golfo dell'Asinara, Golfo di Palmas, Golfo di Cagliari e, sulla costa orientale il Golfo di Olbia), ambiti territoriali per lo più interessati dall'istituzione dei Parchi o delle Aree Protette Marine. Il capire quanto le tematiche ambientali siano trasversali allo sviluppo può aiutare nella impostazione di programmi ed azioni che portino ad affermare sempre più il principio del "fare impresa" nelle aree protette e come queste possano divenire il vero "laboratorio dei valori di cultura e natura". La nuova strada per un corretto sviluppo socio-economico vede, come direttrice principale lo Sviluppo Sostenibile, uno sviluppo sostenibile integrato ed ampliato ai settori della cultura e della tradizione, dell'artigianato, della p.m.i., del turismo ecc., capace di produrre gestione attiva del territorio e partecipazione diffusa delle comunità locali.
 

Carico antropico ed impatto ambientale del turismo
E diffusa la definizione che il turista anche solo per l'essere presente su un territorio produce delle modificazioni all'ambiente che lo circonda (ciò comporta quindi l'avvio di un processo di modificazione ambientale e strutturale per le infrastrutture necessarie) che trova compensazione per i ritorni economici nel breve periodo e per la risposta data in termini di soddisfacimento da parte dei fruitori.
Questa tendenza che riproduce antichi pensieri e comportamenti circa l'industria dell'ospitalità come centro della attenzione produttiva e del consumo "verde", sta andando a modificarsi nel tempo con l'affacciarsi di una nuova fascia di domanda turisti-
ca, quella legata alla fruizione e scoperta delle risorse naturali e culturali che vede nascere nuove forme di cultura dell'ospitalità unitamente ad azioni legate alla tutela e protezione della natura. Nel nuovo modo del fare turismo si afferma sempre più il predominio del bene ambiente. Riflettere sugli impatti che la pressione turistica (soprattutto quella legata al marino-balneare) produce nel breve periodo sul territorio e sull'organizzazione dei servizi, aiuta a capire quali strategie adottare affinché la risorsa di richiamo venga tutelata con la possibilità di trasferirla come valore a chi arriverà dopo di noi. E evidente che quanto detto per le parti di territorio a terra, valga anche per quanto concerne la tutela del mare e la valutazione dello sforzo di pesca in aree bentoniche spesso delicate e preziose per la loro biodiversità ma oggetto purtroppo, vista la scarsità dei controlli, ad attività abusive e allo strascico esercitato prevalentemente da flottiglie che nulla hanno a che vedere con la gran parte dei pescatori locali.
E vero che il problema mare non è risolvibile solo in base ad azioni localizzate ma molto ancora possiamo fare per minimizzare impatti altrimenti devastanti nel breve medio periodo.
 

Il target, la diversificazione e localizzazione dei servizi offerti al turismo
Un'area protetta (marina o terrestre che sia) esprime, per il semplice fatto di esistere, diversificati fattori che influenzano non solo il cambio culturale delle popolazioni insediate ma anche l'immagine stessa del contesto urbano e territoriale, soprattutto in termini di rendita di posizione, ed i beni edilizi e fondiari della stessa comunità residente.
L'interessante dato emerso dalla ricerca svolta dal B.I.C. e Lega ambiente (con la collaborazione di CRESME srl. e SERICO srl.), sull'aumento del 25% medio del valore degli immobili nelle aree dei tre parchi nazionali, sta ad indicare un reale mutamento dei desideri del turista e di soddisfazione del residente. Il nuovo target di riferimento guarda sempre di più alla qualità del contesto insediativo, alla rarità o unicità del bene, al "marchio" del valore naturale (sia esso il prodotto dell'attività di pesca che di quelle legate all'agricoltura e all'allevamento), alla capacità attrattiva turistica della zona; siamo di fronte quindi ad un fenomeno fortemente evolutivo della domanda dove, la localizzazione, la dotazione di verde e la qualità edilizia (in subordine), acqui-
stano maggiore importanza anche rispetto ai servizi. La scelta dello stare in un luogo o dell'abitarci stabilmente o saltuariamente, è sempre più condizionata dalla qualità della vita e dall'immagine che esso dà di sé all'esterno. I temi della manutenzione e gestione del patrimonio naturale e di quello edilizio ricettivo, si impongono alla nostra attenzione con sempre maggior forza, creando di fatto un superamento della politica erronea della seconda casa che tanti problemi ha creato lungo le fasce costiere italiane e sarde in particolare.
La localizzazione dei servizi e la realizzazione delle infrastrutture necessarie deve rispondere a scelte ponderate che non sottraggono valore al paesaggio, alla natura e cultura dei luoghi, ricordando sempre che prendere delle decisioni non significa raggiungere il risultato ma che occorre considerare quei momenti come punto di partenza di un processo evolutivo.
 

La destagionalizzazione e l'integrazione mare-montagna
Il fenomeno turistico in Sardegna è stato da sempre orientato verso il turismo marino-balneare; dagli anni '60 ad oggi la vera concentrazione turistica ha riguardato ambiti nei quali forte era la dotazione di servizi e creando all'esterno di essi inutile sottrazione di suolo con una dissennata politica delle seconde case. In totale assenza di un Piano del Turismo e di un Piano delle Coste e dei litorali, ci si è affidati all'improvvisazione con il miraggio del creare comunque e ad ogni costo occupazione
Questo processo di falso sviluppo ha prodotto di fatto un impoverimento culturale e false attese di crescita economico-sociale, sottoponendo parti del territorio a stress e collasso delle deboli infrastrutture di servizio e di trasporto. Va oggi segnalato che, da un certo un momento temporale, diverse realtà singole o organizzate in gruppo hanno iniziato ad intraprendere iniziative imprenditoriali mirate alla delocalizzazione dei flussi turistici e soprattutto alla tutela e valorizzazione di porzioni del nostro territorio interno, offrendo di fatto una seppur piccola risposta alla nuova domanda turistica. Il settore pesca è stato finora avulso da questo seppur embrionale processo, nonostante le notevoli potenzialità che potrebbe mettere in campo: il rito della Tonnara, le antiche peschiere di Cabras, le sagre (oggi non legate ed estemporanee) della Madonna del Mare, le tradizioni manuali e gastronomiche che caratterizzano e diversificano gli ambiti di pesca. Per un reale e partecipato processo di sviluppo sono pertanto necessarie forti azioni di sensibilizzazione, educazione e formazione dirette non solo ai pescatori, ma alle loro famiglie, mogli e figli che spesso sono estranei all'attività del capofamiglia e che invece potrebbero intraprendere iniziative a sostegno del settore attivando sinergie ed interesse nel circuito del turismo naturalistico e culturale.
La strada da percorrere, per arrivare ad un processo di destagionalizzazione del turismo è proprio quella della valorizzazione dei valori culturali e ambientali della nostra isola, diffondendo la conoscenza delle tradizioni locali e delle risorse naturali e storico-culturali. Per pervenire a questo obiettivo sarà necessario sviluppare forme di integrazione tra i servizi costieri e quelli montani, creando di fatto una maglia concertata di servizi che ampli il pacchetto dell'offerta a periodi più ampi che non i 40-50 giorni tra i mesi di luglio e settembre. La futura e auspicata istituzione dei Parchi Regionali e del Parco Nazionale del Gennargentu oltre che chiaramente delle Aree Protette Marine non ancora istituite (Capo Carbonara e il Capo Caccia), può aiutare a diffondere azioni capillari di informazione e promozione su nuovi itinerari mare-montagna da percorrere, rendendo maggiormente partecipi le comunità locali con azioni di sviluppo sostenibile diffuso.
L'importanza è il riconoscimento delle ruolo polifunzionale delle aree rurali, può infatti portare a definire strategie dell'ospitalità più organizzate come "l'albergo diffuso", "I'agriturismo" e il "turismo rurale", attività che rilanciando il ruolo degli "emarginati storici" li riavvicini a un sistema di relazioni con il mare, per l'ottenimento di comuni benefici e per l'immagine stessa e la qualità della nuova offerta.
 

L'educazione al cambiamento e la professionalità
Per perseguire gli obiettivi sopra esposti, è imprescindibile una forte azione educativa al cambiamento e all'acquisizione di professionalità. In questo va dato merito all'azione educativo-informativa svolta dalle Associazioni Ambientaliste e dagli Istituti di Ricerca senza rinunciare a implementare i programmi e i finanziamenti che l'Istituzione deve necessariamente mettere in campo per la formazione delle
persone che opereranno nelle aree protette marine e terrestri e per quei servizi informativi e di sportello che possono trovare vasta diffusione nel territorio. La nuova impresa va costruita sulla base della conoscenza e presenza assidua nel territorio; superare il centralismo significa anche trovare risposte locali dirette e attività propositiva da parte di chi amministra il bene comune.
 

Un sistema a di rete a servizio della natura, cultura ed economia
Le aree protette marine e terrestri offrono alle popolazioni locali e agli operatori del settore, come accennato, la possibilità di uscire fuori dallo storico isolamento e di guardare al mondo con un nuovo interesse.
Una delle cose maggiormente sentita da chi si confronta sui temi del turismo naturalistico-culturale e con la gestione di ambiti ad elevato valore ambientale è la necessità di scambiare esperienze e conoscenze fuori dai ristretti ambiti del suo territorio.
Un sistema di rete che metta in relazione e contatto ad esempio, le aree protette marine italiane del Mediterraneo, costituirebbe un primo importante passo per l'avvio di scambi di esperienze gestionali e promozionali. La realizzazione di ciò, darebbe maggior peso e forza a programmi legati alla ricerca scientifica, alla formazione ed educazione transfrontaliera e all'offerta su ben più vasti mercati di un pacchetto turistico differenziato che esalti la biodiversità, le culture e le produzioni dei luoghi.
In Sardegna è sempre più presente e sentita la necessità di creare un Consorzio tra le realtà costiere interessate dalle Aree Protette Marine e dai Parchi Nazionali, la realizzazione di ciò creerebbe i presupposti per la creazione di una più vasta intesa con le altre realtà nazionali e mediterranee con la possibile creazione di un unico marchio capace di diffondere e promuovere l'immagine Italia nell'ambito dei mercati Europei ed Internazionali.



Conclusioni
Siamo quindi all'inizio in un lungo ed articolato processo di confronto, conoscenza e sviluppo, all'interno del quale le varie iniziative come la Rassegna di Ustica e Parco Produce costituiscono un reale momento di scambio d'informazioni tra real-
tà territoriali spesso distanti e poco comunicanti tra loro. Le realtà insulari e del "continente" unite fisicamente dal mare devono trovare nel sistema di rete quella continuità territoriale spesso negata dalle politiche nazionali, ed essere propositrici attraverso gli Enti Locali, Associazioni, Istituti di Ricerca e organismi gestionali di nuovi e sentiti
programmi e progetti di tutela e sviluppo sostenibile che invertano le vecchie tendenze di emarginazione del mare e che pongano con pari dignità al centro degli interessi internazionali, la natura e la vita del Mediterraneo.

*Legambiente-Sardegna