Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 25 - OTTOBRE 1998
 

Il Parco Nord Milano, 1983-1998:
riflessioni sopra un' esperienza
Francesco Borella*


C'è una macchia verde sulla carta di Milano dove la metropoli si confonde col suo hinterland settentrionale: è il Parco Nord Milano, Bresso, Cinisello, Balsamo, Cormono, Cusano Milanino e Sesto San Giovanni.

Una legge della Regione Lombardia negli anni settanta ha protetto quest'ultimo spazio inedificato con l'istituzione di un parco di cintura metropolitano, oggi in avanzato stadio di realizzazione, destinato a divenire il grande polmone verde del Nord milanese.
La storia del Parco Nord Milano potrebbe essere emblematicamente sintetizzata in due immagini: ieri e oggi. L'immagine di ieri è quella tipica dell'estrema periferia urbana, fatta di aree agricole residuali in attesa di trasformazione e disseminate di discariche abusive, di depositi all'aperto, di sfasciacarrozze, di orti spontanei, di baraccopoli più o meno mimetizzate tra gli orti e, da ultimo, di aree industriali dismesse in stato di abbandono. L'immagine di oggi è quella di una grande area verde, di un vero parco metropolitano, tuttora in corso di realizzazione e di completamento, ma già ben strutturato e definito.

In poco tempo un'area marginale e degradata, senza alcuna significativa presenza di verde, si è riqualificata trainando, positivamente anche se lentamente e gradualmente, in questo processo di recupero ambientale e urbanistico, l'intero settore metropolitano.
Ad oggi, sei milioni di metri quadrati dell' area destinata a parco possono essere suddivisi in tre grandi categorie di aree: quelle già sistemate a parco, quelle indisponibili, quelle in attesa.
Al primo gruppo appartiene poco meno di metà dell'area totale: circa 250 ettari è l'estensione delle aree ove il parco è realizzato, attrezzato e fruibile per i cittadini. La maggior parte di queste aree verdi sono concentrate nel settore nord-orientale, nel grande quadrilatero delimitato dai nuclei urbanizzati di Milano Bicocca, Bresso, Cinisello e Sesto San Giovanni e sul quale si affaccia indirettamente anche Cusano Milanino ove si trova anche l'aeroporto di Bresso.

E' questa l'area del parco più conosciuta e frequentata dai cittadini, è questa l'area che viene immediatamente identificata come Parco Nord; interventi di un certo peso e rilievo sono stati compiuti anche nel settore occidentale, ma più discontinui e sporadici. Un terzo circa dell'area (200 ettari) appartiene al secondo gruppo, quello delle aree disponibili, ed è rappresentato dalle attrezzature e dai servizi pubblici o di uso pubblico o comunque dall'edificazione anche privata consolidata e immodificabile (se non eventualmente, in tempi lunghi) e comprende le aree incluse nella zona edificabile dal Piano Territoriale di Coordinamento (20 ettari circa), l'ospedale Bassini, il Centro scolastico, i cimiteri di Brusuglio e di Bruzzano, due centri sportivi comunali, alcuni campi di calcio in concessione a società sportive, alcune attrezzature sportive private; comprende Vialla Manzoni e il relativo parco; comprende infine l'area aeroportuale e militare, tuttora demaniale e pertanto indisponibile (anche se vi sono fondate speranze di poterne acquisire una significativa porzione per la sistemazione immediata a verde).

L'ultima porzione dell'area vincolata comprende le aree in attesa, potenzialmente disponibili per la trasformazione a verde, di alcune di esse l'acquisizione e la sistemazione a parco è anzi già progettata e programmata a tempi relativamente brevi: si tratta o di aree agricole aventi collocazione strategica per il completamento dei progetti consortili o per la continuità dei percorsi ciclopedonali del parco, oppure di aree degradate delle quali si ritiene urgente il - recupero ambientale.
Altre aree invece non rientrano nei programmi consortili d'intervento a tempo breve o medio: ciò vale in particolare per alcune aree agricole compatte, per le quali la trasformazione a verde è differita nel tempo in considerazione della loro compatibilità col parco e della valenza di tutela territoriale intrinseca all'uso agricolo.

Come si è giunti a questo risultato? Quali, sinteticamente, le tappe essenziali del processo di istituzione, progettazione e realizzazione del parco. All'idea del Parco Nord possiamo attribuire una data di nascita: il 1967. In quell'anno l'assemblea dei Sindaci del P.I.M. (il Centro Studi Piano Intercomunale Milanese, istituito con l'obiettivo di elaborare un piano urbanistico di livello sovracomunale per l'area metropolitana) approvava il primo schema di "progetto generale di piano".
In tale progetto la creazione del Parco Nord Milano, inteso come grande polmone verde nel cuore della zona più densamente edificata ed a maggior rischio di saturazione del Nord Milano, era considerato prioritario. L'idea cominciava ad assumere concretezza nel 1970, quando il Consorzio Parco Nord Milano veniva istituito con decreto prefettizio; nel 1973 entrava in funzione; nel 1975 veniva riconosciuta dalla Regione Lombardia come parco regionale.

Il primo decennio (1973-1982) era dedicato all'attività di pianificazione urbanistica del territorio e di inizio della progettazione del parco; è del 1980-81 il primo intervento concreto di grande portata: l'acquisto delle aree di proprietà della Breda Finanziaria, dell'estensione di circa 120 ettari (un quinto dell'area vincolata); acquisto che aveva consentito al Consorzio di disporre di un primo nucleo compatto di aree sulle quali avviare i primi interventi. Per l'inizio della fase realizzativa si doveva attendere il 1983, quando una prima porzione dell'area ex Breda veniva rimboschita, secondo le metodologie della forestazione urbana, con la messa a dimora di circa 10.000 pianticelle.
Con questo primo impianto prendeva avvio un processo di sistematica, graduale formazione del "sistema vegetale Parco Nord"che oggi interessa circa 250 ettari di aree verdi: in queste aree si alternano boschi, radure calpestabili, filari, macchie arbustive, barriere vegetali, siepi, piccoli specchi d'acqua che, possiamo dire, sono il Parco Nord, un parco fatto essenzialmente di prati, alberi e di boschi, e, in misura minore, di acqua. L'attività di forestazione è stata prevalente nei primi anni, ma ben presto l'attuazione del Parco si è articolata in una pluralità e molteplicità di interventi. Possiamo rapidamente ricordare i principali:

  • Bonifiche ambientali e sgomberi:
    gran parte delle aree sulla quali si doveva intervenire per la formazione dei prati e degli impianti boschivi si presentavano come degradate ed esigevano anzitutto operazioni radicali di sgombero e bonifica; la più emblematica di tali operazioni, completata tra il 1986 e il 1988 è stata quella della "montagnetta", ex discarica della scorie d'alto forno delle Breda e poi, per molti anni, area abbandonata a discarica abusiva di ogni sorta di rifiuti, recuperata a parco ed oggi "fiore all'occhiello" del parco, così come molti altri "non luoghi" tipici della periferia più derelitta, divenuti oggi preziose e pregiate porzioni di parco;
  • Percorsi ciclopedonali e passerelle:
    dai pochi e primitivi percorsi in terra battuta dei primi anni, ben presto il sistema dei percorsi del Parco si è venuto arricchendo ed articolando, così da consentire una buona fruibilità e accessibilità ciclopedonale (indispensabile anche per mezzi di servizio) in tutte le zone del Parco; ad oggi, il sistema dei percorsi del Parco ha un'estensione di circa 30 km, equamente suddivisi in piste ciclabili in asfalto, percorsi pedonali in calcestre, percorsi ancora in terra battuta; fondamentali per garantire la continuità dei percorsi ciclopedonali del parco sono le "passerelle", che consentono lo scavalco delle arterie stradali che tagliano il parco e che sarebbero altrettante barriere invalicabili; entro il '98 la rete dei percorsi ciclopedonali sarà ulteriormente arricchita (sono in costruzione altri 2,2 km di piste ciclabili e 2 km di pedonali) e ancora di più lo sarà nei prossimi anni, sulla base dei progetti già definiti e finanziati e pertanto di prossima attuazione, riguardanti percorsi destinati sia alla fruizione delle aree verdi, sia al potenziamento delle connessioni con i nuclei abitati esterni. Nel 1986 prendeva avvio il recupero edilizio di villa Torretta, villa cinquecentesca di proprietà consortile in stato di grave degrado, con i primi interventi urgenti di puntellazione e copertura provvisoria dell'edificio; nel 1989 si provvedeva al distacco degli affreschi, con restituzione su tela; negli anni successivi si approvava la convenzione per il recupero della villa, affidata a privati in diritto di superficie per 60 anni, per la realizzazione di un centro congressi, del giardino pubblico, della passerella ciclopedonale sul viale Fulvio Testi e della nuova sede consortile nell'ala ovest dell'edificio, destinata ad ospitare una parte degli uffici del Parco; i lavori sono iniziati nel 1997, procedono a buon ritmo e si dovrebbero completare nel 1999.
    Nel 1990 erano stati avviati i lavori di ristrutturazione della "cascina", ove nel giugno 1993, a lavori conclusi, sono stati trasferiti gli uffici e la sede del Consorzio e il "Centro Operativo del Parco". In pochi anni tuttavia la cascina è divenuta insufficiente a contenere sia gli uffici che il settore operativo (che, entrambi, hanno avuto in questi anni uno sviluppo davvero imprevedibile) e pertanto è stato necessario dar corso ai lavori di ristrutturazione dell'ultimo edificio ancora non recuperato della vecchia cascina, l'ex edificio stalle, anche questi questi lavori si concluderanno entro il prossimo anno;
  • le attrezzature del Parco:
    si è cominciato con un primo nucleo di orti per anziani, circa un decennio fa: oggi i gruppi di orti consortili in funzione nel parco sono quattro (e presto saranno sei); ma anche il quadro complessivo delle attrezzature del parco si è arricchito: panchine, cestini portarifiuti organizzati per la raccolta differenziata, fontanelle, tavoli con panche per il gioco delle carte, l'area pic-nic, i campi gioco per i bambini, i campi bocce (10 distribuiti in cinque gruppi), il teatri no all'aperto, le scacchiere, piccoli campi di calcio, i punti di sosta attrezzati e gli "ingressi parco", l'ultimo dei quali, realizzato "in conto oneri" da parte degli operatori di un lotto edificato contiguo (e, naturalmente, esterno al Parco), comprende anche 4 campi bocce, un campo di calcio, un campo di pallacanestro-pallavolo, un complesso sportivo in concessione; e infine, importanti e costosi, anche se sempre insufficienti, i parcheggi; gli impianti: il condotto per l'adduzione dell'acqua del canale Villoresi; il sistema dei condotti in pressione per l'irrigazione del parco ed i relativi impianti, a goccia o a pioggia, oggi molto estesi e articolati (in particolare, servono anche a tutti gli orti per anziani, oltre che gran parte degli impianti arbustivi ed a filari del parco); e poi gli impianti di distribuzione dell'acqua potabile per le fontanelle e i "passacavi" per gli impianti elettrici;
    i laghetti: dopo una prima realizzazione pilota nel settore sud orientale del Parco, che ha caratterizzato significativamente l'area più prossima all'accesso da Milano, e in attesa di porre in attuazione il sistema dei laghetti progettato nel settore nord orientale (e per il quale il sistema di alimentazione del canale Villoresi è già predisposto), è in corso di realizzazione un secondo gruppo di piccoli specchi d'acqua nella zona della montagnetta. Premessa questa descrizione dell'attuale stato di realizzazione del Parco e delle tappe salienti del processo attraverso il quale si è venuto formando mi sembra opportuno uno proporre qualche riflessione da addetto ai lavori", dall'interno dell'esperienza Parco Nord, per sottolineare alcune sue specificità, di una certa rilevanza soprattutto nel contesto del nostro paese. In questo periodo, infatti, sono andato a rivedere il notiziario del Parco che era stato pubblicato nel 1988, dieci anni fa, a lavori da poco avviati, e mi è balzato all'occhio, con evidenza, il salto di qualità compiuto in questi anni.
    Quel lontano numero del notiziario conteneva più progetti che realizzazioni, più speranze che risultati, anche se quelle immagini di esili pianticelle messe a dimora in un'area marginale di periferia metropolitana erano state un segno forte di qualcosa che stava iniziando, di un processo avviato. Le pianticelle sono diventate bosco (e filari e siepi e bordi fioriti e radure), e la superficie sistemata a verde, allora modesta, è oggi molto vasta.
    Allora il paesaggio del Parco era ancora un po' indefinito, appena accennato e di difficile lettura; oggi è ben chiaro, caratterizzato, con segni forti e qualificanti. Allora non c'era la passerella di connessione ciclopedonale sulla via Clerici né tantomeno quella sulla via Berbera, messa in opera nell'agosto 1997, c'erano pochi percorsi in terra battuta, quasi nessuna attrezzatura. Oggi il sistema dei percorsi e delle attrezzature del Parco è ricco e ben articolato, con previsioni di ulteriori e rapide espansioni a breve termine.
    Allora l'ufficio del Parco, la struttura cioè preposta alla progettazione, realizzazione e gestione del Parco, era insufficiente (in parole povere, eravamo in "quattro gatti", con compiti molto più grandi di noi), ed era ospitata provvisoriamente in poche stanze in affitto recuperate in un'ala di Palazzo Dugnani, a Milano, presso il P.I.M.; oggi il personale del Parco è stato adeguato e potenziato, sia la sede del Parco che il suo "centro operativo" sono stati trasferiti nella "cascina", divenuta centro motore del Parco. Allora, il Parco era frequentato da pochi estimatori, prevalentemente cittadini degli immediati dintorni (tanto che qualcuno ci accusava di aver fatto un parco per pochi "radical chic") ed oggi invece il Parco vede davvero una fruizione di massa, particolarmente intensa nelle domeniche di bella stagione. Erano passati pochi anni da quando all'inizio dell'83, chiamato da Ercole Ferrario, da poco insediato alla Presidenza dell'Ente, ero approdato al Parco Nord e mi ero ritrovato ad affrontare una situazione non facile e, di fatto, a ricominciare da capo: eppure il Parco Nord già esisteva da dieci anni (e se ne parlava da quasi venti) ed erano stati prodotti molti studi, piani, progetti.
    Ma non esisteva ancora una sola area fruibile, o semplicemente ad attuazione avviata, il parco era ancora tutto da fare; la situazione debitoria era francamente inquietante (le "aree Breda", di circa 120 ettari, acquistati qualche anno prima, erano state pagate solo in piccola parte e i tassi di interesse che maturavano sul debito in quegli anni erano oltre il 20%); le risorse per farvi fronte dovevano essere "elemosinate" dagli enti consorziati, a loro volta alle prese un primo giro di vite sulla finanza locale; attorno, si respirava una specie di "vuoto pneumatico", fatto di diffidenza, di sfiducia, di rassegnazione; una crisi di credibilità del parco con la quale bisognava fare i conti e che si doveva rimontare, il più rapidamente possibile. Ripensando ad allora, il Parco Nord è anzitutto una scommessa vinta: tra tanti progetti rimasti sulla carta, ecco un progetto realizzato; in tema di parchi, poi, in un paese in cui gli unici grandi parchi sono quelli che abbiamo ereditato dai secoli passati, ecco un grande parco completamente nuovo, realizzato oggi, che si può vedere e giudicare non in progetto ma percorrendolo, passeggiandovi dentro, a piedi o in bicicletta. Scommessa vinta, in larga misura, grazie ad una scelta metodologica che, vista a distanza, si può considerare innovativa e coraggiosa, e che è scaturita da un'intuizione molto semplice: "Si decise scrivevo in una prima riflessione dell'88 - di mutare filosofia, nella convinzione che il parco non si sarebbe costituito se non gradualmente, in tempi lunghi, recuperando il degrado e riqualificando area dopo area, riconquistando poco a poco, sul campo, la credibilità in parte perduta. . .". Tale scelta semplicissima si rivelò vincente e ci consente di uscire dall'immobilismo e di avviare la politica dei piccoli passi, con i primi rimboschimenti, le prime bonifiche ambientali, i primi recuperi, le prime acquisizioni di nuove aree, sempre in base alle modeste risorse di bilancio che anno dopo anno si potevano riservare agli interventi attuativi, sottraendole alla destinazione prevalente che continuava ad essere il rimborso del debito Breda.
    In tale quadro, accettata in quanto senza alternative la filosofia della realizzazione graduale del parco, è stato essenziale acquisire capacità di operare con grande duttilità e rapidità, portando la progettazione e l'attuazione là dove si venivano riscontrando via via le condizioni più favorevoli per fare un passo avanti, per aggiungere un nuovo tassello al mosaico del parco in formazione.
    Anche al livello della progettazione, la scelta è stata dunque quella del "work in progress", dalla rinuncia al progetto rigido e predefinito nella consapevolezza che un parco territoriale di queste dimensioni e di questa collocazione non può essere che un'opera corale, a cui molte persone, nell'arco probabilmente di alcuni decenni, sono e saranno chiamate a portare il loro contributo: un progetto generale "aperto", definito nella grande maglia, nel disegno di grande scala e che poi, all'interno delle singole "stanze verdi", avrebbe consentito di operare per singole addizioni, proposte o reinterpretazioni, oggi ma anche domani e dopodomani, da parte di chi fosse chiamato a progettare quel tassello; progetto destinato quindi a continuamente integrarsi e definirsi e ridefinirsi, per successivi contributi e approfondimenti, anche tornando talvolta a modificare e integrare il già realizzato.

Né va taciuto, ed anzi opportunamente sottolineato, come in tale scelta del progetto "aperto", accanto alle incertezze sopra richiamate del quadro complessivo, siano state determinanti anche quelle relative allo "stato dell'arte", dell'architettura del paesaggio e della progettazione delle grandi aree verdi e degli spazi aperti, nel nostro paese (un secondo "esame di realtà", dunque, non meno importante del primo), sicché si è scontata, nell'esperienza del Parco Nord, una fase iniziale di ricerca inquieta, quasi di "andare a tentoni", di umile sperimentazione di tecniche e di modelli desunti dalle esperienze e dalla documentazione di altri paesi, con adattamento per quanto possibile alle condizioni locali, spesso sensibilmente diverse.

Di queste scelte progettuali essenziali, che si sono definite negli scorsi anni per il settore orientale (quello del "campo di volo") e che si stanno definendo oggi per il settore occidentale(quello più milanese) mi sono assunto in questi anni, nel bene e nel male, la responsabilità; non senza, tuttavia, un continuo supporto di collaborazioni in merito, che è prerogativa e ricchezza del metodo scelto e di quell'Ufficio del Parco che ne è stato il coerente strumento operativo (due nomi su tutti, per altrettanti doverosi riconoscimenti e sinceri ringraziamenti: quello dell'arch. Andreas Kipar, prezioso consulente per gli aspetti progettuali, e quello del geom. Roberto Zanata, insostituibile collaboratore per tutti gli aspetti gestionali e, proprio in tale ruolo, importante interlocutore anche nel momento progettuale). Il rischio di tale approccio poteva essere infatti quello di una certa eterogeneità di risultati, di una certa giustapposizione e successione di linguaggi e "filosofie" progettuali,; di frantumare il parco in tanti episodi slegati e disomogenei, laddove l'obiettivo era invece di comporre per successivi tasselli ed interventi un "sistema di verde" carattere di unità e coerenza; pericolo questo reale che, nel nostro caso, è stato evitato grazie all'aver potuto governare l'intera operazione attraverso una struttura consortile, una équipe di progettazione e gestione cresciuta in parallelo col Parco e che ho avuto l'opportunità di organizzare e dirigere fin dal suo nascere. E questo è un altro aspetto della realtà Parco Nord che merita certamente una sottolineatura: all'interno di un ente pubblico (il Consorzio lo è a tutti gli effetti) è stato possibile formare, tenere compatto e far crescere nel tempo, adeguandolo alle esigenze via via crescenti, un gruppo che ha pilotato e governato l'intero processo e che ora è in grado di garantire la gestione del parco: dalle poche unità iniziali alle 40 persone circa oggi, cui vanno aggiunti alcuni consulenti, alcuni obiettori di coscienza, un numero variabile di operai stagionali per parecchi mesi all'anno e, importante, una sessantina di guardie ecologiche volontarie, con compiti di vigilanza: un bel gruppo, ad un buon livello di competenza, di motivazione, di coinvolgimento in questa avventura realizzativa.

Coinvolgimento che in buona misura si estende, sia pure a livelli diversi, e nonostante la scarsità di pubblicazioni e di diffusione sistematica di informazioni da parte del Consorzio, ad uno strato relativamente ampio di cittadini della zona, di tecnici e amministratori locali, di opinione pubblica, di stampa locale e infine di "amici del parco", che si sono riuniti anche in associazione e che collaborano fattivamente, volta a volta a difendere, a stimolare, a promuovere, a sensibilizzare, a rivendicare, a fare insomma tutto ciò che un' associazione di cittadini organizzati su di un obiettivo di interesse collettivo può e deve fare; e che, per far questo, hanno anche dato vita ad un periodico, nel quale sono efficacemente dibattuti i vari problemi della vita del parco, sono attentamente seguite le tappe della sua crescita, sono descritti progetti che ne sono lo strumento. Un buon livello dunque di partecipazione alla vita del Parco, che non passa attraverso alcuna forma di "ascolto strutturato", ma che vive di una prassi di interlocuzione costante (non priva ovviamente di momenti di conflittualità), di un ascolto reale, di fatto. Altro punto importante di questa riflessione sull'esperienza Parco Nord, cui già più volte si è accennato per inciso, è l'esperienza di gestione e anche questa è una novità metodologica non da poco per il nostro paese soprattutto. Un parco gestito: non cioè un parco realizzato "inaugurato" e poi abbandonato a se stesso (e spesso agli usi più impropri e ai fruitori meno compatibili) ma curato giorno per giorno, sotto il profilo della manutenzione ordinaria e straordinaria, delle cure colturali, dell'irrigazione di soccorso, della vigilanza, della pulizia e, in misura sempre maggiore, anche della promozione ed animazione, della organizzazione cioè e dell'accoglimento di feste, incontri, manifestazioni varie, sempre selezionati sotto il profilo dell'interesse collettivo e della compatibilità col Parco. Viene cioè rivolta grande attenzione a far vivere il parco, a farne non solo un grande spazio per la ricreazione e il tempo libero, ma anche occasione e momento educativo per i cittadini e, in particolare, per i giovani e le scolaresche, per le quali è organizzato un servizio di visite guidate ed un'attività specifica di educazione ambientale.

L'esperienza ci ha insegnato che quello della gestione è uno degli aspetti più delicati dell'operazione parco; inutile fare un parco se non si è in grado di gestirlo (e la gestione deve cominciare subito, il giorno dopo la chiusura del cantiere); una cattiva, insufficiente o, peggio, inesistente gestione incide a breve termine sulla qualità stessa del parco, spesso sulla sua sopravvivenza. Il Parco Nord, oggi, è dunque una scommessa vinta, un grande parco realizzato, gestito, partecipato.
Soprattutto, è un processo innescato: e questo credo sia l'aspetto più importante, più meritevole di forte sottolineatura ed attenzione, quasi come considerazione conclusiva di questa lunga riflessione sopra la nostra esperienza. Il Parco Nord è lo strumento attraverso il quale un'area marginale e degradata di periferia metropolitana (quella ripresa da Antonini alla fine degli anni cinquanta, nel film, come emblematica di quella periferia) è diventata un'area pregiata, un grande polmone verde; è lo strumento che ha innescato un processo di grande trasformazione, che ha i tempi medio-lunghi e che ha contenuti di riqualificazione ad un tempo umanistica, ambientale e paesaggistica; è un fattore di miglioramento della qualità della vita, misurabile e quantificabile perfino in termini di incremento di valore degli immobili per una significativa fascia all'interno del suo perimetro (incremento di valore degli immobili la cui sommatoria supererebbe di gran lunga i costi di realizzazione e gestione del Parco); un'analisi sui costi/benefici di gestione del Parco è disponibile qui di seguito, a margine e a commento del "prospetto generale delle spese". Purtroppo, passando dal "campo stretto" del parco al campo più allargato dell'intera area metropolitana, la possibilità di intervento attivo del Consorzio Parco per favorire l'irradiarsi di questo processo nelle aree urbanizzate circostanti con provvedimenti coerenti consequenziali e assolutamente minimali "bordo parco" è esterno al perimetro del parco e quindi fuori dalla nostra competenza; pertanto non può né essere ridisegnato e riprogettato né tantomeno essere soggetto di intervento contestuale alla attuazione dell'area verde; è d'altronde evidente che il bordo parco che ci ritroviamo oggi è spesso casuale e banale, quando non degradato, una specie di "retrobottega" della città costruita, un impedimento all'irrigazione sia funzionale che morfo-paesistica tra il parco e la città.

La riprogettazione di tale situazione irrisolta, di tale "fascia dei contrasti", sarebbe assai importante per ridefinire le relazioni parco-città nella zona d'interfaccia, una delle zone più delicate del parco; ed è evidente che tale riprogettazione, oltre che operazione di ridisegno, dovrebbe soprattutto consistere di ricollocazione di funzioni pubbliche o di interesse pubblico, servizi, attrezzature sportive, ricreative, culturali, parcheggi diversamente da alcuni recenti progetti di parchi per Milano", che sembravano piuttosto ipotizzare per i bordi parco una indiscriminata edificazione); ora, evidentemente tale progetto non compete al Parco, e non sempre l'interlocuzione tra enti pubblici è di fatto facile e concretamente praticata. Se il parco da solo non risolve dunque i problemi strutturali della città e non può supplire alle carenze complessive del progetto urbano, che vanno affrontate come tali, si deve e si può tuttavia aver fiducia nella forza del processo innescato, il cui irradiarsi in qualche misura è già oggi visibile nei tessuti insediativi circostanti.

Nonostante l'impossibilità di incidenza diretta sul "bordo parco" e sulle aree esterne non è esagerato affermare che il Parco è fattore rilevante e insieme motore di una trasformazione territoriale di vasta portata, parte essenziale del processo di riprogettazione della città che in questa fase e in questo settore metropolitano caratterizzato da fenomeni di deindustrializzazione e di grandi trasformazioni e riassetti "epocali", assume significati particolarmente rilevanti e si pone dunque come compito primario, eminente e non dilazionabile (senza con questo indulgere ad una rappresentazione consolatoria del Parco come "isola felice" né come alibi per non vedere il degrado circostante - caro Di Fidio - sono come sempre d'accordo con te! ma, anzi, facendo di questa "scommessa di qualità ambientale" che è il Parco il no più perentorio all'accettazione dell'assuefazione al degrado).

Il Parco Nord, tenuto conto dei progetti già avviati o già finanziati e che si andranno a realizzare nei prossimi anni, si può considerare, nella sua struttura essenziale, nella sua ossatura portante, completato. Entro pochi anni, sarà disponibile per i cittadini un sistema continuo di aree verdi pubbliche (in parte intersecato e interconnesso ad aree agricole ancora private e a grandi attrezzature pubbliche già esistenti: scuole, ospedali, cimiteri, attrezzature sportive, aeroporto) costituito essenzialmente di boschi, prati, filari, cespugli, laghetti e corsi d'acqua e comprendente, in prossimità dei nuclei abitati, aree per il gioco di anziani e bambini, orti ed attrezzature leggere per la vita all'aria aperta; tale sistema di aree verdi sarà servito e traversato da un sistema diffuso di percorsi ciclopedonali, finalizzato sia alla migliore fruizione della aree del Parco, sia alla interconnessione più diretta, con viabilità "alternativa", di tutti i nuclei abitati che circondano il Parco (tra di loro, con il Parco e con le attrezzature comprese nel Parco o contigua ad esso). Non tutto è finito, non tutto è perfetto; ancora molto resta da fare e, in qualche caso, da correggere, da riqualificare, da "reinventare". Ma il processo è innescato, la metodologia è definita e consolidata, l'approccio al problema si è rivelato positivo, la squadra è solida e discretamente affiatata, le forme di partecipazione sono soddisfacenti e, soprattutto, irreversibili.
La gente ha capito: che fare grande il parco si può; che un grande parco si può fare a costi sostenibili (anche se non minimizzabili) sia d'investimento (una tantum) che di gestione (ogni anno), costi comunque largamente compensati dai benefici che ne derivano; che fare un grande parco significa reinventare, riprogettare, riqualificare un settore vasto di città, di area metropolitana; significa innescare un processo che può trasformare aree marginali di periferia in parti vive e vivibili di una città più umana.

* progettista e direttore del Parco Nord Milano

 


Il "prospetto generale delle spese", dal 1973 (cioè dall'anno della costituzione) ad oggi, è molto importante per capire quanto è costato il parco e quanto costa ogni anno farlo diventare più grande e "gestirlo", cioè tenerlo pulito, curato, sorvegliato. (Esiste ovviamente un'analoga tabella, quella relativa al "prospetto generale delle entrate", qui non pubblicato, dalla quale si potrebbe capire in quale misura ha versato contributi il Parco ogni anno, e quindi quanto ha contribuito alle spese ciascun Comune consociato, la Provincia, la Regione Lombardia). Cosa dice, in sintesi, questa tabella? Che per investimenti cioè per realizzare il parco, sono stati spesi in tutti questi anni circa 35 miliardi si badi bene, in lire non rivalutate, cioè sommando le cifre desunte dai bilanci consuntivi dei vari anni senza "rivalutarle" cioè senza riportarle al valore odierno della lira); e che, di questi circa 25 miliardi sono stati spesi per acquistare le aree necessarie e per ristrutturare la sede e gli immobili consortili, mentre circa 10 miliardi sono stati spesi per le opere, per realizzare il Parco. Ad oggi, la superficie attuale delle aree verdi del Parco, è di circa 2.500.000 mq. comprensivi cioè di aree relativamente finite e consolidate, sia nelle opere a verde che nei percorsi che nelle attrezzature, e di altre aree invece appena preinverdite, magari con rimboschimenti di un anno e pianticelle esili alte un metro appena, aree quindi queste ultime che si presentano ancora poco strutturate e non fruibili. Sono dunque stati spesi 10 miliardi complessivi, per la sistemazione a verde, ad uno stato di attuazione molto diversificato, come sopra precisato, di circa 2.500.000 mq; spesi poco a poco in quasi vent'anni (l'acquisto delle aree e l'attuazione del Parco sono iniziati nell'80). Vale a dire che con 10 miliardi sono stati realizzati tutti i rimboschimenti e le opere a verde, tutti i percorsi e le passerelle, tutti i movimenti di terra, gli sgomberi, le bonifiche ambientali, la montagnetta, tutte le attrezzature, gli orti, il teatrino, i laghetti, i campi bocce, la segnaletica, le panchine, le fontanelle, i cestini dei rifiuti, ecc., tutto compreso, compreso anche l'acquisto delle macchine agricole e degli automezzi per la vigilanza e per l'ufficio tecnico; esclusi solo l'acquisto delle aree, gli indennizzi ai conduttori agricoli, la ristrutturazione e l'arredo della sede del parco e degli uffici. Prima considerazione, non di poco rilievo: se avessimo dovuto attendere la disponibilità economica complessiva dell'intera somma per indire la gara d'appalto per l'attuazione del progetto "pronto effetto", secondo il metodo consueto delle pubbliche amministrazioni, con ogni probabilità saremmo ancora in attesa di cominciare. Nell'altra colonna della tabella, l'ultima a destra relativa alla spesa corrente, possiamo vedere quanto è costata la manutenzione e gestione del parco (compreso il costo del personale consortile e degli amministratori) nei vari anni: costo complessivamente di 18,3 miliardi circa, dal 1973 al 1977 compreso (sempre in lire non rivalutate). Questa colonna ci mostra con evidenza che nel primo decennio 73-83, quando non esisteva ancora il problema di gestire il parco (perché di parco realizzato non ce n'era neanche un metroquadro), la spesa corrente era molto contenuta (e riguardava principalmente i costi di progettazione generale); che dall'84 all'89, periodo in cui si è cominciato a realizzare il parco e quindi a dover assumere personale e ad avere le prime spese di manutenzione e gestione, lo spesa corrente ha cominciato progressivamente a salire; e che, infine, negli anni '90, nel periodo cioè in cui il parco si è progressivamente assestata e ampliata fino ai livelli attuali (e parallelamente e conseguentemente il Consorzio ha ampliato il suo organico) la spesa corrente è lievitata dal miliardo all'anno del '90 fino ai circa 2,8 miliardi del '97, costo annuo di gestione del parco oggi. Oggi; e domani? Previsione non difficile: il ritmo di crescita del parco è tale (in relazione ai progetti in attuazione e alle previsioni di ulteriori espansioni per il prossimo futuro) che, fatalmente, anche i co sti di manutenzione e gestione, vigilanza, pulizia e organizzazione generale non potranno che lievitare ulteriormente, e ciò nonostante tutti gli sforzi in atto di razionalizzazione e contenimento della spesa, che comunque, va sottolineato, rispetto agli standard sia italiani che europei - in termini di costi per metro quadro di superficie a parco - è già molto contenuta.