Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 25 - OTTOBRE 1998
 

L'ecocertificazione forestale: uno strumento
per la valorizzazione delle risorse boschive dei parchi
Davide Pettenella e Mirta Fedrigoli



Introduzione
In molti parchi regionali e nazionali una parte significativa delle aree forestali non è sottoposta a politiche di sola tutela passiva, ma ad interventi di gestione che conciliano l'esigenza della conservazione delle risorse con la necessità di mantenere in vita canali di approvvigionamento di legname per la popolazione locale e le attività economiche collegate alla lavorazione dei prodotti boschivi.
In queste aree, più che altrove, si pone il problema dell'adozione e del rispetto di criteri di gestione forestale sostenibile (GFS). Tradizionalmente il rispetto di tali criteri veniva garantito grazie all'azione di controllo da parte di enti pubblici di vigilanza; tale azione si concretizzava in effetti nella sola verifica del rispetto di norme passive (vincoli, divieti, limitazioni). La GFS come si va definendo su scala internazionale a seguito delle Conferenze interministeriali di Helsinki e di Lisbona e dell'azione di organismi di tutela ambientale"' comporta spesso la realizzazione di misure attive di gestione. Per garantire l'adozione di corretti criteri di intervento e la concreta realizzazione degli stessi si va diffondendo l'impiego dello strumento della certificazione effettuata da organismi esterni e indipendenti. Esistono due diversi campi di applicazione della certificazione: la certificazione del prodotto (cioè della sua origine, delle sue specifiche prestazionali, delle componenti interne, . . .) e la certificazione dei sistemi di gestione (le modalità organizzative interne dell'impresa, le responsabilità del personale, la rintracciabilità dei prodotti nel ciclo produttivo,. . .). L'articolo prende in considerazione le possibilità concrete attualmente disponibili per arrivare alla certificazione dei prodotti forestali e di un particolare campo di certificazione dei sistemi di gestione, quelli ambientali.




Alcuni elementi di inquadramento del problema
Il termine "certificazione" viene spesso utilizzato in forma impropria (Cabarle et al., 1995), attribuendolo alle così dette autocertificazioni o, meglio, dichiarazioni di conformità in cui la rispondenza di un determinato sistema di gestione o tipo di prodotto ad alcuni standard non è garantita da alcun ente esterno ed indipendente.

Talvolta tale dichiarazione è posta sotto l'azione di controllo di un ente esterno, ma non totalmente autonomo rispetto all'organizzazione, il quale avvalla le dichiarazioni di quest'ultima ("dichiarazioni di parte seconda").

Queste due forme di attestazione del rispetto di determinati standard, molto diffuse sul mercato anche grazie all'impiego di marchi (e talvolta di ecolabel) risultano più o meno credibili in relazione agli investimenti in comunicazione e al rapporto fiduciario che l'organizzazione riesce a instaurare con il pubblico, ma non possono essere poste al livello di credibilità raggiunto dalle certificazioni di terza parte (Berg e Olszewski, 1995) in cui la certificazione viene condotta da un organismo indipendente, a sua volta "accreditato", cioè sottoposto all'azione di controllo continuo di un terzo organismo esterno (non abilitato alla certificazione). Le iniziative sulla certificazione indipendente (di parte terza) dei sistemi di gestione ambientale si inquadrano in un più generale interesse alla certificazione di qualità dei prodotti e dei processi produttivi industriali che ha dato luogo alla definizione di precise norme di standardizzazione a livello internazionale (le ISO 9000), recepite a livello europeo e nazionale. La certificazione dei sistemi di gestione ambientale è una specificazione e un approfondimento, secondo criteri analoghi ma con procedure particolari, della certificazione generale di qualità (Simula, 1996).

Un ambito di grande interesse per l'applicazione delle tecniche di certificazione dei sistemi di gestione ambientale è proprio quello relativo alla gestione delle risorse forestali e alla produzione e commercializzazione dei prodotti legnosi (tali iniziative vengono spesso sintetizzate dagli operatori del settore forestale nel termine "ecocertificazione"). L'ecocertificazione porta all'emissione da parte di un organismo indipendente di un certifica-to scritto che attesta che le forme di gestione boschiva in un ben determinato contesto territoriale e quindi i prodotti da questo derivanti rispondono a determinati requisiti di "sostenibilità". Nella definizione delle norme per la certificazione si possono seguire due approcci distinti, solo in parte conciliabili (Elliott e Hackman, 1996):

  • un approccio basato sul livello di organizzazione gestionale dell'impresa nella realizzazione della propria politica ambientale (system-based approach), cui si rifà sostanzialmente la certificazione secondo le norme ISO 14.001-04. Scopo della certificazione in questo caso è comprovare che l'impresa abbia conseguito gli obiettivi di tutela ambientale che essa stessa si è data tramite la definizione di una politica ambientale d'impresa, di coerenti strumenti per concretizzare tale politica e per il monitoraggio dei propri impatti ambientali;
  • un approccio basato sul livello di raggiungimento e/o rispetto di determinati criteri di gestione forestale pre-definiti a livello internazionale ed eventualmente meglio specificati su scala nazionale e locale e di validità generale per tutte le imprese di settore (performance-based approach). Tale approccio è stato fatto proprio dal Forest Stewardship Council (FSC), un'organizzazione non governativa creata nel 1993 per lo sviluppo di un sistema di certificazione specificatamente finalizzato al settore forestale (Elliot, 1995). La certificazione di terzo tipo secondo una norma che preveda il rispetto di standard pre-definiti (disciplinari di produzione, protocolli, modalità standardizzate di gestione, ...) può portare anche alla certificazione del prodotto, generalmente con la creazione di un marchio comune applicabile allo stesso. Nella presentazione al pubblico di prodotti etichettati con un logotipo distintivo, in grado di ricordare le particolari caratteristiche di tutela della qualità o dell'ambiente al consumatore finale, si cercano di ottenere dei vantaggi competitivi in mercati dove i prodotti risultino meno soggetti alla concorrenza di prodotti generici e dove possano spuntare prezzi più alti. L'adozione di sistemi di certificazione basati su un systembased approach non porta alla creazione di unlogotipo o di un'etichettatura di prodotto generica, utilizzabile da diverse imprese, perché con la medesima norma possono essere certificate organizzazioni che raggiungono livelli di qualità o di tutela ambientale diversi



I campi di applicazione e le motivazioni delle iniziative di certificazione
Nei parchi, come previsto dalla Legge quadro 394/91, la valorizzazione delle risorse forestale può comportare attività di gestione dei boschi, I'organizzazione di attività didattiche e ricreative, la raccolta, trasformazione e commercializzazione di prodotti forestali anche non legnosi. Queste attività sono regolamentate, controllate e autorizzate dall'ente parco. Tutte queste attività, ma anche la stessa attività di programmazione, controllo e gestione effettuata dall'ente parco, possono venire certificate (tab. 1- omissis). Le motivazioni che inducono a richiedere una certificazione di terzo tipo sono molteplici in quanto legate alla necessità di offrire diverse garanzie esterne, ma anche ad esigenze organizzative interne. Tra le funzioni di garanzia esterna possono essere ricordate la necessità di predisporre uno strumento di comunicazione al pubblico sui reali effetti delle politiche di gestione delle aree protette. La certificazione può costituire anche uno strumento di promozione commerciale dei servizi e dei prodotti offerti e/o venduti nell'area. Infine la certificazione può essere uno strumento volontario di controllo del rispetto di determinati standard da parte di un'impresa. In merito a quest'ultimo aspetto, è opportuno ricordare che il successo della certificazione dei sistemi di gestione ambientale in altri paesi (e in particolare in Germania) è dovuto al fatto che una volta certificate le aziende non vengono più sottoposte ad una serie ordinaria di controlli da parte degli organi di vigilanza e finanziamento.

L'ente parco potrebbe stimolare chi svolge un'attività economica con potenziali rischi ambientali all'interno del proprio territorio (una piccola segheria, un impianto di lavorazione di prodotti non legnosi, un proprietario forestale interessato al taglio ed esbosco del legname, ...) a richiedere una certificazione del sistema di gestione per garantirsi e garantire al pubblico il rispetto di standard ambientali e ridurre le azioni di controllo. Nello stesso tempo le imprese certificate secondo standard in linea con la politica ambientale adottata dall'ente parco, potrebbero essere soggette a minori incombenze amministrative nella conduzione delle ordinarie attività economiche.

Le motivazioni alla base della certificazione possono essere del tutto interne all'organizzazione che viene certificata: l'analisi critica del sistema di gestione implicita nel processo di certificazione comporta una ridefinizione dell'organizzazione interna, una più chiara attribuzione di compiti e responsabilità, una rimotivazione del personale e un utilizzo più razionale delle risorse umane e finanziarie disponibili.






Le norme di riferimento per la certificazione dei sistemi di gestione ambientale
Per ciò che concerne la certificazione dei sistemi di gestione ambientale delle risorse forestali il dibattito internazionale, non senza toni polemici, ruota attomo ai due sistemi ISO 14.001-4 e FSC, molto diversi per motivazioni, struttura e funzionamento (vd. tabella 1- omissis), anche perché il sistema ISO 14000 è nato su iniziativa prevalentemente dei rappresentanti delle imprese e delle istituzioni pubbliche, mentre il sistema FSC è stato avviato da organismi non governativi di tutela ambientale e di cooperazione allo sviluppo.

Le norme ISO 14001-4 approvate dall'Intemational Standard Organisation definiscono standard utilizzabili da tutti i tipi di aziende per l'applicazione, il mantenimento e il miglioramento di un sistema di gestione ambientale per l'intera organizzazione o di parte di essa. Indicano i percorsi da seguire per un'autovalutazione consapevole che permetta di arrivare alla certificazione di terzo tipo. Consentono a qualsiasi azienda di qualunque settore di gestire l'impatto delle proprie attività nei confronti dell'ambiente, grazie ad un approccio sistemico, analogo a quello delle ISO 9000. Esse infatti danno chiare indicazioni su come impostare un programma di verifica (audit) aziendale, come misurare le performance ambientali, come rendere credibili i prodotti in riferimento alle loro specifiche ambientali, come analizzare il ciclo di vita dei prodotti e dei processi, come gestire la comunicazione ambientale all'interno e all'esterno dell'azienda. Le norme sono uno strumento nelle mani del gestore che stabilisce nella dichiarazione di politica ambientale gli obiettivi verso cui l'orga-nizzazione tende. Vista la specificità del settore forestale, I'ISO ha recentemente approvato delle linee guida per l'applicazione al settore forestale delle ISO 14.001-4 che l'UNI (l'ente italiano di unificazione) ha recepito, integrato e che sono attualmente in fase di pubblicazione.

Il Forest Stewardship Council (FSC) è stato creato, dopo tre anni di programmazione, nel 1993 grazie all'iniziativa del WWF e di diverse associazioni ambientaliste e di cooperazione allo sviluppo interessate alla promozione di modelli sostenibili di produzione e commercializzazione del legname. La sede del FSC si trova ad Oxaca, in Messico. Secondo il sistema di certificazione elaborato dal FSC, per gestione sostenibile si intendono quelle attività in grado di assicurare la disponibilità di prodotti legnosi e non legnosi nel tempo e di mantenere la biodiversità, la produttività ed i processi ecologici del bosco (Upton e Bass, 1995). I benefici sociali comprendono il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali e della società in genere. L'assemblea del FSC ha approvato dieci Principi e Criteri (P&C) (Tab. 5), gli strumenti definiti dal FSC per dare concretezza operativa al concetto di gestione forestale sostenibile (FSC, 1995). In particolare, i Principi definiscono obiettivi generali di riferimento, mentre i Criteri danno indicazioni specifiche per la valutazione del livello di sostenibilità della gestione. I P&C sono applicabili a tutti i tipi di foreste tropicali, temperate e boreali. Sono stati predisposti anche dei criteri per la valutazione della sostenibilità delle piantagioni forestali. I criteri definiti dal FSC non sono tuttavia sempre immediatamente utilizzabili nella pratica in quanto rappresentano degli standard validi su scala mondiale e proprio per questo necessitano di studi che li adattino via via alle diverse realtà selvicolturali locali. A questo scopo lo Statuto del FSC prevede la costituzione di Gruppi di Lavoro formalmente riconosciuti dal FSC, in grado di dettagliare su scala locale i criteri, garantendone la coerenza con il quadro di riferimento definito dal FSC. Il Gruppo di Lavoro dovrà comprendere rappresentanti di tutte le parti interessate e dovrà operare secondo ben definite procedure che garantiscano la massima trasparenza del processo decisionale. Il FSC non controlla direttamente se le imprese che vogliono ottenere la certificazione possiedono tutti i requisiti necessari, ma accredita e controlla l'attività di certificazione condotta da imprese terze. I certificatori accreditati si impegnano a verificare che la gestione praticata localmente risponda ai requisiti richiesti dai Principi e Criteri e che vengano rispettate tutte le leggi riguardanti la tutela dell'ambiente in vigore nel Paese dove si trova l'impresa forestale e quindi anche gli accordi internazionali per la salvaguardia del patrimonio naturale (quali la Convenzione sulla Biodiversità, CITES, convenzioni ILO, ITTA, ...). Attualmente sono sei gli enti certificatori accreditati: Rainforest Alliance e Scientific Certification Systems negli USA, Société Générale de Surveillance (SGS) e Soil Association nel Regno Unito, Skal in Olanda e l'lnstitut fur Marktokologie in Svizzera. Altre imprese, anche in Italia, operanti nelle certificazioni di qualità e ambientali si stanno muovendo per ottenere l'accreditamento. I prodotti legnosi provenienti da foreste certificate FSC sono contraddistinti da un logotipo di prodotto (figura 1- omissis).

E opportuno fare un accenno al fatto che la certificazione dei sistemi di gestione ambientale può essere realizzata facendo riferimento anche al Reg. 1836/93 (EMAS - Eco-Management and Auditing Scheme) che tuttavia, nella formulazione originale del Regolamento, era applicabile alle sole attività industriali.

Il Regolamento, ispirato da principi analoghi a quelli delle norme ISO 14001-4 ma più attento ai problemi del coinvolgimento e informazione del pubblico, si propone di ottenere un miglioramento costante dell'efficienza ambientale delle attività produttive attraverso l'introduzione di metodi di gestione ambientale più avanzati, la valutazione periodica dei risultati ambientali. Come nello standard ISO 14001-4, non vengono fissati dei criteri od obiettivi minimi da rispettare, ma si cerca il continuo miglioramento delle imprese industriali. Non si certifica l'attività dell'impresa nel suo insieme, ma i singoli siti, o luoghi fisici, dove l'at-tività stessa viene svolta. Il Regolamento prevede che vengano presentati una serie di documenti: la politica ambientale, l'analisi ambientale, il programma ambientale e il sistema di gestione ambientale (Environmental Management System EMS). Questi documenti e la procedura di audit vanno fatti esaminare e convalidare da un verificatore ambientale accreditato indipendente, scelto tra uno di quelli compresi nell'Albo unico europeo. L'impresa deve anche presentare una dichiarazione ambientale, con cadenza annuale, per il pubblico; la dichiarazione deve essere concisa e comprensibile. Dopo la registrazione dei siti, le imprese possono utilizzare l'apposito
logotipo relativo al sito produttivo certificato (figura 2 - omissis).




Le norme di riferimento per la certificazione dei prodotti forestali
La certificazione di prodotto nel campo delle attività forestali si può realizzare sostanzialmente con riferimento a quattro norme: i Regolamenti 208l/92, 2082/92, 880/1992 e 2092/91.

I Regg. 2081/92 e 2082/92, relativi alla Denominazione di Origine Protetta (DOP), alla Indicazione Geografica Protetta (IGP) e all'Attestazione di Specificità (AS), permettono di valorizzare le caratteristiche peculiari e le tipicità dei prodotti agroalimentari, ma anche di alcuni prodotti forestali non legnosi (funghi, tartufi, castagne, pinoli, mirtilli, ...). Il Reg. 2081/92 riguarda la DOP e la IGP e specifica che per il riconoscimento della DOP é necessario che tutte la fasi della produzione avvengano entro l'area geografica definita, mentre per il riconoscimento della IGP é sufficiente che la qualità o la reputazione del prodotto possano essere attribuite all'origine geografica. Il Reg. 2082/92 riguarda l'AS e definisce come carattere di specificità l'elemento o l'insieme di elementi che distinguono nettamente un prodotto agricolo o alimentare da altri analoghi appartenenti alla medesima categoria. La Commissione Europea ha finora riconosciuto a 52 prodotti italiani (tra cui figurano alcuni prodotti forestali quali funghi e castagne) la DOP o la IGP, ma molti altri sono in fase di valutazione e approvazione. Gli standard di riferimento, di produzione e commercializzazione, vengono fissati in appositi disciplinari che riportano i punti di riferimento, i vincoli e gli standard minimi nella produzione di ciascun prodotto. I disciplinari di produzione devono essere redatti in modo chiaro e univoco al fine di consentire ad un organismo indipendente di effettuare i controlli e le verifiche necessari per certificare la corretta applicazione del disciplinare stesso.

Il Reg. 880/1992 riguarda l'assegnazione dell'etichetta ecologica comunitaria, o ecolabel a prodotti finiti, tra cui possono esserci prodotti a base di legno (sono state infatti approvate le norme, ad esempio, relative alle carte ad uso sanitario e alle carte da cucina). Il Regolamento prevede che vengano fissati degli standard minimi, in modo da concedere l'etichetta solo ad un ristretto numero di prodotti. I criteri da rispettare vengono concordati a livello di Unione Europea in modo che solo il 20% dei prodotti del settore merceologico sia in grado raggiungerli. Gli studi preliminari necessari alla definizione degli standard vengono compiuti in uno dei paesi membri. Per ottenere l'etichetta è necessario presentare un ecobilancio di prodotto (Life Cycle Assessment - LCA) che è generalmente suddiviso in tre parti. In quella preliminare vengono definiti gli obiettivi, le procedure, le unità produttive coinvolte, i confini del ciclo di vita del prodotto. E poi necessario presentare un inventario dei flussi delle materie prime e delle emissioni relative al processo produttivo (Life Cycle Analysis) e una valutazione degli impatti con l'individuazione delle aree di intervento per mitigare gli effetti ambientali negativi. Lo 0,15~o del fatturato derivato dalla vendita del prodotto con ecolabel spetta ad un apposita Commissione per l'etichetta comunitaria per coprire i costi amministrativi e di controllo. Nelle applicazioni del Regolamento 880/1992 ai prodotti a base di legno si fa esplicito riferimento alla necessità che il materiale grezzo provenga da foreste gestite in forme sostenibili. Anche l'etichetta ecologica comunitaria ha un proprio logotipo di prodotto (figura 3). Il Reg. 2092/91 e le successive modifiche e integrazioni, unitamente alle leggi nazionali e regionali relative, interessa l'agricoltura biologica e la produzione, preparazione, etichettatura e com-mercializzazione dei prodotti alimentari biologici; anche in questo caso la certificazione può interessare l'ampio insieme dei prodotti forestali non legnosi. La norma definisce in modo dettagliato lo standard di gestione da adottare per le produzioni vegetali (elencando le misure agronomiche ammesse), fissa la durata del periodo di conversione, le modalità di etichettatura dei prodotti, le norme per la commercializzazione (anche per l'importazione da Paesi esterni all'UE). Anche in questo caso il rispetto dello standard definito viene certificato da imprese indipendenti. I certificatori devono essere accreditati dal Comitato di valutazione degli organismi di controllo, mentre la vigilanza sugli organismi di controllo spetta al Ministero per le politiche agricole, alle regioni e alle province autonome per i territori di competenza.




Conclusioni
La bozza del Regolamento della Commissione Europea sulle misure di sostegno allo sviluppo rurale che verrà prossimamente adottata a seguito dell'approvazione di Agenda 2000 prevede l'erogazione di un contributo pari a 40-120 ECU/ ha anno per "mantenere e migliorare la stabilità ecologica delle foreste (. . .) laddove la funzione protettiva ed ecologica di tali foreste sia di interesse generale e qualora tale funzione non possa essere garantita unicamente dai redditi derivanti dalla selvicoltura" (art. 30). Nel dare indicazioni per la selezione delle aree cui va garantito il contributo, la bozza di Regolamento
Figura 3 - omissis - Logotipo del Reg. 880/92 afferma la necessità di erogare un "pagamento compensativo ad individui o loro associazioni, volto a tutelare il pubblico interesse alla conservazione delle foreste, purché sia garantita una gestione sostenibile delle stesse". Il Regolamento, se venisse approvato nella sua formulazione attuale, solleva quindi il problema della identificazione delle aree forestali gestite in forme sostenibili e fornisce una motivazione in più rispetto alle tradizionali a favore della certificazione dei sistemi di gestione ambientale in campo forestale. La pratica diffusione dei sistemi di certificazione delle risorse forestali trova tuttavia nel contesto delle aree montane italiane, entro o fuori i confini di aree protette, un grave ostacolo nei problemi della frammentazione fondiaria.

I costi dell'ecocertificazione sono spesso, infatti insostenibili per le aziende di ridurre dimensioni. La soluzione ipotizzata in questi casi, già sperimentata in Europa, è la certificazione di gruppo tramite la creazione di consorzi di gestione, vero nodo strutturale per riattivare gli interventi di gestione sostenibile delle risorse forestali delle areeinterne del paese. La certificazione dei sistemi di gestione associata, l'etichettatura del prodotto finito, e quindi la certificazione della rintracciabilità del prodotto stesso nella filiera produttiva, può stimolare il mercato a riconoscere un premium ambientale per i prodotti forestali provenienti da foreste ben gestite contribuendo a ridurre i costi delle compensazioni pubbliche a favore dei proprietari forestali (Ozanne e Vlosky, 1997; Simula, 1996) . Chi altro, se non i responsabili delle aree protette, dovrebbe essere più sensibile ai problemi legati alla creazione di condizioni di maggior trasparenza e riconoscibilità degli interventi collegati ad una gestione sostenibile delle foreste?

Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali Agripolis -nella Romea
35020 Legnaro PD tel. 049.827-2717;
E-mail:dpettene@agripolis.unipd.it




NOTE:

1. Si vedano ad esempio i principi e criteri di GFS del Forest Stewardship Council (Pettenella e Girardello, 1997) e i criteri adottati nelle Forest Scorecards recentemente pubblicate dal WWF ( 1998).




Bibliografia

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