Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 25 - OTTOBRE 1998
 

Notes



Un Comitato per il Gargano
Il Parco Nazionale del Gargano viene istituito con la legge quadro sulle aree protette (394/91), mentre con D.P.R. del 5 giugno 1995 L'Ente Parco.
Dopo 7 anni dalla nascita il Parco non ha svolto a pieno la sua funzione istituzionale di conservazione, tutela e sviluppo socio-economico dell'intera area protetta tanto che molti cittadini ancora oggi si chiedono:
Che cos'è un'area protetta? Perché è stata istituita? A cosa serve? Da chi e come viene gestita? Quali interventi può concretamente realizzare sul territorio? Nel Gargano il Parco dov'è?
Constatata la scarsa vivacità dell'Ente Parco, un gruppo di cittadini di Vieste hanno sentito la necessità di fondare un comitato cittadino (Comitato per il Parco Nazionale del Gargano) i cui obiettivi principali sono:

  • Diffusione della cultura del Parco tra le popolazioni locali.
  • Proporre interventi concreti all'Ente Parco.
  • Sollecitare l'Ente a svolgere la propria funzione istituzionale.
  • Favorire la diffusione dell'iniziativa viestana anche agli altri Comuni dell' area protetta.

Per un profano, o forse per un cittadino che abita in un altro parco potrebbero sembrare degli obiettivi di facile raggiungimento.
Purtroppo così fino ad ora non è stato.
All'indomani della costituzione il Comitato ha trasmesso una lettera circolare a tutti i membri degli organi dell'Ente (Presidente, Consiglio Direttivo, Comunità del Parco) e al Direttore, con la quale si comunicava la nascita e gli obiettivi del Comitato stesso.
Purtroppo ad oggi il Comitato è in attesa di riscontro. Certamente un tale atteggiamento dell'Ente è disarmante nei confronti di un'associazione che vuol fare solo volontariato sociale.°
Nonostante ciò il Comitato ha continuato con perseveranza nella sua opera, con continue riunioni, con affissioni di manifesti per informare i cittadini circa le potenzialità del Parco e con la pubblicazione di articoli sui giornali locali (Il Faro di Vieste, Gazzetta del Mezzogiorno, Quotidiano di Foggia, Corriere del Golfo, Protagonisti), colmando, almeno in parte, il vuoto informativo (l'Ente non è dotato di un proprio periodico informativo).
Le azioni fin qui condotte dal Comitato sono:

  • Proposta progetto di un "Piano Olivicolo" del Parco
  • Proposta progetto per lo sviluppo del turismo sostenibile nel Parco.
  • Sollecitazione dell'Ente per avanzare proposte di finanziamento per progetti Lifa.
  • Sollecitazione dell'Ente per la predisposizione degli strumenti di pianificazione, programmazione e gestione dell'area protetta.
  • Sollecitazione per la predisposizione a breve termine di un piano per l'utilizzo dei notevoli residui passivi.
  • Richiesta alla trasmissione televisiva della RAI "Ambiente Italia" di realizzare una puntata sul Parco del Gargano.
  • Richiesta alla trasmissione radiofonica della Rai "Radio a Colori" di effettuare una puntata sui problemi del Parco del Gargano.

Il Comitato, inoltre, sta cercando dei fondi presso Enti Pubblici e privati per la realizzazione di un convegno sulle potenzialità occupazionali del Parco.
Fino a questo momento è stato svolto dai componenti del Comitato un lavoro quotidiano che ha richiesto assiduità, caparbietà e convinzione, ma soprattutto sensibilità nel comprendere l'importanza del ruolo del Parco non solo per le popolazioni locali ma per tutta la collettività. (Francesco Clemente -Componente Comitato per il Parco Nazionale del Gargano - Vieste)






L'alba dell'ambientalismo sorse dai parchi
Cinquant'anni fa la fondazione dell'UICN e della Pro Natura

Partiva da un manipolo di "partigiani", cinquant'anni fa, il movimento ambientalista italiano. Alla testa Renzo Videsott, direttore del primo parco nazionale d'Italia, il Gran Paradiso. Con lui Gian Giacomo Gallarati Scotti "padrino" degli ultimi orsi bruni delle Alpi e promotore del parco Adanello-Brenta-Selvio.

"L'idea di radunare in Italia alcuni fra i rari e sparsi uomini che sono valorose e appassionate forze nel campo della protezione della natura (...) mi è nato dopo aver visto e constatato come all'estero, in questo campo si sia tanto lavorato e raccolto e come troppo poco sia stato fatto in Italia (...) in pratica, p tre anni che cerco i più disparati aiuti umani per poter così salvare l'esistenza del Parco nazionale Gran Paradiso. (...) L'esperienza secondo me dimostra che le troppo cerebrali, troppo scientifiche società naturalistiche, non sono riuscite e non potevano certo raggiungere nemmeno parzialmente questi scopi. Sono convinto che il cuore pulsante, può essere un ben diretto Parco di protezione della Natura. Attorno a una realtà visibile, a bellezze rare e solitarie, di monti, di alberi, di fauna si devono raccogliere le migliori umane forze operanti, non rese limbo da un sublimato ed astratto pensiero scientifico, ma rese nobile vita da una creativa interpretazione poetica dei fatti misteriosi del mondo naturale, che ci è diventato soffocante solo perché troppo artefatto anche all'arroganza dell'umanità".

Cinquant'anni fa, all'inizio dell'estate Renzo Videsott, già grande alpinista dolomitico poi giunto a Torino per assumere incarichi universitari alla Facoltà di veterinaria e direttore soprintendente del Parco Nazionale Gran Paradiso dopo che nel periodo bellico aveva contribuito in maniera decisiva alla salvezza degli ultimi esemplari di stambecco delle Alpi, prese carta e penna e partecipò la sua idea a un gruppo di amici con la comune passione naturalistica.

Il pressante invito a fare qualcosa fu raccolto. Un primo momento di incontro si tenne a Oreno di Vimercante presso la dimora del conte Gian Giacomo Gallarati Scotti. Il giorno successivo trasferimento a Torino e poi in Valle d'Aosta al castello di Sarre ai piedi del Gran Paradiso.
Era il 25 giugno 1948 e Renzo Videsott, il fratello Paolo, i fratelli Bruno e Nino Betta, Fausto Stefanelli, Benedetto Bonapace, Raffaello Prati, Fausto Penati, Alberto Deffeyes, Mario Stevenin, Giulio Brocherel e Alberto Durandi fondarono la prima associazione ambientalista del nostro paese, il Movimento Italiano per la Protezione della Natura, diventata poi, nel 1959, Pro Natura Italica e oggi operante come Federazione Nazionale Pro Natura con oltre 80 gruppi in tutta la penisola.

Portato a termine l'impegno di dare vita a una associazione per la difesa dell'ambiente, i convenuti salirono con Videsott alle armate praterie del parco "fusi nella vita ammonitrice e incitatrice dei monti. E qui - spiegava il direttore del parco nella sua lettera di convocazione - sono certo che loderete la mia iniziativa e vi convincerete che bisogna imperniare il nostro sforzo sul Parco, se vogliamo influenzare la società".

Da segnalare all'art. 5 dello Statuto, Programma dell'associazione", che definisce i mezzi per raggiungere gli scopi del movimento, il punto b) in cui si sottolinea che l'associazione: "favorirà la conservazione di oasi di natura primitiva e intatta e particolarmente lo sviluppo dei Parchi Nazionali perché sempre più essi siano mezzo di istituzione naturalistica e di educazione in generale nonché d'incremento e d'educazione turistica ed alpinistica in particolare; perché i Parchi Nazionali servono contro la disoccupazione e contro il nocivo spopolamento montano; come possibilità di vita e sane tradizioni montane o folkloristiche; come centro di conservazione e di diffusione di selvaggina anche in altre zone; (...) come mezzo di ripopolamento faunistico di altre zone deserte di vita animale; come mezzo di propagazione e di tutela di piante rare, ecc;"

Dunque l'ambientalismo italiano nasceva di fatto da una costola del primo parco nazionale del nostro paese e si sarebbe via via affermato mai dimenticando la politica delle aree protette. Anzi essa ha rappresentato sempre un impegno preciso, nella difesa delle aree protette esistenti come nello sforzo che, iniziato nei primi anni sessanta, ha portato solo in tempi piuttosto recenti a dotare il no-stro paese di una legge quadro maturata dopo decenni di battaglie.

Partendo dagli avvenimenti di cinquant'anni fa non possono non ricordare che pochi mesi dopo, il 5 ottobre, a Fontainebleau, nasceva l'Unione Internazionale per la Protezione della Natura (oggi Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). Anche in quella occasione, a rappresentare l'Italia insieme al fratello Paolo alla signora Antonia Purner e al rappresentante ufficiale dello stato italiano Michele De Tomasso, troviamo Renzo Videsott chiamato a far parte del primo organismo direttivo della prestigiosa istituzione internazionale.

Per ricordare il cinquantenario della sua fondazione, e per riflettere sulle prospettive delle politiche ambientali, la Federazione Nazionale Pro Natura, con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e dell'UICN, organizza a Villeneuve (AO) dal 9 all' 11 ottobre un convegno internazionale con la par-tecipazione del ministro dell'ambiente, del segretario generale dell'UlCN e dei principali ambienta-listi del nostro paese sul tema "Tra cultura e politica. Quale ambientalismo per il nuovo millennio? Riflessioni nel cinquantenario del MIPN e dell'UlCN".

Intanto, sabato 27 giugno al castello di Sarre (AO), si è svolta una cerimonia commemorativa du-rante la quale è stato presentato il nuovo "logo" dell'associazione, creato e gentilmente messo a di-sposizione dalla "Armando Testa SpA, la nuova serie del trimestrale della Federazione "Natura e Società" ed è stata scoperta la targa a ricordo della fondazione del MIPN.

Tra le altre iniziative in programma una mostra itinerante sulla storia dell'ambientalismo, un filmato sulle origini del MIPN coprodotto dalla RAI Valle d'Aosta, un convegno sugli archivi storici del movimento ambientalista, dibattiti e manifestazioni varie.

Saranno inoltre dati alle stampe due volumi sulla storia del movimento Pro Natura. Il primo, dal ti-tolo "Il fervore dei parchi" è curato dal professor Francesco Pedrotti dell'Università degli Studi di Camerino, e racconta in dettaglio, con l'ausilio di una documentazione vasta e in gran parte inedita, le origini del protezionismo nel nostro paese, dai precursori Oscar de Beaux, Beatrice Duval, Eva Mameli Calvino, Guido Castelli, Gian Giacomo Gallarati Scotti, fino al MIPN, con un'attenzione particolare alle vicende dell'UlCN.

Il secondo, proseguendo nell'indagine storica, illustrerà lo sviluppo del movimento Pro Natura, e il parallelo affermarsi nel nostro paese di un movimento composito da quelle associazioni che costi-tuiscono oggi il variegato arcipelago verde. (Walter Giuliano)




Le Alpi: un complesso intreccio di storie e ambienti
Per molti secoli le montagne dell'arco alpino occidentale furono considerate un baluardo quasi insormontabile, una sorta di barriera di separazione, dove una natura crudele e repulsiva, animava solo presenze negative. In tempi recenti invece, l'interpretazione è radicalmente cambiata e oggi le montagne del Piemonte appaiono come un importante punto d'incontro che accomuna culture ed ambienti al di qua e al di là dello spartiacque. Ma la 'scoperta' di questa nuova realtà, non è una novità in senso assoluto perché numerose fonti storiche dimostrano che la differente valutazione delle Alpi nel corso del tempo - intese come periferia insignificante rispetto al resto del territorio, oppure come ponte e nodo di comunicazione - dipende soprattutto dalle variazioni climatiche che condizionano i comportamenti culturali delle popolazioni. Un esempio? Quei ghiacciai che noi crediamo 'eterni' non furono mai visti dai nostri avi vissuti all'epoca dell'Impero Romano né ai tempi di Carlo Magno, semplicemente perché allora non esistevano: la loro formazione risale infatti 'solo' al XIV secolo...

E noto che il territorio montano del Piemonte è pari a circa il 40% dell'intera superficie regionale. "Le Alpi occidentali da margine e cerniera" è il titolo di un convegno svoltosi recentemente a Bardonecchia, proprio per affrontare ed approfondire i temi e le problematiche legati ai lineamenti fisici del territorio e ai rapporti umani e sociali di chi vive in montagna. Organizzato dall'Università di Torino e dall'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, l'incontro di studi riportava nel sottotitolo il seguente ossimoro: "Le nuove frontiere della geografia. Una geografia senza frontiere".

Un evento significativo che ha portato più di 400 insegnanti di ogni ordine e grado a conoscere le specificità dell'alta valle Susa: le relazioni presentate al convegno nel sottolineare le molteplici sfaccettature si cui si compone la realtà delle nostre Alpi, hanno stimolato la definizione degli ambiti di ricerca teorica e le possibili applicazioni in campo didattico.

In apertura di convegno, Augusto Biancotti e Paul Guichonnet, hanno svolto una vera e propria lezione di inquadramento generale sugli aspetti fisico-morfologici e politico-culturali della catena alpina. Il contributo di Maria Rosa Cozzani de Palmada, invece riguardava il rapporto fra la tendenza alla globalizzazione dell'informazione e il valore dell'identità culturale e della percezione individuale di un luogo. Paola Sereno, ha sviluppato un tema di geografia storica, ripercorrendo le varie tappe dell'evoluzione del concetto di frontiera e di confine nel Piemonte sabaudo del XVIII secolo. Fernanda Gregoli, ha indicato come la 'lettura' della rappresentazione del paesaggio attraverso l'esame dell'iconografia, rappresenti un valido ed affascinante strumento d'indagine cognitiva. La relazione sul turismo nelle Alpi occidentali di Caterina Simonetta Imarisio, basata su un aggiornatissimo quadro statistico, mirava alla valorizzazione complessiva delle aree di notevole pregio naturalistico e culturale e dei rispettivi contesti territoriali.

I temi di maggiore attualità sono stati affrontati in un dibattito sulle future prospettive e possibilità di sviluppo delle Alpi, nel quale sono emerse due tesi. Giuseppe Dematteis, ha rivolto l'invito alle popolazioni montane a rinnovare le loro tradizioni, adeguarle ai ritmi economici della società attuale, per recuperare competitività e rientrare nel tessuto produttivo con una fisionomia propria, supportata dalle scelte razionali e scientifiche. L'altra proposta, in parte condivisa da Giacomo Corna Pellegrini, risultava più favorevole alla nuova concezione (oggi in fase di formazione in seno alla Comunità Economica Europea), che tende a considerare le Alpi come uno spazio emblematico, un luogo da valorizzare, una sorta di grande parco turistico destinato alla ricreazione di tutti i popoli europei.

Le serate sono state animate da interessanti apporti culturali e scientifici, fra cui "La vita dei ghiacciai", conferenza con proiezione di diapositive, curata da Augusta Vittoria Cerutti. Molto istruttive anche le escursioni guidate alla scoperta degli ambienti naturali e delle presenze umane ed architettoniche nell'alta valle Susa, soprattutto quella nel Parco naturale Gran Bosco di Salbertrand, guidata da Franco Montacchini ed Elio Pulzoni. (Enrico Massone)