Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 26 - FEBBRAIO 1999
  Migliorando la comunicazione
Elisabetta Chierto *


La comunicazione nei parchi nazionali italiani è destinata ad avere un ruolo sempre maggiore, non solo nelle singole realtà o a livello nazionale, ma in un contesto europeo. Ogni nazione ha adottato un proprio sistema di comunicazione che riflette la nazione stessa.
La Francia, ad esempio, attraverso il coordinamento dell 'immagine ha voluto conferire un 'identità ai parchi naturali, creare una comunicazione uniforme e razionale e stabilire un rapporto di continuità tra le varie edizioni dei documenti. Questo tipo di progettazione fa emergere la forte cultura nazionalista francese, anche se l'impostazione, forse un po' rigida, priva i singoli parchi di realizzare la comunicazione con una propria creatività.
L'Italia, virtualmente all'opposto della Francia, ha una forte polverizzazione delle comunicazioni. Questo simboleggia il ruolo della creatività italiana, la cultura dell'essere imprenditori di se stessi, ma anche una carenza organizzativa e un "rimandare al giorno dopo" che spesso si traduce in immobilità.
Lo Stato italiano si propone solo come organo di indirizzo, coordinamento e promozione dei parchi nazionali lasciando a quest'ultimi la piena libertà di scelta nell'ambito della comunicazione, sempre e comunque, nel rispetto delle funzioni primarie del parco e nei limiti imposti dal budget.
Il 77% dei parchi, dal canto loro, approvano questa impostazione, infatti non desiderano un maggiore intervento dello Stato nella gestione e neppure sentono la necessità di un organo nazionale che si occupi .specificatamente del coordinamento dell 'immagine e della consulenza da offrire ad ogni singolo parco. La comunicazione a livello nazionale servirebbe, ma non legata all 'immagine, bensì concepita in un contesto globale che consenta a tutti i parchi nazionali di collegarsi tra loro, attraverso l'informatizzazione delle aree protette.
Watzlawick scriveva "11 comportamento non ha un suo opposto", quindi non comunicare non è possibile, qualsiasi azione del fare o del non fare trasmette comunque un'immagine del parco.
Questo dovrebbe aiutarci a comprendere che la comunicazione non è solo la forma, ma soprattutto i contenuti. I budget possono determinare la quantità o un maggiore impatto visivo, ma non la qualità. Quest'ultima è principalmente il frutto della volontà di creare dei messaggi che possano realmente raggiungere i propri destinatari ed essere, da questi, compresi.
Elenchi di parole in latino, depliant che sembrano guide, scarse correlazioni tra visivo e scritto rappresentano il passato, lasciamo bianca la pagina del futuro sperando che si possano confermare le incoraggianti tendenze del presente che scoprono le potenzialità della comunicazione su supporto cartaceo e si aprono alle nuove tecnologie.
Il termine comunicazione, o il "rendere comune", si sente sempre più frequentemente in occasione di importanti eventi culturali (conferenze, congressi, gruppi di lavoro) aventi come oggetto i parchi naturali italiani.
Non si tratta di una parola alla moda, come in passato lo sono state "sinergia" o "multimediale", bensì di una tra le "multifunzioni" riconosciute alle aree protette.
Nel 1920 Benedetto Croce invitava ad una protezione delle bellezze naturali poiché "... danno all'uomo entusiasmi spirituali così puri e sono in realtà ispiratrici di opere eccelse".
In questi 80 anni la conservazione finalizzata alla protezione di una risorsa rara ed esauribile, si è arricchita di nuovi valori: naturalistici, scientifici, sociali oltre che estetici.
La legge 394/91 dichiara la multifunzionalità delle aree protette: non più riserve reali aventi una fruizione elitaria e neppure parchi recintati con slogan "dentro la natura e fuori l'uomo".
I parchi italiani giungono alle porte del terzo millennio con una nuova sfida quale il trasformarsi in aree aperte in cui una risorsa rara qual è la natura incrocia la propria esistenza con un'altra risorsa, non rara: la specie umana.
In questo contesto la comunicazione svolge un ruolo fondamentale e delicato quale rendere comune la risorsa natura alla risorsa umana attraverso la promozione, l'informazione e la didattica.
Sorge ora spontanea una domanda: i parchi, dal canto loro, come sentono e realizzano la comunicazione?
La risposta a questo quesito è contenuta in una tesi di laurea avente come oggetto l'analisi e il monitoraggio della comunicazione dei parchi nazionali, la quale è complementare ad un'altra tesi centrata sulla comunicazione delle aree protette della Regione Piemonte.
La comunicazione è un settore relativamente nuovo e costituisce un grosso potenziale per le aree protette. Poiché è mancante un modello di immagine coordinata a livello nazionale dei parchi naturali, quest'ultimi sono percepibili solo individualmente e non emergono come un sistema di aree protette. Una simile progettazione consentirebbe la creazione di un'identità visiva e globale assai forte.
Le ragioni di ciò hanno una valenza storica, infatti è solo recentemente che si è creata una normativa che tutela in modo unitario i parchi. Prima di questa, le aree protette nazionali hanno sempre vissuto una realtà locale e non sono mai state sentite come un evento che coinvolgeva tutta la nazione.
Il primo Convegno sui parchi nazionali ha avuto luogo nell'autunno del 1997, 75 anni dopo la creazione del primo parco nazionale italiano, a testimonianza del fatto di come sia recente il bisogno di un monitoraggio a livello nazionale delle aree protette.
Questa mancanza di coordinamento ha fatto sì che i parchi abbiano gestito, fino ad ora, in modo autonomo le attività che li riguardano, compresa la comunicazione. Ogni parco ha sviluppato un proprio sistema di comunicazione utilizzando le risorse a disposizione, anche se è da sottolineare che essa è stata considerata fino a poco tempo fa più un male necessario che non un potenziale da sfruttare.
La comunicazione ha un suo peso anche in sede di bilancio. Ad esclusione di alcuni parchi nazionali, essa ha un valore all' incirca uguale a quello delle altre voci con una percentuale media di investimento che va dal 4 al 10%. Percentuale giustificata dalla recente istituzione di numerosi PP.NN. che hanno dovuto sostenere un forte investimento iniziale nella comunicazione. Questi dati non costituiscono quindi un criterio di applicazione costante nel tempo.
A questo riguardo la comunicazione è progettata in modo tale da non necessitare frequenti aggiornamenti a breve termine. I contenuti sono a carattere più divulgativo che non specialistico poiché si rivolgono ad un target generalizzato (70%) quindi altamente frammentato al suo interno per età, sesso, istruzione scolastica e provenienza - un pubblico specializzato è presente solo per il 23%.
Alcuni parchi hanno già inserito all'interno del loro organico un ufficio preposto alla comunicazione. Se questa tendenza risulterà in
aumento, anche gli studi su questa materia e sui visitatori saranno maggiori e ciò contribuirà a conoscere meglio i destinatari.
Fino ad ora le ricerche effettuate dai parchi si sono concentrate soprattutto sui flussi turistici ed è stato riscontrato che solo il 10% dei PP.NN., soprattutto quelli di recente istituzione, utilizzano anche altri tipi di indagine più rivolti agli aspetti della comunicazione.
Gli strumenti che fino ad ora sono stati utilizzati si avvalgono quasi esclusivamente del supporto cartaceo. Se nel passato e presente il depliant è stato lo strumento più utilizzato, da poco tempo i parchi si avvalgono anche di nuovi supporti tecnologici (62%), tra cui CD ROM ed Internet. Questa tendenza è in forte aumento e testimonia la graduale apertura dei parchi al mondo che li circonda e che cambia, ma non solo, anche grazie al fatto che la comunicazione finalmente è realizzata da esperti del settore piuttosto che da comunicatori improvvisati. Quest'ultima tendenza, tuttavia, è forse la più difficile da mutare, infatti, i contenuti della comunicazione sono ancora dettati nel 90% dei casi dai direttori dei parchi e da personale specializzato in materie naturalistiche, i quali partecipano anche alla fase progettuale. Il peso degli esperti in comunicazione è ancora molto basso (15%) per cui i criteri che guidano la comunicazione sono più di "buon senso", che non scientifici.
Da quanto scritto sopra, l'immagine che emerge dei parchi nazionali risulta essere frammentaria, non continuativa e debole.
Le progettazioni dei documenti sono generalmente indipendenti tra di loro, spesso anche in riferimento ad un'unica tematica, come ad esempio i sentieri natura, possono fare riferimento numerose produzioni editoriali. L'immagine emergente è frammentaria.
All'interno dei parchi nazionali non esiste una memoria storica per ciò che concerne la comunicazione, ogni pubblicazione è distribuita fino al suo esaurimento e di essa non ne rimane alcuna testimonianza.
Inoltre, mancando un piano editoriale unificato la progettazione nasce e muore a capo di ogni documento. Questo dato è altamente contraddittorio, in quanto i PP.NN. hanno indicato la comunicazione passata (54%) come punto di riferimento per la progettazione della nuova. L'immagine emergente non è continuativa.
Il coordinamento d'immagine manca in modo diffuso all'interno delle aree protette nazionali, per cui l'identità visiva è affidata alla sola presenza del marchio sulle pubblicazioni. L'immagine emergente è debole.
A questo riguardo, è bene precisare che alcuni parchi come la Val Grande, il Pollino e i Monti Sibillini, hanno iniziato a realizzare all'interno della loro comunicazione singole esperienze di coordinamento legate a determinate tematiche.
La comunicazione nei parchi esiste da circa vent'anni e durante questo periodo l'unico elemento "coordinato" che è stato utilizzato in modo costante è stato il marchio. E interessante studiare l'evoluzione dei parchi attraverso i marchi che li rappresentano. I parchi storici utilizzano principalmente la fauna come elemento rappresentativo (l'orso marsicano dell'Abruzzo o lo stambecco del Gran Paradiso): è l'aspetto scientifico che domina. I parchi di recente istituzione rappresentano la natura, invece, in una visione più ampia e talvolta solo a livello figurativo. L'elemento faunistico può ancora comparire ma è sempre calato in un ambiente che, grazie ad un sapiente gioco di colori, forme e creatività, si arricchisce di una propria spiritualità. Si tratta di un concetto di conservazione più completo: la tutela della natura e la crescita spirituale dell'uomo.

* Laureata presso l'Università di Torino