Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 27 - GIUGNO 1999
Parchi e città a misura di bambino
a cura di Federica Zandri
 

Due diversi organismi - Legambiente ed Istituto degli Innocenti - si sono occupati rispettivamente del rapporto infanzia/aree protette e infanzia/ ambiente urbano, con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente. Legambiente ha appena pubblicato i risultati di una ricerca nazionale in merito. Ce ne parla Luigino Quarchioni, (Segretario regionale Marche Legambiente)

I parchi italiani mostrano attenzione ai fruitori più giovani, i bambini?
"I parchi pensano ai bambini ma non troppo".
Si potrebbero riassumere così i risultati di "Verso un parco a misura di bambino": la ricerca nazionale, realizzata da Legambiente e dalla Federazione italiana parchi e riserve naturali, con il patrocinio del Ministero per l'Ambiente, per verificare in che modo i parchi italiani si confrontano con l'universo dell'infanzia. I risultati del rapporto, il primo effettuato in Italia su questo tema ed al quale hanno risposto fino ad oggi 51 parchi - di cui 11 nazionali - sui 130 complessivamente consultati, dimostrano infatti come il punto di vista dei bambini non sia ancora sufficientemente preso in considerazione dagli enti gestori delle aree protette.

Quali i primi dati che emergono da questa ricerca
Dai primi risultati dell'indagine, che è stata presentata a Sirolo (Ancona) nell'ambito di "Festambiente ragazzi" (la manifestazione nazionale per i più piccoli che Legambiente realizza nel Parco del Conero) alla presenza del Sottosegretario all'Ambiente, Valerio Calzolaio, emerge un dato particolarmente significativo in proposito: i parchi che risultano provvisti di tabellonistica specificamente dedicata agli under 14 costituiscono solo l'11,7%, quelli che hanno attrezzato dei sentieri a misura di bambino il 24,4%. Al contrario il 78,4% dei parchi produce una grande quantità di materiali di comunicazione esterna rivolta ai giovanissimi: libri, poster, gadget, riviste, giochi.
Il dato è ancora più significativo se si guardano i dati relativi agli undici parchi nazionali che hanno partecipato alla ricerca: il 90,9% dei parchi produce materiale di comunicazione esterna, mentre solo il 18,1% costruisce sentieri e percorsi dedicati ai bambini che, ancora tenendo conto delle informazioni fornite dagli enti, rappresentano il 13,5% del flusso turistico complessivo. Da una parte, quindi, i parchi desiderano invitare i bambini a visitare 1' area e lasciare loro un ricordo della visita, dall'altra l'effettiva fruizione del territorio rimane fortemente condizionata dal punto di vista dell'adulto.

E la relazione tra i parchi ed il mondo della scuola?
E decisamente più confortante. La quasi totalità (il 98,8%) dichiara infatti di avere avviato una collaborazione con le scuole del proprio territorio ed il 63,3% produce materiali didattici.
Diffusa è anche la presenza dei Centri di Educazione Ambientale (60,7%) e l'organizzazione di soggiorni e campi (27,5%) rivolti ai gruppi scolastici. Una buona premessa rispetto al ruolo che i parchi potranno giocare nella scuola dell'autonomia.
Ma ancora una volta, tornando al rapporto con le scuole del territorio, il protagonismo dei bambini ed il loro reale coinvolgimento nella vita del parco rimangono in secondo piano: solo il 20,9% degli enti intervistati dichiara di avere realizzato esperienze di progettazione partecipata insieme alle scuole.

Siamo in ritardo, dunque, riguardo a questo genere di esperienze rispetto agli altri Paesi europei?
E innegabile. Un ritardo testimoniato dal fatto che l'investimento riservato dai parchi italiani agli interventi per l'infanzia si aggira attorno al 2,1% del bilancio complessivo ma probabilmente giustificabile dalla giovane età degli stessi parchi italiani che sono stati costituiti per la maggior parte negli ultimi anni. Il quadro, però, risulta in prospettiva ancora più allarmante se si pensa che nessuno fra i parchi toccati finora dalla ricerca si è fatto promotore di progetti finanziabili dalla legge 285/97 con cui il Governo intende favorire la crescita di una cultura della partecipazione dei bambini alla vita della comunità.

Verso un parco a misura di bambino
1. Andiamo al Parco?
E un arcipelago in movimento, un sistema che possiede tutte le carte in regola per collocarsi in maniera avanzata sul terreno delle politiche per l'infanzia. Pur esitando, analogamente al resto del Paese, ad accogliere fino in fondo la sfida della partecipazione ed a coinvolgere in maniera profonda i bambini nello sviluppo del territorio.
Sembra questo il quadro che scaturisce da "Verso un parco a misura di bambino", la ricerca nazionale di Legambiente e della Federazione italiana dei parchi e delle riserve naturali, patrocinata dal Ministero dell'Ambiente, che intende fotografare i servizi e le opportunità di partecipazione offerte dalle aree protette agli under 14. Con l'obiettivo di verificare la coerenza fra l'attenzione rivolta dai parchi italiani all'infanzia e le politiche nazionali che si sono affermate a questo riguardo negli ultimi anni (Piano per l'infanzia del governo, legge 285, progetto "Città amiche delle bambine e dei bambini" del Ministero dell'Ambiente ecc.).
Hanno risposto finora al questionario 51 parchi (di cui 11 nazionali) sui 130 complessivamente consultati (dati aggiornati al 15 giugno). Un numero dunque sufficiente per intuire alcune tendenze e per trarre le prime indicazioni in vista del rapporto conclusivo che verrà presentato nel prossimo mese di ottobre.
2. I bambini: una risorsa per il territorio, una scommessa per l'autonomia
Innanzitutto le cifre che riguardano gli under 14 residenti nei parchi. Si tratta di una percentuale che non raggiunge 1' 11% "': sensibilmente più bassa di quella nazionale che si attesta intorno al 14%. E un'ulteriore riprova della tendenza allo spopolamento che colpisce le zone rurali ma che acquista, dal punto di vista dell'infanzia, un significato particolare. Il problema dell'isolamento, che i bambini e gli anziani sono i primi a pagare, emerge infatti in tutta la sua contraddittorietà: ci sono in media meno bambini nelle aree protette, peraltro a diretto contatto con la bellezza e con la salubrità dell'ambiente naturale, che non in un qualsiasi quartiere di ogni città italiana.
D'altra parte però la bassa percentuale di popolazione under 14 dimostra come sarebbe più facile, proprio nelle aree protette, predisporre dei servizi di qualità per i bambini e soprattutto favorire il loro reale coinvolgimento nel governo del territorio. Anche per questo motivo i parchi potrebbero diventare dei veri e propri laboratori di sperimentazione sui terreni più avanzati delle politiche per la partecipazione dei bambini: rilanciando in questo modo anche la funzione della scuola e proponendo, nell'ottica dell'autonomia, dei programmi fortemente centrati sul protagonismo dei giovanissimi.
Una prospettiva da cogliere come un tratto di modernità, come uno strumento che tende a collocare su modelli europei le relazioni fra il parco e la comunità locale. Alla quale non rimane peraltro estranea la scuola superiore. Sarebbe anzi auspicabile creare un sistema che coniughi, anche nei suoi esiti professionalizzanti, la missione educativa della scuola con la vocazione economica del territorio e che mantenga una relazione di continuità fra le esperienze di partecipazione civile e la formazione al lavoro.
E' anche interessante rilevare poi il numero di bambini che vengono in visita, con la famiglia o con la classe, in un'area protetta. La percentuale in questo caso sfiora il 13,5% e rappresenta dunque una porzione piuttosto consistente del flusso turistico complessivo. Anche in questo caso si apre uno scenario estremamente interessante che potrebbe restituire una nuova funzione all'edilizia scolastica nei centri in cui la popolazione infantile tende a scomparire.
Basti pensare alla possibilità di ospitare nelle scuole, per dei periodi circoscritti, l'attività delle classi in visita nei parchi: una sorta di turn-over che andrebbe a tutto vantaggio sia dei bambini provenienti dall'esterno, magari da ambienti assai meno salubri di quello offerto dai parchi, sia dei bambini residenti che avrebbero così la possibilità di usufruire di una scuola restituita alla sua piena attività.
Spicca, infine, fra i dati generali, la rarefazione delle informazioni demografiche in possesso dei parchi: solo 29 sono in grado di fornire il dato relativo ai visitatori under 14 mentre solo 17 conoscono il numero dei residenti in quella fascia d 'età.
3. Tendenze consolidate e nuovi orizzonti
Le tredici domande del questionario, dedicate, come si diceva, in parte ai servizi, in parte alle opportunità di partecipazione, avevano l'obiettivo di individuare le tendenze in atto, di prefigurare i nuovi orizzonti verso cui riorientare alcuni investimenti. Vediamo le principali indicazioni che emergono fino a questa fase della ricerca.
Questa tendenza diventa ancora più marcata analizzando la risposta degli undici parchi nazionali interessati fino a questo momento dalla ricerca: arriva al 90,9% la percentuale di parchi che produce dei materiali di comunicazione esterna rivolti ai giovanissimi, mentre solo il 18,1% costruisce sentieri e percorsi guidati a misura di bambino. Analizzando gli strumenti di comunicazione esterna che i parchi rivolgono agli under 14 si scopre come i libri e le riviste, per non parlare dei prodotti multimediali, rimangano ampiamente in secondo piano a favore dei poster e soprattutto dei gadget.
3.1 Tra il dire e il fare...
I parchi risultano innanzitutto poco provvisti di sentieri (25,4%) e di tabellonistica (11,7%) specificatamente dedicata agli under 14. Al contrario, la percentuale dei parchi che produce materiali di comunicazione esterna rivolta ai giovanissimi arriva complessivamente fino al 78,4%. Si tratta nel dettaglio soprattutto di poster e di gadget (complessivamente raggiungono il 33%), di cartine e di guide (14%) e infine di libri (13%).
Da una parte insomma i parchi desiderano invitare i bambini e lasciare loro un ricordo della visita. Dall'altra però l'effettiva fruizione del territorio rimane fortemente condizionata dal punto di vista dell'adulto.
3.2 Il bacino della scuola

L'attenzione dedicata dagli enti gestori alla fruizione scolastica risulta senza dubbio significativa: la quasi totalità degli enti gestori (98,8%) dichiara infine di aver avviato una collaborazione con le scuole del proprio territorio ed il 63,3% produce materiali didattici rivolti sia alle scuole del parco che a quelle provenienti dall'esterno. Fra i parchi nazionali si giunge addirittura all'83,3%. Piuttosto diffusa (60,7%) è anche la presenza di aule verdi e dei centri di educazione ambientale peraltro realizzati (44,8%) e gestiti (39,1%) prevalentemente dallo stesso ente parco o dalle associazioni ambientaliste. Fra le iniziative di animazione culturale poi sono soprattutto i soggiorni ed i campi (27,5%), rivolti a gruppi prevalentemente scolastici, a risultare più gettonati.
La scuola si dimostra insomma un bacino di utenza ben riconosciuto dai parchi. Semmai è sulle modalità di questa relazione, soprattutto pensando alle scuole del territorio, che si intravedono delle opportunità per diversificare la proposta e per arricchirla di significati coerenti con le nuove politiche per la partecipazione.
Fra progetti educativi e materiali didattici, con un taglio prevalentemente naturalistico, si raggiunge infatti una percentuale di materiale prodotto superiore al 45%. E un aspetto del servizio formativo che i parchi svolgono nel territorio e che si coniuga con quel 58% di parchi che utilizza personale specifico per gli interventi con gli under 14.
Le esperienze di progettazione partecipata all'interno della scuola (20,9%) o di formazione delle "piccole guide" (3,1%), quelle modalità cioè che investono soprattutto sul protagonismo dei bambini e sulla valorizzazione della loro presenza all'interno del parco, si attestano invece su dimensioni senza dubbio più basse.
Sta qui forse uno degli indicatori culturali più importanti: i parchi offrono al bambino, tramite i suoi insegnanti, I 'opportunità per avvicinarsi alla conoscenza del sistema naturale, ambientale e storico-culturale. Sono proposte che passano, da una prima analisi dei materiali inviati, attraverso l'educazione naturalistica ma anche attraverso percorsi didattici che prevedono, secondo un approccio maggiormente innovativo, gli esercizi di percezione, l'esplorazione d'ambiente, lo studio delle tradizioni locali. Meno diffusa rimane, invece, la richiesta al bambino di misurarsi con i problemi del parco e di partecipare, anche attraverso il volontariato, alla ricerca delle soluzioni ed alla formulazione delle scelte. In altre parole al bambino viene proposto di utilizzare il parco come un libro aperto piuttosto che come un terreno su cui formarsi alla democrazia e rispetto al quale far valere il proprio punto di vista.
Generalmente (53,8%) è il parco a proporre la collaborazione alla scuola mentre il contrario avviene nel 35,8% dei casi: ad ulteriore riprova del dinamismo mostrato in questo campo dagli enti gestori. Quasi insignificante il ruolo svolto in questo senso dai provveditorati (3,8%).
3.3. Partecipare... è una festa
La progettazione partecipata, dato estremamente interessante che emerge dalla ricerca, torna invece fra le attività preferite dai parchi nelle relazioni complessive, sia scolastiche che extrascolastiche, con i bambini. Ben il 54,9% ha dichiarato infatti di aver effettuato esperienze di questo tipo. Ancora una volta però sono gli eventi e gli strumenti della comunicazione ad accreditarsi con maggiore evidenza. Sono soprattutto le feste (29%) i momenti di partecipazione che vengono preferiti mentre una percentuale interessante di enti (14,5%) ha chiesto ai bambini di partecipare alla definizione dell'immagine del parco.
La progettazione partecipata di infrastrutture vere e proprie rimane anche qui in minoranza: alla tabellonistica ha lavorato insieme ai bambini l'8% ed alla sentieristica il 9,6%. Per non parlare delle strutture che più delle altre sono destinate alla fruizione dei bambini come i centri visita, i centri di educazione ambientale o le aule verdi che assai di rado (complessivamente nel 20,8% dei casi) vedono gli under 14 prendere parte alla fase di concepimento.
Rimane questo del resto uno dei terreni di sfida più difficili da coltivare: quello che porta i bambini, sia nelle città che nei parchi, dietro le quinte della gestione e che si proietta, in maniera partecipata, nella realizzazione di opere concrete.
4. La situazione nei parchi nazionali
I Parchi nazionali che hanno risposto finora al questionario sono quelli del Vesuvio, della Calabria, delle Dolomiti bellunesi, delle Foreste casentinesi, del Gran Sasso-Monti della Laga, del Gran Paradiso, dei Monti Sibillini, del Circeo, del Cilento e Valle di Diano, della Val Grande e dell'Arcipelago toscano.
In questo sottoinsieme sembrano proiettarsi in maniera esponenziale le tendenze del campione complessivo. E' grande l'investimento sul rapporto con il mondo della scuola, testimoniato da quell'83,3% di parchi che produce materiali didattici e da quel 72,7% che dichiara di poter contare su aule verdi e centri di educazione ambientale.
Anche per i parchi nazionali, che dichiarano tutti di aver avviato una collaborazione con le scuole, questo rapporto si basa più sulla produzione di materiali didattici e sui progetti educativi (complessivamente vale per il 41,9% dei casi) che non sulla progettazione partecipata (16,1%) o sulla formazione di baby guide (3,2%). Forte è anche l'investimento nella comunicazione esterna ed in particolare nei gadget (24,1%). Nei parchi nazionali, altro dato macroscopico, sembrano aver inoltre trovato più spazio le cooperative che gestiscono le strutture educative (30,7%) rispetto a quanto non accade nei parchi regionali (dove è il 23,9% degli enti ad aver affidato la gestione ad un soggetto esterno). Questa circostanza rende ancor più necessaria la formulazione di una politica della formazione che valorizzi la specificità dei parchi nel contesto di un più ampio progetto culturale.
Proporzionalmente più alta è anche la percentuale di parchi che hanno effettuato delle esperienze di progettazione partecipata con i bambini ma solo il 7,6% ha lavorato sulla tabellonistica e lo 0% secco si è impegnato sulla costruzione di sentieri o sul concepimento delle strutture di accoglienza insieme ai bambini. Esplode invece (46,1%) la percentuale di parchi nazionali che realizza feste o altri eventi pubblici.
Sembra insomma che proprio i parchi nazionali, almeno quelli "storici" che possono contare su investimenti economici più forti e su strutture organizzative maggiormente consolidate, preferiscano rimanere su modalità di relazione con i bambini mediate dall'insegnante e tradizionalmente orientate verso la conoscenza dell'ambiente naturale.
5. Legge 285, il grande ritardo
Un dato negativo riguarda senza dubbio gli investimenti. Si aggira intorno al 2,1% del bilancio la spesa infatti che mediamente i parchi italiani riservano complessivamente agli interventi per l'infanzia. Nei parchi nazionali, che assorbono peraltro la gran parte degli stanziamenti per le aree protette, questa percentuale del bilancio scende addirittura all'1,1%.
Nelle previsioni di bilancio del 1999 è inoltre solo il 52,9% ad aver compreso degli stanziamenti specifici per le iniziative riguardanti gli under 14. Quasi la metà dei parchi dunque nell'anno in corso non spenderà una lira per rilanciare o per consolidare il proprio rapporto con i bambini.
Il dato risulta ancora più allarmante se si considera che nessun parco si è fatto promotore di progetti finanziabili dalla legge 285/97 che promuove nuovi interventi a favore dell'infanzia e che vorrebbe favorire, nei suoi capitoli più innovativi, la crescita di una cultura della partecipazione dei bambini alla vita della comunità.
Solo 3 parchi inoltre, su tutti quelli che finora hanno risposto al questionario, ovvero quello dell'Adamello, di Antola e del Fiume Sile, dichiarano di essere stati coinvolti nei progetti presentati alla legge 285/97 da altri enti o soggetti della società civile. Se si dovesse mantenere questa tendenza, ne emergerebbe un quadro di maggiore dinamismo da parte dei parchi regionali rispetto a quelli nazionali.
Ma è un indicatore che dimostra nel suo complesso la sostanziale estraneità al processo che sta rinnovando complessivamente le politiche per l'infanzia in Italia e rispetto al quale i parchi, proprio per la propensione al rapporto con i bambini e per le potenzialità sopra rappresentate, sono chiamati a giocare un ruolo di primo piano.

Elenco dei Parchi che hanno risposto al questionario (dati aggiornati al 15 giugno 1999)

  • Adamello
  • Adamello Brenta
  • Adda Nord
  • Alpi Marittime
  • Alta Valsesia
  • Antola
  • Arcipelago Toscano
  • Calabria
  • Capanne di Marcarolo
  • Castelli Romani
  • Cilento e Valle di Diano
  • Circeo
  • Colfiorito
  • Colli di Bergamo
  • Colli Euganei
  • Collina Superga
  • Conero
  • Corno alle Scale
  • Dolomiti Bellunesi
  • Dolomiti D'Ampezzo
  • Dolomiti Friulane
  • Etna
  • Fiume Sile
  • Fluviale del Nera
  • Fluviale del Po
  • Fluviale Regionale del Taro
  • Fluviale Regionale dello Stirone
  • Foreste Casentinesi
  • Gigante
  • Gran Paradiso
  • Gran Sasso Laga
  • Laghi di Avigliana
  • Lame del Sesia
  • Madonìe
  • Maremma
  • Mont Avic
  • Monte Barro
  • Monte Fenera
  • Monte Subasio
  • Montemarcello Magra
  • Monti Sibillini
  • Portofino
  • Prealpi Giulie
  • Sassi di Roccamalatina
  • Sasso Simone
  • Storico di Monte Sole
  • Val Grande
  • Val Troncea
  • Valle del Treja
  • Vesuvio

 

Città "a misura di bambino"

Dal 1998 il Ministero dell'Ambiente ha affidato all'Istituto degli Innocenti di Firenze funzioni di supporto in ambito documentario al progetto "Città sostenibili delle bambine e dei bambini".
L'Istituto di Firenze svolge da anni attività di documentazione sia in ambito regionale, sulla base di competenze attribuite dalla Regione Toscana, che in ambito nazionale su mandato della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento Affari Sociali.
A partire dal 1996 è stato istituito presso l'Istituto il Centro nazionale di documentazione ed analisi per l'infanzia, il cui compito principale è quello di divulgazione della documentazione raccolta sulla condizione minorile in Italia, attraverso la creazione ed implementazione di un sistema informativo integrato.

Ministero dell'ambiente - Progetto Città sostenibili delle bambine e dei bambini (cittasostenibili@minori.it)

I compiti di documentazione relativi al progetto "Città sostenibili delle bambine e dei bambini" riguardano la creazione di:

  • Sportello informativo che ha il compito di raccogliere informazioni sulle iniziative e sui progetti degli enti locali di interesse ambientale per l'infanzia e sul rapporto tra bambini e città con 1' obiettivo di diffondere e mettere in rete le esperienze più significative. In particolare offre informazioni sulle esperienze locali, sui principali eventi nazionali ed internazionali, sulla legislazione nazionale e regionale e sulla documentazione internazionale. E possibile rivolgersi allo sportello telefonicamente ogni mattina dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 13, chiamando il numero 055/2491759. Comunicazioni o richieste possono essere inviate via fax al numero 055/2491744, o per posta elettronica all'indirizzo.
  • Sito web http://www.cittasostenibili.minori.it che vuole essere il luogo di raccolta e diffusione di tutte le informazioni e uno spazio di comunicazione interattivo. Organizzato per sezioni, sul sito si trovano gli aggiornamenti e le segnalazioni delle ultime novità, con la possibilità di consultare on line i testi dei documenti di maggiore interesse e delle convenzioni internazionali. E previsto anche il collegamento con altri siti di rilevanza per le tematiche che riguardano i bambini e l'ambiente urbano.
  • Banca dati delle esperienze sulle città sostenibili delle bambine e dei bambini, che raccoglie la documentazione, opportunamente organizzata e catalogata, dei progetti e delle iniziative promosse a livello territoriale sul tema della migliore vivibilità dell'ambiente urbano. La banca dati intende far conoscere e valorizzare le esperienze di città sostenibili, anche per favorire la diffusione e la replicabilità di quelle ritenute più rispondenti ai bisogni locali.