Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 28 - OTTOBRE 1999
 

Dopo l'assemblea di Firenze verso il Duemila
 

Un miracolo laico. Come una sorta di miracolo di San Gennaro laico, ancora una volta si è verificato il fenomeno dello scioglimento dei grumi di indifferenza e di autoreferenzialità, per formare un comune sentire. L'Assemblea annuale dei parchi che aderiscono alla Federazione italiana si è svolta a Firenze, in via dei Ginori, riempiendo la sala Est-Ovest dell' Amministrazione provinciale di amministratori di parchi, di rappresentanti di varie organizzazioni interessate alle nostre problematiche (da Europarchi al Cnr, dall'Uncem, alle associazioni agricole a Legambiente) e chc sono intervenute nel corso dei lavori, a uomini di cultura, giornalisti, tecnici.

Periodicamente ci incontriamo a Firenze, da anni. Ed è sempre una lezione vedere come il progetto della borghesia allo stato nascente dal lontano quattrocento lasci ancora tracce evidenti su una città che pure ha conosciuto molte successive modernizzazioni, e riesce ancora, da quella città, a parlare al mondo. Inoltre faceva un certo effetto leggere sui muri ''Firenze, capitale dell'ambientalismo" come conseguenza dello svolgersi di una manifestazione nazionale sull'eco lavoro e del congresso nazionale di Legambiente.

 

Siamo cresciuti molto. In questo contesto che ci forniva l'assicurazione di non essere strani personaggi venuti dalla luna, ma i figli legittimi di un processo di crescita delle forze culturali, che oggi è riconosciuto come necessario per le ulteriori modernizzazioni che il nostro Paese ha in agenda. ci siamo confrontati sulla base di una relazione del presidente Enzo Valbonesi, completa e puntuale, che ha consentito a ciascuno di noi di aggiungere e limare grazie al dato di partenza della completezza e della condivisibilità. Il testo di Valbonesi è interamente pubblicato in questo stesso numero di "Parchi". Ma mi pare indispensabile ricostruire qui l'atmosfera della nostra Assemblea. affinché sia chiaro che la nostra Federazione oggi ha raggiunto un importante livello di capacità organizzativa e rappresentativa, e si pone come interlocutore obbligato e necessario di quanti intendano interloquire con la realtà delle aree protette italiane. Non a caso il "logo inquartato" che rappresenta la convivenza dell'uomo con il cigno, la felce ed il pesce si trova su importanti pubblicazioni a riprova della serietà e della completezza delle medesime, e non a caso la nostra rete telematica (www.parks.it) si sta imparentando con quella del ministero dell' ambiente (www.scn.minamb.it) per poter linkare, cioè consentire il passaggio automatico, dall'un sito all'altro. Non a caso nella cartella distribuita ai partecipanti all'assemblea era inserita una copia degli atti del convegno "le parole dei parchi" che ha unito l'associazione nazionale dei comunicatori ambientali, "Comunica" alla Federparchi nell'impresa di unire le forze delle due associazioni in un progetto comune. Insomma, come cantavano i nostri nonni, "non siam più la canaglia pezzente..." e non avremmo più bisogno di organizzare marce e manifestazioni per farci notare. Se non che, c'è sempre un bicchiere mezzo vuoto, e un'altra faccia della medaglia da non dimenticare.

 

Le luci e le ombre. Leggendo la relazione di Valbonesi le luci e le ombre sono tutte bene evidenziate. Io quindi posso occuparmi soprattutto della 'luce`' che seguo più da vicino, e che è il nostro sistema informativo complessivo (questa rivista, "Parchi News" che in cartaceo esce come nostro supplemento, ma on-line è parte della rete Parks in Italy, e la ricca rete di periodici autoprodotti dai parchi, in crescita qualitativa e quantitativa), ma anche il fenomeno della nascita dei coordinamenti regionali che producono conferenze locali (per ora in Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Marche e Lazio, ma il processo è in via di espansione), e la definizione di un progetto di area vasta mirato alle aree protette costiere che abbiano inventato nel coordinamento marchigiano, e specificamente nel parco del Conero, d'intesa con Migliarino San Rossore, e che oggi ha l'appoggio della Regione Marche, di Legambiente, della Federparchi nazionale e anche dei parchi liguri, del parco del Gargano, e di altri ancora che si sono riuniti dopo l'assemblea e si sono distribuiti carichi di lavoro per coinvolgere sempre più soggetti istituzionali e soprattutto sempre più parchi nell'impresa. "Cip", ovvero "coste italiane protette", vuol avere la caratteristica di un progetto di area vasta che nasce direttamente dai parchi e che si rivolge a tutte le forze indispensabili per la sua crescita a partire da questa caratteristica specifica ed originale. Ebbene non è cosa da poco che Enzo Valbonesi, enumerando gli obiettivi di lavoro della Federparchi per il prossimo anno ponga a tutti noi l'obiettivo del "finanziamento dei cinque accordi di programma relativi alle aree protette delle Alpi, dell'Appennino, delle isole minori, delle coste e del bacino del Po". Come non va passata sotto silenzio la circostanza che l'assemblea ha avuto modo di conoscere il progetto grazie ad uno specifico documento distribuito tra i materiali, e che una specifica riunione abbia definito le caratteristiche dell'impegno della Federparchi all'interno del progetto Cip.

E allora, dove sono questi bicchieri mezzi vuoti, e queste altre facce delle medaglie? Purtroppo ci sono anche loro. Persiste - a volte perfino tra noi, nel ristretto gruppo operativo che dirige la Federazione dei parchi qualche tentazione a differenziare le politiche e le iniziative dirette ai parchi nazionali da quelle dirette ai parchi regionali, come deriva di scelte ben più pesanti e ponderose che dividono i due campi a livello di finanziamenti e di organizzazione complessiva delle problematiche. E persiste da un lato la volontà di tenere diviso il mondo dei parchi, e d'altro lato la resistenza a volte sorda, a volte non dichiarata esplicitamente, ma nei fatti presente e pesante di chi vede con insofferenza la presenza di un interlocutore forte al tavolo delle scelte economiche e programmatiche. Non è il caso di assumere atteggiamenti subalterni. Ed è probabilmente vero che quando si è davvero forti, chi giocasse a "snobbare" finirebbe per dover pagare due volte il prezzo che oggi non vuole pagare, ma resta vero che ai nostri appuntamenti sono regolarmente assenti i ministeri competenti e gli omologhi assessorati regionali, per non dire dell'Anci e dell'Upi. Possiamo aspettarli tutti sull'argine del fiume"? Escluderei l'utilità di questa politica. Tant'è che nella relazione di Valbonesi si fa esplicito riferimento alla necessità di un nuovo rapporto con il Ministero dell'ambiente, e concordo pienamente con quel richiamo. Tuttavia è tempo che identica richiesta venga rivolta alle regioni, che i parchi regionali non rappresentano "automaticamente'", che è giusto e opportuno che si rappresentino da sole, anche per evitare che le politiche dei parchi regionali siano altra cosa dalle politiche degli assessori regionali ai parchi o dei presidenti delle regioni.
Verso il duemila. E' quindi probabile che saremo costretti a batterci ancora, con convegni, documenti e manifestazioni. Anche perché i processi di modernizzazione non hanno un andamento lineare, fanno passi avanti e poi ne fanno indietro, vanno in una direzione giusta ma sono anche soggetti a infilare vicoli ciechi o percorsi carsici, e spetta a chi è più attento ed appassionato il dovere di cercare di capire tutto questo, per tentare di orientarlo in qualche modo, mettendosi dalla parte della soluzione e contrastando tutti coloro che si mettono dalla parte del problema.

Questo mi è parso di capire a Firenze, l'ultima volta che si è verificato il miracolo laico dello scioglimento delle reciproche indifferenze, e della formazione di una comune volontà di tutelare il territorio per poterlo meglio valorizzare, unendo le forze e le intelligenze di quanti si dedicano a questo progetto. Tra Bologna e Barberino nevicava, e sul lago Trasimeno si addensavano nuvoloni neri. A Montecitorio andava in scena la crisi del governo D'Alema e dalle mie Marche mi arrivava per telefono la cronaca di un dibattito sul reale, conclusosi 12 a 12, palla al centro, sul numero dei consiglieri che il parco del Conero dovrebbe avere per assicurare pari dignità a tutti gli enti locali consorziati. C'è davvero il bicchiere mezzo pieno. Ma quello che è sicuro è che il nuovo millennio potrà anche contare sull'esistenza di una forte Federazione dei parchi e delle riserve, che sarà a disposizione di quanti non si spaventano di fronte ai bicchieri mezzo vuoti, e lavorano per riempirli.

M.G.