Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 28 - OTTOBRE 1999
 

I contenuti del progetto C.I.P. (Coste Italiane Protette)
Franco Perilli*
 



Il progetto C.I.P. è stato promosso dalla Federparchi su iniziativa dei parchi regionali del Conero e Migliarino San Rossore quale progetto strategico per la costa continentale in analogia a quanto già avvenuto per il progetto APE (Appennino Parco d'Europa) ed il progetto ITACA (Isole minori), inclusi nel più ampio sistema della REN (Rete ecologica nazionale). Le coste non sono state ricomprese nell'art. I bis della legge 426/98 tra i sistemi territoriali, riferendosi l'articolato esclusivamente alle aree marine protette. Tale dimenticanza appare quanto mai strana se ci riferiamo ad un sistema (7.550 km) che ha subito nell'ultimo secolo un fortissimo processo di antropizzazione (630 comuni con una popolazione complessiva di diciotto milioni di abitanti, pari al 30% della popolazione italiana) che, in buona parte, ha mutato completamente le caratteristiche naturali ed ambientali di questo territorio. La realizzazione di grandi infrastrutture d'inizio secolo (strade e ferrovie), spesso in prossimità degli arenili, ed i successivi processi di urbanizzazione legati alla crescita delle città costiere hanno costituito il presupposto per la creazione, nella maggior parte di questi territori, di un insediamento costiero lineare. Malgrado questa costante aggressione, le nostre coste conservano ancora elementi di naturalità rilevanti, da conservare e valorizzare, costituiti da emergenze morfologiche e ambientali (parchi, riserve, foci dei fiumi, ...) che interrompono la conurbazione lineare.

 

Le aree protette interessate da C.I.P.

In merito basta ricordare i 24 parchi costieri oggi esistenti (sei in Adriatico, nove sul Tirreno, sei in Sicilia e tre in Sardegna) e le 54 riserve naturali diffuse lungo la costa, come nodi rilevanti della Rete Ecologica che devono ritrovare le necessarie connessioni (Corridoi Ecologici) oggi pesantemente compromesse. A queste aree protette vanno riconnesse le 15 Riserve Marine attualmente istituite in un approccio sistemico che unisce inscindibilmente la costa al mare, anche se queste sono in parte interessate dal progetto ITACA.
E noto come i fenomeni del degrado e 1' instabilità dell'entroterra siano la causa principale dei danni arrecati all' ecosistema marino, da qui 1' esigenza di ricomprendere nello stesso sistema le due componenti, senza che questo comporti necessariamente un "automatismo" nella gestione delle aree protette.

 

Strumenti del progetto C.I.P.

In analogia con quanto proposto per APE, il progetto C.I.P. si può fondare su due strumenti quadro da definirsi con un apposito Accordo di programma:

  • la convenzione per lo sviluppo sostenibile delle coste italiane protette, quale carta per lo svilùppo sostenibile delle coste, nella quale sono indicati gli obiettivi e le finalità del progetto che deve ritrovare nelle aree protette (costiere e marine) il suo punto massimo di riferimento;
  • il programma di azione per lo sviluppo sostenibile delle coste italiane protette, quale strumento quadro di coordinamento per la realizzazione delle principali azioni di pianificazione, programmazione e progettazione.

 

Le linee progettuali

La rilevante estensione lineare della nostra fascia costiera, le consistenti tracce storiche, culturali ed ambientali che ritroviamo sull'intero perimetro, costituiscono una valenza particolare per la tutela e la valorizzazione di questo sistema proiettato su un mare, il Mediterraneo, unico al mondo per la sua biodiversità. E necessario puntare ad un diverso sviluppo economico, fondato sulla sostenibilità degli interventi e tendente a valorizzare e salvaguardare le risorse naturali e culturali esistenti.

 

Erosione della costa

L'ambiente costiero in generale risulta estremamente sensibile sia all'azione antropica che a quella degli agenti naturali. Negli ultimi decenni sono stati operati numerosi e dispendiosi interventi che vanno sotto il nome di "difesa della costa" in risposta all'erosione del mare di tratti di arenile, mediante la realizzazione di scogliere di vario genere (emerse, sommerse, parallele alla costa, a pennello, ecc...) con risultati spesso inefficaci e comunque dannosi per gli effetti indotti sui limitrofi tratti di costa. Infatti i ripascimenti ottenuti con la realizzazione di scogliere emerse, sono stati pagati amaramente con l'erosione di tratti contigui e comunque con il netto peggioramento della qualità delle acque marine intercluse dovute al diffondersi degli effetti di eutrofizzazione per lo scarso ricambio delle acque. Analoga sorte hanno subito gli altri interventi con pesanti ripercussioni per le modifiche indotte all'ambiente marino costiero. Si richiede oggi più che mai di evitare interventi puntuali sulle aree in erosione che non siano supportati da studi generali di ampi tratti di costa aventi caratteristiche omogenee.

Nel merito va comunque ricordato che spesso i problemi dell'erosione costiera vanno ricercati a monte della costa, negli interventi realizzati lungo i corsi d'acqua (briglie, canalizzazioni, dighe, ecc...) che hanno ridotto pesantemente l'apporto solido al mare.

Tale posizione è emersa chiaramente anche nel recente convegno su C.I.P. tenutosi ad Ancona il 13 marzo scorso, ove, nel richiedere l'abbandono di soluzioni prettamente ingegneristiche basate sulla posa in opera di massi da scogliera di qualsiasi forma, si privilegi piuttosto il sistema del ripascimento artificiale delle spiagge in erosione quale unica soluzione ecocompatibile al fenomeno, già positivamente sperimentata nel nostro paese.

 

Salvaguardia dell'ambiente costiero

Un altro fattore di grave modificazione dell'ambiente costiero è legato ai continui processi di urbanizzazione e di infrastrutturazione verificatisi lungo la costa che richiedono una netta inversione di tendenza sulle politiche di sviluppo dei centri urbani costieri a favore, anzitutto, di una salvaguardia di quelle aree (poche, in verità) ancora libere dall'edificazione.

Sono necessarie opere per il mantenimento e monitoraggio della qualità delle risorse primarie, dei beni naturali e ambientali per un miglioramento dei sistemi esistenti, eliminandone la attuale frammentazione, con particolare riferimento alle aree protette marine, al recupero degli ambiti fluviali e costieri, al ripristino dei livelli di naturalità ed alla protezione delle specie animali e vegetali minacciate, mediante l' individuazione di sottosistemi costieri così come già avvenuto per il progetto APE (settentrionale, centrale e meridionale) e nel rispetto delle indicazioni contenute nel Piano Difesa della costa.

 

Riqualificazione ambientale aree antropizzate

Il recupero dei sistemi insediativi storici (parchi urbani, ville e giardini), l'adeguamento dei servizi per i residenti e per i turisti, la realizzazione di strutture per la fruizione e la tutela del patrimonio locale naturale e storico-culturale costituiscono i passaggi essenziali per una riqualificazione ambientale delle aree costiere più fortemente antropizzate.

 

Salvaguardia del paesaggio e dei sistemi agricoli storici

L'avvio dei processi di riconversione in agricoltura - mediante il controllo di componenti chimici e delle manipolazioni genetiche, le opere di rinaturalizzazione, la riduzione o la eliminazione dei fattori di degrado, la rilocalizzazione o la dismissione delle attività incompatibili - costituiscono gli interventi primari per una attività di salvaguardia del paesaggio; così come occorrono interventi di manutenzione e gestione delle reti tecnologiche necessarie alla tutela e miglioramento dei livelli ambientali (acqua, aria, suolo) ed interventi per un uso razionale delle risorse.
Vanno inoltre privilegiate attività e servizi per una riconversione delle attività agricole mediante la promozione dei prodotti tipici e di agricoltura biologica certificata, e le aziende che forniscono servizi di ospitalità rurale (Bed and Breakfast) e agriturismo.

 

Arretramento delle infrastrutture

La realizzazione di numerose infrastrutture stradali e ferroviarie collocate lungo la fascia costiera per meri motivi di economicità degli interventi, costituisce oggi un ulteriore pesante fattore di compromissione dell'ambiente costiero. Nel merito è necessario prevedere ove possibile l'arretramento di tali arterie principali, prevedendo per le tratte ferroviarie dismesse la loro riconversione in linee di metropolitana di superficie, seguendo anche le indicazioni che emergono dalla U.E. per l'approntamento di studi di fattibilità sulle reti di trasporto Transeuropee (T.E.N.) basate sul principio dell'Intermodalità (corridoio adriatico e tirrenico).

 

Utilizzazione della portualità esistente

La forte crescita verificatasi negli ultimi anni della nautica da diporto ha comportato la realizzazione di numerose nuove infrastrutture portuali, spesso però senza una programmazione del settore e soprattutto senza uno studio sugli effetti che queste nuove opere avrebbero comportato per la modificazione della linea di costa. Anche in questo caso è necessario evitare nuovi interventi portuali, migliorando e perfezionando le strutture esistenti ed eliminando, ove possibile, gli inconvenienti (erosioni od insabbiamenti) dovuti alla realizzazione di tali interventi a mare.

 

Turismo ecocompatibile

Il fenomeno turistico si è orientato, negli ultimi decenni, verso un turismo esclusivamente balneare, alimentato da una dissennata politica di realizzazione di seconde case, in un processo di falso sviluppo economico che ha prodotto, al contrario, un collasso delle già deboli infrastrutture di servizio.
E necessario percorrere nel merito le strade della destagionalizzazione del turismo, verso un recupero ed una valorizzazione dei beni ambientali e culturali dei territori interni, mediante forme di integrazione tra le aree costiere, collinari e montane, creando una rete di servizi che consenta di ampliare l'offerta turistica a periodi più ampi di quelli attuali limitati alla sola stagione estiva.

* Dirigente Legambiente, membro del Consiglio direttivo del Parco del Conero