Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 29 - FEBBRAIO 2000


Oltre l'assemblea di Ercolano
Enzo Valbonesi*
 

Nuovi interlocutori per i Parchi

Può apparire retorico e rituale affermare che la prossima Assemblea Congressuale della Federazione, che si terrà ad Ercolano, coincide con l'apertura di una fase di maggiore incertezza rispetto al passato per la politica e la vita delle Aree protette del nostro Paese ma non è così. Il cambio del ministro dell'Ambiente da un lato e il rinnovo di gran parte dei Consigli regionali dall'altro, ci fanno avere oggi molti interlocutori istituzionali nuovi di cui al momento non possiamo conoscere ancore bene gli orientamenti ed i programmi specifici per la conservazione ambientale e per il futuro dei parchi. Potremo verificare solo nei prossimi mesi le loro effettive e concrete volontà. Sulla base di ciò svilupperemo il confronto istituzionale e, se necessario, anche la battaglia in difesa e per lo sviluppo dei nostri parchi.

Tra consoldiamento istituzionale e precarietà politica

Una cosa è certa, al di là di tutto, ed è che oramai, in Italia, quella dei parchi è una scelta entrata nel patrimonio culturale di moltissimi cittadini e non più solo di ristrette élite com'era fino a poco tempo fa. Tutto ciò non significa naturalmente che la crescita dei parchi e lo sviluppo delle politiche di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio naturale possano essere considerati al riparo da battute di arresto o, peggio, da veri e propri arretramenti. Avere questa consapevolezza, circa la precarietà relativa dei risultati raggiunti, significa anche essere coscienti dei compiti che ci spettano e delle azioni che dovremo promuovere per evitare i rischi di involuzione e per andare avanti. Oggi i parchi fanno parte a pieno titolo dell'organizzazione sociale ed istituzionale del nostro Paese perché sono cresciuti enormemente come numero, tanto da interessare quasi il 10% dell'intero territorio, oltre a considerevoli porzioni del nostro mare.
Come rilanciare la "cultura" dei Parchi

Al centro della nostra Assemblea Congressuale si pone dunque questo interrogativo: come riuscire a gestire la crescita raggiunta ponendo nel contempo le condizioni per un'espansione ulteriore; espansione non tanto o soprattutto quantitativa bensì qualitativa, intesa cioè come capacità del sistema nazionale delle aree protette, come abbiamo detto più volte, di esportare nel resto del territorio i criteri e gli obiettivi di sviluppo durevole e di conservazione della natura sperimentati al loro interno. I parchi, cioè, come paradigma ed esempi positivi di una nuova qualità dello sviluppo, ambientalmente e socialmente sostenibile. Per riuscire in questa sfida la Federazione dei Parchi deve riuscire a darsi, con l'Assemblea Congressuale del 3 giugno, una piattaforma aggiornata e incisiva, lucida negli obiettivi e negli strumenti, valorizzando la propria coesione interna e accrescendo la propria capacità organizzativa. Si tratta cioè di riuscire a compiere le scelte più opportune e tempestive, definendo le priorità del nostro lavoro futuro, e come sempre occorre anche costruire le alleanze giuste sia sul piano istituzionale che su quello sociale e culturale. Il passaggio in cui ci troviamo è molto delicato perché è un po' come essere sospesi tra il vecchio ed il nuovo; un nuovo, tra l'altro, che non dipende tanto da noi quanto dalle scelte di governo, nazionale e regionale, che saranno compiute nei prossimi mesi.

Il rischio della "normalità" ovvero della banalizzazione

Per certi versi per noi era più facile lavorare alcuni anni fa, quando era in campo un movimento culturale ampio che voleva i parchi come scelta di civiltà, in grado di avvicinarci alle altre nazioni europee e di tutelare la nostra natura più bella e intatta. Allora vi erano sì nemici agguerriti, ma facilmente identificabili; nemici che hanno perso la battaglia ma non la guerra. Oggi i parchi esistono, sono attivi, numerosi, occupano le pagine illustrate di tantissime riviste e servono anche, purtroppo, per un "lavaggio collettivo" delle coscienze di tanti che molto ambientalisti non sono. Il rischio è ora quello della normalità, dell'ordinarietà, dell'affermarsi di una concezione dei parchi strettamente istituzionale, di pure e semplici istituzioni pubbliche a cui i cittadini sentono di avere delegato la loro quota di impegno per la conservazione della natura. Per questo il nostro ruolo è essenziale ed è quello di chi, aggregando le forze e formando un pensiero ed un'azione collettiva, deve riuscire a ridefinire una prospettiva profonda, delineare un disegno alto e di prospettiva per i parchi. Occorre cioè che sappiamo rilanciare, attualizzandola, la funzione basilare delle aree protette, i loro fini generali. Ma per farlo non bastano elaborazioni ed analisi raffinate, servono anche molta fantasia ed un grande vigore inventivo in grado di rilanciare il movimento e l'attenzione dell'opinione pubblica che si è fatta sempre più distratta, così come si sono via via appannate, con la crescita dei parchi, la ricerca, l'attenzione e l'azione del mondo della cultura e della scienza.

Recuperare una visione politica, anche per il Mezzogiorno

Dobbiamo riuscire a scuotere i cittadini con iniziative fantasiose e coinvolgenti, che facciano capire che è cosa loro ciò che avviene anche a centinaia di chilometri di distanza, in un parco che hanno magari solo visto in cartolina. Non credo che ciò significhi evocare il puro movimentis mo: significa però riuscire a recuperare una dimensione finalistica, culturale e politica dei parchi e del loro ruolo per evitare di scivolare in una gestione banale, esclusivamente tecnicistica del processo che si è avviato anche nel nostro Paese con la legge 394/91. Per questo la scelta della stessa sede del nostro Congresso, quella di Ercolano, non è casuale ma vuole anch'essa simboleggiare l'importanza che le aree protette possono e debbono avere per favorire il rilancio del nostro Mezzogiorno. Un rilancio vero e duraturo perché fondato anche sulla conservazione del patrimonio culturale, storico, naturalistico e soprattutto sul protagonismo di centinaia di migliaia di persone che vivono e vogliono restare a vivere nel sud. L'Assemblea di Ercolano sarà anche la sede per rinnovare i nostri organi dirigenti. Oggi questo rinnovamento può esprimersi meglio del passato perché sono cresciute le forze impegnate nei parchi e si sono ulteriormente qualificate. Abbiamo quindi tutte le condizioni per fare un buon Congresso, un Congresso importante per la prospettiva di una parte non secondaria della cultura, della natura e dell'economia del nostro Paese.

*Presidente Federparchi