Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 29 - FEBBRAIO 2000


1a Conferenza del Coordinamento parchi e
riserve naturali delle Marche
Federica Zandri
 



A tre anni dalla sua costituzione, il Coordinamento dei parchi delle Marche indice una Conferenza regionale cui partecipano numerosi rappresentanti di istituzioni, enti locali, associazioni, università. Alla vigilia del voto del 16 aprile si tirano le somme del lavoro svolto e si formulano proposte e indirizzi.

La 1 a Conferenza del Coordinamento parchi e riserve marchigiane si è tenuta presso la riserva naturale di Abbadia di Fiastra (Macerata), presente più di un centinaio di persone, tra presidenti e direttori di parchi, componenti della Federazione italiana dei parchi, rappresentanti di istituzioni nazionali e locali, di associazioni, tecnici, docenti e studenti universitari.

La relazione del presidente del Coordinamento, Guzzini

A tenere la relazione di apertura, dopo i saluti del Presidente della riserva naturale di Abbadia di Fiastra, Roberto Massi Gentiloni Silverj, il Presidente del Coordinamento dei parchi delle Marche, Mariano Guzzini. Questi ha fatto un'analisi precisa e puntuale della condizione in cui si trovano le aree protette marchigiane, con riferimenti ai contesti nazionale ed europeo, additando le questioni prioritarie e quelle "minori", ma non certo "irrilevanti". "Abbiamo scelto questo momento pre-lettorale - ha puntualizzato- per tirare il bilancio sul molto che siamo riusciti a fare e sul moltissimo che resta ancora aperto di fronte a noi, in modo da capire a che punto siamo. Non intendiamo approfittare della situazione, tuttavia non ci pare un problema il fatto di poter dire la nostra in un momento segnato dalla condiscendenza di tutti nell'infilare frasi ambientaliste nei programmi elettorali". Nessun trionfalismo, dunque, piuttosto "c'è la necessità assoluta di chiamare a raccolta tutti i possibili alleati di politiche e di sviluppo sostenibile per convincere il mondo ad invertire la marcia che lo porta all'autodistruzione". Secondo il Presidente del Coordinamento è più che mai necessario "pensarla globalmente ed
agire localmente": "se ogni parco marchigiano, nel rispetto delle identità e delle differenze, riuscirà a pensarla globalmente agendo localmente, magari coordinandosi un po', sarà possibile contribuire alla modernizzazione ecosostenibile dell'intera regione". Il punto è che, se è pur vero che l'attuale processo di pianificazione territoriale pone i parchi ed il coordinamento che li riunisce come interlocutori importanti, si è ancora lontani dal fare il salto da "autorevoli comparse" a "comprimari". Tutte le altre questioni, al confronto, sono meno urgenti (si fa per dire). Nell'elenco ritroviamo la questione del finanziamento ancora inadeguato ai parchi regionali e della mancanza di volontà politica per sbloccare a livello nazionale la questione dei tavoli nazionali tra il Governo e Regioni anche per finanziare i parchi regionali con una parte dei fondi nazionali (gli unici due parchi nazionali hanno il doppio dell'insieme); la questione della differenza nella destinazione dei fondi europei tra i parchi montani e parchi costieri: la questione delle aree protette marina; la questione del personale: tutti punti di cui la futura Giunta regionale dovrà tenere conto. Il Presidente Guzzini non si è dimenticato di elencare, d'altra parte, le "molte azioni innovative e positive che la Regione Marche ha attuato (regole ripartizione fondi, rapporti con gli assessorati, gli uffici, la scelta di "Parcoproduce", la rivista "L'Infinito" ecc). Da sottolineare che la Giunta regionale delle Marche il 28 febbraio ha deliberato di ratificare il protocollo d'intesa firmato come Federparchi, come coordinamento marchigiano dei parchi costieri e come coordinamento marchigiano di tutti i parchi "per far partire davvero il progetto Cip". Guzzini ha quindi ricordato ai presenti i punti sottoposti dal Presidente della Federparchi, Enzo Valbonesi al Parlamento ed al Governo esortando tutti gli amministratori di parchi a non sentirsi un'isola, ma parte integrante dei progetti nazionali. Il secondo a parlare è stato di Franco Pedrotti, Presidente della Riserva naturale di Torricchio, la prima ad essere istituita nelle Marche nel 1977. Nella sua relazione, molto accurata, Pedrotti distingue tra obiettivi primari ed obiettivi accessori nei parchi. I primi sono, a suo giudizio cinque e tutti relativi alla conservazione della naturalità; quanto alla aree protette delle Marche "da un punto di vista generale si può rispondere che l'obiettivo primario della conservazione della natura è stato raggiunto". E - sottolineando che "non si può pensare che il parco si comporti come una sorta di agenzia per il territorio" - ha concluso con due proposte, una sul recupero degli ecosistemi forestali, l'altra - indirizzata alla Regione Marche - sull'istituzione di nuove aree protette (foresta del Monte Castelmanardo, di San Gerbone, Furlo, Cesane, Monte Catria ecc). Subito dopo è stato il turno di Franco Perilli, di Legambiente e già facente parte della Segreteria tecnica del Ministero dell'ambiente, che ha relazionato principalmente sui progetti di area vasta Ape e Cip. "Il dibattito sulla tutela delle aree naturali appare in questi ultimi anni focalizzato sul superamento di una visione settoriale - ha esordito. Questo passaggio a una visione sistemica impone il superamento della logica di conservazione imperniata sull'esclusiva tutela dei singoli habitat naturali e richiede l'avvio di una strategia molto più complessa". Le aree protette assumono un nuovo ruolo: "all'interno dei grandi progetti di sistema i parchi e le aree protette non possono più essere considerati come parti a se stanti, ma diventano, piuttosto, i nodo portanti della rete". In una visione integrata, infatti, l'istituzione di un parco diventa l'occasione per attivare, grazie alle risorse di provenienza nazionale ed internazionale "dei veri e propri cantieri pilota di conservazione ambientale in cui sperimentare modalità alternative di pianificazione e programmazione degli interventi". Perilli ha a questo proposito citato il convegno di Catania con il relativo documento "Cento idee per lo sviluppo "da cui è partito il progetto della rete ecologica nazionale per i fondi strutturali 2000-2006" e il programma stralcio della legge 426. Ma "la necessità di integrazione delle politiche è uno dei punti più carenti".

L'on. Calzolaio partecipa ai lavori

Subito dopo, Mariano Guzzini ha dato la parola al Sottosegretario al ministero dell'Ambiente, Valerio Calzolaio il quale ha affermato di condividere pienamente l'impostazione della relazione del presidente del Coordinamento marchigiano. "Il tema da porre alla futura legislativa è questo - ha detto - di essere comprimari; le questioni "minori" - ha aggiunto - in realtà per voi sono assolutamente maggiori: il finanziamento dei parchi regionali, la questione dei parchi montani e parchi costieri". E sono state accolte con qualche perplessità le dichiarazioni che l'On.Calzolaio ha fatto subito dopo: "Penso che anche i parchi costieri debbano assumere in questa fase la priorità dei parchi montani. L'ipotesi annuale è di destinare ad Ape 100 miliardi". Il sottosegretario ha quindi proposto all'attenzione del pubblico tre questioni: seguire con attenzione le leggi in discussione al Parlamento, per gli effetti che possono avere per quanto riguarda la politica delle aree protette (si istituiscono anche nuovi parchi); valutare attentamente alcune normative esistenti anche per capire se nella prossima finanziaria si possa porre il problema che nelle aree protette si sperimentano con maggiori risorse e minor tempo politiche nazionali di sviluppo sostenibile. Sulla questione dei finanziamenti, Calzolaio ha citato "la chiave di volta del sistema", cioè la 394 che all'art. 7 prevede che il 20% delle risorse del Ministero e delle Regioni dovrebbe essere concentrato nelle riserve e nei parchi. Terza considerazione "perché non lanciamo da Abbadia di Fiastra la sfida aggiornata al 2000...(Camerino vent'anni dopo) quella dello sviluppo sostenibile al 100% in tutto il territorio, non solo del 10%?" Terminato l'intervento del Sottosegretario è stato il turno di Riccardo Maderloni Vicepresidente (e fino a poco fa presidente) della Comunità Esino-Frasassi-Parco naturale della Gola della Rossa e di Frasassi il quale ha affermato di condividere le tesi di Guzzini e di Pedrotti ed ha messo in chiaro di non voler alimentare polemiche sulla contrapposizione "tra aree protette montane, marine o costiere che dir si voglia". Ringraziando la Giunta regionale ed in particolare l'Assessore Mentrasti per quanto fatto specie nel biennio 1996-97, Maderloni ha ripercorso le tappe dell'istituzione del Parco della Gola della Rossa e del parallelo sisma, tirando un bilancio sull'aspetto dell'acquisizione del consenso ("il parco ha potuto dimostrare la propria carica positiva di valore aggiunto rispetto alle attività tradizionali ma anche a quelle innovative"), del rapporto con il mondo venatorio, con quello estrattivo ("vera spina nel fianco") ed altri ancora. "L'esperienza di gestione da parte della Comunità montana si è rivelata altamente efficace e positiva" - ha detto ancora Maderloni ma - riferendosi al Coordinamento - "in questa cultura del fare non siamo stati soli, siamo convinti che anche gli altri parchi regionali abbiano lavorato bene. Ora dobbiamo acquisire una certezza del quadro operativo.... dei flussi finanziari e maggior semplificazione delle procedure". In linea con le proposte sull'istituzione di nuove aree protette, Maderloni ha indicato l'Alpe della Luna e l'alta Valle dell'Esino. E' stata quindi la volta di Carlo Alberto Graziani, Presidente del Parco nazionale di Monti Sibillini, ad intervenire: il filo conduttore della sua relazione è stata la considerazione sulla "necessità oggettiva di un fortissimo impulso alla politica dei parchi nella prossima legislatura regionale". Secondo Graziani nella politica dei parchi si assiste alla formazione forte di valori importanti, in un mondo che sta perdendo i suoi valori. I parchi significano anche nuovi modelli di partecipazione, di democrazia: "Non è soltanto un problema di prospettiva economica, ma un problema di prospettiva sociale, culturale per i giovani. E allora ci dobbiamo chiedere: le istituzioni pongono al centro questa politica dei parchi?" Altro concetto, unificante, che genera consenso, per Graziani è il concetto di "sistema dei parchi", anche a dimensione europea. Quali gli obiettivi di questo sistema? "Penso ai fondi strutturali, al documento unitario di programmazione, al nuovo obiettivo 2, alla rete ecologica regionale....ed inoltre applicare l'art. 7 della legge 394, come ha detto molto bene l'On. Calzolaio. "L'altro elemento è quello della cooperazione" ed a questo proposito Graziani ha anche citato la collaborazione con i cacciatori: da semplici predatori a gestori della fauna (nel caso della proliferazione dei cinghiali). Infine il Presidente del Parco dei Sibillini ha insistito sulla "dimensione europea" dei parchi : "l'Europa - ha detto - diventa un imperativo categorico nella politica delle aree protette".
Dopo i ringraziamenti a Mariano Guzzini per avere promosso la Conferenza regionale "per produrre qualcosa di comune alla Regione Marche" - Mauro Baldacci, Presidente del Parco Sasso Simone e Simoncello, ha avuto parole di riconoscenza anche verso l'Ente regione ed i suoi amministratori "con i quali siamo usciti dal Medioevo". Quindi ha accennato alla questione dell'autonomia, del decentramento "un'opera di grande modernità.... delegare sul territorio la possibilità del mettersi insieme, nel modo più adatto e vicino alla gente comune". "I parchi devono avere la certezza delle risorse - ha detto poi - autonomia e certezza delle risorse.... Le aree protette devono rappresentare la parte migliore, la più nuova, la più dinamica degli enti mentre la burocrazia appartiene al vecchio".

L'Università sollecita i privati

Nel pomeriggio i lavori sono ripresi con la relazione del prof. Franco Sotte dell'Università degli Studi di Ancona, che si occupa da oltre un anno -come Dipartimento-della programmazione socio-economica nei parchi. Un lavoro confluito nei "Quaderni del parco" e che potrebbe essere oggetto di una prossima discussione. Una prima riflessione il prof. Sotte l'ha fatta sul rapporto fra piano del parco e piano socio-economico del parco. Il secondo, a suo giudizio, non sarebbe mai decollato , per via della "subordinazione al piano del parco, previsto nell'ambito della legge 394 del 1991... La nuova legge 426 del 1999, però, innova decisamente questa questione", anche se fare una legge non significa che la gente la rispetti. La seconda riflessione è sul problema delle risorse: " i due miliardi a disposizione di un parco (all'interno del quale se ne muovono circa 200) sono ben poca cosa per un progetto che ha l'ambizione di riformare un intero sistema...i parchi non possono agire con quattro lire e senza personale ma va aggiunto che il piano socio-economico deve far leva su tutte le fonti finanziarie disponibili (risorse pubbliche e private)". Secondo il docente, responsabile della programmazione, risorse pubbliche disponibili, da parte dei vari enti, ci sono, "non sono più i bruscolini del solo consorzio" e fanno "massa critica". Qual è il problema, allora? Che questa massa critica viene gestita da enti che non comunicano tra di loro. " chiaro che bisogna portare ad un tavolo Regione, Provincia, Comuni ma gli attori non finiscono nel pubblico, anzi la più gran parte della spesa dei parchi la fanno i privati... Perché non aprire con loro tavoli negoziali, luoghi di contrattazione...?" Dell'esperienza con i parchi, il Prof. Sotte ha parlato come di un'operazione d'avanguardia, da presentare a livello nazionale. Ancora un presidente di parco a prendere la parola, Nadia Regnoli, Presidente del Parco del San Bartolo. Anch'ella ha plaudito al coraggio della Regione Marche nel rendere protetto "un territorio difficile come il San Bartolo. I parchi di costa si trovano a dover affrontare una serie di problemi, in termini particolarmente urbanistici, che i parchi di montagna vivono in maniera completamente diversa.". Ricordate le difficoltà di un parco piccolo come il San Bartolo che è al confine con la Romagna - regione che presenta un modello di sviluppo "apparentemente vincente ma con un consumo esasperato del territorio" - con quattro centri abitati all'interno ed in mano sostanzialmente ai privati, la Regnoli ha fatto presente che dopo tre anni si è vinta la battaglia con i residenti ma che in questa seconda fase vanno accolte le aspettative di un ritorno economico. A questo proposito la presidente si unisce a chi l'ha preceduta nel chiedere che il "famigerato art. 7 della legge 394 diventi realtà": i parchi - ha aggiunto - non sono un problema dell'Assessorato all'ambiente: "i parchi devono essere un modello di gestione del territorio alternativo rispetto a quello che è stato fatto in Italia". Quanto a Cip - Coste italiane protette - Nadia Regnoli ha puntato il dito sull'esclusione dei parchi costieri dalle questioni che riguardano il mare: "possibile che un parco di costa non possa dire la sua su un'area di mare che è lì?". A completare il quadro delle aree protette marchigiane, Giuseppe Rossi, Presidente del Parco nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga e Vicepresidente della Federparchi. Un parco con 42 comuni (tre regioni e cinque province) al suo interno, di cui solo due nelle Marche. Pur nella diversità "siamo tutti impegnati sulla stessa linea, nella stessa direzione -ha detto, aggiungendo che "anche l'opinione pubblica deve rendersi conto dell'impegno che i responsabili nazionali e regionali dei parchi e delle riserve pongono nel costruire questo sistema". I parchi sono ormai una realtà, non una prospettiva: ma "i finanziamenti non devono venire agli enti parco ma devono venire nei parchi.
Anche Rossi ha accennato all'unicità della foresta di San Gerbone che potrebbe diventare una gestione dei parchi.

Interviene l'assessore regionale all'Ambiente, Mentrasti

Dopo Rossi ha preso la parola l'Assessore regionale all'ambiente, Edoardo Mentrasti. Questi ha sottolineato il fatto che, in questa fase la vecchia dialettica tra amministrazione regionale e presidenza dei parchi si può sciogliere "valorizzando i risultati raggiunti, che sono ascrivibili all'impegno delle varie istituzioni e di tutte le energie che si sono gettate con passione attorno alla costruzione di un sistema di parchi nella nostra regione, consapevoli che siamo ancora alla preistoria, forse, alla fase iniziale di un lavoro di lunghissima lena". Mentrasti, dopo aver citato il "biennio verde" - quello dell'istituzione di tre nuovi parchi regionali - ha parlato dei miglioramenti sul fronte delle risorse finanziarie: "credo che abbiamo risolto tutte le questioni relative alla rapida assegnazione delle risorse sia sul fronte degli investimenti che delle risorse per la gestione... i parchi, se lo vogliono, possono predisporre i piani per l'assunzione a tempo indeterminato dei funzionari minimi indispensabili per la vita dei parchi stessi". Inoltre, ha annunciato la "ristrutturazione" dell'ufficio preposto alle aree protette, con il responsabile interamente preposto a quest'incombenza. Prospettando diverse ipotesi sulle modalità di consolidamento dei parchi nella regione, l'assessore Mentrasti ha affermato che "mantenere la pluralità dei modelli di gestione è una cosa da ribadire anche nel futuro". Quanto ai "primi elementi di un sistema dei parchi", c'è bisogno del "decollo pieno dei due grandi progetti, Ape e Cip." Il secondo è "all'inizio del lavoro politico-istituzionale di pressione e di presa di coscienza dell'importanza strategica che questo progetto può rivestire per l'Italia". Mentrasti ha inoltre fatto cenno ad una "certa trasversalità positiva che ha agito nelle politiche regionali anche per quanto riguarda il ruolo delle aree protette" ed alla fatica con la quale si è lavorato in questi anni. Infine ha rassicurato i presenti sui fondi - centinaia di miliardi - che investiranno nei prossimi anni le Marche grazie all'obiettivo 2. " necessario - ha detto - che nel nuovo documento di programmazione sia affidata all'ambiente una quantità di risorse assolutamente maggiore di quanto si è riusciti ad ottenere negli anni 1994-99. Questa è una delle condizioni, accanto al rafforzamento dell'impegno finanziario diretto, ordinario delle regioni". Dopo l'assessore all'ambiente si sono susseguiti gli interventi delle associazioni: Nicola Stolfi della Confederazione italiana Agricoltori, Giovanni Piva di Italia Nostra, Franco Ferroni, Segretario regionale del WWF Italia, Tiberio Roscioni della Marchigiana Associazione guide e interpreti ambientali. Stolfi ha ricordato il protocollo d'intesa tra Federparchi e le tre organizzazioni professionali agricole "frutto di una maturazione complessiva anche da parte degli agricoltori che vedono nei parchi - con un po' di fatica, all'inizio - un'occasione di sviluppo, un laboratorio di esperienze". Certo, ha sottolineato, i provvedimenti d'incoraggiamento non sono gran cosa, "il privilegio di un agricoltore di essere in un parco rispetto ai finanziamenti è insignificante...come organizzazioni agricole e come enti parco, una volta redatti i documenti di programmazione, dovremo essere capaci di presentare progetti insieme". Piva ha fatto, da parte sua, riferimenti specifici a modelli di sviluppo industriale assolutamente da archiviare ed a rischi ambientali in aree della Provincia di Ancona, esprimendo solidarietà al WWF per gli attacchi subiti in relazione all'oasi di Ripabianca. Ferroni - che si è soffermato sui punti critici in ambito regionale (Docup, rapporto piano cave-rete natura 2000 ecc.) - ha detto di condividere appieno i contenuti della relazione del Presidente del Coordinamento e ha insistito sulla necessità di alleanze. "Ogni uomo è una quota di natura" - lo slogan del WWF rilanciato a Fiastra, con l'obiettivo di fare della politica ambientale un impegno trasversale e non più di settore. Roscioni ha presentato, invece, una nuova associazione, "figlia della 496," che si occuperà di guide ambientali ma anche di programmazione di soggiorni in campo ambientale, una novità per le Marche. Infine, le relazioni di Renzo Moschini del direttivo della Federparchi e di Enzo Valbonesi, Presidente di Federparchi.
Per il primo la Conferenza di Abbadia di Fiastra ha avuto una doppia valenza: "concorrere, contribuire in maniera rilevante alla costruzione di un sistema regionale ed al tempo stesso di un sistema nazionale,". Moschini ha avuto parole di critica verso la politica nazionale "che non è riuscita a fare, se non molto parzialmente, la prima conferenza nazionale sulle aree protette". Quindi si è occupato di Cip: "il Parlamento - ha detto - dovrebbe occuparsi di capire perché in 18 anni siamo rimasti praticamente al palo, mentre non è avvenuto per le altre aree protette" Ma anche il Governo non scherza: "il Ministro presenterebbe un emendamento per istituire una nuova figura dirigenziale nei parchi, il direttore amministrativo". E, infine, sul famoso articolo 7 della legge 394: le regioni - si è detto - non se lo devono dimenticare ma neanche lo Stato perché il primo elemento di organizzazione dei suoi interventi non è solo verticale - Stato, Regioni ed enti locali - ma orizzontale, tra Ministeri: si cominci a vedere come le risorse nazionali sono impiegate sul territorio." Valbonesi, da parte sua, ha salutato gli intervenuti alla quinta conferenza regionale organizzata dalla Federparchi che "agisce come emanazioni regionali, quindi con uno spirito federativo". "Vogliamo essere un'associazione che assomigli sempre più alle grandi associazioni federative del sistema delle autonomie locali, però - ha aggiunto - siamo un pezzo delle istituzioni dello Stato... uno Stato moderno, non burocratico, non statalista...uno Stato che è entrato in Europa non solo con la moneta ma anche con una politica delle aree protette che ha visto in dieci anni grandi aumenti". Il "cuore degli obiettivi futuri è, per il Presidente della Federazione dei Parchi, di far passare questa politica nei programmi regionali delle Province, dei Comuni, del sistema delle autonomie, del governo del territorio: i parchi come luogo di sperimentazione. Citando i traguardi raggiunti da Federparchi, Valbonesi ha messo al primo posto l'accordo raggiunto con le associazioni agricole. Il 24 maggio, inoltre, si terrà Europark, l'incontro di tutte le aree protette in simultanea con i cittadini "che devono sentire un affetto, un'affiliazione con le proprie aree protette".