Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 30 - GIUGNO 2000


Botta e risposta con il nuovo ministro
Intervista di Giulio Ielardi
 

Tira aria nuova al dicastero di via Cristoforo Colombo. La maggiore disponibilità al dialogo con regioni ed enti locali fa il paio con l'aperto riconoscimento del ruolo acquisito dalla Federparchi, ostinatamente negato dal suo predecessore Ronchi. Il ministro annuncia poi diverse novità riguardo a parchi nazionali e riserve marine in arrivo, finanziamenti, appuntamenti attesi da tempo.

Signor ministro, innanzitutto grazie per la sua disponibilità a concedermi quest'intervista.

Ringrazio io lei. In certi casi, e soprattutto per l'ambiente, c'è il problema della comunicazione. Ne parlavo stamani con il nuovo presidente di Confindustria, Antonio D'Amato, che ho incontrato all'assemblea dell'Unione industriali di Roma. Per fare la politica dell'ambiente bisogna fare le politiche, perché questo è un ambito che interseca tutti i settori territoriali, industriali, etc. È un punto che non tutti hanno ancora compreso. Io mi sono stancato di sentire, in qualunque luogo mi trovi, iniziare un intervento con la formula rituale: "Ovviamente, noi tutti siamo d'accordo con la tutela dell'ambiente". Non è ovvio affatto. Inoltre nell'odierna società dell'informazione siamo travolti da visioni e prospettazioni addirittura catastrofiche: ghiacci intorno a Londra, la sommersione di parte dell'Italia, la desertificazione. Ho proprio di fronte a me il testo di una relazione delle Nazioni Unite sulla lotta alla siccità dove c'è scritto che entro dieci anni ci troveremo di fronte a 67 milioni di disperati nel nord Africa e 145 milioni di persone nel Sahel si metteranno a marciare per sopravvivere. Il mio timore è che la drammaticità costante e annunciata finisca per assomigliare al grido "al lupo, al lupo". Se la metà di queste previsioni fossero vere - ed ho l'impressione che lo sono - dovremmo agire in maniera assolutamente diversa da come stiamo agendo. Allora si deve comprendere che il Ministero dell'ambiente non è un vezzo di un Paese ricco, ma è un mini stero strategico per lo sviluppo di questo Paese. Ovviamente di uno sviluppo che deve essere sostenibile. Poi cosa ci mettiamo in questo aggettivo dipende ovviamente da noi.

Dal suo insediamento al dicastero dell'Ambiente si susseguono i segnali distensivi verso il sistema delle autonomie. Anche il mondo dei parchi avverte prospettive nuove rispetto al passato, meno ancorate a rigidità e visioni centralistiche. Come imposterà il rapporto con le regioni in materia di aree protette?
lo non so se c'è un cambio di marcia rispetto al passato, questo lo giudicate voi. Sarà perché ho fatto per diciassette anni l'amministratore comunale, di cui undici da sindaco (a Muggia, secondo comune della Provincia di Trieste, n.d.r.), ma io ho sempre pensato che la Repubblica ha tre livelli di governo: nazionale, regionale e locale. Tutti e tre sono protagonisti paritari. Ci sono funzioni diverse e di vigilanza di uno sull'altro, ma non ho mai considerato le autonomie locali come una parte inferiore o di cui se ne potesse fare a meno. Oggi c'è un abuso dei termini federalismo e autonomismo, ma io queste cose le sostengo da tempo, per esempio da quando - era il 1977 - facevo il direttore della rivista dell'Anci. E ora la penso alla stessa maniera, soprattutto quando le questioni riguardano i beni culturali e naturali, laddove a mio avviso una divisione in senso proprietario non è pensabile. I beni culturali e ambientali sono di tutti, quindi tutti assieme - certo con forme regolamentate - abbiamo il dovere di concorrere in un clima, come ci dice tante volte la Corte costituzionale, di "leale cooperazione".

Tornando ai parchi?
Le faccio un esempio di questi giorni: il Gennargentu. lo ho due idee sul parco. La prima è che è assolutamente necessario, la seconda che è impensabile farlo contro le popolazioni locali. Andrò in Sardegna il prossimo 26 giugno proprio per ribadirlo. Alla regione e agli enti locali dico: ripartiamo assieme.

E per il Delta del Po, come intende superare l'attuale incomunicabilità tra i due esistenti parchi regionali?
Con la stessa logica di rispetto delle autonomie locali ma, in caso di loro omissioni, anche del dovere d'intervento dello Stato. Al Delta del Po ci troviamo di fronte a due parchi regionali, quando il contesto ambientale è unitario. Nessuno può pensare che una zona simile possa essere spartita da confini amministrativi. E dunque va gestita unitariamente. Questo si può fare, come si era previsto, attraverso un mandato alle regioni per un parco interregionale. Ma visto che finora non è successo nulla, il governo ha il dovere di intervenire. Per fare un esempio: io ritengo grave che alcune regioni non abbiano fatto i piani paesistici secondo la legge Galasso, ma ritengo altrettanto grave che lo Stato che poteva e doveva supplire alle mancanze col commissariamento lo abbia fatto solo dieci anni dopo. Quindi, tornando al Delta, questa stessa settimana mi auguro di riuscire ad incontrare i presidenti delle Regioni Veneto ed Emilia Romagna. E dirò loro che o si fa entro l'anno il parco interregionale oppure interverremo con un parco nazionale.

Val d'Agri, Sila, Appennino toscoemiliano e Alta Murgia: quale dei quattro nuovi parchi nazionali in itinere vedrà prima la luce e quando?
Il ministero ha pronte le proposte di perimetrazione finale. C'è adesso il problema di confrontarsi con le nuove giunte regionali, e lo faremo entro il mese. Se non ci saranno problemi, entro l'estate o al più tardi ad inizio autunno verranno istituiti i parchi nazionali della Val d'AgriLagonegrese e dell'Appennino toscoemiliano. Per Sila e Alta Murgia ancora è in corso il confronto con le Regioni Calabria e Puglia, che spero comunque si concluda entro l'anno.

Sul fronte delle riserve marine, da sempre le più trascurate tra le nostre aree protette, ci sono novità in arrivo? Quando avrà luogo l'annunciata Conferenza sul mare?
Nei giorni scorsi ho firmato lo schema di decreto per l'istituzione della riserva marina di Tor Pa terno, di fronte alla tenuta presidenziale di Castel Porziano, e il decreto di allargamento e ridefinizione della già esistente riserva di Punta Campanella. Più in generale, il tema mare è di quelli inevitabilmente legati alla nostra penisola e credo vada affrontato in termini unitari. Una conferenza nazionale sull'argomento non è mai stata organizzata, ma io chiederò - col naturale coinvolgimento degli altri ministeri interessati - che abbia luogo entro la primavera del 2001.

Quanto alle riserve marine da istituire davanti alle coste di parchi già funzionanti, come all'Asinara, all'Arcipelago toscano, al Conero (parco regionale), affiderà loro la gestione o dovranno sorgere nuovi soggetti come a Portofino?
lo sono per affidare la gestione delle riserve marine ai parchi esistenti, come vuole d'altronde il buon senso. L'ho detto anche alla recente assemblea della Federazione italiana parchi ad Ercolano.

Proprio in quella sede il rieletto presidente della Federparchi, Enzo Valbonesi, ha proposto al Ministero dell'ambiente un protocollo d'intesa con l'associazione delle aree protette. Si farà?
Sì, lo ritengo naturale. La Federparchi è di gran lunga la più rappresentativa tra le associazioni delle aree protette. Sono l'Anci dei parchi, perché allora non riconoscerglielo?

Se lo sono chiesto per parecchi anni.
Lo so. Del passato però non parlo, parliamo del presente.

La Commissione ambiente del Senato sta discutendo se dar corso a un'inchiesta sulla gestione del parco d'Abruzzo, dopo i contrasti sorti anche in occasione della conferma di Fulco Pratesi a presidente dell'ente e ai passati pesanti rilievi della Corte dei conti. Qual è la sua valutazione?
A me nessuno ha parlato di questa questione. Questo pomeriggio incontrerò il direttore e una delle cose che gli chiederò nuovamente è un rendiconto molto preciso, non solo contabile ma anche dei risultati gestionali e che riguardi l'utilizzo dei fondi statali.

I parchi regionali chiedono di essere davvero considerati parte del sistema nazionale delle aree protette, con l'assegnazione di fondi statali. Li avranno?
Credo che occorra metterci d'accordo sulle priorità delle nostre politiche. Se crediamo davvero che il territorio e le risorse naturali siano una grande ricchezza di questo Paese - l'ultimo a dirlo è stato il governatore Fazio nelle sue Considerazioni finali - e se acquisiamo che il 10% del territorio nazionale è ormai tutelato da parchi nazionali, regionali e altre aree protette dobbiamo fare un salto di qualità e di quantità. Tutta la partita parchi deve essere riordinata, rafforzando gli interventi nazionali e regionali.

Intravede qualche possibilità di aumentare gli stanziamenti già per la prossima finanziaria?
Non voglio fare annunci, visti anche i continui richiami di Visco sulla spesa pubblica in crescita. Questo problema comunque esiste. Sarà uno degli argomenti da dibattere nella seconda conferenza nazionale.

Quando si terrà?
Entro l'anno. Dal gennaio 2001 siamo presidenti del G8 ed entro la primavera del 2001 ci sarà la convocazione in Italia del G8 sull'ambiente. Entro l'anno poi io vorrei presentare il Rapporto sullo stato dell'ambiente, e vorrei farlo similmente a quanto avviene per il Rapporto sullo stato dell'economia. Vorrei cioè che ci fosse un momento significativo nel quale il Ministro dell'ambiente faccia una sorta di Considerazioni finali sullo stato dell'ambiente, davanti alle massime autorità dello Stato e i vertici del mondo economico e sociale italiano.

Questa intervista è stata pubblicata, in sintesi, su Il Sole 24 Ore del 19 giugno 2000.