Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 30 - GIUGNO 2000


Turismo e parchi
Patrizia Rossi*
 

L'Europa è un vecchio continente, in genere densamente popolato, culla di antiche civiltà: l'influenza umana sull'ambiente ha cominciato a farsi sentire fin dai tempi antichissimi della preistoria, quando l'uomo, trasformatosi da cacciatoreraccoglitore in agricoltoreallevatore, ha cominciato a disboscare le vaste foreste e a prosciugare le zone umide per ottenere terreni agricoli e pascoli. Oggi, se da un lato c'è molto poco di naturale nei grandi distretti industriali, in alcune regioni un equilibrato ed antico rapporto tra ambiente ed attività umane ha creato mirabili paesaggi culturali, mentre esistono ancora in altre regioni vasti territori disabitati, dove l'influenza delle attività umane è minima. Per questo, quando l'idea di parco nazionale fu importata dagli Stati Uniti all'inizio di questo secolo e furono creati anche in Europa i primi parchi nazionali, istituiti, non a caso, in Svezia, il 24 maggio del 1909 (EUROPARC ha deciso l'anno scorso di festeggiare questa data promuovendo la Giornata Europea dei Parchi) fu ben presto evidente che un solo tipo di area protetta, basata sul modello americano, non era sufficiente. Nel corso di questo secolo si sono così sviluppati, a seconda della situazione ambientale, socioeconomica, politica ed amministrativa dei vari paesi europei, diverse tipologie di aree protette, e le loro finalità si sono evolute passando dalla pura conservazione "sotto vetro" al concetto di sviluppo sostenibile. La panoramica ci porta dalle sterminate aree wilderness e di protezione integrata delle Zapovedniks russe, ai vasti parchi nazionali della Scandinavia, alla AONB, Areas of Outstanding Natural Beauty britanniche, ai parchi regionali francesi, ai naturpark tedeschi, alla straordinaria varietà tipologica di aree protette delle regioni mediterranee, che comprende, oltre ai parchi nazionali e regionali, riserve naturali di diverse dimensioni e finalità, biotopi puntiformi, monumenti naturali, oasi di protezione: infine, a livello europeo, i siti di importanza comunitaria della rete NATURA 2000. EUROPARC è l'organizzazione paneuropea che raggruppa tutte le tipologie di aree protette. È un'organizzazione politicamente indipendente nata nel 1973. Conta attualmente 350 membri, soprattutto parchi e altre categorie di aree protette, in 33 paesi europei, dagli Urali all'Atlantico, dall'Islanda alla Sicilia. EUROPARC ha la scopo di migliorare la conservazione e la qualità ed efficacia delle aree protette in tutta Europa, attraverso scambi tra i professionisti, la diffusione di informazione ed esempi, lineeguida, conferenze, seminari, gruppi di lavoro tematici, progetti articolati. Nel 1991 EUROPARC creò un gruppo di lavoro sul turismo, la cui attività fu finanziata in parte dalla DGXXIII: 14 esperti provenienti da diversi paesi europei, sia dal settore ambientale che da quello turistico. Dopo due anni di lavoro, attraverso meeting e workshop, il gruppo produsse un rapporto, pubblicato nel 1993 col titolo significativo di "Loving them to death?" "Amarli da morire". Sottolineando le contraddizioni tra turismo di massa e conservazione, il rapporto suggeriva di adottare per le aree protette i principi del turismo sostenibile. Che cosa si intende per turismo sostenibile? "Caring for the Earth" è un importante documento prodotto nel 1991 da IUCN, WWF e UNEP in questa strategia lo sviluppo sostenibile è descritto come "un tipo di sviluppo che consente un reale miglioramento della qualità della vita umana, ma alla stesso tempo conserva la vitalità e la diversità della Terra; ...l'umanità dove adottare stili di vita e tipologie di sviluppo che rispettino e siano in equilibrio con i limiti della natura". Questi principi furono ripresi nel 1992 dal Summit delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro. Il turismo sostenibile applica questi principi alle attività turistiche. Nei Paesi dell'Unione Europea il turismo è ormai una della maggiori industrie, che fornisce reddito e lavoro a milioni di persone: le vacanze e i viaggi non sono più un lusso, ma una necessità e ogni cittadino si concede, in maniera appropriata al proprio portafoglio, questo tipo di svago, che produce non solo benessere ma anche cultura. Purtroppo però gli anni '80 hanno visto l'esplosione del turismo come fenomeno di massa: basato su grandi numeri e grandi infrastrutture per poter essere redditizio, ha causato gravi danni non solo a famose destinazioni storicoculturali e località sportive e di soggiorno, ma anche a molti siti naturali. Un parco, un'area protetta, per il solo fatto di racchiudere qualcosa di prezioso ed eccezionale, attira i visitatori come i moscerini alla frutta. Inoltre il caos e lo stress della vita nelle grandi città spingono sempre, più all'evasione e alla ricerca dei silenzi della natura e dei suoi valori spirituali: con tutte le contraddizioni della situazione, ben sintetizzate dal titolo del documento (Amarli da morire?). Sebbene ogni anno aumenti il numero della aree protette e la superficie complessiva, aumenta anche il numero di visitatori, addirittura in modo vertiginoso per i siti più apprezzati e famosi. Poiché i dati non sono sempre disponibili e non sono molto aggiornati, citerò un solo esempio per rendere l'idea: il Parco Nazionale dei Tatra tra la Slovacchia e la Polonia, ha raddoppiato i propri visitatori negli ultimi 10 anni (da 4 a 8 milioni). I visitatori dei parchi inglesi sono dell'ordine delle decine di milioni l'anno, mentre per i parchi alpini sono solo qualche milione, concentrati però nel solo periodo estivo. Questo flusso di persone crea anche un notevole flusso di denaro, che, se ben gestito, potrebbe andare a vantaggio delle economie locali, di solito marginali e svantaggiate. Vediamo dunque a confronto i vantaggi e gli svantaggi del turismo di massa e del turismo sostenibile.

Gli svantaggi del turismo di massa

Per la conservazione e le aree protette

  • a danni ambientali;
  • pressione dei visitatori;
  • inquinamento;
  • consumo di risorse.

Per le popolazioni locali

  • sconvolgimento dello stile di vita e della strut tura sociale;
  • maggiori costi.

Per la società

  • consumo delle risorse.

I vantaggi del turismo sostenibile

Per la conservazione e le aree protette

  • una maggiore consapevolezza del pubblico e delle popolazioni locali dell'importanza delle aree protette e dell'ambiente;
  • supporto politico che genera maggiore disponibilità di fondi e volontà favorevole alla creazione di nuove aree protette;
  • conservazione più efficace delle caratteristiche naturali e culturali attraverso disponibilità di fondi per nuovi progetti;
  • finanziamenti aggiuntivi attraverso le imprese turistiche e i visitatori stessi.

Per il settore turistico

  • aumento del reddito e dei posti di lavoro;
  • sviluppo di nuovi prodotti di alta qualità, basati sulle risorse naturali e culturali, con prospettive di lunga durata;
  • riduzione dei costi attraverso la collaborazione con le aree protette;
  • miglioramento dell'immagine dell'impresa;
  • nuovi mercati e nuove clientele in cerca di vacanze "verdi".

Per le popolazioni locali e la società

  • aumento del reddito e degli standards di vita;
  • rivitalizzazione della cultura locale, degli usi e costumi e dell'artigianato;
  • supporto alle infrastrutture rurali;
  • sviluppo economico;
  • miglioramento del benessere fisico e psichico;
  • promozione dell'armonia e della comprensione tra le persone.

Nell'ambito dei principi del turismo sostenibile è fondamentale la definizione di capacità di carico:

Capacità di carico

1 - capacità di carico ambientale
Il limite entro il quale un ecosistema, habitat o paesaggio può spontaneamente riequilibrare l'impatto delle diverse attività turistiche e delle relative infrastrutture senza subire danni e senza la perdita del "senso del luogo".
2 - capacità di carico culturale e sociale
Il limite oltre il quale lo sviluppo turistico e il numero di visitatori influenzano negativamente le comunità locali e il loro stile di vita.
3 - capacità di carico psicologica
Il limite oltre il quale le qualità essenziali che il pubblico cerca nell'area protetta (come la pace e le quiete, poche altre persone, pochi segni della civiltà moderna) sarebbero perdute o danneggiate dallo sviluppo turistico. Alla luce di queste definizioni, il rapporto analizzava quindi le attività compatibili e incompatibili con le aree protette.

Attività turistiche compatibili con le aree protette

  • attività basate sulle peculiarità dell'area protetta, quali lo studio e l'osservazione della natura, la fotografia, la pittura, e tutte le attività sportive come l'escursionismo, l'alpinismo, l'arrampicata, lo sci, la bicicletta, il canottaggio ecc., se sono praticate per godere della natura e rispettarla;
  • turismo culturale ed educativo volto alla conoscenza dell'area protetta e dei suoi dintorni quali visite scolastiche, campegginatura, visite a siti culturali, e ai luoghi di produzione dei prodotti locali, agricoli o artigianali;
  • attività di piccola scala e piccoli gruppi che consentano il mantenimento delle caratteristiche di pace, tranquillità e naturalità dei luoghi.

Attività turistiche generalmente incompatibili con le aree protette

  • infrastrutture di grande scala associate col turismo di massa (grandi hotels, villaggi turistici, parchi dei divertimenti, complessi sportivi, centri commerciali...);
  • attività rumorose, attività che comportano assembramenti di molte persone nello stesso posto, e che disturbano continuamente la fauna (manifestazioni sportive di massa, gruppi or ganizzati di più di trenta persone, o attività che comportino il continuo passaggio di gente in luoghi sensibili);
  • attività e infrastrutture sportive di massa (impianti sciistici di risalita, giochi olimpici, rallies motociclistici e automobilistici e tutti gli eventi sportivi che comportino un gran numero di partecipanti);
  • attività sportive motorizzate (sci d'acqua, motoscafi, elicotteri e deltaplani a motore, motoslitte, motocross, veicoli 4X4, l'uso delle auto private deve inoltre essere limitato il più possibile a favore di trasporti pubblici).

Per valutare l'impatto delle attività turistiche progettate per un'area protetta ci si deve porre le seguenti domande:

  • saranno raggiunti gli scopi ambientali, sociali ed economici previsti dal turismo sostenibile?
  • quale sarà il numero di visitatori? Ci sarà il rischio di superare la capacità di carico anche solo in qualche periodo dell'anno?
  • come saranno monitorizzati gli effetti nel lungo periodo e che provvedimenti si potranno prendere?
  • quali saranno gli effetti di più ampia portata sulla rete dei trasporti, sulla popolazione locale, sulla necessità di importare prodotti, materiali e manodopera?
  • che cosa succederà so lo sviluppo turistico sarà così importante che attirerà troppi visitatori o una clientela diversa da quella desiderata? Quali provvedimenti si dovranno prendere? Sarà necessario vietare certe attività?
  • quali cambiamenti sono prevedibili nel panorama turistico nazionale (o internazionale)? Come influenzeranno questi cambiamenti l'area protetta? Ovviamente per attuare programmi di turismo sostenibile ci sarà necessità di informazione, aggiornamento, formazione professionale per tutti gli operatori interessati, sia dell'area protetta che del settore turistico.

Aggiornamento, formazione professionale riguardo a:

  • consapevolezza ambientale, e conservazione, gestione dei visitatori e sviluppo sostenibile · pianificazione e gestione turistica
  • ricerche di mercato e marketing in generale
  • operazioni commerciali
  • collegamenti col settore turistico
  • lingue straniere
  • servizi
  • educazione e informazione

Questi in estrema sintesi i punti principali evidenziati nel rapporto, che conteneva inoltre schede relative a 16 tra esempi e casistudio provenienti da 13 paesi europei, analizzati allo scopo di mostrare cosa fare e cosa non fare in diverse situazioni legate alla fruizione turistica delle aree protette. Concludevano il rapporto alcune raccomandazioni: tra queste, veniva suggerita la creazione di una apposita Carta Europea per il turismo sostenibile nelle aree protette. Questa costituì l'oggetto specifico di un progetto LIFE, finanziato nel 1995 dalla DGXI e condotto dalla Federazione Francese dei Parchi Regionali per conto di EUROPARC: il progetto aveva lo scopo di costruire la Carta e testarla in 10 parchi pilota appartenenti a 6 paesi dell'Unione Europea. La Carta fu allestita da un Comitato di esperti, una trentina di persone rappresentanti in modo equilibrato sia le aree protette, che il settore turistico e le organizzazioni internazionali. Il testo della Carta è il risultato della sperimentazione attuata durante tre anni nei parchi pilota, e della discussione condotta nel corso di una serie di riunioni del Comitato. La Carta è ormai una realtà, ufficialmente presentata nell'aprile dell'anno scorso a Lille. Il prodotto finale è sotto forma di un kit dove, oltre al documento della Carta, sono forniti anche alcuni strumenti utili alla sua applicazione pratica: una guida metodologica, le griglie di valutazione di cui spiegherò più avanti l'impiego, e 10 schede relative a specifici esempi di attività di turismo sostenibile sperimentate nei 10 parchi pilota. Il progetto ha prodotto inoltre una strategia di comunicazione per la diffusione della conoscenza della Carta in tutta Europa e l'applicazione nel maggior numero possibile di aree protette. Attualmente circa 15 parchi hanno già sottoscritto la Carta e molti dei loro rappresentanti sono presenti a questo seminario, (così come molti degli esperti del Comitato): ma c'è un grande interesse e richiesta di informazione da parte di ogni genere di aree protette europee. La Carta è una della priorità del Programma "Parks for Life" dell'IUCN, e segue i principi dettati dalla Carta Mondiale del Turismo Sostenibile sviluppata a Lanzarote nel 1995.

Il Turismo sostenibile viene così definito:
"Ogni forma di sviluppo, gestione o attività turistica che consente la protezione e conservazione a lungo termine delle risorse naturali, culturali e sociali e contribuisce in modo positivo ed equo allo sviluppo economico e al benessere degli individui che vivono, lavorano o soggiornano nell'area protetta".

La Carta si basa su dieci principi:

  • rispettare i limiti (capacità di carico)
  • contribuire alla conservazione e al miglioramento del patrimonio naturale e culturale
  • proteggere le risorse naturali
  • sostenere l'economia locale
  • promuovere la partecipazione locale
  • sviluppare turismo appropriato e di qualità
  • promuovere il pubblico accesso all'area protetta per tutti, anche le categorie svantaggiate fisicamente o economicamente
  • sviluppare nuove opportunità di lavoro
  • promuovere un comportamento corretto dal punto di vista ambientale
  • essere un modello per altri settori economici ed influenzarne le pratiche

I principi basilari della Carta sono dunque: la sostenibilità, il lavoro in partenariato, l'impegno reciproco sia dell'area protetta che del singolo operatore turistico. Essa suggerisce un metodo per costruire una strategia globale ed integrata con le altre attività compatibili del territorio e definisce responsabilità condivise per i tre settori coinvolti: l'area protetta, il settore turistico, i tour operators. Per questo il testo della Carta è diviso in tre parti, ognuna della quali deve essere sottoscritta dal relativo settore:

L'area protetta si impegna a:

  • accettare e sottoscrivere i principi del turismo sostenibile adatti al contesto locale
  • dopo un'accurata analisi, individuare gli obiettivi del terrirorio in base ai quali stabilire una strategia a 5 anni, definita in partenariato con il settore turistico e la popolazione locale
  • redigere in base alla strategia un piano d'azione e destinare specifiche risorse per la sua attuazione
  • sottoporre il progetto alla ratifica di una commissione europea di valutazione e attuarlo · sottoporre i risultati alla verifica al termine del periodo
  • rinnovare l'impegno per un altro periodo

Tutto questo richiede indagini di mercato, l'obiettivo della qualità in ogni attività e infrastruttura, iniziative di marketing per l'individuazione di nuovi settori di clientela, attività di informazione e promozione, educazione e formazione professionale.

I vantaggi per l'area protetta saranno:

  • il riconoscimento a livello europeo come area di eccellenza nel campo del turismo sostenibile
  • il raggiungimento di obiettivi elevati
  • un lavoro più efficace con i propri partner
  • un maggiore coinvolgimento del settore turistico nelle politiche di conservazione
  • influenza e controllo sullo sviluppo turistico dell'area
  • miglioramento della consapevolezza ambientale dei visitatori
  • uno sviluppo sociale ed economico compatibile con l'ambiente
  • la creazione di prodotti turistici di alta qualità compatibili con l'ambiente
  • nuovi strumenti per la valutazione e il monitoraggio della gestione turistica attuata nell'area
  • il miglioramento della propria immagine e credibilità presso l'opinione pubblica

Dal canto suo, l'operatore turistico si impegna a:

  • accettare e sottoscrivere i principi del turismo sostenibile adatti alla propria attività;
  • definire una strategia a medio termine (3 anni) coerente con quella dell'area protetta e in stretto partenariato con essa, per contribuire allo sviluppo sostenibile di tutto il territorio;
  • presentare questa strategia sotto forma di un piano d'azione volto ad adottare pratiche compatibili con l'ambiente, a proteggere il patrimonio naturale e culturale, e a contribuire alla consapevolezza ambientale della sua clientela;
  • sottoporre il progetto alla ratifica di una commissione europea di valutazione e attuarlo;
  • sottoporre i risultati alla verifica al termine del periodo;
  • rinnovare l'impegno per un altro periodo.

I vantaggi per l'operatore turistico saranno:

  • riconoscimento a livello europeo
  • sviluppo di nuove opportunità di mercato
  • miglioramento della qualità dell'offerta turistica
  • razionalizzazione dei costi

Anche i tour operators e le compagnie di trasporti, sebbene generalmente situate fuori dell'area, possono influenzare in modo decisivo le politiche turistiche e le loro conseguenze sul territorio. A loro è dedicata la terza parte della Carta.

Il tour operator si impegna a:

  • accettare e sottoscrivere i principi del turismo sostenibile adatti alla propria attività · definire una strategia a breve termine (1 anno) in stretto partenariato con l'area protetta per contribuire allo sviluppo sostenibile del territorio
  • presentare questa strategia sotto forma di piano d'azione che comprenda procedure volte ad informare i clienti, a favorire gli operatori locali che hanno aderito alla Carta, a sviluppare prodotti appropriati all'area e a diffonderli sul mercato
  • sottoporre il progetto alla ratifica di una commissione europea di valutazione e attuarlo · sottoporre i risultati alla verifica al termine del periodo
  • rinnovare l'impegno per un altro periodo

I vantaggi per il tour operator saranno:

  • riconoscimento a livello europeo
  • sviluppo di nuove opportunità di mercato
  • miglioramento della qualità del prodotto
  • aumento della soddisfazione dei visitatori

La Carta è già stata sperimentata in vari tipi di aree protette (parchi nazionali e regionali) in situazioni diverse, sia dal punto di vista del contesto ambientale e socioeconomico, sia dal punto di vista dell'organizzazione dell'area protetta stessa. Infatti, attraverso lo strumento delle "griglie di valutazione" tramite le quali si attribuisce un punteggio da 1 a 5 a numerosissimi parametri valutandone lo stato iniziale, il livello di pertinenza, e il grado di miglioramento, è possibile attuare una diagnosi accurata della potenzialità e della debolezza del territorio, e, al termine del periodo, valutare l'efficacia dei provvedimenti messi in atto. In tal modo vengono sì stabiliti standards elevati, ma la valutazione risulta equa e versatile perché consente di misurare e ricompensare il miglioramento, rendendosi in tal modo applicabile in tutte le situazioni. Siamo quindi dell'opinione che la Carta sia ormai pronta per essere adottata dall'intera famiglia di aree protette europee.

 

Il caso del Parco delle Alpi Marittime
A titolo di esempio riferirà qui di seguito l'esperienza effettuata dal Parco Naturale Alpi Marittime nell'ambito della sua partecipazione alla Carta in qualità di uno dei 10 parchi pilota. Il Parco Naturale delle Alpi Marittime (28.500 ettari, Provincia di Cuneo) è stato istituito nel 1995 dalla Regione Piemonte sulle preesistenti aree protette della Riserva di Palanfrè (1050 ettari) e del Parco dell'Argentera (26.000 ettari), entrambe operanti fin dall'inizio degli anni '80. Il Parco delle Alpi Marittime confina per 35 Km col Parco Nazionale Francese del Mercantour. Le due aree protette coprono insieme una superficie di quasi centomila ettari e sono assolutamente complementari: versante nord, alpino, il primo, versante sud, mediterraneo, il secondo. Condividono le popolazioni d'ungulati, i numerosi endemismi floristici esclusivi, una storia di convivenza uomonatura che parte dai tempi preistorici e attraverso le vie del sale del medioevo e una Riserva di Caccia di Vittorio Emanuele II, arriva ai giorni nostri. Nel 1993, per la fattiva collaborazione e i positivi risultati raggiunti, i due Parchi sono stati insigniti del Diploma Europeo del Consiglio d'Europa: per la prima volta due aree protette confinanti hanno ricevuto questo prestigioso riconoscimento nello stesso momento e con le stesse motivazioni.

La valorizzazione della cultura locale

Il parco comprende parzialmente il territorio di quattro comuni, per un totale di circa quattromila abitanti. Gli insediamenti principali, però, sono tutti fuori dal perimetro dell'area protetta, eccetto uno, la frazione di S. Anna di Valdieri, situata a 1000 metri circa, con un centinaio di abitanti. Con la loro collaborazione, da qualche anno il parco ha ripreso una tradizione antica, la festa in occasione della raccolta e battitura della segale. Questo cereale si differenzia dal grano per lo stelo e la spiga più lunghi e slanciati: per la sua resistenza al freddo e alla siccità è stato largamente diffuso nelle regioni montuose d'Europa dove è impiegato invece del frumento per la preparazione di un pane dal tipico colore bruno. Prima della diffusione della patata nel 1700 la segale era l'alimento principale e la sua cultura nelle nostre regioni ha addirittura modificato il paesaggio, caratterizzato, fino ai 1700 metri, da piccoli campi in terrazze sostenute da muretti in pietra a secco. Ogni parte del cereale era utilizzata, nulla era sprecato: la crusca per l'alimentazione del bestiame, i grani torrefatti per la preparazione di un surrogato del caffè... Particolarmente importante era l'utilizzo della paglia di segale per la copertura dei tetti, se ben fatti potevano durare tra 20 e 40 anni ed erano molto più economici della lastra di pietra. Sia i diversi momenti della coltivazione, sia i nomi degli strumenti utilizzati sono definiti da termini precisi in occitano, lingua ancora oggi parlata nel Midi della Francia, dall'Atlantico alle Alpi, dalla Dordogna ai Pirenei. In Italia è diffusa nelle Alpi SudOccidentali, dalla Valle Ellero, in Provincia di Cuneo, fino alla Valle Susa, in Provincia di Torino. Al tema della segale è dedicato l'ecomuseo del parco, in corso di allestimento che prevede il recupero completo, esterni ed interni, di un paio di abitazioni tipiche col tetto in paglia ed un percorso di scoperta dei campi terrazzati. Tutta la popolazione del villaggio partecipa all'organizzazione della festa, che si tiene ogni anno, la prima domenica di agosto: alcuni si cimentano con la cavalhia, il bastone snodato che, manovrato in modo circolare con colpi ritmici, stacca i grani dalla spiga. Altri offrono prodotti alla degustazione dei turisti: molto apprezzato il pane nero con il burro d'alpeggio e il miele di rododendro. Altri ancora presentano antichi mestieri, come la filatrice della lana, il mercante con il carro, il pastore. La festa termina con musica tradizionale, suonata su viula, fifre e semitun, e i balli in costume: courenta, gigo, balet, che vedono cimentarsi insieme gli abitanti e i numerosi turisti. L'aspetto positivo di questa festa è la sua autenticità: non si tratta di uno spettacolo folcloristico a beneficio esclusivo dei turisti, ma una vera esigenza della popolazione, che è parte attiva nell'organizzazione. L'esigenza corrisponde ad una volontà di recupero della tradizione prima della sua scomparsa: gli anziani del villaggio hanno voluto trasmettere ai giovani i valori del loro patrimonio culturale, prima che scompaiano. E anche, più semplicemente, fare festa insieme. Il ruolo del parco si limita al supporto tecnicoorganizzativo e al finanziamento.

Attivazione di finanziamenti

Il bilancio operativo del parco deriva dalle regolari assegnazioni annuali della Regione Piemonte, integrate da fondi europei erogati sulla base di appositi progetti finalizzati (relativi alla direttiva 2081/93 obiettivo 5b per la gran parte, oltre al programma INTERREG per le zone frontaliere, mentre la nuova sede è stata finanziata una tantum con i fondi per il piano triennale del Ministero dell'ambiente). Dall'istituzione ad oggi il parco ha effettuato investimenti sul territorio per la ragguardevole somma di 3 miliardi 613 milioni: per noi ha del miracoloso, se si considera che la nostra assegnazione annuale per l'ordinaria gestione, esclusi gli stipendi, è stata in media di 300 milioni annui. Questi investimenti hanno consentito l'allestimento di strutture operative o recettive come: 2 sedi, amministrativa e operativa, 4 centri visita, uno per ogni comune del parco, 8 parcheggi ed aree attrezzate per picnic, un giardino botanico, 4 sentieri autoguidati, 4 strutture recettive. Questo ci consente di introdurre il discorso sull'autofinanziamento. Ben lungi dall'essere un'azienda in attivo, abbiamo tuttavia iniziato a sviluppare delle attività economicamente redditizie per il bilancio del parco. Siamo infatti del parere che, mentre non ci sembra corretto nelle nostre situazioni esigere il pagamento di un biglietto di in gresso al parco, perché la natura è di tutti e l'attività di tutela svolta dal parco dove essere a favore di tutta la collettività, ci sembra invece corretto richiedere il pagamento di specifici servizi forniti su richiesta. Nel caso del Parco delle Alpi Marittime il piano dell'area prevedeva l'allestimento di una serie di strutture, dislocate opportunamente sul territorio, destinate all'accoglienza e alla fruizione turistica.

Queste strutture sono:

  • centri visita e informazioni (uno per ognuno dei quattro comuni del parco, più due per i due punti di penetrazione veicolare all'interno del parco)
  • numerose aree attrezzate per picnic e parcheggi, di varie dimensioni, tutto al di sotto dei punti di attestazione veicolare
  • un campeggio leggero, allestito in collaborazione con un privato
  • il giardino botanico
  • quattro sentieri autoguidati, due di carattere naturalistico e due sulla cultura locale
  • un ecomuseo (in corso di realizzazione)
  • quattro strutture recettive (due come foresteria e due rifugioalbergo)
  • un negozio-degustazione di prodotti locali,

Tutte queste strutture sono date in gestione a privati, per lo più residenti in loco. Nei centri visita si vendono pubblicazioni e gadget, e il parco riconosce una percentuale sugli incassi al gestore, oltre al pagamento di un compenso orario per il servizio informazioni. Sia per il giardino botanico che per le aree attrezzate e i parcheggi l'utente paga un biglietto di ingresso e una percentuale su questi incassi va al gestore. Per quanto riguarda le strutture recettive, le due foresterie sono autogestite: l'utente (per lo più studenti che svolgono tesi o ricerche nel parco) paga una quota modesta a titolo rimborso spese, che va direttamente al parco. I due rifugioalbergo sono affidati invece con un contratto quinquennale, ad un gestore, oltre ai soggiorni di studio per le scuole o i gruppi organizzati, sono adatti anche alla vacanze di giovani e famiglie. Le visite guidate sono state date in appalto all'Associazione degli accompagnatori naturalistici: tutti gli incassi vanno all'associazione e una piccola percentuale al parco. Queste gestioni hanno dato lavoro stagionale ad una quindicina di persone, mentre quattro di queste hanno un contratto annuale. Gli accompagnatori naturalistici occupati nel parco sono dieci: l'attività di accompagnamento ha consentito all'associazione un introito di una decina di milioni, mentre gli incassi del parco per la gestione delle strutture sono di circa cinquanta milioni. Un'altra attività più cospicua di autofinanziamento è la gestione faunistica: il parco possiede un ricco patrimonio faunistico di circa 4.500 camosci e 500 stambecchi. Nell'ambito dell'attività di collaborazione col Parco del Mercantour è stato possibile sviluppare un sistema molto efficiente di cattura a mezzo teleanestesia, dapprima applicato sullo stambecco, che ha consentito la reintroduzione degli animali in territorio francese e l'ampliamento dell'areale a buona parte delle Alpi SudOccidentali. Il sistema di cattura è stato poi esteso anche al camoscio. In questi anni abbiamo fornito stambecchi e camosci alla Foresta di Tarvisio, ai Parchi Ademello e AdamelloBrenta, e a numerose Province alpine della Lombardia (tra cui Sondrio). Il numero degli animali catturati ogni anno si aggira intorno ai 30 per gli stambecchi e 50 per i camosci, quindi una percentuale esigua sul totale; la cattura consente inoltre un controllo preciso e diretto sulla stato di salute degli animali (caccia di selezione). I proventi della gestione faunistica garantiscono un introito annuale di circa 150 milioni che, uniti ai 50 milioni della gestione strutturale ci porta a 200 milioni annui di autofinanziamento. Cioè, essendo i fondi di ordinaria gestione erogati annualmente dalla Regione (esclusi gli stipendi) circa 400 milioni, siamo in grado di aggiungerci con le nostre attività un 50%, da destinare a specifici progetti di gestione faunistica o territoriale. In più dando lavoro ad un certo numero di persone.

Occupazione diretta e indotta
Per quanto riguarda l'occupazione, il parco, coi suoi 35 dipendenti e il suo bilancio annuale di circa 2.000.000.000, è senz'altro da considerarsi la maggiore azienda della zona. Si è già detto degli investimentì effettuati dal parco nel corso dei suoi 15 anni di vita e che ammontano a L. 3 miliardi e 613 milioni. Inoltre, tutte le volte che è possibile, si cerca di privilegiare, nell'affidamento di forniture e servizi, ditte o imprese locali: abbiamo calcolato che circa il 60% di tutta la spesa annuale è effettuata in loco e questo significa una media di 1.200.000.000. Questa cifra comprende: gli stipendi al personale residente (occupazione diretta) e tutta una serie di attività che generano occupazione indiretta, quali gestione automezzi, gestione servizio mensa, fornitura di attrezzature varie, servizio di pulizia, imprese edili e di ripristino ambientale. Di queste ultime, un paio sono sorte espressamente dopo la creazione del parco e a seguito della necessità di realizzare specifici interventi sul territorio. Siamo forse tra i primi, almeno nella nostra Regione, ad aver promosso la creazione di cooperative direttamente connesse con l'attività del parco. La "storica" cooperativa Lou Baus nacque nel 1984, nei primi anni di vita del parco, a seguito di un corso per guide della natura da noi organizzato, sei anni prima che questa professione fosse ufficialmente istituita con legge regionale. Oggi due cooperative lavorano nel parco (Valges e Idea Montagna), oltre alla già citata Associazione accompagnatori naturalistici e alle guide alpine. Nonostante tutto ciò, il parco non è ancora percepito dagli abitanti come "risorsa economica e occupazionale", pur essendo molto lontani da situazioni di conflitto, l'atteggiamento generale è di indifferenza, e ciò è emerso sia da un lavoro di indagine di Giorgio Osti ("I parchi in vetrina") che da un recente sondaggio preliminare alla redazione del piano socioeconomico ai sensi della legge 394, documento che dovrà prendere in considerazione tutto il territorio dei comuni del parco, non solo la parte compresa nell'area protetta e dovrà coniugare protezione e sviluppo. La storia dell'economia locale ha visto in passato momenti di "vacche grasse", con la riserva reale di caccia di Vittorio Emanuele Il e in seguito i cantieri dell'ENEL per la costruzione di una grossa centrale e due invasi artificiali tra gli anni 60 e 70: quest'ultimo evento ha portato molto denaro in valle, ma ha dato il colpo di grazia alla già traballante economia montana. Tutti i villaggi in quota si sono spopolati, i campi e gli alpeggi abbandonati, le caratteristiche trattorie e locande di caccia chiuse. L'istituzione del parco è arrivata proprio in questo momento di crisi, della quale è stato ritenuto ingiustamente responsabile perché purtroppo i risultati positivi si vedono soltanto adesso, dopo 15 anni; molti locali hanno riaperto, ne sono sorti di nuovi, si è arginato lo spopolamento e in più si assiste al fenomeno, per ora ai suoi primi passi, di giovani appassionati di natura che vengono a stabilirsi in zona.

Il piano socioeconomico
Dovrà articolarsi nelle seguenti direzioni: termalismo (il parco ha al suo intorno le Terme più alte d'Italia, non ancora pienamente valorizzate), qualificazione di prodotti locali, turismo transfrontaliero. Il parco è entrato a far parte di un progetto LIFE condotto dalla Federazione dei Parchi regionali francesi per conto della Federazione EUROPARC. Il progetto prevedeva la redazione di una "Carta europea per un turismo durevole nelle aree protette" (European Charter for sustainable tourism in protected areas) e la sua applicazione sperimentale in 10 parchi pilota, tra cui le Alpi Marittime ed il Parco d'Abruzzo per l'Italia. Poiché ognuno dei 10 parchi pilota doveva sviluppare la propria strategia di turismo durevole e uno specifico programma triennale, abbiamo iniziato con l'organizzare una serie di riunioni con gli operatori turistici locali (gestori di bar, ristoranti, hotel e rifugi alpini) allo scopo di conoscenza reciproca e di informazione sulle specifiche opportunità offerte dal parco e proprio su questa abbiamo iniziato una discussione concretizzata per ora in due iniziative. La prima è stata quella di creare dei punti INFO PARCO presso i locali più disponibili, segnalati da una placchetta col simbolo del parco e forniti di un tabellone informativo e materiale gratuito in distribuzione. La seconda è stata chiamata "A TAVOLA NEL PARCO": dopo una seria di lezioni tenute da due esperti di gastronomia locale, i ristoranti aderenti hanno formulato nuovi menù (tutti a identico prezzo fisso concordato) composti da semplici piatti della tradizione locale coi loro caratteristici nomi in dialetto (ad es. "l'ula al furn" o le "siule piene"). Anche in questo caso il locale era identificato dalla placchetta col simbolo del parco. La seconda parte del nostro programma consiste nel miglioramento dei trasporti pubblici nel parco attraverso l'istituzione di bus navetta e la terza l'organizzazione di "pacchetti turistici completi" da offrire alle agenzie di viaggio.

Il programma MAB dell'UNESCO e la Riserva della Biosfera Tranfrontaliera
Purtroppo il Diploma europeo del Consiglio d'Europa non è una risorsa economica di per sé, ma è comunque un grosso risultato in termini di immagine e di prestigio internazionale, e ciò può essere utile sia per stimolare il turismo ed eventuali sponsorizzazioni, sia nel caso di finanziamenti europei. La condizione di area protetta internazionale ci consente in particolare di usufruire di finanziamenti europei secondo la direttiva INTERREG. A questo proposito abbiamo realizzato due progetti con INTERREG I: la reintroduzione del gipeto ed il progetto "Montagne senza frontiere", e altri sono ora allo studio per INTERREG II. Il progetto gipeto è partito nel 1993, come parte del Progetto Internazionale di reintroduzione sulle Alpi, e prevede il rilascio di esemplari giovani, ad anni alterni, in territorio francese e in territorio italiano. Oltre all'allestimento del sito di rilascio, i fondi INTERREG ci hanno consentito la realizzazione di una serie di iniziative parallele francoitaliane: materiale informativo bilingue, una mostra itinerante bilingue, un film di 25 minuti in entrambe le versioni, un concorso di disegno nelle scuole dell'obbligo, gadget e materiale promozionale. L'iniziativa ha riscosso un grosso successo anche tra i non addetti ai lavori: numerosissimi sono coloro che si recano in visita al parco durante la permanenza al nido dei giovani gipeti, e poi, dopo l'involo, parecchi partecipano volontariamente al progetto inviando le cartoline di osservazione. "Montagne senza frontiere" consiste invece nell'individuazione e segnalazione sul terreno di venti itinerari transfrontalieri di trekking ad anello nelle Alpi Marittime francoitaliane dal Colle della Maddalena al mare. Gli itinerari sono di più giorni e vengono indicati posti tappa per il pernottamento in Rifugi Alpini o nei villaggi di fondovalle, allo scopo di creare flussi turistici transfrontalieri. Sono descritti in una guida con testo bilingue che fornisce anche informazioni sull'ambiente naturale attraversato e sulla cultura e curiosità locali; con la guida sono fornite anche 4 carte in scala 1: 50.000 con l'indicazione dei percorsi. Il nome "Montagne senza frontiere" individua anche l'Associazione dei gestori dei rifugi della zona, organizzati con materiale pubblicitario e centrali di prenotazione comuni. Di recente si è discusso in un convegno l'ipotesi della creazione di un unico parco: purtroppo per ora mancano gli strumenti giuridici per la creazione di uno strumento di gestione comune. L'ipotesi più concreta a breve termine sembra l'istituzione di una Riserva della Biosfera, in grado di fornire un progetto di organizzazione del territorio ben articolato e complementare sui due versanti, con un nucleo centrale protetto, una zona di transizione ed una zona periferica di sviluppo sostenibile, in grado di raccordare gradualmente l'area protetta al territorio abitato circostante. Anche in questo caso le amministrazioni e le popolazioni, stavolta francesi ed italiane, saranno coinvolte nelle decisioni.

ConclusioniAnche la nostra esperienza costituisce quindi una conferma che i parchi possono essere una risorsa economica e occupazionale, tuttavia per raggiungere questo scopo sono indispensabili almeno le seguenti condizioni: · una legge istitutiva chiara, un ente di gestione dalle funzioni ben individuate, un consiglio di amministrazione con una congrua rappresentanza locale; · personale adeguato, ben organizzato e motivato; · investimenti iniziali in grado di dotare il parco di tutte la strutture necessarie a sviluppare la sua attività; · un progetto ben definito, concertato e realizzato in sintonia con le popolazioni locali.

 

* Presidente Europarc Federation e Direttore Parco regionale Alpi Marittime