Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 30 - GIUGNO 2000


Programmi e progetti per le aree protette del Lazio
Maurilio Cipparone*
 

Introduzione
Una conferenza "delle" aree protette e non "sulle" aree protette: è stata questa la filosofia alla base dell'organizzazione e dello svolgimento della conferenza realizzata nella Regione Lazio. In tre giorni di lavoro molto intensi sono state presentate e discusse le linee guida di un possibile sviluppo del sistema regionale delle aree protette, che nel Lazio conta oltre 50 aree di diversa tipologia, con circa 35 soggetti che ne curano la gestione, compresi 9 "Enti Parco". La Conferenza è stata organizzata dall'Agenzia regionale per parchi, l'unica nel suo genere in Italia, che ha tra i suoi scopi quello di assicurare una corretta ed efficace gestione del sistema delle aree protette, anche assistendo dal punto di vista tecnico ed amministrativo gli enti gestori in tutte le fasi del loro difficile lavoro. "Non è stata una conferenza sullo stile dei "convegni", né un incontro dei soli addetti ai lavori che si raccontano i soliti problemi. A distanza di quasi 23 anni dalla data di promulgazione della prima legge regionale del Lazio in materia di parchi, abbiamo discusso delle linee guida di un nostro possibile futuro, individuando progetti strategici che interessano tutto il sistema dei parchi, su prospettive capaci di incidere sulle dinamiche di sviluppo a livello regionale. I progetti che abbiamo scelto sono numerosi, e poiché si riferiscono ai principali programmi internazionali in materia di conservazione e sviluppo sostenibile, ci auguriamo possano "contaminare" nel prossimo futuro le politiche regionali più complessive". Alla Conferenza del Lazio hanno preso parte circa 500 persone, sono stati presentati circa 15 programmi strategici ed una trentina di progetti prioritari da sviluppare e sono state gettate le basi per un"gemellaggio" tra l'Agenzia del Lazio e quella scozzese, lo Scottish Natural Heritage, che gestisce un sistema le cui problematiche sono molto simili a quelle di alcune regioni italiane. Prossimo appuntamento, per un bilancio ed una verifica, tra un anno.

Il perché di una conferenza "speciale"
Una riserva naturale, 700 ettari nel 1979, 160.000 ettari e circa 50 aree protette (per citare solo quelle regionali) alla fine del 1999. Il coordinamento di un insieme di aree protette come questo, cresciuto più di 160 volte in 20 anni, in una Regione come il Lazio, non si proponeva come una scelta politicoculturale, ma come un passaggio obbligato. Dopo 20 anni di esperienza, infatti, l'individuazione e l'applicazione di programmi e progetti comuni, di percorsi e procedure per quanto possibile chiari, semplificati, standardizzati, si presentava e si presenta come una necessità inderogabile per assicurare la gestione efficace ed efficiente dei parchi e delle riserve naturali del Lazio. Fin dai primi atti della sua esistenza, e cioè fin dai primi incontri di presentazione agli amministratori e agli "addetti ai lavori", l'Agenzia regionale per i parchi, proprio perché istituita per essere strumento di sviluppo, ha indicato la necessità urgente di concentrare l'attenzione su almeno quattro problemi prioritari, che influenzano oggi e che saranno capaci di influire sempre di più nell'immediato futuro sul corretto funzionamento dell'insieme delle aree protette, affermando nel contempo la propria determinazione di impegnarsi in modo incisivo per contribuire a risolverli. I quattro punti in questione, che appaiono più chiaramente se visti da una prospettiva globale, in una scala internazionale e nazionale, sono così sintetizzabili: 1. la necessità di adottare un approccio sistemico nella pianificazione e gestione delle aree protette; 2. la necessità di integrare le politiche di gestione e di sviluppo delle aree protette all'interno delle dinamiche più ampie di gestione, pianificazione e sviluppo del territorio regionale; 3. la necessità di individuare ed impostare programmi e progetti coordinati e sinergici, capaci di mettere in pratica e di distribuire i benefici delle politiche di sistema anche al di fuori del territorio delle aree protette; 4. la necessità di considerare tutti gli operatori delle aree protette una risorsa e quindi, pur nel rispetto delle diverse prerogative e ruoli, l'"obbligo" di lavorare insieme verso politiche, programmi, progetti ed azioni di cui le responsabilità progettuali, le responsabilità gestionali ed applicative siano realmente condivise.

Dalla teoria alla pratica: consolidare il "Sistema"
La conferenza delle aree protette è stato dunque il primo atto per iniziare il passaggio dalla teoria alla pratica, consolidando in primo luogo la consapevolezza che lavorare con una visione di sistema rappresenta un metodo che consente un approccio alle problematiche in misura più ampia, meglio organizzata e più integrata con le esigenze di altri settori della vita sociale ed economica, soprattutto se in scala nazionale o regionale. Il "Sistema" infatti serve a:

  • chiarire meglio gli obiettivi generali di gestione;
  • identificare meglio le diverse opzioni e le implicazioni collegate alla loro scelta;
  • promuovere il loro raggiungimento;
  • accrescere la comprensione di tutti i temi connessi con la vita dell'intero sistema;
  • definire meglio le necessità di gestione in una scala che va dal particolare al generale, e viceversa;
  • prevedere in tempo la necessità di introdurre correttivi ed orientare meglio gli interventi di compensazione;
  • identificare le priorità di intervento o di attribuzione di risorse e coordinare le azioni conseguenti, anche in funzione della disponibilità globale delle risorse stesse;
  • costruire e sostenere il coinvolgimento dei diversi attori e soggetti responsabili;
  • creare e mantenere sostegno e partnership dei più ampi strati della popolazione;
  • stabilire le linee guida per il monitoraggio e per la valutazione di efficacia ed efficienza;
  • stabilire i criteri per valutare le opzioni per interventi futuri.

In termini programmatici questo approccio si traduce nella richiesta e nell'impegno:

  • di includere nel sistema quelle aree che contribuiscono con i loro valori ad attribuire al sistema regionale stesso rappresentatività, completezza, equilibrio, includendo esempi di qualità elevata, che completino l'intera gamma delle categorie di ambienti esistenti nella regione. Le singole aree protette dovrebbero poi contenere, per quanto possibile, un campione rappresentativo delle diverse categorie di ambienti capaci di rispondere alle strategie internazionali di conservazione (prima tra tutte la "PEBLDS", ovvero la Strategia Pan Europea per la Conservazione della Biodiversità e della Diversità del Paesaggio);
  • di assicurare il controllo della qualità ambientale delle aree, che debbono essere di estensione sufficiente o comunque debbono avere collegamenti efficaci con aree limitrofe (rete ecologica regionale) al fine di sostenere la vitalità dei processi ambientali e/o delle specie, delle popolazioni e comunità che costituiscono la biodiversità e la ricchezza della regione;
  • di introdurre ed applicare principi di coerenza del sistema e di complementarietà delle aree, individuando e monitorando il contributo misurabile di ciascuna aarea al raggiungimento degli obiettivi più generali di tutto il sistema;
  • di rapportare "forma" a "sostanza", ovvero applicare politiche, obiettivi di gestione, e valutazioni di efficacia e di efficienza con modalità standard, in modo che siano chiaramente comparabili;
  • rendere palesi "forma" e "sostanza", in modo che le finalità di ciascuna area protetta possano essere chiare a tutti, ed in modo che la gestione e l'uso dell'area stessa sostengano gli obiettivi generali del sistema;
  • applicare criteri di valutazione dei costi e dei benefici, e di efficienza ed equità, sia nella creazione di nuove aree, sia nella distribuzione delle risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi del sistema.

Dalla teoria alla pratica: i parchi regionali e la regione
Il secondo punto da prendere in considerazione riguarda l'integrazione di tutte le attività concernenti la vita del sistema delle aree protette con la programmazione regionale più complessiva. In altri termini, deve essere impegno delle aree protette progettare e gestire il loro sviluppo in sintonia con la normativa e con le linee programmatiche fissate dalla regione, ma al contempo il governo regionale deve porre maggiore attenzione all'esistenza del sistema, ai valori che esso conserva, nella legislazione del territorio e dell'uso delle risorse, nella programmazione dell'uso delle risorse comunitarie, nei progetti e programmi di settore. È appena il caso di ricordare che le aree protette della Regione Lazio rappresentano un elemento fondamentale in ogni credibile previsione di sviluppo sostenibile allargata a scenari nazionali e comunitari in quanto: · comprendono la gran parte dei siti di interesse comunitario (SIC) e delle zone di protezione speciale (ZPS) di cui alla Direttiva Habitat ed alla rete Natura 2000, che a sua volta costituisce una delle premesse all'Agenda 2000 ed alle nuove previsioni di spesa per i fondi strutturali; · rappresentano la garanzia della conservazione dei processi ecologici essenziali e dei cosiddetti "servizi ambientali" che costituiscono la materia prima·SPECIALI 79 PARCHI su cui ormai si fondano in ogni Paese le ipotesi ed i progetti di sviluppo sostenibile; · costituiscono il punto di partenza per la costruzione della Rete ecologica regionale, che a sua volta deve essere parte integrante della Rete ecologica nazionale su cui stanno lavorando il Ministero dell'ambiente e le altre regioni italiane, proprio per indirizzare le risorse comunitarie verso aree di elevato valore ambientale e verso azioni efficaci di conservazione; · costituiscono aree fragili, su cui concentrare sforzi di tutela ma anche di risanamento ambientale; · rappresentano (per la gamma di ambienti che sono anche il risultato dell'azione millenaria dell'uomo sulla natura) un esempio di straordinario valore dei principi della Strategia PanEuropea per la Conservazione della Biodiversità e della Diversità del Paesaggio (PEBLDS), fatta propria da 55 Paesi d'Europa; · costituiscono un campo di sperimentazione di nuovi modelli di pianificazione e di sviluppo, basati sull'uso razionale e duraturo delle risorse rinnovabili e sulla più ampia partecipazione da parte di tutte le categorie di cittadini; · costituiscono un terreno ideale per l'innovazione tecnologica ma anche per l'ammodernamento della pubblica amministrazione e della gestione degli enti locali, basato su principi di efficienza, di efficacia, di eguaglianza di diritti e di pari opportunità; · rappresentano lo strumento più importante per integrare efficacemente le politiche ambientali nel quadro più ampio della programmazione economica, e per riversare questa nelle politiche per l'ambiente. Sulla base di queste considerazioni, che NON valgono solo per il Lazio ma che per le particolarità del Lazio trovano in esso una peculiare, quanto originale, declinazione, l'agenzia ha interessato la regione affinché nella programmazione legata al nuovo DOCUP le esigenze rappresentate dai parchi non vengano ignorate o sottovalutate. Anche in una prospettiva di diversa destinazione delle risorse messe a disposizione dall'Agenda 2000, prospettiva sicuramente meno favorevole rispetto agli anni passati, i parchi dovrebbero comunque essere considerati soggetti privilegiati nell'indirizzare finanziamenti e nel promuovere interventi in tutte le linee progettuali previste dal DOCUP in quanto: · garantiscono le condizioni essenziali di qualità ambientale, sicurezza fisica ed agibilità del territorio per i loro obiettivi istituzionali, e questo per il fatto di essere strumenti per la pianificazione territoriale rispettosa di ambienti e risorse e per il fatto di prevedere iniziative di "conservazione" ovvero di recupero ambientale ed uso sostenibile delle risorse naturali e culturali in un contesto che interessa almeno un terzo dei comuni del Lazio; · possono assicurare la realizzazione ed il funzionamento delle reti materiali ed immateriali per facilitare azioni di marketing territoriale, per promuovere nuovi procedimenti amministrativi (sportello unico per i cittadini e le imprese); · le aree protette partecipano in modo sostanziale allo sviluppo dei sistemi locali per promuovere azioni di partneriato (ad esempio nella applicazione della carta del turismo sostenibile nei paesaggi protetti), per promuovere nuova occupazione e nuova imprenditoria, per recuperare saperi e mestieri, per valorizzare risorse locali di pregio ambientale e culturale; · le aree protette possono facilitare la crescita del "terzo settore" e delle piccole imprese in genere, promuovendo una nuova progettualità, recuperando l'artigianato e stimolando nuove forme di commercializzazione di prodotti tipici e con alto valore aggiunto, promuovendo inoltre progetti per la gestione dei servizi dei parchi e per l'accesso alle aree protette ed alla natura da parte di categorie svantaggiate.

Dalla teoria alla pratica: programmi unitari, progetti localizzati
Il terzo punto che è importante ricordare è quello che riguarda la scelta e l'attivazione di programmi "coordinati" e di progetti che applichino le linee guida dei programmi su scala locale, adattandoli alle realtà ed alle esigenze specifiche di area. Questa scelta si pone con forza non solo per essere coerenti con le politiche di sistema più sopra enunciate, né soltanto per rispondere a logiche di razionalizzazioni degli sforzi di gestione, indirizzo e controllo. La necessità diviene eclatante sia quando si esaminano i fabbisogni complessivi del sistema alla luce della situazione della finanza pubblica e dei nuovi indirizzi comunitari dell'uso delle risorse finanziarie, sia quando si vuole riesaminare criticamente l'efficacia delle aree protette nei confronti delle politiche più generali di conservazione delle risorse naturali. Per questi motivi, già nel corso della prima riunione di lavoro tenutasi tra ARP e rappresentanti dei parchi, dopo circa 30 giorni dalla sua attivazione, è stata discussa la possibilità e l'opportunità di individuare possibili campi di azione coordinati, finalizzati alla conservazione della natura e, per quanto possibile, all'uso delle risorse per lo sviluppo economico sostenibile delle aree protette. Il primo elenco di programmi formulato nel corso del primo workshop e sostanzialmente accettato, è stato ulteriormente discusso in diverse occasioni, è stato ampliato a temi di interesse generale e particolare, ha costituito la base di presentazione e di preparazione della prima conferenza delle aree protette. Oggi il Sistema del Lazio presenta e propone una serie di programmi strategici che traggono spunto dalle esperienze internazionali, dalle tendenze nazionali e dalle esperienze regionali: esperienze che sono divenute necessità e che per questo l'Agenzia per i Parchi ha considerato formidabili opportunità di consolidamento, di affermazione, di ulteriore sviluppo per il sistema stesso. I programmi strategici sono stati quindi articolati in una serie di progetti, che intendono raggiungere gli obiettivi comuni a tutto il sistema attraverso una declinazione delle linee guida e dell'uso delle risorse a livello locale. In questo percorso, che non è del tutto nuovo per i parchi del Lazio ma che viene riproposto, con le dovute correzioni, dopo diversi anni dalla sua prima applicazione, il sistema e l'ARP sono accompagnati dai nuovi indirizzi delle politiche finanziarie regionali che vedono le spese per il funzionamento ordinario e per il personale divenire una spesa obbligatoria per la regione, lasciando le spese per lo sviluppo alle capacità progettuali ed all'abilità di utilizzare i giusti strumenti finanziari. I programmi strategici o "di sistema" interessano dunque tutti i possibili campi di attività delle aree protette e forse anche qualcuno che prima non è stato attribuito alla gestione delle aree protette stesse, ma che alla luce di una politica "esperta" e moderna dei parchi trova oggi piena legittimazione. Un primo elenco dei programmi ed una sintetica descrizione degli obiettivi e dei progetti collegati è stato allegato ai documenti di base della conferenza ed è riportato nella tabella: esso non può essere certamente considerato esaustivo. Al contrario, costituisce il punto di partenza di un processo che verrà perfezionato nel corso del suo svolgimento sia in termini di tecniche e modalità di gestione, sia in termini di progetti tematici, sia in termini di verifica di efficacia e di raggiungimento degli obiettivi.

Dalla teoria alla pratica: i "personaggi" e gli "interpreti"
Il quarto punto da prendere in considerazione concerne la capacità delle aree protette e dell'agenzia di lavorare insieme, per costruire insieme scenari e percorsi concertati, per fornire alla regione tutte le possibili indicazioni all'emanazione di norme e direttive utili che non solo siano efficaci ma che siano condivise e partecipate. Quello della sussidiarietà, ovvero della sinergia e della collaborazione nel rispetto dei diversi ruoli è stato un principio fortemente affermato, da tutti gli attori, fin dai primi passi di questo nuovo percorso che le aree protette sono state chiamate ad intraprendere. In termini pratici questo si traduce immediatamente nell'esperimento di collaborazione, di lavoro in comune, che è stato fatto proprio in occasione della conferenza. Che è bene ricordare è stata la Conferenza DELLE aree protette e non SULLE aree protette, un'occasione in cui a presentare le proposte di sviluppo dei programmi strategici sono stati gli ATTORI che dovranno poi renderli realtà sul territorio da essi amministrato e non altri soggetti che, per quanto coinvolti o partecipi, sono in qualche modo meno responsabili della gestione, del raggiungimento degli obiettivi, dei risultati. Le proposte delineate per la conferenza verranno subito approfondite in gruppi di lavoro tematici, composti da chiunque (rappresentante di un'area protetta del sistema) voglia parteciparvi. I gruppi faranno riferimento ad un'area protetta che, con il sostegno ed il supporto dell'agenzia, potrà funzionare da segretariato operativo permanente del singolo programma strategico, in modo tale da garantire con il tempo il pieno coinvolgimento e la piena responsabilizzazione di tutti.

La "sfida dei sensi"
Le aree protette del Lazio, proprio a partire dalla loro prima conferenza, cercheranno di dimostrare di saper raccogliere la sfida che le aspetta. È una sfida forte, rinnovata, la cui particolarità risiede non tanto nell'essere difficile, ma nel fatto di basarsi sulla riscoperta e sul consolidamento di valori immateriali, per certi versi analoghi ai valori immateriali dei nostri parchi e delle nostre riserve naturali, valori quali la bellezza, la rarità, la fragilità, l'emozione. Potremmo definirla, sempre immaterialmente, come la "sfida dei sensi", basata prima di tutto sulla riaffermazione del senso di responsabilità di tutti gli operatori a qualunque titolo coinvolti nella gestione delle aree protette e sulla riconquista di quel senso di appartenenza e della missione, che in tutto il mondo, ed anche nel Lazio, caratterizza da sempre chi ha la capacità di impegnarsi, oggi, per la conservazione delle risorse che sosterranno la vita di domani.

 

* Presidente dell'Agenzia regionale del Lazio per i parchi