Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 31 - OTTOBRE 2000


Al Forum in buona compagnia
G. I.
 

Gremita è gremita, la sala del centro convegni di via Cavour. Ancor prima di cominciare eccolo il successo del Forum organizzato da Federparchi. Bordon è in viaggo di Stato in Cina e Giappone, e già si sapeva. Per il resto Cosentino e Realacci sono al fianco di Enzo Valbonesi di fronte alla gente dei parchi: presidenti e direttori, consiglieri, consulenti, ricercatori, ambientalisti. Una folla che vive per i parchi ma pure, vivaddio, che dai parchi tira fuori di che vivere. Una ragazza gira col giubbino di Parks.it e scatta foto digitali da inviare nel web, come si dice, in tempo reale. Niente più di un'impressione, ma l'aria che tira per Federparchi - messo da parte l'ostracismo ministeriale - è di definitivo sdoganamento. Apre Valbonesi e si fa ascoltare. Tra le molte cose (il testo integrale dell'intervento è riportato in altra parte della Rivista, n.d.r.) ne sottolineiamo alcune. La seconda conferenza nazionale, secondo il presidente di Federparchi, "deve, e questo è il punto decisivo, riuscire a sistemare più organicamente ed a definire meglio di quanto si è riusciti a fare finora, il progetto generale di conservazione e di ecosviluppo che il nostro Paese si vuole dare". Vedi Rete ecologica nazionale cioè, e il pensiero va alle cose scritte nel dossier di Parchi
E poi: "Perché abbiamo raggiunto il 10% del territorio gestito a Parco e siamo riusciti in pochi anni a passare dai soli 4 parchi nazionali del 1993 ai 19 di oggi?". Valbonesi si risponde da solo, compiaciuto - e stesso concetto ripeterà qualche giorno dopo a La Repubblica: "La ragione del successo sta nell'avere accettato la scommessa di coniugare la conservazione con l'ecosviluppo... anzi avere fatto dei parchi, in molti casi, un progetto nuovo ed originale di sviluppo locale durevole".
Le politiche di sistema (soprattutto Ape), il rapporto con gli enti locali, il riproposto tavolo di concertazione a latere dello Stato-regioni (già bocciato ai tempi di Ronchi, passato remoto), il problema cinghiali (lo sottolineerà più avanti anche il presidente del Parco della Maremma, Giampiero Sammuri), la programmazione regionale per i fondi comunitari, il rapporto col mondo agricolo (sarà al centro della prossima Giornata europea dei parchi): via via i temi ci sono più o meno tutti. Manca l'accordo appena decollato con la Regione Marche sul progetto Cip, le coste protette, e allora poi interverrà Stefano Maestrelli (Migliarino-San Rossore) a ricordarlo. Valbonesi dice pure che "un confronto con il mondo venatorio, ed in particolare con gli ambiti territoriali di caccia è ormai maturo e necessario". In una pausa del Forum, ci dirà pure che "gli Atc pongono problemi talora irrisolvibili, come alle Casentinesi, perché vi possono cacciare anche i cacciatori di città e quindi sono inconciliabili con le aree contigue da istituire": la sua conclusione è che "è sbagliata la previsione della 394". Si passa poi alle critiche, in verità sfumate, alla finanziaria così come l'ha approvata il governo. La richiesta è di un fondo specifico per gli investimenti nei parchi nazionali e nelle riserve marine di almeno 50 miliardi, e non resterà lettera morta (nei giorni seguenti, infatti, l'onorevole Fabrizio Vigni alla Camera nonché Edo Ronchi al Senato presenteranno in Parlamento un emendamento per un fondo triennale di complessivi 90 miliardi; lo scopo è mettere in condizione i parchi di partecipare ai programmi comunitari degli Obiettivi 1 e 2, oppure ad altri quali ad esempio "Leader plus" e "Life"). Infine, Valbonesi annuncia la costituzione ("entro pochi giorni") di uno strumento societario volto "ad organizzare e promuovere l'offerta turistica presente nei parchi".
Parlano poi Aldo Cosentino, direttore generale del Servizio conservazione natura del Ministero dell'Ambiente, ed Ermete Realacci. Dice alla platea Cosentino: "La Federparchi ci consente di vedere il sistema nel suo complesso, la stiamo coinvolgendo sempre più soprattutto per le politiche di sistema". Aggiunge il presidente di Legambiente: "Però Federparchi deve avere - e ancora non l'ha - l'autorevolezza degli altri soggetti istituzionali come l'Anci o la conferenza Stato-regioni". Sui nuovi parchi nazionali Cosentino dice che le perimetrazioni sono già pronte per Val d'Agri, Sila e Alta Murgia. Per l'Appennino tosco-emiliano, invece, ci sarebbero problemi con la Provincia di Parma. "Molti interventi non partono perché noi abbiamo interiorizzato il coinvolgimento con gli enti locali", assicura Cosentino, che però subito aggiunge: "Questi ritardi in futuro non potremo permetterli più".
Fine della prima parte, quella istituzionale. Rompete le righe, ora parlano i parchi. Luciano Saino (vicepresidente Federparchi) racconta di una bozza di ricerca sul personale dei parchi regionali. Su 106, 72 hanno il direttore in servizio, 7 non hanno la vigilanza, la metà il piano approvato (52). I dipendenti in totale sarebbero un migliaio ma Saino racconta della sua sorpresa personale nell'aver appreso di parchi famosi ma senza personale, come il Sirente-Velino in Abruzzo ("ho telefonato al parco per farmelo confermare, non potevo crederci"). Giorgio Boscagli, il direttore a mandato ormai scaduto, ride seduto davanti a lui ma la preoccupazione per le sorti del parco è forte. Maurizio Fraissinet (Vesuvio) annuncia altre due demolizioni di costruzioni abusive nel suo parco, rivendica la capacità di creare reddito delle aree protette, ricorda che "solo da noi non si paga per entrare nei parchi e non va più bene". Sono i cento volti dei parchi italiani, davvero impossibili da ricondurre a un modello unico come per pagare le tasse. Ora parchi a tutti gli effetti, magari indeboliti o minacciati ma pur sempre con persone in carne e ossa che ci lavorano, un budget, una sede: ora parchi gracili, vivi soprattutto nelle energie di chi si sbatte per ricordarne l'esistenza a interlocutori annoiati quando non ostili. Due tra mille. Marini (Colfiorito) lamenta le "briciole" ricevute per le spese ordinarie, causa di una forzata inattività che stronca sul nascere il consenso. Cipparone (Agenzia per i parchi, Regione Lazio) racconta il "no" ricevuto da Comune & co. per ottenere una sede.
Al Forum non si parla però solo di parchi, o almeno non nella solita maniera. È di pochi giorni prima la grande alluvione, una pioggia eccezionale che ha messo in ginocchio soprattutto Valle d'Aosta e Piemonte. Tra le zone che hanno in qualche modo contenuto i danni c'è il parco del Ticino, e lo sottolineano in molti. Realacci propone al mondo dei parchi un segno di solidarietà concreto, anche per radicarne l'immagine tra la gente. Apprezza e condivide, tra gli altri, Forte Clò (Upi). La sconfitta per l'ennesima catastrofe annunciata è nel volto sconsolato di Walter Giuliano (asessore all'Ambiente della Provincia di Torino), che ricorda a tutti pure che "in quelle stesse aree oggi colpite andrà costruita la linea ferroviaria ad alta capacità Torino-Lione".
Nel pomeriggio, alla prevista tavolta rotonda non manca nessuno all'appello. Per primo parla Verzaschi (Forza Italia), neoassessore all'Ambiente del Lazio. A capo della sua giunta, succeduta alla precedente giunta Badaloni di centro-sinistra, c'è quel Francesco Storace che già all'indomani delle elezioni aveva usato con i parchi toni critici. L'assessore parla a lungo, dicendo appena che "non vogliamo stravolgere nulla, ma correggere alcuni errori fatti". Quindi è il turno di Fulvia Bandoli (Ds). Dice: "Dopo le ultime elezioni regionali abbiano imparato che un parco che non funziona è un boomerang formidabile per chi l'ha fatto". A malincuore, ma la platea acconsente. Ancora, impietosa: "Ma come mai in Liguria per l'attacco ai parchi non c'è stata una protesta forte dei cittadini? Ghigo in Piemonte non si è sognato di fare altrettanto, perché lì avrebbe avuto la gente contro". A seguire il "Ministro Ronchi", come lo chiama per sbaglio il sottosegretario Valerio Calzolaio (che dice: "Per me sarà sempre così"). E la gente dei parchi è in silenzio che ascolta il suo ex ministro, presente per anni alle iniziative di Federparchi solo sui cartoncini d'invito. Il suo intervento puntuale è tutto sulla rete ecologica, da mettere in stretto rapporto con la messa in sicurezza dal dissesto idrogeologico. "Mettendo in rete i parchi nazionali e regionali, le aree contigue, le riserve, Sic e Zps, i corridoi montani tutelati dalla Galasso e le principali aste fluviali", dice Ronchi, "saremo già al 25% di territorio protetto. La rete è davvero un investimento strategico".
Conclude Calzolaio, il viceministro. Tra lusinghe agli organizzatori ("la forza di Federparchi è la vera novità delle politiche ambientali"), rassicurazioni sulla convocazione a febbraio della conferenza nazionale, "tiratine d'orecchio" a certa burocrazia centrale ("non si può pensare ai presidenti dei parchi come a direttori generali del ministero"). Poi Valbonesi manda tutti a casa.