Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 31 - OTTOBRE 2000


Azioni locali di gestione territoriale
Dario Furlanetto
 



In un territorio sempre più antropizzato, una corretta gestione del territorio diventa prerequisito fondamentale per la conservazione nel tempo delle risorse naturali e per un loro uso sostenibile. Il Parco del Ticino non ha potuto esimersi dal considerare di fondamentale importanza, proprio per la sua stessa funzione, il concetto di rete ecologica. Infatti, questo parco fluviale, alle porte di Milano, collocato tra due regioni particolarmente produttive e popolose, vede tra i suoi obiettivi la conservazione e il miglioramento delle residue zone di naturalità.
Un'area con tale livello di urbanizzazione necessita di infrastrutture che permettano lo smistamento di merci e persone il più velocemente possibile. Stanno sorgendo quindi nuove e sempre più imponenti infrastrutture di tipo stradale, autostradale, ferroviario ed aeroportuale. Il Parco del Ticino, dovendo salvaguardare gli spazi di foresta planiziale residua e la biodiversità di specie animali e vegetali presenti nella valle fluviale, si trova obbligato a indirizzare anche lo sviluppo urbanistico ed infrastrutturale del territorio che lo circonda. Questo significa tentare di coniugare lo sviluppo sociale ed economico con la salvaguardia della salute umana, delle risorse naturali, del paesaggio e delle tradizioni locali. Ecco quindi che il Parco del Ticino pretende che le opere infrastrutturali siano realizzate con criteri che rispettino queste finalità. A tal proposito, nelle norme di attuazione del nuovo piano territoriale di coordinamento, è previsto che le opere pubbliche si realizzino con criteri che riducano al minimo l'impatto ambientale prevedendo forme di mitigazione e compensazione che risarciscano sia le varie componenti naturali alterate sia il disagio sociale subito dai cittadini.
Mantenere funzionali e vitali ecosistemi e paesaggio, non significa limitarsi alla conservazione e al miglioramento dei nuclei di naturalità che li compongono, ma è necessario unire queste zone centrali affinché vi sia tra loro continuità e possibilità di scambio reciproco. La necessità di creare e/o salvaguardare dei collegamenti con aree naturali contigue si evidenzia osservando sia il territorio sia la posizione geografica strategica di questo grande parco fluviale.
Infatti, in termini ecologici e biogeografici, il Parco è un lungo corridoio naturale che attraversa la pianura Padana e unisce le Alpi all'Appennino. Per una corretta e sempre più efficace gestione del territorio, tra gli interventi attuati, il Consorzio del Parco lombardo del Ticino, ha inoltrato all'Unesco la richiesta di designazione della valle fluviale come riserva della biosfera del programma internazionale Man and Biosphere. A tale scopo ha coinvolto, attraverso una collaborazione formale, il Parco regionale della sponda piemontese del Ticino, al fine di presentare al programma internazionale Mab un'area completa dal punto di vista geografico ed ecologico.
La variante generale al piano territoriale di coordinamento del Parco recentemente adottata, nei suoi obiettivi e nella sua zonizzazione appare perfettamente aderente ai criteri e alle funzioni che il Mab stabilisce per le riserve della biosfera. Esso prevede, infatti, zone di riserva integrale (la core area del Mab), zone di riserve orientate (buffer zone) e zone di parco agricolo forestale (transition zone).
L'Unesco include nell'elenco Mab anche gli spazi urbani, con tutte le implicazioni relative alle fonti di energia ed ai trasporti, parlando esplicitamente di città sostenibili. L'inclusione nella rete mondiale delle riserve della biosfera di un'area critica come quella del Ticino, che si trova ad affrontare sfide di compatibilità quali l'aeroporto intercontinentale di Malpensa, non può che arricchire l'esperienza globale della rete Mab. D'altro lato una riserva della biosfera può trovare nella organizzazione internazionale e nella comunità mondiale della rete Mab legittimazione e sostegno per affrontare nel suo territorio una esperienza difficile.

Progetti in fase di attuazione
La designazione di riserva della biosfera, oltre ad essere un riconoscimento internazionale prestigioso, è uno strumento straordinario che può legittimare e rafforzare il modello di gestione dell'area protetta anche nei confronti di attività a più forte impatto ambientale, come le industrie, le vie di comunicazione, la produzione ed il trasporto dell'energia, le grandi infrastrutture che caratterizzano le regioni Lombardia e Piemonte. Attualmente il Parco sta affrontando uno dei suoi maggiori impegni: il confronto con il grande aeroporto internazionale di Malpensa, ubicato all'interno del suo territorio e a ridosso di alcune delle aree naturali più pregiate (siti Sic). Particolare attenzione è esercitata nei confronti delle nuove infrastrutture esterne alle aree aeroportuali anch'esse collocate all'interno del territorio del Parco: l'ampliamento e il potenziamento di tali infrastrutture lineari stanno comportando ulteriori e sempre più nette frammentazioni territoriali. Per l'area dell'intorno aeroportuale di Malpensa e delle infrastrutture adiacenti, il Parco del Ticino ha realizzato, o ha in corso di realizzazione, opere di mitigazione e compensazione ambientale. Tali opere riguardano, ad esempio, l'inserimento ambientale della strada a scorrimento veloce "SS 336" nei Comuni di Somma Lombardo, Vizzola Ticino e Lonate Pozzolo (vedasi approfondimento successivo), rimboschimenti, miglioramenti forestali e boschivi, creazione di aree attrezzate e di piste ciclabili nei Comuni di Vizzola Ticino e Lonate Pozzolo.
Il Parco del Ticino, inoltre, crede nell'importanza di costituire una rete di collegamento tra il proprio territorio e quello delle riserve adiacenti, che dia un più ampio respiro alla dispersione delle specie viventi da tutelare. Per questo motivo sono state coinvolte le amministrazioni impegnate nella gestione di altre aree protette (Parco "Campo dei Fiori", Parco "Pineta di Appiano Gentile e Tradate", amministrazione provinciale di Varese) nella speranza di riuscire a compensare e mitigare sempre più efficacemente lo sviluppo urbanistico ed infrastrutturale anche al di fuori del proprio territorio di competenza.
È stata così individuata una potenziale rete ecologica costituita da diverse core areas, buffer zones e corridoi ecologici di connessione. Questi corridoi sono stati individuati a priori in base all'osservazione delle residue aree verdi interposte tra le core areas, costituite dai Parchi e dalle riserve naturali presenti e che potranno fungere da vie di scambio ecologico al fine di mantenere vitali i processi ambientali dai quali dipendono ecosistemi, paesaggi, habitat e specie di importanza locale, nazionale ed europea. Quelle individuate risultano le uniche aree in cui potrebbero essere creati questi corridoi ecologici. A tal proposito è stata prodotta una cartografia di massima in cui sono state individuate le principali vie di potenziale collegamento e i punti di maggiore disturbo o interruzione di tali passaggi. Questa cartografia generale potrà essere approfondita ogni qualvolta si presenterà l'interesse da parte delle autorità locali e nazionali coinvolte nella realizzazione di nuove infrastrutture con la finalità di mantenere e/o potenziare la continuità ecologica. Per quanto riguarda le aree interne al Parco Ticino tale prassi è già normalmente applicata.
In particolare il Parco del Ticino sta avviando la progettazione per un corridoio ecologico che assicuri un possibile collegamento, forse l'unico ancora possibile, con il Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate. La realizzazione di questo progetto è una grande sfida, che il Parco del Ticino vuole affrontare. Quest'area, compresa tra le città di Gallarate e Busto Arsizio e già estremamente urbanizzata, vede il suo territorio ancor più a rischio dalla progettazione di ulteriori interventi che mirano a potenziare le reti ferroviarie e stradali esistenti, al fine di migliorare i collegamenti con l'aeroporto. Questi interventi porterebbero alla definitiva frattura tra le due aree naturali protette, ma ancor di più tra la Lombardia nord orientale e la Lombardia sud occidentale.
La realizzazione di infrastrutture atte a mantenere la continuità ecologica tra le due aree potrebbe consentire di mitigare l'impatto delle opere previste, nonché il miglioramento ambientale di questa zona fortemente antropizzata.

1. CASO DI STUDIO: "CORRIDOIO ECOLOGICO DI CONNESSIONE TRA I BOSCHI PERIFLUVIALI DEL TICINO E L'AMBITO AGRICOLO A SUD-OVEST DI MILANO".
Questo approfondimento si inserisce in un lavoro più articolato, promosso dalla Provincia di Milano, al fine di evidenziare tutti i possibili collegamenti tra il Parco del Ticino e il Parco Agricolo Sud Milano. Nell'ambito di questo progetto è stata individuata una serie di possibili corridoi ecologici che hanno la caratteristica di sfruttare l'esistenza della rete idrica presente nonché le aree boscate residue.
Dato che i corridoi ecologici hanno la funzione di conservare o ripristinare i collegamenti ecologici, di costituire habitat, siti di rifugio, di diffusione, di riproduzione e di foraggiamento per numerose specie selvatiche e agiscono da filtro rispetto ai carichi inquinanti diffusi, si è scelto l'ambito del "Fosson Morto" per la progettazione esecutiva di un ecocorridoio che assicuri la continuità tra i boschi perifluviali del Ticino e l'ambito agricolo posto a sud-ovest di Milano. La forte artificializzazione di questa fascia territoriale dovuta alla meccanizzazione dell'agricoltura, agli elevati livelli di urbanizzazione della zona e allo sviluppo di infrastrutture lineari, ha contribuito alla diffusione di neo-ecosistemi di origine antropica, alla banalizzazione degli ecosistemi residui e alla frammentazione delle aree naturali o semi-naturali. Questa evoluzione tecnologica ha portato all'inevitabile declino della biodiversità e della complessità paesistica dell'area.
L'obiettivo che si poneva questo caso di studio era di riqualificare un corso d'acqua minore a fini polivalenti, ripristinando una soddisfacente continuità ecologica, incrementando il livello di biodiversità locale, riducendo gli impatti legati alle pratiche agricole, favorendo le proprietà autodepurative del corso d'acqua nonché aumentando l'idoneità faunistica rispetto alle specie guida considerate.
Il lavoro è stato articolato nei seguenti punti:
1. raccolta e sistemazione di dati e studi esistenti
2. ricerca su pianificazioni, programmi e progetti
3. rilievi ambientali: - stima dell'indice Iff (Indice di funzionalità fluviale);
- analisi rispetto alle classi d'uso del suolo; - rilievi della vegetazione;
- analisi dell'idoneità faunistica rispetto alle specie guida (Sciurus vulgaris e Rana Latastei);
- analisi dello stato attuale dell'ecosistema;
4. definizione degli interventi ambientali
5. stesura del progetto.

2. CASO DI STUDIO: "IL CORRIDOIO ECOLOGICO DI TORNAVENTO: UN PROGETTO DI COMPENSAZIONE AMBIENTALE".
Nel Parco Regionale Lombardo della Valle del Ticino - nel Comune di Lonate Pozzolo - è ormai da diversi mesi in corso di realizzazione la strada a scorrimento veloce denominata "nuova SS.336" che collegherà l'aerostazione di Malpensa 2000 con la SS.527 (Lonate-Oleggio).
La realizzazione di questa imponente infrastruttura lineare parallelamente alla Valle del Ticino, ha richiesto particolari accorgimenti di mitigazione e compensazione ambientale per contenere almeno in parte gli stress così arrecati all'ecosistema.
Tale realizzazione, oggi in corso, si pone come tassello in grado di mantenere e rafforzare un collegamento naturale funzionale est-ovest tra la Valle del Ticino e la brughiera di Lonate Pozzolo.
La nuova SS.336 corre in una trincea di circa 40 m di larghezza e 8-10 m di profondità, è isolata da reti di protezione e per un lungo tratto è affiancata da un'ulteriore strada provinciale (l'attuale SP.52) e si configura, quindi, come una rilevante linea di frattura ecosistemica e geomorfologica, costituendo una barriera pressoché invalicabile per la maggior parte delle specie animali e vegetali. In particolare essa crea una netta divisione tra le brughiere e i boschi della parte più settentrionale del Parco da quelli della parte centrale, nonché un ulteriore isolamento di questi ultimi rispetto alla Valle fluviale del Ticino.
Gli elementi che fanno parte del corridoio ecologico sono: - il "ponte verde", ovvero il tratto di galleria artificiale rimboschito soprasoletta che permette di superare la SS.336 e la SP.52;
- le siepi che consentono al "ponte verde" di connettere i boschi della brughiera di Lonate Pozzolo con i boschi della Valle del Ticino;
- la strada sterrata che congiunge Via del Gaggio con Cascina Parravicino;
- il parcheggio per i visitatori del Parco. Il "ponte verde" è costituito da una galleria artificiale di circa 190 metri di lunghezza e 60 metri di larghezza che permette di superare la nuova SS.336, nonché la preesistente SP.52, che in tale tratto verrà anch'essa interrata. In questo modo si creerà un collegamento privo di grossolane interferenze antropiche tra la brughiera di Lonate Pozzolo ed il resto del Parco e si manterrà l'antico tracciato ed una porzione di paesaggio circostante Via del Gaggio, strada storica di collegamento tra Lonate e la Cascina Parravicino - ex dogana austroungarica - e il fiume. Oggi la Via del Gaggio è stata resa pista ciclopedonale dal Comune di Lonate Pozzolo, ed è particolarmente cara agli abitanti del luogo, oltre che per la memoria storica, anche per gli aspetti ricreativi ad essa connessi.
Sopra la galleria è prevista la realizzazione di un folto rimboschimento, ad esclusione di una radura centrale e della fascia a brughiera arbustiva, intesa come zona di transizione tra il bosco di nuovo impianto ed il campo coltivato ivi presente e che si prevede di mantenere come tale.
Se il "ponte verde" costituisce il nucleo centrale dell'intervento, per integrare la brughiera lonatese nel resto del Parco del Ticino risultano altrettanto importanti anche le siepi di connessione fra il rinverdimento soprasoletta e l'ambiente circostante. In effetti il corridoio ecologico resterebbe strutturalmente carente se non si pensasse anche a connettere il rimboschimento sopra la galleria con i boschi che si affacciano sulla valle fluviale. A tal fine risulta di grande utilità anche la strada sterrata che congiunge Lonate con Cascina Parravicino (la già citata Via del Gaggio) che acquisterà una continuità spaziale diventando un percorso esclusivamente ciclopedonale. Diventando un percorso esclusivamente ciclopedonale, la strada sterrata non sarà più accessibile ai mezzi motorizzati (proprio perché gli animali non trovino alcun pericolo e/o disincentivo nell'attraversamento del "ponte verde"). Di conseguenza l'accesso all'area - che è uno dei punti di partenza per le passeggiate nella Valle del Ticino e che è destinato a divenire un punto di ancora maggior richiamo con il restauro della Cascina Parravicino e la sua trasformazione in centro visitatori del Parco - è stato ridefinito. L'ex pista di volo, della seconda guerra mondiale esistente in loco, verrà riutilizzata come parcheggio per i frequentatori del Parco. Sfruttando le lastre di calcestruzzo con cui era costruita l'ex pista di volo, si risolve infatti, con minima spesa il problema del parcheggio trovando anche una nuova funzione ed una rivalutazione interessante sotto il profilo storico per questo spazio altrimenti inutilizzato.
In conclusione, il corridoio ecologico di Tornavento si presenta come un'occasione per rinaturalizzare un'intera porzione di territorio: da un progetto a fini prevalentemente faunistico-ecologici è scaturito un miglioramento ambientale complessivo di un'area in cui paesaggio, quale oggetto del godimento estetico, e natura, intesa come habitat ospitante una complessità di forme viventi, si fondono per ricreare uno spazio vitale e pulsante.

Conclusioni
La rete ecologica interna ed esterna all'area protetta che il Parco Ticino ha individuato, con la duplice finalità di salvaguardare la complessità biologica del proprio ambito territoriale e di consentire alle specie viventi in essa racchiuse di avere spazi e percorsi possibili per ricolonizzare aree adiacenti, nella realtà territoriale lombarda trova il suo principale ostacolo nella caotica gestione urbanistica che ha contraddistinto la nostra regione. Il fallimento della pianificazione territoriale, non tanto nella stesura di piani e progetti, quanto nella sua pratica attuazione e la conseguente continua frammentazione del territorio causata dalle linee tecnologiche e dall'espandersi dell'urbano, fa emergere con forza la necessità e l'urgenza di una corretta e coraggiosa applicazione di una pianificazione di vasta scala che individui, prima ancora che i "corridoi ecologici", i "corridoi tecnologici" all'interno dei quali condensare e riorganizzare il sistema distributivo di merci, persone ed energia nel territorio lombardo.
Sono innumerevoli infatti gli esempi che, anche alla scala territoriale del solo Parco del Ticino, potremmo portare per dimostrare la totale disarmonia e non conoscenza dei problemi territoriali che caratterizzano l'evoluzione socio-economica della nostra regione.
A livello di infrastrutture, abbiamo esempi di linee elettriche che non tengono conto dei percorsi ferroviari, percorsi ferroviari che ostacolano nuovi progetti stradali, collegamenti tra infrastrutture produttive (oleodotti, metanodotti, ecc.) che si ostacolano a vicenda causando costi sociali e territoriali enormi. I più recenti casi dei collegamenti per Malpensa, delle linee ferroviarie ad alta velocità o dei nuovi elettrodotti da 380 Kw che non riescono a penetrare la "marmellata urbana" dell'hinterland milanese per raggiungere i propri "siti bersaglio" per mancanza di minimi spazi sufficienti al loro sviluppo, giustificano il termine "fallimento" con il quale ho descritto la pianificazione territoriale della nostra regione.
Il tentativo di mantenere, almeno dove ancora possibile per alcune specie guida, i collegamenti tra aree lombarde che ancora mantengono un significativo valore biologico, si scontra con la caoticità e disorganicità con cui ogni giorno si avanzano proposte di nuove linee tecnologiche avanzate. La sfida si sposta quindi dal piano tecnicoscientifico al piano culturale-politico. Non mancano di certo gli strumenti tecnici e scientifici per operare nel senso di un mantenimento e miglioramento del sistema di rete ecologica in Lombardia.
Non è da sottovalutare inoltre l'aspetto del coinvolgimento di tutta la popolazione nel recepire l'importanza di questo approccio di gestione territoriale. È necessario perciò incentivare anche singoli interventi favorendo una crescita culturale attraverso un linguaggio più concreto e diretto. Attualmente però dubito fortemente che esistano gli strumenti culturali per recepire questa sfida e la volontà politica per affrontarla.