Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 31 - OTTOBRE 2000


Parchi alpini in rete
Walter Giuliano *
 

Sono 57 i parchi nazionali e regionali delle Alpi, cui si aggiungono ben 226 riserve naturali con estensione superiore ai 100 ettari e gli altri siti che fanno parte della rete europea dei biotopi. In totale la superficie protetta assomma a
2.579.000 ettari. Dati che da soli sanciscono l'importanza, nella politica delle aree protette, dell'arco alpino, grande bioregione europea, vera e propria cerniera tra l'Europa continentale e il Mediterraneo.
Il riconoscimento non è solo italiano. Accade per entrambi i versanti.
A conferma di questa accentuata vocazione transnazionale, è sufficiente osservare la contiguità di molti parchi che, nei fatti, rappresentano oggi spazi protetti internazionali. Per rimanere nell'ambito di quelli di maggior estensione ricordiamo i casi Gran Paradiso-Vanoise, Stelvio-Engadina, Alpi Marittime-Mercantour, Alpi Giulie-Triglav. In questo contesto non può sfuggire il ruolo che gioca il nostro Paese.
Dei 57 parchi dell'arco alpino, 37 sono in territorio italiano.
È un dato da non sottovalutare perché comporta, per l'Italia, responsabilità non indifferenti, specie nel momento in cui, ratificata finalmente la Convenzione delle Alpi, ce ne siamo recentemente assunti la responsabilità operativa affinché non rimanga vuota enunciazione di principi sanciti da una carta, ma diventi davvero operativa.
La sfida è quella di dare l'esempio. Un primo, significativo, passo in questa direzione, potrebbe proprio arrivare dalle aree protette, punta avanzata delle politiche coerenti con la Convenzione.
L'occasione la fornisce il protocollo "Protezione della natura e gestione del paesaggio".
I parchi alpini, proprio in attuazione dell'art. 12 dello stesso, che recita: "Le parti contraenti assumono le misure idonee a creare una rete nazionale e transfrontaliera di aree protette costituite di biotopi e altri beni ambientali protetti o meritevoli di protezione. Esse si impegnano ad armonizzare gli obiettivi e le misure in funzione di aree protette transfrontaliere", si sono organizzate nella "Rete delle aree protette alpine", hanno da tempo costruito una rete europea.
L'iniziativa è nata dalla Francia, con il coordinamento del Parco nazionale degli Ecrins, ed ha subito ottenuto l'adesione degli altri Paesi che hanno ratificato la Convenzione. Il progetto è divenuto operativo a seguito della Prima conferenza internazionale delle aree alpine protette tenutasi a Gap nel 1995.
La proposta è stata accolta positivamente dai Ministri dell'ambiente dei Paesi alpini nel corso della Conferenza alpina di Brdo (Slovenia) del febbraio 1996.
Per la sua attuazione si sono costituiti specifici gruppi su tematiche quali i rapaci, lo stambecco, i grandi ungulati, il ritorno dei predatori, la comunicazione, la cultura, la gestione del turismo. Alla rete aderiscono oggi oltre trecento aree protette interessate a sviluppare scambi di personale e di esperienze. Tra esse le principali aree protette alpine del nostro Paese.
Ma ciò non è più sufficiente. Si impone un'azione precisa e responsabile che si faccia carico del destino dell'intero versante meridionale delle delle Alpi che ci appartiene, ma che sappiamo appartenere all'intera umanità. E non è certo un caso che sia stata recentemente avanzata la candidatura delle Alpi per entrare nella Lista del patrimonio mondiale dell'umanità dell'Unesco. Un sistema delle aree protette alpine può rappresentare una prima risposta adeguata e di alto profilo a questa responsabilità planetaria.
Ciò è possibile, fin da subito. E da subito sono disponibili specifici strumenti programmatori e legislativi.
Sono quelli previsti dalla legge 426/98 "Nuovi interventi in campo ambientale", che individua per il nostro Paese una serie di grandi sistemi ecologici, ambientali e territoriali: - le Alpi;
- la Pianura Padana;
- l'Appennino; - le isole minori; - le coste;
- le grandi isole, Sicilia e Sardegna. Sono i grandi sistemi su cui va fondata la rete ecologica nazionale, articolazione della rete europea. Per dare loro attuazione e operatività concreta, il Ministero dell'ambiente ha assunto impegni per promuovere accordi di programma tesi allo sviluppo sostenibile in ciascuno dei sistemi territoriali individuati (Alpi, Appennino, isole minori, aree marine protette), in collaborazione con altri ministeri, regioni, altri soggetti pubblici e privati. Ape (Appennino parco d'Europa), Itaca (rete delle isole minori del Mediterraneo), Cip (coste italiane protette) sono i progetti che vanno in questa direzione.
Ad essi occorre al più presto aggiungere un'iniziativa per l'arco alpino.
Federparchi, insieme ad alcune province e al ministero, ha già assicurato un impegno concreto in questa direzione.
Da questa prospettiva può nascere un incontro virtuoso tra sistema delle aree protette alpine e la Convenzione delle Alpi.
Nella contestualizzazione messa a disposizione da quest'ultima, le prime hanno l'occasione per affermare il loro ruolo.
Non confinato su posizioni di puro protezionismo, ma capace di agire per il superamento di qualsiasi concezione o tentazione di separatezza dal contesto generale in cui operano, e portatrici di progettualità concrete per la ridefinizione e la definitiva affermazione del loro ruolo strategico. E non solo dei territori alpini.
Anche se la sfida da cogliere è oggi questa: mettere in campo tutte le politiche del possibile rilancio delle Alpi, in una dimensione europea che non potrà più farne a meno nella definizione del suo futuro sostenibile.
La montagna, alpina e non solo, rappresenta una cassaforte naturale indispensabile in ogni progetto. All'interno di questa cassaforte i parchi e le aree protette sono il miglior investimento. Una assicurazione destinata ad accrescere progressivamente il suo valore a garanzia delle generazioni che verranno.
Guai a dilapidarla.

* Assessore all'ambiente e ai Parchi della Regione Piemonte