Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 31 - OTTOBRE 2000


I numeri delle aree protette regionali
Luciano Saino *
 



I Parchi regionali rappresentano una realtà molto importante nelle aree italiane con provvedimenti di tutela, non solo per l'estensione della superficie totale ma anche per gli aspetti politico-amministrativi, socio-culturali ed economici che essi coinvolgono.
La storia dei Parchi regionali è ovviamente molto articolata, nella misura in cui risultano assai diversificati i vari contesti regionali italiani. Vi sono regioni che già negli anni Settanta, all'indomani dell'insediamento del primo governo regionale, sono ricorsi alla istituzione di aree protette per tutelare il patrimonio naturalistico esistente. Fra queste la Lombardia, che ancor prima del trasferimento dei poteri dallo Stato alle regioni, ha istituito il primo e più vasto Parco regionale, quello del Ticino, poi il Piemonte e la Toscana e, prima ancora, la Provincia autonoma di Trento.
Altre regioni sono giunte a questa determinazione nel corso degli anni Ottanta, come ad esempio l'Emilia, la Sicilia, il Lazio, con un buon numero di Parchi regionali; altre ancora hanno deciso di istituire Parchi regionali nel corso degli anni Novanta.
Analizzando tutto il quadro delle aree protette regionali italiane, si nota in generale una frattura fra centro-nord e sud, dove alcune regioni, Puglia, Molise e Calabria, ad oggi non hanno individuato Parchi regionali sul loro territorio ed altre lo hanno fatto con tentativi poco significativi; caso a parte la Campania che ha recentemente istituito un buon sistema di Parchi regionali (ben 6 con una superficie totale di 136.020 ha) che però non hanno ancora potuto avviare la loro attività per ragioni diverse.
Questo fatto non è solamente da attribuirsi ad una minore efficienza o sensibilità di una amministrazione regionale rispetto all'altra, nei confronti dell'argomento tutela degli elementi naturali, ma è anche dovuto ad uno sviluppo territoriale totalmente squilibrato fra regione e regione (e più in generale tra nord e sud) che ha generato livelli di
I numeri delle aree protette regionali compromissione ambientale diversi e quindi ha portato le diverse amministrazioni a ritenere più o meno prioritaria, rispetto ad altre istanze, l'istituzione di aree da tutelare.
Il caso della Lombardia è emblematico. Cicli economici che hanno assunto ritmi assolutamente dirompenti dall'immediato dopo guerra in avanti, hanno causato nella regione livelli di compromissione dell'area prealpina e di una parte della pianura, tali per cui si è opportunamente ritenuto, nel corso delle varie legislature, di progettare un sistema di aree protette che seguissero le direttrici di maggior compromissione ambientale: i grandi affluenti di sinistra del Po, i ritagli di aree verdi che ancora circondavano Milano e le parti prealpine e montane ancora sufficientemente integre.
Altre regioni come il Piemonte hanno istituito un numero consistente di Parchi (ben 22) ma con una politica di tutela quasi puntuale, fatte ovviamente le debite eccezioni. È interessante notare a questo proposito che la Regione Lombardia con 21 Parchi ha protetto 438.627 ha, mentre il Piemonte con 22 Parchi ha tutelato 132.548 ha.
Questa differenziazione storica, culturale, politica ed economica che ha stimolato iniziative di assoluta avanguardia di alcune regioni, che si contraffacciano tuttavia a situazioni di arretratezza di altre, ha generato (e mantiene viva tuttora) una situazione di assoluta confusione nella classificazione dei Parchi italiani.
La legge quadro sulle aree protette, che, all'art. 5 del testo, definisce con troppa superficialità le caratteristiche che devono possedere i Parchi nazionali e i Parchi regionali, essendo stata approvata dal Parlamento italiano in un momento storico (dicembre 1991) in cui il percorso dei Parchi regionali era già iniziato da ben 17 anni, non è certamente servita per fare chiarezza alcuna circa la classificazione dei Parchi, anzi ha aumentato lo stato di confusione.
Ad oggi ci sono Parchi regionali, istituiti prima della l. 394/91, che per valenza naturalistica del territorio tutelato non sono certamente inferiori, ed anzi in certi casi li superano, a diversi Parchi nazionali: Etna, Maremma, Migliarino S. Rossore, Ticino ed altri sono esempi emblematici di Parchi regionali con caratteristiche ambientali, organizzazioni istituzionali ed avanzamento della ricerca scientifica interna che possono essere messi allo stesso livello ed anche superare molti Parchi nazionali.
In molti casi è vero però l'opposto: ci sono Parchi regionali dalle dimensioni assolutamente insufficienti per svolgere funzioni canoniche di tutela ambientale e Parchi con scarse o nulle possibilità finanziarie ed organizzative, al punto di non essere in grado di incidere minimamente nella gestione del territorio e tanto meno nell'economia e nell'organizzazione sociale della regione. La Federazione italiana dei Parchi e delle riserve naturali (quindi di tutti i Parchi) per avere una visione generale della situazione delle varie aree protette regionali e per meglio propugnare la realizzazione di "sistemi omogenei di Parchi", attraverso cui promuovere incisive politiche territoriali, ha avviato una ricerca-indagine su tutti i Parchi regionali italiani, dalla quale è già possibile ricavare dati qualitativi e quantitativi molto significativi. L'indagine per ora riguarda: - il numero, la superficie e gli estremi delle legge istitutiva di ogni singolo Parco nell'ambito della regione;
- le caratteristiche istituzionali e la loro funzionalità;
- notizie sul personale operante nei Parchi con o senza la presenza di un direttore;
- lo stato di avanzamento della pianificazione, sia generale (piano del Parco) che di settore;
- le modalità con cui viene esercitata la vigilanza nel Parco;
- altre notizie di minor importanza. Tutto questo è già disponibile con schede singole per ogni Parco, schede riepilogative regionali e riepilogo nazionale.
Ovviamente la Federazione intende perfezionare la ricerca in ordine ad argomenti che meglio definiscono le caratteristiche di ogni Parco, l'operatività e la concreta possibilità di operare sul territorio. Verranno affrontati quanto prima argomenti in ordine a: - risorse finanziarie disponibili e valutazione dei bilanci;
- livello di progettualità dell'ente; - attività economiche stabilmente in rapporto con il Parco;
- attività economiche indotte: - altre notizie che meglio illustrano la specificità di ogni area protetta.
Il tutto per togliere dall'isolamento le singole aree protette quale che sia la loro classificazione, per organizzarle in un sistema territoriale nazionale che, partendo proprio dai Parchi, intesi come laboratori ideali, arrivi a far considerare la questione ambientale prioritaria nel nostro Paese: in termini di tutela della biodiversità esistente, di conservazione degli elementi naturali, di valorizzazione del paesaggio e di sicurezza del suolo.

* Vice-presidente Federparchi Presidente Parco Ticino lombardo