Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 32 - FEBBRAIO - 2001


L'Italia di APE
di Giulio Ielardi
 

Dieci metri sarà lungo, il tavolone di legno della sala della Provincia. Eppure ai relatori - ben undici quelli elencati nel programma, e ci sono tutti - va pure stretto. Il fatto è che è lungo l'Appennino. Da Savona a Cefalù ci sta un quarto d'Italia, arroccata sulle alture o nascosta tra le pieghe mioceniche dei pendii. E il convegno di Legambiente fa il punto sul programma più ambizioso che c'è in circolazione, almeno l'unico per il quale siano arrivati i primi soldi di Stato.
I miliardi per ora sono 35. Vanno a quattro interventi presentati dalle Regioni capofila dei tre spezzoni della dorsale e cioè Toscana (Appennino settentrionale), Abruzzo (Appennino centrale), Calabria (Appennino meridionale).
I nomi dei progetti sono: Una città di villaggi tra Padana e Tirreno, Infrastrutturazione ambientale della Valle del Sentino, Le vie materiali ed immateriali della transumanza, L'Appennino meridionale: il monachesimo ed il latifondo agrario.
Descritti più avanti, saranno oggetto di cofinanziamento da parte di Regioni, Ue, Enti locali, Enti parco. Cinque anni dopo - è la buona notizia oggetto del convegno - all'idea seguono i cantieri.
Alle pareti della sala sono affisse le prime cartine predisposte con i territori interessati. A parte la Valle d'Aosta, il Nord-Est e la Sardegna le Regioni d'Italia ci sono tutte, adesso anche la Sicilia. Nei commenti di politici, tecnici, esperti a vario titolo, in attesa che Ermete Realacci apra i lavori, le diverse parlate ne sono evidenti testimoni.
In quelle Italie di carta, il Paese di Ape, ben in evidenza sono 8.600.000 ettari, più di un quarto della superficie nazionale, davvero un "parco" di dimensioni europee.
C'è buona parte della natura di casa nostra: vette, valloni, boschi, laghi e fiumi, le specie più rare. E pure centri come Pietracamela e Castelluccio, tradizioni come l'Uomo Cervo o la Madonna che scappa in piazza, sapori come quelli del caciocavallo podolico, miracoli artigianali come le ceramiche di Castelli o le pipe di erica d'Aspromonte.
C'è un Paese forse minore, sicuramente finora marginale, ma colto al cuore della sua identità.
Dal convegno mondiale di Caracas (1992) l'Iucn chiede a gran voce di inserire i parchi in contesti più ampi, dove tutti gli Enti interessati condividano una visione partecipata di sviluppo sostenibile. Semplice ma non per questo meno efficace, l'idea di Ape e la ragione del suo successo partono da lì.
La presenza e il ruolo delle aree protette sono sotto gli occhi di tutti, basta dare un'occhiata alla cartina riprodotta pure su queste pagine. Al momento attuale, interessati al progetto secondo Legambiente risultano 11 parchi nazionali, 43 parchi regionali, 66 riserve statali e 30 regionali, oltre ad ulteriori 18 aree protette d'altro tipo. Una concentrazione senza pari nell'intero continente europeo.
Anche della rete di Sic e Zps, i nodi di Natura 2000, Ape rappresenta a vista l'alveo naturale. Insomma, è il progetto "in grado di comunicare a livello internazionale ed europeo la straordinaria relazione venutasi a creare", secondo l'associazione del Cigno, "tra l'Appennino e l'istituto del parco inteso come strumento non solo di conservazione, ma anche di riscatto culturale, economico e sociale di aree segnate da secoli di marginalità".
E la storia recente della dorsale della penisola, in effetti, è paradigmatica per il processo di abbandono seguito a una prolungata e diffusa antropizzazione. Ma adesso, di fronte all'ennesimo mutare del quadro sociale ed economico, si aprono prospettive nuove. "La (terza) rivoluzione tecnologica si muove in direzioni molto diverse da quelle che l'hanno preceduta in passato e che hanno segnato una pesante penalizzazione delle aree interne", annota l'interessante studio Un patto per l'Appennino presentato al convegno, elaborato nell'ambito della convenzione tra il ministero dell'Ambiente e l'Unione delle Province sulla base dell'accordo tra la stessa Upi, Uncem, Federparchi e Province di Bologna, Teramo e Catanzaro (è stato redatto da Ugo Baldini di CAIRE - Urbanistica, con la collaborazione di Franco Perilli e Pier Luigi Mancuso). Telelavoro, produzione di servizi avanzati e, più in generale, una nuova articolazione dei processi produttivi e insediativi sono fattori in grado di guadagnare alle aree finora marginali un nuovo protagonismo.
"L'Appennino può presentarsi alla domanda insediativa delle famiglie e delle imprese con una propria specifica caratterizzazione e capacità di attrazione, tutta centrata sul tema della qualità ambientale".
"Perché queste nuove opportunità per un percorso di reinsediamento di funzioni e attività si realizzino", sottolinea lo studio, "è però necessario che la rete di infrastrutturazione civile mantenga - per quanto in forma originale - una soglia di efficacia adeguata".
A un pugno di giorni dallo scioglimento delle Camere, e nel cuore di una Roma già invasa - come il resto del Paese - da chilometri quadrati di manifesti elettorali, attorno al futuro delle montagne del Mediterraneo il mondo dei parchi fa Politica. Davanti alla sala gremita introduce Silvano Moffa, presidente della Provincia di Roma.
Per lui Ape deve divenire un esempio per l'Europa, non ci sono altri progetti di simile qualità.
Forte Clò (Upi) ricorda il primo risultato concreto già ottenuto, e cioè la sintonia raggiunta con Uncem e Federparchi. All'associazione delle Comunità montane, a parer suo, va affidata la gestione materiale e ultima dei progetti di Ape: a quella dei parchi dovrebbe andare, repetita iuvant, il pieno riconoscimento da parte del ministero.
Gli assessori all'Ambiente di Abruzzo e Calabria, Desiati e Gallo, non si scostano dal clima positivo del consesso.
Gallo, in particolare, annuncia l'assegnazione di ben 25 miliardi del Programma Operativo Regionale per il cofinanziamento di Ape, e pure il prossimo varo del sospirato parco nazionale della Sila. Intervengono pure D'Ercole (Cisl), Perilli (Legambiente), Perna (Regione Campania), il presidente del parco dei Sibillini Graziani ("Ape è la risposta, quasi l'ultima spiaggia, che l'Appennino attende per rimanere nella vita sociale e culturale del Paese"), il nuovo direttore del settore parchi della Regione Toscana Edoardo Fornaciari, Volpini del parco delle Apuane ("c'è il rischio da parte dei parchi regionali, a corto di soldi, di non riuscire a cofinanziare i progetti di Ape").
Quanto al direttore del Servizio conservazione natura del ministero, Aldo Cosentino, sottolinea l'inclusione nel programma Ape di Gargano e Sicilia e assicura sulla prossima pubblicazione in Gazzetta della delibera Cipe sui progetti finanziati.
Inoltre, a riprova del convinto sostegno centrale all'apripista tra i progetti di area vasta, ricorda che la prima riunione tecnica del tavolo di confronto tra le parti (Amministrazioni centrali, regionali e locali, Enti, Associazioni) è indetta già due giorni dopo.
"Partendo dai parchi stiamo riportando in primo piano il tema della montagna", rivendica il presidente di Federparchi Enzo Valbonesi. "Ma la Conferenza Stato-Regioni deve riconoscere Ape come progetto strategico per lo sviluppo della montagna, e anche il ministero deve premiare le aree protette coinvolte utilizzando i finanziamenti stanziati per gli investimenti". Aggiunge Enrico Borghi, a capo dell'Uncem: "occorre rivisitare la legge sulla montagna, figlia di una filosofia centralista ormai superata". E ancora: "rispetto all'Appennino, le Alpi scontano un certo ritardo culturale su questi temi".
Tira le somme Valerio Calzolaio, sottosegretario all'Ambiente. "Questa legislatura è stata di consacrazione e di stralcio per Ape. La prossima deve essere quella della definitiva realizzazione, pensando anche al 2002, anno internazionale della montagna, e soprattutto al dopo 2006 (termine del corrente ciclo di fondi strutturali comunitari, ndr)".
Le parole conclusive sono però di Fabio Renzi, responsabile Parchi di Legambiente ("l'idea geniale di Ape è sua", dice Calzolaio).
"All'inizio Ape è stato criticato perché non si capiva dove iniziava e dove finiva: oggi è chiaro che quella apparente debolezza è invece la sua forza", dice Renzi. "La vaghezza non è certo nei contenuti, piuttosto - e volutamente - nelle modalità di adesione e realizzazione del programma da parte dei diversi soggetti". Poi le strette di mano finali dei rappresentanti delle istituzioni.
Oggi la linea l'ha tracciata, come si dice, la società.

I primi progetti finanziati
La delibera Cipe del 1° febbraio 2001 - al momento in cui scriviamo ancora in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale - contiene lo stanziamento di una somma pari a 35 miliardi di lire. Tale somma era già accantonata dal Cipe con la delibera 84/2000 per il cofinanziamento del programma d'azione "Progetto Appennino Parco d'Europa" (APE), a sua volta oggetto dell'Accordo sottoscritto il 1° aprile 1999 dal ministero dell'Ambiente e dalla Regione Abruzzo, capofila delle Regioni territorialmente interessate. Ecco l'elenco dei progetti pilota tra cui saranno ripartiti i 35 miliardi.
Progetto pilota "Una città di Villaggi tra Padana e Tirreno"
Regione capofila: Toscana
Area interessata: Liguria, Toscana e Emilia-Romagna
Soggetti proponenti: Province di Bologna, La Spezia, Lucca, Massa Carrara, Modena, Parma e Reggio Emilia; Comunità montana Alta Val di Vara, Alta Versilia, Appennino Parma Est, Appennino Reggiano, Frignano, Garfagnana, Lunigiana, Media e Bassa Val di Vara, Modena est, Modena ovest, Alta e Media Valle del Reno e Riviera Spezzina; paro nazionale delle Cinque Terre; parchi regionali delle Alpi Apuane, Cento Laghi, Corno alle Scale, Frignano,. Gigante e Montemarcello Magra
Finanziamenti: L.4.250.000.000 a valere su fondi Cipe e L.5.000.000.000 a valere su fondi regionali, comunitari, di Enti locali e di
Enti parco.
Il progetto punta a realizzare una rete partendo dalle polarità locali della periferia appenninica: le polarità storiche dei villaggi e del paesaggio, le polarità naturali dei parchi e dei siti Natura 2000, le polarità culturali dei saperi e delle comunità. La città dei villaggi si concretizzerà attraverso tutte le possibili connessioni, e in particolare connessioni ecologiche (interventi di ripristino delle continuità interrotte, incentivazione alla manutenzione delle matrici rurali, riqualificazione dei boschi e castagneti, ricerca scientifica e monitoraggio delle specie e degli habitat), sociali (come il recupero e la valorizzazione delle vie storiche, dalla Francigena alla Matildea, etc.) e funzionali- economiche (creazione di servizi e rafforzamento di quelli esistenti, in particolare relativi ai trasporti).

Progetto pilota "Le vie materiali ed immateriali della Transumanza"
Regione capofila: Abruzzo
Area interessata: dall'Abruzzo al Gargano
Soggetti proponenti: Regione Abruzzo, con il coinvolgimento di Puglia e Molise; Province di Teramo, Chieti, Pescara e L'Aquila; parchi nazionali del Gran Sasso e Monti della Laga, della Majella e del Gargano; parco regionale del Sirente-Velino; riserve regionali di Zompo Lo Schioppo e del Monte Genzana e Alto Gizio
Finanziamenti: L.15.000.000.000 a valere sui fondi Cipe e L.15.000.000.000 a valere su fondi regionali, comunitari, di Enti locali e di Enti parco
Il progetto si propone di rivitalizzare i percorsi che tra mare e montagna si diramavano a pettine, guidando gli spostamenti stagionali delle greggi. E' ritenuta centrale una politica di marketing d'area. Tra le iniziative locali previste sono lo sviluppo di nuove tecnologie dell'informazione, servizi commerciali di prossimità, turismo, valorizzazione del patrimonio culturale, gestione delle acque, protezione e manutenzione degli spazi naturali. Inoltre, individuata la necessità di razionalizzare la rete viaria e di affiancarle modalità alternative di trasporto come il "treno dei parchi".

Progetto pilota "Infrastrutturazione ambientale della Valle del Sentino"
Regione capofila: Abruzzo
Finanziamenti: L.1.000.000.000 a valere sui fondi Cipe e L.1.000.000.000 a valere su fondi regionali

Progetto pilota "L'Appennino Meridionale: il Monachesimo ed il latifondo agrario"
(compresa la Via Istmica e antica lucania)
Regione capofila: Calabria
Area interessata: dal massiccio del Matese allo Stretto di Messina
Soggetti proponenti: Regioni Campania, Basilicata e Calabria; parchi nazionali del Cilento e Vallo di Diano e dell'Aspromonte
Finanziamenti: L.14.750.000.000 a valere sui fondi Cipe e L.25.000.000.000 a valere su fondi regionali, comunitari, di Enti locali e di Enti parco
Il progetto interessa buona parte dell'Appennino meridionale e intende identificare una serie di componenti fisiche e culturali comuni alla montagna del Sud: le vie storiche di collegamento, il sistema dei conventi, monasteri, abbazie, grancie e borghi connessi, i rifugi fortificati per le mandrie contro le incursioni dei briganti, le ricerche sulle biodiversità monastiche quali l'uso delle erbe a fini alimentari ed omeopatici. Tra le azioni previste: censimento, restauro e ripristino degli antichi tratturi regi, delle fontane e delle infrastrutture connesse; realizzazione dell'itinerario ambientale e culturale della via Istmica; studio del sistema degli insediamenti monastici; manutenzione straordinaria della viabilità minore ed escursionistica; realizzazione di aree attrezzate informative e di sosta; restauro o manutenzione straordinaria di edifici da adibire a rifugio o punto tappa; ricostituzione e manutenzione del paesaggio storico rurale di contesto agli itinerari, anche con interventi di sostegno all'agricoltura di basso impatto; studi e ricerche sulla flora ai fini dell'utilizzo delle erbe officinali.