Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 32 - FEBBRAIO - 2001


La sperimentazione delle fonti rinnovabili di energia
di Giovanni De Pratti
 

Gli impianti basati sullo sfruttamento delle fonti rinnovabili di energia non tradizionali presentano un impatto ambientale potenziale di molto inferiore a quello degli impianti basati su fonti di energia tradizionali, anche se rinnovabili. Tuttavia quest'impatto puo raggiungere valori anche elevati soprattutto sul Paesaggio e sul Territorio per via della presenza di impianti e strutture emergenti nel paesaggio e limitanti l'uso tradizionale del suolo. Le aree di interesse naturalistico o paesaggistico, specie nelle zone appenniniche, sono sovente anche siti di interesse ai fini dello sfruttamento dell'energia colica. In alcune Oasi della Regione Abruzzo esiste la necessità di smaltire in modo corretto rilevanti quantità di blomasse e, in aree di mteresse turistico ed agrituristico, di inserire in modo compatibile impianti basati sullo sfruttamento dell'energia solare. Prendendo spunto da alcune situazioni tipiche osservate, si analizzano le principali caratteristiche dell'impatto che si sviluppa nelle aree in questione a seguito dell'inserimento di impianti eolici, di recupero energetico basati sulle bioniasse e di inipianti solari. Successivamente, sulla base di una serie di algoritini matriciali, si analizza un Piano di Sviluppo di Impianti basato sullo sfruttamento di fonti firmovabili di energia nel Sistema delle aree a Parco o a riserva naturalistica entro la Regione Abruzzo. Le analisi svolte si sono basate sugli obiettivi di qualità ambientali stabiliti per lo sviluppo delle aree, tenendo presente quanto individuato in studi precedenti. Infine si forniscono alcune specifiche di riferimento per l'inserimento degli impianti eolici nel Paesaggio in accordo con le indicazioni desurnibili. da letteratura sull'argomento.

1. Introduzione

Le aree di interesse naturalistico, i Parchi e, comunque le Aree Protette, dopo essere state viste e sentite a lungo, per le popolazioni locali, come una limitazione allo svolgimento di attività, si avviano a diventare uno strumento privilegiato di promozione sociale e di sviluppo economico. Infatti esse rappresentano un incontestabile centro di aggregazione e sviluppo turistico integrato con altre attività.
Ovviamente tutte le attività dette debbono presentare una elevata compatibilità ambientale che, purtroppo, è assai difficile da inquadrare visti i limiti della legislazione in materia, troppo legata alla sola nozione della trasformazione del territorio (art. 9 della Costituzione).
Nelle aree in questione esistono fabbisogni energetici più o meno rilevanti, in funzione della consistenza e della entità della popolazione residente, oltre che della natura delle attivìtà che si svolgono sul territorio.
Le limitazioni alla trasformazione del territorio sembrano restringere e/o impedire la possibilità di installazione, in particolare, di impianti energetici con grave rischio di incrementare il deficit fra produzione e consumi.
Invece la presenza di impianti per la produzione di energia distribuiti sul territorio, consentirebbe di realizzare quanto ipotizzato in Reynolds (1995), ove gli impianti distribuiti fossero adeguatamente combinati con sisterni di accumulo idraulici a mezzo pompaggio (DPS).
Al fine di realizzare una condizione del genere, particolarmente utile potrebbe risultare la combinazione fra impianti che sfruttano le fonti rinnovabili di energia di tipo intermittente ed impianti di accumulo idraulici. Essendo quest'ultimo particolarmente utile al fine di creare una riserva facilmente impiegabile e ricostituibile per far fronte alla richiesta elettrica di punta.
Parlando di impianti per la produzione di energia, per le aree protette, si pone il problema dell'interazione fra questi e l'ambiente da proteggere. Interazione che deve essere entro i limiti della compatibilità e che può essere descritta e caratterizzata mediante l'impiego del concetto di impatto ambientale.
In De Pratti & Fedele(1996), De Pratti (1997) e Chiatti et al. (1997) è stato ampiamente affrontato il problema dell'impatto ambientale prodotto dagli impianti colici ed eolici combinati con impianti idraulici. In quella sede, si individuarono le principali direttrici dell'impatto ambientale imputabile a questi impianti e consistenti nella Occupazione Territoriale e nella Variazione al Paesaggio, per via dell'esistenza di strutture emergenti nel paesaggio e limitanti, sia pur in modo assai contenuto, l'uso del suolo. Si misero anche in luce alcuni aspetti positivi dell'inserzione degli impianti eolici sul territorio, particolarmente legati alla redditività dello stesso.
In De Pratti (1999c) è stata analizzata l'interazione fra impianti convertitori statici (fotovoltaici) ed impianti solari termici e l'ambiente in udarea protetta quale quella dell'Isola del Giglio.
In un'altra memoria dei presente Convegno si è analizzata lo stesso impatto per impianti di recupero energetico da biomasse con la produzione, anche in quel caso, di energia elettrica.
Nelle aree di interesse naturale, o comunque protette, i fabbisogni energetici assai variabili in funzione di vari parametri si accompagnano ad una, in genere, notevole disponibilità di fonti rinnovabili quali quella eolica, idraulica, solare (dei due tipi) e delle biomasse (residui agricoli e forestali, rifiuti solidi in genere urbani e zootecnici).
Lo sfruttamento di queste fonti necessita di un approfondito studio preliminare, con connotati di studio di impatto di tipo strategico, e di una serie di valutazioni di compatibilità mirate a fissare i limiti di congruenza con l'Ambiente Locale.
Lo studio dell'inserimento di impianto eolici nel paesaggio e nell'ambiente in genere, si è recentemente arricchito di un interessante nel paesaggio e nell'ambiente in genere, si è recentemente arricchito di un interessante serie di analisi, condotte entro un progetto specifico, per l'area del cantiere Forestale Bonifica nella Costa nordoccidentale della Sardegna [Delitala et al. (2000)], in cui la realizzazione di una wind farm costiera è stata studiata per fornire energia elettrica, oltre che alla rete, anche all'impianto idrovoro della Bonifica e della rete antincendio del Cantiere Forestale.
Sulla base di queste premesse e considerazionì, nella presente memoria si è cercato di definire gli obiettivi di qualità ambientale collegati con Vinserimento di impianti, soprattutto eolici, in aree naturalisticaniente protette. Questi obiettivi oltre che di contenimento delle emissioni sono soprattutto di mantenimento dei pregio, del paesaggio contemperandolo con le necessità energetiche delle popolazioni locali.

2. Problemi energetici e non delle aree protette e possibili soluzioni impiantistiche

Le aree protette ed i parchi al di là dei fabbisogni energetici dei centri urbani, delle eventuali aree produttive (per esempio di tipo, artigianale), che sono comunque di tipo concentrato, presentano una serie di prodotti che possono essere assai distribuiti sul territorio.
Basti pensare, non solo alle strutture di accoglienza o dei centri-visita oppure, ancora degli impianti di sorveglianza e così via, ma anche alle aree agricole e forestali ove si presenta una ingente produzione di residui vegetali e legnosi.
La utilizzazione tradizionale termica di tali residui, specie per quelli forestali con la metanizzazione dei centri urbani, si è fortemente ridotta, per cui si assiste alla loro eliminazione mediante termodistruzione sul luogo di produzione, con gravi rischi rilevanti dal punto di vista della sicurezza contro gli incendi boschivi. Esiste anche il sempre più rilevante problema dei rifiuti solidi per i quali semplice interramento in discarica è divenuto, oltre che anacronistico, anche fortemente limitato dalle vigenti norme di legge (d.lgs. n. 22/'97 e sue successive aggiunte e/o modifiche).
Poiché la realizzazione di impianti termoelettrici entro le aree protette sembrerebbe essere del tutto sconsigliabile, per quanto riguarda soprattutto le deposizioni degli inquinanti gassosi al suolo e sulla vegetazione, i residui detti potrebbero essere avviati come combustibili verso impianti di recupero con generazione elettrica (posti entro una distanza massima di 50-60 km dai centri di produzione), posti fuori delle aree protette, con adeguati sistemi di contenimento ed abbattimento delle emissioni. Ove tale distanza appare corretta al fine di garantire un basso costo di trasporto del combustibile [De Pratti (2000)].
Nei centri urbani, nelle strutture di accoglienza e nei centri-visita delle oasi naturalistiche, nonché per gli impianti di sorveglianza e segnalazione delle aree protette, si può raccomandare l'uso degli impianti solari fotovoltaici per le piccole utenze elettriche, e solari termici per le utenze, per l'appunto, termiche (acqua calda per uso sanitario nei servizi e integrazione agli impianti di riscaldamento).
Gli impianti di pompaggio e/o gli impianti idrovori di eventuali bonifiche e/o sistemi irrigui, potrebbero essere eserciti, in integrazione, mediante aerogeneratori, isolati o in cluster, ove si rilevasse la presenza di una adeguata ventosità.
La presenza di più o meno piccoli salti idraulici è suscettibile di essere sfruttata mediante impianti di piccola taglia (micro e mini fino a 500-1000 kWe) caratterizzati da una limitata invasività nei riguardi dell'ambiente.
D'altra parte l'energia dal vento e l'energia idraulica sono fonti rinnovabilì per eccellenza e gli impianti collegati, al loro sfruttamento, sono i soli in grado di sostituire, con costi accettabili ed ove possibile, quote rilevanti di potenza degli impianti termici.

3. Le analisi effettuate

Quanto detto nel precedente paragrafo costituisce le linee guida per la definizione di un Piano di sviluppo di impianti basati sullo sfruttamento di fonti rinnovabili di energia proponibile entro il ben più ampio Piano Energetico Regionale, ad esempio, della Regione Abruzzo il cui territorio è caratterizzato dalla presenza di numerosi parchi ed aree protette, oltre che dalla penuria di impianti termici, che si riflette anche sull'elevato deficit fra produzione e consumi elettrici.
Sulla base di un metodo di indagine dell'interazione fra gli impianti e l'ambiente, caratterizzata in termini di impatto ambientale, si è analizzata la possibilità di pianificare strategicamente l'inserimento di impianti colici sul territorio regionale protetto e/o nelle vicinanze di aree protette.
L'analisi preliminare svolta ha cercato innanzitutto di fissare i criteri uniformatoridello studio, in adattamento alla situazione specifica delle procedure sopra richiamate.
Nella tabella 1 sono quindi riportate le componenti ambientali ed i fattori di impatto esposti in forma sintetica per la situazione in referenza.
Nella tabella 2 sono riportati i livelli di correlazione fra componenti e fattori al fine di utilizzare l'algoritmo, con l'ipotesi di valutare le magnitudo, dei fattori con l'algoritmo dell'autore delle presenti note.
Le magnitudo dei fattori andranno stimate in corrispondenza di diversi moduli progettuali di wind farm:
1) centrali da 10 MWe realizzate con HWT (Horizontal Axis Wind Turbine - turbine eoliche ad asse orizzontale) di tipo tripala, regolate per stallo, spaziate di circa otto diametri del rotore, dell'altezza di circa 50-60, in e con una potenza unitaria delPordine delle tre taglie tipiche di 600, 750 e 1000 kW in funzione delle possibilità del sito; collegate direttamente alla rete in AT;
2) centrali realizzate con macchine di piccola taglia (macchine fino a 300-600 kW) e con una potenza totale di 1-2 MWe, collegate alla rete in MT;
3) singoli aerogeneratori installati isolati o collegati alla rete, con possibilità di sfruttare di tutte le taglie di potenza.
Le analisi prefiniinari si sono -condotte su aree della Regione Abnizzo situate vicino ai confini del Parco Nazionale d'Abruzzo e del parco del Velino-Sirente, dove tra l'altro già esistono wind farni (a Collarmele, con una dell'ENEL ed una della Marsica Gas).
Nel fattore d'impatto denominato produzioni si considerata anche la funzionalità degli impianti e del sistema globale.
Per ognuna delle ipotesi d'impianto ipotizzate si dovrà procedere ad una valutazione in alternative disgiunte e pongiunte, basando lo studio sul fatto che nello stato T già esistono degli aerogeneratori sul territorio.
Alla luce delle disponibilitá della risorsa eolica appare possibile ala realizzazione di almeno un'altra wind farni da circa 10 MWe ed un numero molto più alto di sistemi singofi.
Nella descrizione dei fattore denominato Variazioni al Paesaggio si è fatto uso, fra gli altri parametrì, della cosiddetta emergenza visiva (rappresentata in fig. 1) definita come la variazione locale dell'altezza media degli oggetti visibili dal punto di stazione sul giro dorizzonte di 360° (2p) compiuto in ciascuna delle direzioni dei 4 settori cardinali e comprendenti l'impianto in progetto, il tutto mediato conpeso individuato sulla base degli sfondi.
Ovviamente il disegno della fig. 1 non è in scala ed è puramente indicativo dei significato dell'emergenza visiva.

4. L'ammissibilità ai fini della compatibilità

Fissare livelli di impatto o interazione ammissibile ai fini della compatibilità ambientale degli impianti, si può fare con il ricorso al supporto del Piano Regionale Paesistico, infatti in questa cartografia sono individuate le emergenze visive e gli elementi di pregio paesistico che risultano assai utili nel fissare i pesi necessari alla valutazione de fattore.
Anche quanto pubblicato in letteratura risulta utile al fine della determinazione dei limiti di compatibilità.
Alcune specifiche di riferimento per l'inserimento degli impianti colici nel Paesaggio sono contenute nella letteratura, sull'argomento.
Le ipotesi di Delitala et al. (2000) rappresentano una applicazione dei criteri enunciati, ai fini dell'emergenza visiva, condotte per un via assolutamente indipendente da, quella seguita dall'Autore delle presenti note e pertanto costituisce una interessante validazione.
Utilissime ai fini delle valutazioni in oggetto appaiono le specifiche fornite da Bellomo et. al. (1996) a proposito del caso della centrale eolica di Monte Arci (Sardegna) che sorge entro un'area protetta ed è stata realizzata, secondo criteri di inserimento corretto di impianti nel paesaggio.
Infine, quanto riportato in De Pratti & Fedele(1996), a proposito dell'impatto ambientale delle, macchine eoliche, costituisce la base per la stima dei pesi e della valutazione delle magnitudo, nonché dei limiti proponibili per le soglie di ammissibilità definìte in De Pratti (2000).

5. Considerazioni conclusive

Le analisi preliminari effettuate hanno mostrato che ancora una volta i metodi matriciali possono essere assai utili, per versatilità d'impiego, nell'analisi della compatibilità ambientale di impianti energetici sfruttanti fonti rinnovabili di tipo intermittente.
Nel caso oggetto delle presenti note, è necessaria particolare cura nella definizione degli ambiti di indagine e delle caratteristiche delle zone indagate, per garantire una ottima risposta ai quesiti delle specifiche strategiche di analisi.
Sulla base delle diverse tipologie degli impianti previsti, è possibile condurre un'analisi delle diverse alternative sia in aree limitate che sull'insieme regionale di tutte le aree di interesse naturalistico.
Allo stato attuale la cartografia paesisfica può servire in maniera efficace a definire tutti gli aspetti territoriali delle analisi di compatibilità ambientale.
Entro breve tempo saranno disponibili dati sullo stato ‘V' di alcune aree campione per cui si potrà procedere alle prime valutazioni di tipo numerico.