Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 33 - GIUGNO 2001


L'IMPATTO ECONOMICO DELL'AFFLUENZA TURISTICA
Nel parco delle Alpi Apuane
di Francesco Felici*
  Premessa
Questo articolo è nato da uno studio effettuato nell'estate del 1999 nel parco regionale delle Alpi Apuane. L'analisi ha messo in evidenza le caratteristiche socio-economiche dei visitatori, le loro attività principali e il beneficio economico apportato dalla loro presenza sulle economie locali. Si è cercato di fare maggiore chiarezza sulle potenzialità ambientali e economiche che può generare il parco, tenendo sempre presente che un cosatante monitoraggio delle realtà locali rimane l'unico strumento capace di creare il compromesso tra le esigenze di preservazione e quelle di sviluppo.

Ambito di ricerca
Per la creazione dei dati di partenza dell'analisi è stato necessario effettuare un'indagine campionaria sui turisti del parco, mediante un questionario a intervista diretta, durante i quattro mesi estivi. Stimando la numerosità della popolazione in circa centomila presenze estive, è stato censito un campione di cinquecento persone, avendo così una stima sufficientemente affidabile, (tasso di campionamento dello 0,5%). Il calendario dei rilievi è stato costituito da 26 giornate delle quali 14 festive e 11 feriali per avere la totale rappresentazione del fenomeno turistico.
L'indagine è stata estesa all'intero territorio del parco, facendo riferimento più all'orografia delle Alpi Apuane, che ai confini del parco, più volte modificati. Abbiamo così determinato cinque zone principali di campionamento, distribuite in maniera uniforme su tutto il territorio e riportate qui di seguito:

1) Campo Cecina nel Comune di Carrara 1320 s.l.m
2) Rifugio Forte dei Marmi, nel Comune di Stazzema 865 s.l.m 3) Rifugio del Freo, nel Comune di Stazzema 1180 s.l.m
4) Rifugio Donegani, nel Comune di Minucciano 1150 s.l.m
5) Campocatino, nel Comune di Vagli di Sotto c.1000 s.l.m


Si è cercato, nel limite del possibile, di avere un campione rappresentativo, per questo, oltre ad una buona distribuzione spaziale delle aree di saggio sono state scelte aree con caratteristiche difformi, alcune di queste zone sono risultate raggiungibili solamente a piedi.
Il questionario sottoposto ai soggetti interpellati viene articolato in tre parti con l'obiettivo di rilevare separatamente: le caratteristiche socio-economiche, le abitudini, la rilevazione delle spese effettuate durante la permanenza al parco e nella fase preparativa della visita.

Le caratteristiche socio-economiche del soggetto intervistato.
Questa parte dell'indagine si propone di rilevare alcune tra le più importanti caratteristiche anagrafiche, sociali e comportamentali del campione intervistato.
Iniziando l'analisi dalla ripartizione per sesso, risulta che le Alpi Apuane sono frequentate da un turismo in prevalenza maschile al 75%. Questo dato caratterizza in maniera particolare i visitatori delle Apuane ma non sembra essere determinato da nessuna causa apparente. Se si confrontano i dati percentuali a livello Toscano, regione dalle quale proviene il 73% dei turisti, troviamo una sostanziale omogeneità tra la popolazione maschile 48% e quella femminile 52%. Probabilmente la scelta della zona di campionamento, riservata ad un turismo escursionista di medio livello, collegata alla propensione degli uomini, se capofamiglia, a rispondere in vece delle donne (Casini L.), ha in parte influenzato i dati, che comunque mantengono la loro validità grazie alla mancanza di asimmetria informativa tra rilevatore e analista.
Per quanto riguarda la divisione del campione per classi di età sono state scelte sei classi, delle quali quattro intermedie, con un'ampiezza pari a dieci anni e le restanti due di dimensioni differenti. Il limite posto alla classe inferiore è pari a quindici anni; questo è stato fatto per avere una maggiore attendibilità nei dati, in maniera particolare nella parte riguardante le spese sostenute.
Per quanto riguarda la classe superiore non si sono posti limiti di alcuna sorta considerando la senilità di nessun ostacolo all'attendibilità dei dati.
Nel caso specifico delle Apuane, non esiste una classe maggiormente rappresentativa rispetto alle altre, ma bensì due che hanno avuto una percentuale quasi identica; quella che va dai 21 ai 30 anni ha infatti una percentuale del 28,4% e quella successiva dai 31 ai 40 anni è costituita dal 28,6% del campione.
Altre caratteristiche significative sono state che le due classi marginali (>60) e (<20) hanno quasi la medesima numerosità, rispettivamente il 7,2% e il 6,6% e che l'età media del turista che frequenta le Apuane è di 37 anni.
I dati percentuali relativi alla Toscana mostrano che, come per i dati dell'indagine, non esista una classe centrale d'età maggiormente rappresentativa rispetto alle altre. Per le classi marginali, invece, abbiamo: un valore molto simile rispetto a quelli ottenuti dal sondaggio, nella classe d'età <20 con valori che si attestano al 9%, ed un valore nettamente inferiore nella classe d'età (>60), che in Toscana rappresenta il 27% della popolazione.
Nell'individuazione del bacino di affluenza sono state rilevate separatamente sia la residenza che la provenienza dei turisti. Successivamente, per la residenza, i dati sono stati aggregati per classi regionali; veniamo così a conoscenza che il 73% dei turisti è toscano e che il livello dei turisti stranieri si attesta al 5%, un dato leggermente incoraggiante se confrontato con quelli relativi alle altre regioni interessate. Soffermandoci invece sulla provenienza dei turisti si riescono ad individuare i movimenti effettuati per raggiungere il parco nel giorno del rilevamento.
I dati ottenuti mediante questa analisi sono estremamente interessanti, infatti riusciamo a stabilire che l'affluenza dai comuni aventi parte del territorio all'interno del parco è stata del 41,2%, mentre i turisti residenti negli stessi comuni rappresentano solo il 20 %, ciò ci fa dedurre che i rimanenti 21,2% siano rimasti a pernottare nel parco nonostante la limitatezza dei servizi alberghieri. La forte affluenza dalla regione Toscana è causata, a mio avviso, in parte dalla vicinanza ma, in secondo luogo, dalla poca conoscenza della zona stessa fuori dall'ambito regionale.
Le Apuane per la loro formazione montuosa sono visibili da un centinaio di chilometri di distanza, questo sembra essere il limite della loro conoscenza più visiva, nel vero senso della parola, che motivata da una forte campagna di informazione; situazione alla quale il parco sta cercando di porre rimedio attraverso i vari strumenti di comunicazione, ma sarà anche la soddisfazione apportata dalla visita effettuata che genererà un effetto propulsivo.

Le Abitudini dei turisti
La seconda parte del questionario tende ad evidenziare il tipo di sistemazione utilizzata e le attività svolte durante la permanenza nel parco. Si è cercato inoltre, di individuare il grado di apprezzamento della visita svolta e i suggerimenti per migliorare la situazione attuale.

Attività svolte dai turisti
Nei grafici successivi si sono ripartite le attività in due grandi classi: quelle attuabili da tutti, e quelle che richiedono una particolare attrezzatura, una buona conoscenza dell'ambiente ed una buona preparazione atletica.
I turisti che vengono in montagna per "respirare aria pura", per gustarsi un bel panorama effettuando brevi passeggiate sono il 28%.
Chi invece svolge delle camminate superiori alle due ore, il 35% ha, solitamente, come obiettivo il raggiungimento di qualche rifugio dove fermarsi per pranzo.
Sono state intervistate anche persone che effettuavano attività di ricerca a livello universitario.
Queste percentuali pur essendo molto basse dimostrano un costante interesse per i problemi ambientali.
Per le attività sportive, si assiste ad una specializzazione sempre più marcata in particolare nel mondo dell'arrampicata 20% che nelle Apuane ha delle buone possibilità di sviluppo. La bassa affluenza di persone che utilizzano la mountain bike 4% è dovuta all'impraticabilità dei sentieri di montagna, troppo impervi per questa attività.
Le Apuane attraggono inoltre, un numero discreto di persone che compiono attività legate alla speleologia 4%, questo è dovuto, principalmente, al fatto che il sistema carsico delle Apuane è uno dei più ricchi esistenti in Italia, e la sua conoscenza è tutt'altro che conclusa.
Dai dati precedenti viene inoltre confermata la forte presenza dell'escursionista classico che viene sulle Apuane per fare trekking 65%.
Tipo di sistemazione utilizzata:
le possibili sistemazioni evidenziate sono state sette, ognuna delle quali è stata disaggregata per il periodo di permanenza.
Come dato di partenza è interessante notare la notevole presenza di pernottamenti in rifugio 39% seguita poi da un 33% in tenda, dato veramente straordinario per il fatto che all'interno dell'area parco questa attività è vietata ma, a quanto pare, in maniera flessibile.
Le potenzialità delle Apuane sono solo in parte sfruttate ed un segnale in questo senso è la bassa ricettività delle attività agrituristiche. Attualmente nel comprensorio del Parco sono presenti 11 aziende che possono accogliere al massimo 100 persone.
Bisogna poi far notare che solamente una di queste ricade nella provincia di Massa-Carrara e ha una ricettività di soli 4 posti letto. Tre sono situate nella fascia versiliese di Camaiore e possono ospitare fino a 23 persone, mentre le restanti sono situate in Garfagnana.
Da questo quadro appare evidente come ampie zone non sono assolutamente coperte dalla presenza di agriturismi.
È auspicabile che nel breve periodo si riesca a modificare la situazione attuale, preferibilmente con la creazione di una molteplicità di strutture, a bassa ricettività, distribuite su tutto il territorio per creare una rete di servizi raggiungibile anche attraverso percorsi a piedi, o a cavallo.

Gradimento della visita
Un dato fondamentale per valutare il consenso ai parchi è quello di valutare i giudizi dei turisti relativi alla visita effettuata. Nelle Apuane, come è visibile, nella Figura 6 la netta soddisfazione generata dalla visita supera largamente i giudizi negativi. La soddisfazione è generata dall'ambiente in se e non tanto dai servizi collegati allo stesso, con maggiore frequenza è stato risposto, infatti, in maniera positiva ad entrambi gli aspetti ma prediligendo nettamente la componente ambientale. L'amministrazione dovrà tenere ben presente questo aspetto, cercando di mantenere l'ambiente il più possibile integro e corredandolo solamente dei servizi indispensabili alla fruizione dello stesso.

Migliorare o conservare?
Nonostante la soddisfazione generata dalla visita, assuma dei valori molto elevati, si assiste ad una netta volontà a migliorare la situazione esistente, l'82% degli intervistati, rispetto ad una conservazione totale della stessa (18%). La minoranza che non vuole cambiare assolutamente la situazione attuale, teme che ogni modifica apportata dall'uomo sia solo negativa per l'ambiente. La maggioranza della popolazione infatti, è concorde nell'affermare che i cambiamenti sono necessari, ma nel completo rispetto dell'ambiente. I servizi richiesti, infatti, sono solamente migliorativi della situazione esistente e in ogni caso non comportano nessun cambiamento sostanziale.
Si pensi per esempio alla bassa richiesta di ristoranti, solo il 2%, così come alla possibilità di migliorare il servizio di pernottamento, solo il 6% del totale. Come ulteriore conferma abbiamo una forte percentuale di intervistati che è interessata semplicemente ad una segnalazione migliore 17% e ad una manutenzione più accurata della stessa 14% del totale.
Un altro fatto interessante, desunto dall'indagine, è che spesso gli intervistati tendono a rispondere sia per le proprie esperienze personali che cercando di attrarre un turismo con gusti e aspettative diversi dai propri. La maggior informazione, a livello di pubblicazioni, per esempio, è vista spesso come un servizio necessario per far affluire un numero maggiore di persone e non tanto come un servizio capace di interessare chi è già presente.
Lo stesso vale per la necessità di istituire centri per visitatori che esistono già ma che sono utilizzati da poche persone. La bassa richiesta di visite guidate, solo il 4%, nasce invece dal fatto che probabilmente non se ne vede la necessità. Alcuni intervistati non si sono limitati a rispondere alle domande, ma sono stati essi stessi propositivi, sentendo il problema del parco come una questione che li riguardava molto da vicino.
Le loro proposte sono indirizzate principalmente verso una maggior visibilità dell'ente parco, queste sono molto semplici e riguardano, principalmente, una chiarificazione dei suoi limiti spaziali e una "cartellonistica" più assidua e interessante.

La spesa affrontata dai turisti
Il problema affrontato nell'ultima parte dello studio ha riguardato la valutazione degli effetti della spesa sostenuta dai turisti durante la permanenza al parco. In questa parte dell'analisi le domande sono state molto dettagliate in quanto era necessario avere dei dati disaggregati per poter valutare in quali comparti produttivi si ripartiva maggiormente la spesa. Così facendo abbiamo ottenuto la seguente tabella.
Questa tabella rappresenta in maniera inequivocabile una precisa foto dei circa 6 miliardi, di spesa sostenuta dai turisti durante l'estate 1999.

Produzione attivata
Scopo di questa parte dell'analisi non è tanto quello di individuare l'impatto economico primario ma gli effetti che questo produce sull'economia della zona.
Fatte determinate ipotesi considerando y, il vettore riguardante le spese totali dei turisti, possiamo determinare la produzione attivata x e successivamente i posti d'occupazione generati mediante l'utilizzo econometrico della matrice Input-Output.
A relativa alla Toscana (MARILELLI A.) x = (I - A)-1 y
Analizzando solo gli effetti diretti e non quelli indotti prodotti dalla spesa sull'economia questa genera nel complesso 70 posti d'impiego ad un reddito annuo di 25 milioni. I settori che risentono maggiormente dell'apporto turistico sono quello agricolo-zootecnico, nel quale si determina un occupazione di 16 persone, quello delle carni e degli alimenti, 5 e 7 persone rispettivamente, e quello alberghiero dove abbiamo 14 persone occupate.
Bisogna inoltre ricordare che non tutte le attività generate dal turismo possono rimanere in ambito locale, ne è un forte esempio il numero di addetti legato al settore dei combustibili, 18 persone, ed altri dati facenti riferimento ad industrie farmaceutiche.
Nel complesso l'entità e la distribuzione spaziale di tali effetti dipendono da svariati fattori che sono funzionali alla struttura della preesistente economia locale.
Tanto più essa è limitata o rigida nell'adeguamento alle nuove sollecitazioni, tanto più gli effetti della funzione ricreativa non cadranno direttamente sulla zona di pertinenza e i benefici saranno ridotti.
A questo punto, prima di passare ad una analisi dei risultati più ampia, sono necessarie delle ulteriori chiarificazioni. Non esistendo dati precedenti all'istituzione del parco non abbiamo la possibilità di determinare quanta parte dell'afflusso turistico sulle Alpi Apuane sia determinata dalla istituzione del parco e quanta, invece, sia indipendente da questo.
Ciò premesso, i risultati ottenuti devono essere considerati come una quota dell'esistente, e non totalmente di nuova attivazione. In altri termini il parco regionale delle Alpi Apuane si è insediato in una zona che già da molto tempo è caratterizzata da una forte presenza di turismo escursionistico.
I sentieri al suo interno sono numerosi e vecchi di secoli, ma solo dalla fine degli anni sessanta l'affluenza turistica ha iniziato la sua lenta ascesa.
Queste considerazioni non diminuiscono l'importanza della ricerca: lo studio ha dimostrato, infatti, che l'istituzione del Parco delle Alpi Apuane ha sicuramente apportato un buon sviluppo nella zona in esame. Come abbiamo visto in precedenza, attualmente le Apuane sono frequentate, nel periodo estivo, da una popolazione di circa 100.000 persone simulando quindi un incremento dei turisti del 20% si potrebbero attivare,come risulta dall'applicazione delle matrici input-output, almeno 28 nuovi posti di lavoro nei settori maggiormente connessi con il commercio e i servizi.
Con lo sviluppo del turismo ambientalista, inoltre, le prospettive future sono ancora maggiormente positive. Il dato è molto incoraggiante se si pensa che altre realtà locali, come il Parco della Maremma, hanno negli ultimi dieci anni addirittura quadruplicato la presenza dei turisti.
L'importanza del ruolo svolto dal Parco delle Alpi Apuane è accresciuta inoltre dalla presenza nell'area contigua dello stesso di numerose cave di marmo.
Il territorio, allo stato attuale, vive di questa contraddizione, sia in termini strettamente fisici che sociali; questo ha causato, fra l'altro, nel 1997, il ridimensionamento della superficie inizialmente tutelata. L'incompatibilità dell'attività estrattiva con la tutela ambientale non sminuisce il ruolo che il parco deve assumere, ma al contrario lo rafforza.
Solo un ruolo attivo del parco potrà incentivare la razionalizzazione dell'attività estrattiva, avviando un processo graduale di chiusura delle cave che causano i maggiori impatti ambientali.
D'altra parte, soprattutto nell'area costiera, la lavorazione delle pietre ornamentali è vitale all'economia in quanto la Zona Industriale Apuana ha subito dal 1981 al 1992 una drastica riduzione di addetti passati da 9.461 a 4.500 con la chiusura di grossi complessi industriali come: Dalmine, Farmoplant, Italian Coke. Alla luce di questi dati il parco deve farsi promotore della possibilità di un nuovo sviluppo locale e allo stesso tempo garantire un presidio del territorio contro i fenomeni di degrado ambientale e di dissesto idrogeologico che attualmente interessano la zona.
Tutto questo sarà praticamente impossibile se le comunità presenti non accetteranno l'indirizzo del parco, se non vedranno in esso una possibile risorsa economica da valorizzare. A questo punto sorge un'importante interrogativo che non deve essere sottovalutato: siamo pienamente sicuri che l'ente parco debba farsi carico di promuovere una nuova economia?
La forte restrizione dell'area protetta, come quella decisa nel 1997, potrebbe spingere a specializzarne il ruolo in chiave essenzialmente naturalistica, a ridurne la base economica e sociale interna e ad accentuarne la dipendenza economica e funzionale dai più forti sistemi economici esterni.
Così facendo, però, il parco rischia d'essere svuotato d'ogni capacità di concorrere ad un'autentica valorizzazione del sistema apuano perdendo proprio quella funzione simbolica e rappresentativa che costituisce la sua missione più preziosa. Inoltre perseguendo questo atteggiamento verrebbero meno i principi fondamentali sanciti nell'atto istitutivo dell'Ente (L.R.11/07/97) come quello di "perseguire il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità locali realizzando un rapporto equilibrato tra attività economiche ed ecosistema".
Risulta inevitabile allora la visione di un parco che abbia un ruolo attivo nell'economia e attui una politica di raccordo tra le problematiche ambientali e quelle occupazionali. La prospettiva di una gestione consensuale e della co-pianificazione con i restanti sistemi locali (Comunità Montane, Comuni, Province, Regioni) è quindi l'unica alternativa realizzabile.
Affinché lo sviluppo turistico si traduca in rivitalizzazione economica (anche in termini di artigianato locale e agricoltura sostenibile, attualmente quasi totalmente assenti), deve essere "progettato" e socialmente accettato. L'efficacia delle iniziative di sviluppo dipende quindi dall'avvio di idonei programmi di valorizzazione dove il parco dovrà avere un ruolo attivo.

*Economista dell'Ambiente