Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 33 - GIUGNO 2001


TAM TAM
Dai giornali dei parchi
  Prende il via un appuntamento fisso con i giornali dei parchi dei quali pubblichiamo volentieri articoli ed immagini.Un'occasione per conoscersi meglio, tra aree protette,per valorizzare gli sforzi avviati in questi anni sul piano della comunicazione e tutto ciò che dai parchi viene "raccontato"in termini di esperienze,progetti,iniziative di ampio respiro e quant'altro.
Si invitano,nella circostanza,le redazioni dei parchi a collaborare,inviando i testi all'indirizzo di posta elettronica della rivista (f.zandri@fastnet.it )e il materiale fotografico al Parco del Conero,Via Vivaldi 1/3-Sirolo (Ancona), all'attenzione di Federica Zandri.

RADIO LUPO
Notiziario Ufficiale del Parco nazionale della Majella
Anno 1 - Numero 2 - Aprile-Giugno 2000 info: Ente Parco 0871/800713;
il testo di ciascun numero e reperibile sul sito www.parks.it

Organismi geneticamente modificati?No grazie.

Il Parco nazionale della Majella da tempo sta seguendo con particolare attenzione le tematiche relative alla diffusione sempre maggiore, soprattutto in agricoltura, di organismi geneticamente modificati - OGM - per i possibili risvolti negativi sul prezioso patrimonio di biodiversità naturale presente nel parco e sulla stessa economia dell'area, basata anche sulla produzione di prodotti di qualità a marchio.
E' fuor di dubbio che l'utilizzo nell'agricoltura mondiale di varietà ibride ad alto rendimento, ha causato l'abbandono ed in alcuni casi la scomparsa di preziosi ecotipi locali che meglio si adattano all'ambiente e risultano più resistenti alle numerose fitopatie, generando una pericolosa uniformità genetica.
Il conseguente incremento nell'uso di prodotti agrochimici ha aumentato notevolmente l'inquinamento delle risorse idriche superficiali e sotterranee con gravi alterazioni degli ecosistemi naturali. I prodotti locali vedono mortificata ogni possibilità di sviluppo quantitativo, dalle richieste dell'industria della trasformazione che richiede prodotti uniformi.
La diffusione di organismi geneticamente modificati metterebbe in serio pericolo le politiche di conservazione della biodiversità e di promozione dei prodotti locali perseguite dal parco sin dalla sua istituzione, causando altresì gravi problemi economici ai piccoli produttori di qualità a marchio.
La stessa riforma della Politica Agricola Comunitaria è basata su un particolare impegno per la produzione di alimenti di qualità. Il Consiglio Direttivo del parco ha ritenuto pertanto necessario, adottando specifico atto deliberativo:
- vietare su tutto il territorio del parco la sperimentazione, la coltivazione e l'allevamento di Organismi Viventi, sia vegetali che animali, ottenuti mediante la manipolazione genetica;
- informare attraverso incontri, manifesti e comunicazioni scritte i produttori presenti sul territorio del parco sul rischio di utilizzo di prodotti geneticamente modificati nella catena produttiva (come uova di galline allevate con mangimi derivati da OGM, lieviti selezionati, enzimi, batteri, acido ascorbico ottenuti con metodi che prevedono l'utilizzo di OGM ecc. );
- rafforzare la politica di salvaguardia del territorio e di promozione delle produzioni non geneticamente modificate in esso presenti, mediante l'attivazione di adeguate risorse finanziarie, in quanto la diffusione di prodotti transgenici metterebbe in pericolo la sopravvivenza dei piccoli produttori presenti sul territorio, che rappresentano fattore imprenscindibile per la conservazione del paesaggio e per la salvaguardia della naturalità dell'ambiente;
- sviluppare incontri ed iniziative con gli enti locali interessati per sviluppare analoghe iniziative ai territori contermini al parco.

ADAMELLO BRENTA
Periodico trimestrale di cultura della montagna - anno 5 - numero 1 - aprile 2001
info: ente parco 0764/804637

Un'oasi naturalistica

Il lago di Nembia, originariamente lungo 400 metri e largo 100, dista dal lago di Molveno circa 1200 metri.
Verso la fine degli anni Cinquanta, a seguito della costruzione di una diga nella zona dell'emissario del lago di Molveno, da parte del Sism, per il potenziamento dell'impianto idroelettrico di Santa Massenza, il lago di Nembia, fino ad allora alimentato dalle perdite del lago di Molveno, andava irrimediabilmente a prosciugarsi. Dopo anni di oblio, nell'estate del 1995, è avvenuta la svolta: l'Enel nell'ambito del programma nazionale Natura e Territorio, dava avvio ad un progetto di recupero ambientale che prevedeva diversi interventi, tra i quali la demolizione della diga e la ricostituzione del lago di Nembia, mediante lo scavo ed il compattamento del fondo su cui veniva posata una guaina di 27.000 mq.
Il laghetto, così rinato è oggi attrezzato ad area ricreativa, meta del turismo familiare. L'8 luglio dello scorso anno è stata sottoscritta una convenzione tra l'Enel ed il WWf Italia con la creazione dell'oasi naturalistica di Nembia.
L'area affidata al WWF, di circa 2 ettari, è situata a metà strada tra il lago di Nembia e quello do Molveno.
Per la sua posizione strategica, in una regione così ricca di preziosità naturalistiche e paesaggistiche, la nuova oasi potrà espletare sia le funzioni di tutela e di educazione ambientale che di richiamo per un turismo eco-compatibile in sempre maggiore espansione. A tale proposito il WWF ha allo studio la realizzazione di un percorso didattico, in collaborazione con il parco Adamello Brenta che andrà a raccordarsi con il percorso "Lago di Molveno" dell'ente parco.

Gianni Cisaro Martinoli


GARGANO PARCO
Mensile di informazione del Parco nazionale del Gargano
info: Ente Parco 0884/568929 - 568901 Redazione: Via Sant'Antonio Abate, 121 71037 Monte Sant'Angelo (FG)


Entro il Duemila,premio Unesco al Parco nazionale del Gargano

Il Parco nazionale del Gargano si candida a divenire patrimonio mondiale dell'Umanità. Il prestigioso riconoscimento, che l'Unesco riserva ai siti o ai monumenti più straordinari e degni di tutela da parte della comunità internazionale, potrebbe arrivare entro la fine del 2002. L'annuncio è stato dato il giorno 9 marzo nella suggestiva sede del museo etnografico "Giovanni Tancredi" a Monte Sant'Angelo.
Tappa significativa del lungo procedimento sarà la consegna in luglio di un ricco dossier che i consulenti dell'Ente parco, il naturalista Tonio Sigismondi e l'architetto Pietro Laureano, presenteranno all'Unesco per dimostrare le "credenziali" del territorio garganico. "Sarebbe la prima volta in Italia che un parco nazionale ottiene l'ambito riconoscimento per l'eccezionale valore dei suoi ambienti naturali - ha tenuto a precisare il presidente del parco, Matteo Fusilli - e la seconda dopo il Parco nazionale del Cilento per la straordinaria ricchezza del patrimonio storico e culturale". Oggi, infatti, i nuovi orientamenti in fatto di tutela e conservazione mirano a salvaguardare non più i singoli manufatti ma itinerari o ambiti territoriali che sono testimonianza di processi storici o naturali più complessi. In tal senso il caso del Gargano è emblematico per la particolare compenetrazione tra uomo e ambiente naturale che rende questo territorio tra i più rappresentativi della specificità dei paesaggi mediterranei. "Il pastore Gargano - è stato il commento del Prof. Laureano- sintetizza simbolicamente con il suo gigantismo la varietà degli aspetti culturali, sacri, antropologici e naturalistici del promontorio. Le pietre dei muretti a secco o dei caratteristici pagliai, i terrazzamenti o le distese di ulivi rappresentano il secolare lavoro con cui l'uomo ha plasmato il paesaggio. E proprio questo aspetto sarà il punto di forza della candidatura del parco". Infatti da qualche tempo l'Unesco ha imposto dei limiti alle iscrizioni dei siti italiani, che non potranno superare l'unità per anno, pertanto il Gargano dovrà vedersela con altri concorrenti altrettanto agguerriti. È per tale ragione che risulterà fondamentale il concorso dell'intera comunità che dovrà rendersi garante del bene di cui è custode. Inoltre la presenza dello status di tutela come parco nazionale depone in favore del comprensorio garganico, giacchè l'Unesco privilegia i siti per i quali la conservazione è già garantita da misure di salvaguardia nazionali. Ottimista si dice anche Tonio Sigismondi, incaricato dall'ente parco per definire gli aspetti naturalistici del promontorio. "La posizione del Gargano, crocevia da millenni di importanti civiltà e ambienti - ha ribadito lo studioso barese - ne fa una summa della natura antropizzata del Mediterraneo. L'isola biologica del Gargano, inoltre, rappresenta un sistema ambientale con alto valore di naturalità, pertanto ci sono buone possibilità che l'Unesco iscriva il Parco nella lista del patrimonio da proteggere." In attesa dell'ambito responso l'ente parco ha avviato le procedure per dotarsi del piano del parco, che costituirà lo strumento operativo di tutela e sviluppo del territorio. Anche questo dovrà essere pronto per il 2002: speriamo che la coincidenza delle scadenze sia di buon auspicio.

Saverio Serlenga


CRINALI
Notiziario Ufficiale del Parco nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna
Anno VII - Numero 18 - Primavera 2001 info: 0543/971375;
il testo integrale di ciascun numero é consultabile sul sito www.parks.it


Foreste Casentinesi -Yosemite: un paragone improponibile

Per ragioni personali, in agosto, ho viaggia-to negli Stati Uniti, in California, dove nelle montagne della Sierra Nevada ho avuto l'occasione di visitare il Parco nazionale di Yosemite.
Yosemite è uno dei parchi storici americani, la sua data di nascita risale al 1 ottobre 1890, pochi anni dopo Yellowstone che è il parco americano più antico del mondo. Yosemite nasce per difendere un ambiente unico e selvaggio, di grande impatto e di grande effetto che si trova nelle montagne della Sierra Nevada, al centro della California vicino ai confini con il Nevada. La natura è primitiva, nelle vallate crescono altissimi alberi (pino, red wood, sequoia) mentre a poca distanza si aprono zone desertiche che si estendono sulle pendici della Sierra. Vicino ad Yosemite si trova un grande lago salato (Mono lake) di grandissimo effetto, situato tra montagne nude e solitarie, con grandi torri di carbonato che si alzano dalle acque, assolutamente azzurre e cristalline. Il deserto continua a sud verso l'Arizona verso la Death Valley (valle della morte) ed il deserto del Mojave. Yosemite è conosciuto per la diversità degli ecosistemi: foreste, montagne di rocce nude, acqua. E' il paradiso del rock climbing: nel cuore del parco si alzano immense pareti rocciose di puro granito, a volte strapiombanti per centinaia di metri, a volte levigate dai ghiacciai e dai venti. Le pareti più famose hanno nomi fantastici: El Capitain, Half Dome, North Dome. Per scalare la parete verticale, assolutamente spaventosa, di El Capitain, una squadra di free climbings impiega una settimana in parete, con rischi altissimi. Infatti questa parete è conosciuta in tutto il mondo perché, dalla base, si alza in verticale per 1095 metri. Entrando nel parco di Yosemite si paga un biglietto da 20 a 50 dollari che vale per una settimana. All'interno ci sono campeggi organizzati (è assolutamente necessaria la prenotazione perché non è possibile il libero campeggio). Accanto ad ogni posto tenda ci sono grandi contenitori di metallo per nascondere cibi e bevande perché gli orsi neri attirati dall'odore di cibo possono entrare nelle tende, nelle roulotte o addirittura aprire le auto come scatolette. E' un parco da avventura, senza abitanti stabili, centri abitati, con solo strutture per il turismo, lo studio e la ricerca. Gli animali più tipici sono l'orso nero che è facile incontrare ed il leone di montagna, più elusivo; poi ci sono cervi, caprioli, daini, aquile, avvoltoi ed un numero molto grande di uccelli e piccoli animali. La guida del parco specifica che ci sono 1460 specie di piante, 78 specie di mammiferi, 247 di uccelli, 17 di anfibi, 22 di rettili, 11 di pesci. Sono stato impressionato da grandi zone bruciate dal fuoco: intere vallate, nella quali rinasceva la vita e dal grande numero di alberi morti lasciati marcire nella foresta. Occorre infatti considerare che il parco ha una superficie di 302.000 ettari di cui 284.000 ettari wilderness. Le acque sono cristalline ed assolutamente pure, la vigilanza è molto severa nei riguardi di qualsiasi fonte di inquinamento : non è consentito lavarsi, né lavare alcunché nei fiumi e nei laghi, non è consentito lasciare alcun rifiuto di qualsiasi origine. Le multe sono salatissime e la vigilanza è molto dura. Sono famose le cascate che scendono dalle montagne verticali, la più alta, Yosemite falls, compie un salto di 739 metri. Un parco unico con una natura primordiale, senza attività umane escluso il turismo e le attività sportive. Ma queste attività sono molto sviluppate, basta pensare che il numero dei visitatori del parco (paganti) si aggira su circa 4 milioni ogni anno, che ci sono 1350 chilometri di sentieri e 315 chilometri di strade asfaltate e che infine ci sono 747 edifici a servizio del parco. Nessun paragone è possibile con il nostro parco nazionale: da una parte un parco grande circa 10 volte il Parco Nazionale Foreste Casentinesi, nato da oltre un secolo, con una natura selvaggia, un vero gioiello della natura, dall'altra parte un parco dolcemente adagiato sui versanti tra Toscana e Romagna costruito dall'uomo con una natura essenzialmente mite ed umanizzata, modellato dalla cultura umana e dai secoli di storia. Quindi è questa diversità e questa peculiarità che dobbiamo difendere e valorizzare.

Italo Galastri


IL MARTIN PESCATORE
Notiziario dell'ente parchi e riserve naturali del Lago Maggiore n° 4 - aprile 2001 - Anno XXIII Redazione: via Gattico, 6 - 28040 Tel. 0322/240239 - Fax 0322/240240


Cronaca "nera"

Con tutta la prudenza del caso, avevamo dato notizia nel n.19 del Martin Pescatore (luglio 1999), della concreta possibilità che una nuova riserva naturale, quella del Bosco Solivo, venisse istituita ed annessa all'Ente Parchi Lago Maggiore, su iniziativa delle amministrazioni comunali di Borgoticino ed Agrate Conturbia.
A distanza di due anni dall'avvio delle procedure, il sogno stava per divenire realtà: un gruppo di consiglieri regionali si era formalmente fatto carico della proposta di legge, portata all'attenzione della V commissione consigliare, che indiceva per il giorno 12 gennaio le consultazioni di rito. Prospettiva: l'istituzione dell'area protetta entro i primi mesi dell'anno in corso.
Ma chi avesse ancora bisogno di valutare l'importanza delle politiche "ecologiche" nel nostro "bel" paese prenda nota.
Dopo che, nelle settimane precedenti la consultazione, le amministrazioni interessate avevano confermato la propria adesione al progetto o, comunque, nessuna eccezione a richiesta di chiarimenti era stata espressa, il giorno 12 gennaio, presso la sede del Consiglio Regionale, la Provincia di Novara si faceva rappresentare dall'assessore ai parchi, che, ricordatosi di essere anche assessore alla caccia, esprimeva parere negativo rispetto alla proposta di legge, perché contraria al presunto interesse della minoranza costituita dai cacciatori, i quali, a suo avviso, essendo contribuenti, meritavano di essere rappresentati politicamente nella vicenda. Il che significa che un ente di diritto pubblico come la Provincia (che qualcuno in Regione insiste nel voler delegata alla gestione delle aree protette), prescindendo da ogni altra considerazione riguardante il pubblico interesse e la pubblica utilità ed in particolare prescindendo dal fatto che la proposta veniva da un'amministrazione comunale (Borgoticino, forte addirittura dell'esito di un referendum consultivo presso la popolazione locale), riteneva di assolvere ai propri compiti istituzionali sostenendo l'interesse dei cacciatori, certamente gratificati da ciò, al punto da non farsi neppure rappresentare in consultazione dalle proprie associazioni di categoria.
Sconcertante anche il modo con cui l'assessore provinciale ha espresso la sua ferma opposizione alla Riserva: ha liquidato le attività delle aree protette nella Provincia di Novara, citandole una per una (ad eccezione - ovviamente - dell'Ente Parchi Lago Maggiore) e tacciandole, di fatto, di insipienza, in quanto impegnate solo un po' nel turismo e nell'andare a guardare qualche fiorellino. Detto questo e preso atto del fatto che tale opposizione ha bloccato il processo di istituzione della Riserva del Bosco Solivo, diventa quasi marginale rilevare che, in quella sede e all'ultimo momento, anche il Comune di Agrate Conturbia, co-promotore con quello di Borgoticino dell'area protetta, decideva di cambiare parere, sulla base degli esiti di una non meglio identificabile e valutabile consultazione popolare. E che il Vice Presidente della Commissione, firmatario della proposta di legge per l'istituzione della Riserva, dava ragione all'assessore della Provincia di Novara, sulla base di proprie valutazioni critiche dell'operato del Parco del Ticino.
All'amministrazione comunale di Borgoticino e al Presidente dell'Ente Parchi Lago Maggiore, che difendono coerentemente la proposta di legge, va la solidarietà e la riconoscenza della redazione del Martin Pescatore. Alla prossima puntata.


PARCO DELL'ETNA
Bollettino trimestrale dell'Ente Numero 2 Marzo 2001. La redazione è a Nicolosi (CT) via Etnea 107/a - 95030
Telefono: 095821111 - 914588 Fax: 095 914738


Speciale vino nel parco Un 'eredità da rilanciare

L'ente Parco dell'Etna, da qualche anno, ha avviato una fase della propria attività volta ad integrare la protezione ambientale con la promozione delle attività economiche compatibili. Intende, quindi, stimolare gli operatori dei diversi settori produttivi, fornendo loro dei validi supporti e intraprendendo un cammino promozionale ad ampio raggio. Considerato che il settore vitivinicolo riveste un ruolo di primaria importanza tra le attività economiche dell'area protetta, l'Ente vuole tutelare e promuovere un patrimonio unico nel suo genere: la vitivinicoltura etnea. In tal senso, ha promosso, in collaborazione con altri Enti, Associazioni, ecc. delle manifestazioni di notevole interesse regionale e nazionale ("Etna di vino" - Castiglione di Sicilia 25, 26, 27 giugno 1999 e "Assemblea Nazionale Città del Vino" - 10 - 14 maggio 2000).
Il particolare microclima del comprensorio etneo, ha caratterizzato la coltura della vite e la produzione del vino, sin dall'antichità. Le popolazioni sottese all'area protetta del Parco dell'Etna, debbono alla vite e al vino una parte determinante della propria civiltà. La mitologia come la letteratura, le diverse arti come le tradizioni popolari, ci tramandano da sempre leggende, storie, visioni, suoni, scene, costumi e, più in generale, "sensazioni" ed "emozioni" in cui la vite e il vino assumono un ruolo da protagonisti nella vita delle genti dell'Etna. Le vigne etnee, nel tempo, si sono diffuse, hanno subito numerose e profonde trasformazioni e sono divenute un elemento caratterizzante del paesaggio antropico.
Quindi il territorio come spazio fisico, la costante presenza dell'uomo come spazio antropico e l'insieme di storia e tradizioni come spazio culturale, hanno forgiato un caratteristico paesaggio vocato per la vitivinicoltura, nel quale il rapporto dell'uomo con l'ecosistema di riferimento è stato sicuramente conservativo; in altre parole, l'interazione secolare e sistematica fra uomo e natura, ha dato una costante ed attenta valorizzazione all'ecosistema stesso e si è tradotta in una spontanea pratica di compatibilità ambientale.
La viticoltura e il vino dell'Etna erano conosciuti, probabilmente, già nel III secolo a.C. e, attraverso un costante adattamento, avevano raggiunto il massimo splendore nel periodo tra il XVII e il XIX sec.; dopo, la coltura della vite ha subito una notevole contrazione; tale evoluzione ha determinato una riduzione della quantità di vino prodotto, ma ha sicuramente favorito un miglioramento della qualità dello stesso. Il D.P.R. dell' 11.08.1968 ha concesso ai vini dell'Etna la denominazione di origine controllata (D.O.C.), ed il relativo disciplinare ha previsto una zona di produzione compresa in una fascia, tra i 400 e gli 800 metri sul livello del mare, che interessa i territori di venti comuni etnei, più un nuovo comune che, successivamente al decreto stesso, si è creato staccandosi da uno dei venti originari. Di questi, ben diciassette ricadono nel comprensorio del Parco dell'Etna. Il D.P.R. inoltre stabilisce, fra le altre cose, i vitigni e le relative percentuali di uve da utilizzare nella vinificazione per l'ottenimento dei vini DOC: "Etna Bianco Superiore", "Etna Bianco", "Etna Rosato" ed "Etna Rosso".
L'obbiettivo è dunque il rilancio di questo "patrimonio ereditato", attraverso la salvaguardia dello stesso, l'incentivazione al miglioramento e alla stabilizzazione dei parametri qualitativi delle produzioni, la promozione dell'immagine del prodotto legato al suo territorio all'insegna di una compatibilità ambientale che, oggi più che mai, sta assumendo nell'immaginario individuale e collettivo anche la caratteristica di "valore di mercato", oltre che di "valore estetico-paesaggistico".

Giuseppe Gumina (enologo del parco)