Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 33 - GIUGNO 2001


LIBRI
 

VULNERABILITA' E TUTELA DELLE COSTE PROTETTE

Collana "I quaderni di Coste italiane protette" a cura di Mariano Guzzini e Massimo Sarti
Coste italiane protette (pp.159 s.i.p.)
E' il primo volume della collana monografica, dedicata al progetto nazionale C.I.P., che ha preso avvio da un primo incontro informale avvenuto a Parcoproduce, ad Ancona, nel 1997 ma che ha compiuto i primi passi due anni dopo, nel 1999.
La pubblicazione consiste negli atti del convegno del 13 marzo di quell'anno, che si è svolto a Portonovo, promosso dal Consiglio nazionale delle Ricerche, dalla Regione Marche, dall'Università degli Studi di Ancona e dal Parco regionale del Conero.
Obiettivo del convegno: instaurare un dialogo tra scienza -interprete della natura- e politica, intesa come opera di pianificazione, intervento e gestione dell'ambiente costiero di elevato pregio.
Da tempo veniva invocata una programmazione di area vasta riguardo al delicato tema della difesa della costa ma gli interventi effettuati, per quanto efficaci, erano risultati parziali e frammentari: da qui l'esigenza di riferirsi a sistemi più ampi, che riguardino litorale e mare insieme.
La Regione Marche ha dato la spinta iniziale deliberando l'adesione forma-le al progetto, che vede la luce proprio in questa regione, ma che richiede appoggi presso le altre Regioni, i Ministeri, le altre aree protette costiere e via di seguito.
C.I.P. rappresenta per le coste quello che A.P.E. è per la montagna e l'entroterra, Itaca per le isole.
F.Z.



PROGETTO COSTE ITALIANE PROTETTE: IL RUOLO DELLE AREE PROTETTE NELLA GESTIONE INTEGRATA DELLA COSTA
Collana "I quaderni di Coste italiane protette"
Coste italiane protette (pp 110 s.i.p.)
Un ulteriore passo avanti del progetto nazionale Coste italiane protette è rappresentato da un incontro nazionale confluito nel secondo volume della collana omonima, che propone la trascrizione dei contenuti del convegno svoltosi alla Fiera di Ancona, in occasione della giornata di apertura di Parcoproduce, il 16 novembre 2000. A promuoverlo ancora una volta il parco del Conero con la Regione Marche e la Federazione italiana parchi e riserve naturali. Un'ipotesi astratta che si materializzava, prendeva corpo e forma di progetto e si esplicitava con un convegno al quale il Ministero dell'Ambiente- nella persona del sottosegretario Nicola Fusillo- aveva dato la piena adesione ma che ha poi registrato l'assenza dei massimi responsabili ministeriali (si era parlato anche di un possibile intervento del Ministro all'inaugurazione) per improvvisi ed urgenti impegni parlamentari. Ciononostante l'incontro -riportato, come detto, nel presente volume- si è presentato ricco di stimoli e di proposte, da parte dei rappresentanti di Federparchi, delle associazioni ambientaliste, dei sindaci dei parchi costieri, dell'Agenzia regionale per l'Ambiente e della Regione Marche, che ha sostenuto il progetto nella fase iniziale. Parallelamente alla principale rassegna sui parchi è stata allestita un'ampia mostra monotematica dedicata a CIP, ormai entrato a far parte a pieno titolo del gruppo dei progetti di area vasta riconosciuti dal Ministero e da tutti i soggetti istituzionali.
F.Z.



LA GESTIONE INTEGRATA DELLE COSTE E IL RUOLO DELLE AREE PROTETTE
a cura di Renzo Moschini
Coste italiane protette (pp 255 s.i.p. )
Anche al centro di questa pubblicazione, la gestione integrata della terra e del mare, lungo gli ottomila chilometri di costa del nostro paese. Un miraggio? Forse non più, grazie al progetto CIP che va avanti, con una serie di convegni mirati alla sua divulgazione, con mostre (30 pannelli, quella curata da Giulio Ielardi ) e anche volumi come questo che racchiudono una serie di studi sull'argomento.
Presentato da Mariano Guzzini, coordinatore del progetto, quest'ultima fatica "nasce dalla volontà della Federparchi, della Regione Marche e dei due parchi costieri marchigiani, che hanno trovato nell'Enea un attento interlocutore ed un prezioso collaboratore, di uscire dalla fase delle prime approssimazioni al tema, salendo il gradino della ricerca specialistica e specifica, da confrontare in tempi brevi all'interno di un seminario nazionale con gli autori coinvolti e con il mondo delle aree protette e degli amministratori regionali e nazionali." Il seminario, preceduto dagli studi contenuti nel presente volume, sarà quindi il passaggio dalla fase dell'enunciazione della problematica a quella dell'individuazione delle questioni principali che dovranno essere tradotte in sottoprogetti, in misure, in assi, come avviene nelle esperienze di progettazione dell'Unione Europea.
Nel frattempo nel territorio della Regione Marche si stanno avviando alcuni interventi sperimentali (sull'erosione, sul turismo ambientale costiero, sulla gestione unitaria di eventuali aree marine protette) che saranno ugualmente oggetto di verifica prima di considerare a regime CIP. Il volume realizzato con la collaborazione dell'Enea, contiene i contribuiti di N.Greco, G.Scabbia, R.Gambino, C.Desideri, P.Scarpellini, A.Vallega, G.Relini, C.Artom, S.Massone, S.Riggio, G.Sulis, G.Diviacco, L.Tunesi, F. Silvestri, A.Caldelli, C.Alvisi e V.Barone.
F.Z.



EDUCAZIONE AMBIENTALE IN TOSCANA
Guida alle risorse educative del territorio
Regione Toscana- (pp 151 s.i.p.)
Dopo la fortunata, prima edizione del 1996, la Regione Toscana ripropone la sua guida all'educazione ambientale che documenta attraverso schede pedagogico-didattiche l'attività dei circa 50 centri di educazione ambientale attivi in Toscana.
La grande diffusione che ha avuto negli ultimi tempi questo settore, con la nascita di tanti nuovi centri nella regione, ha imposto una riedizione e riformulazione della guida, consultabile anche sul sito internet della Regione Toscana all'indirizzo www.regione.toscana.it Senza contare che negli ultimi tempi sono anche cambiate le modalità di sostegno regionale all'educazione ambientale: non esistono più né finanziamenti ad hoc, né piani provinciali per l'educazione ambientale. Tutto è stato ricondotto all'interno dei Piani integrati di area per il diritto allo studio. Con la pubblicazione, l'ente intende, pertanto, far capire che l'educazione ambientale non è a se stante ma deve entrare a pieno titolo nella programmazione integrata tra scuole, enti locali ed associazionismo educativo. La scheda finale è dedicata al Corpo forestale dello Stato.
F.Z.



LA VEGETAZIONE DELLE ALPI LIGURI MARITTIME
Con una guida alle Stazioni botaniche alpine del Parco naturale Alta Val Pesio e Tanaro di Bruno Gallino e Giorgio Pallavicini Collana Natura e Ambiente
Blu Edizioni (pp 224) £ 35.000
Perché certe piante si tro-vano insieme con altre in certi ambienti?
Quali sono i fattori climatici, ambientali ed antropici che condizionano queste scelte? Come avviene la colonizzazione di particolari territori da parte delle piante?
A queste ed altre domande risponde un volume scientificamente rigoroso ma allo stesso tempo discorsivo ed affascinante che avvicina i frequentatori della montagna ad una visione più moderna della botanica. Opera del guardiaparco ed agronomo Bruno Gallino e dell'appassionato di fotografia e botanica, Giorgio Pallavicini, il libro introduce nella prima parte alcuni concetti botanici fondamentali e racconta la storia delle prime esplorazioni botaniche sulle Alpi Liguri e Marittime; più avanti gli autori descrivono la vegetazione di montagna sotto un aspetto fisicosociologico e vegetazionale e non meramente classificatorio. La terza parte è dedicata al parco della Valle Pesio e all'interessante progetto delle Stazioni botaniche alpine con un itinerario autoguidato. Un insostituibile strumento di consultazione per chiunque studi la vegetazione alpina, corredato con decine e decine di tavole a colori.
F.Z.



MARTURANUM
Guida al parco regionale A cura di Guido Prola e Andrea Sasso Barbarano Romano (VT), giugno 1997
(pp. 154; s.i.p.)
"Il volume non vuole essere una semplice guida per il visitatore del Parco Marturanum", precisa in apertura Sesto Viticoli, Sindaco."Vuole essere piuttosto uno strumento vero per meglio comprendere quello che i nostri occhi riusciranno a vedere, e per far riscoprire a tutti quel sottile ma profondo legame che da sempre unisce la gente di questo paese alla sua terra".
E Alma Rossi, direttore fino al 1996, precisa: "Il parco Marturanum può essere definito anche come lo strumento per la conservazione della natura degli Etruschi, favorendo la fruizione turistica e didattica dei tesori archeologici e naturalistici, nel rispetto delle loro eccezinali caratteristiche". Il parco Marturanum è stato istituito con legge della Regione Lazio del 1984. La sua superficie è di circa 1450 ettari e ricade interamente nel Comune di Barbarano Romano, di cui occupa il 40% della superficie territoriale e al quale è affidata la gestione.
L'agile volumetto si presenta suddiviso in cinque parti, colorate in modo diverso, e che coincidono con altrettanti capitoli. La prima parte si occupa di geologia e geomorfologia (tipi litologici, osservazioni nell'area della necropoli, osservazioni nell'area del Quarto, il clima), la seconda degli ambienti naturali (i corsi d'acqua, il bosco, le rupi e i lembi della macchia mediterranea, la siepe, i pascoli e i cespuglieti, il paese), la terza dell'uomo e dell'ambiente (la preistoria, il periodo protostorico, la storia: gli Etruschi, la conquista romana, dal medioevo all'età moderna, Barbarano oggi), la quarta fornisce indicazioni su come visitare l'area protetta, e la quinta è una completa bibliografia.
Ci fosse una gara per la guida più completa, all'interno di un canone che obbligatoriamente comporta l'esigenza di un formato tascabile e di un modesto ingombro complessivo, questa guida al parco regionale Marturanum avrebbe i numeri per puntare al podio e alle medaglie più prestigiose.
Se si aprisse un confronto serio sui modi della comunicazione, e sulle caratteristiche che le guide delle aree protette in quanto mezzi di comunicazione sarebbe bene che possedessero, questa guida avrebbe da insegnare molto. La si consiglia in ogni caso sia al viaggiatore curioso e bisognoso di informazioni, sia al lettore sedentario, che immagina il mondo nel chiuso della sua stanza, con l'ausilio dei libri scritti da chi ha effettivamente viaggiato. In ambedue i casi le 154 pagine saranno di grande aiuto. Notizie più precise su come entrare in possesso del volume possono essere richieste direttamente al parco regionale Marturanum, tel. 0761/414601 - 414507 fax 0761/414588.
M.G.



PORTO CONTE Il parco, l'ambiente, la storia, i percorsi A cura di Luciano Deriu Edizioni del Sole, Alghero, dicembre 1999
(pp. 150; s.i.p.)
Il parco naturale regionale "Porto Conte" è stato istituito il 26 febbraio 1999, per assicurare una gestione unitaria al complesso degli ecosistemi di rilevanza internazionale ubicati a nord della città di Alghero: "uno degli angoli più belli del Mediterraneo" secondo Jacques Costeau. In Sardegna (così come, del resto, altrove) non è facile radicare sul territorio un parco. Con una ricchezza naturale sovrabbondante, nota nel mondo, i parchi regionali sardi sono soltanto due, a Cagliari e ad Alghero. Quello di Cagliari è spesso al centro di dibattiti per la sua collocazione nell'area urbana, a ridosso della più celebre delle spiagge cittadine (il Poetto), e questo di Porto Conte è soggetto a dispute in ordine alla sua perimetrazione (i territori che sono il nucleo delle attività agricole debbono essere compresi nel parco, oppure starne fuori? Su questa questione ci si divide, e si legifera, oltre che dibattere ). Nel numero scorso di questa rivista abbiamo dato notizia di una interessante giornata svoltasi presso il complesso edilizio "Porto Conte ricerche" dedicata al rapporto tra i produttori agricoli ed il parco. In questa sede segnaliamo uno dei possibili strumenti (acquistato personalmente in una libreria di Alghero) affinché il nostro lettore non resti privo di una pista che lo possa condurre a visitare una formidabile area protetta, che mostra al visitatore sentieri ricchi di fauna e di flora e panorami mozzafiato sul mare di Sardegna.
Il testo comprende due parti centrali, dedicate rispettivamente al " parco, l'ambiente, la storia" ed ai " percorsi ", con una introduzione che si occupa dell'avventura del parco di porto Conte, ed una bibliografia che permette di approfondire i singoli argomenti.
La parte prima comprende la descrizione del parco, una scheda geografica, la descrizione della formazione geologica del territorio, i luoghi della storia, la foresta demaniale, uno studio sull'architettura penitenziaria (caratteristica del luogo: fino all'arrivo del turismo, una casa penale ospitava reclusi che lavoravano la terra circostante. La cosa non era più compatibile con la presenza dei turisti, e la casa di pena fu chiusa. Oggi uno dei temi in discussione è il riuso di quegli edifici).
La seconda parte del volume è dedicata ai percorsi: percorso geologico, un viaggio nell'Arca, il parco visto dal mare, itinerari speleologici (si tratta delle famose grotte di Capo Caccia, e non solo), il museo sotto il mare (relitti di navi ed altre testimonianze dell'antico navigare lungo le coste), il nuragico, la lettura del paesaggio. Il libro è illustrato riccamente e con grande amore, come succede regolarmente quando gruppi di appassionati di un luogo lo descrivono nel vivo di un processo di insediamento delle strutture di tutela e di valorizzazione.
Dalla lettura si apprende che nel secondo conflitto mondiale soggiornò a Porto Conte anche un reparto di idrovolanti francesi arrivato con le truppe alleate, nell'estate del 1944. Tra i piloti di idrovolanti c'era Antoine de Saint - Exupery (l'indimenticabile autore de "il piccolo principe " che non poteva sapere di vivere lì gli ultimi giorni della sua vita). Di lì a poco sarebbe volato in Corsica, da dove un ultimo volo di ricognizione aerea nel sud della Francia gli sarebbe stato fatale.
Come l'ultimo viaggio del piccolo principe. Quel bambino venuto dallo spazio, che voleva che gli si disegnasse una pecora, un po' come noi che tentiamo di disegnare insieme un mondo del tutto diverso.
M.G.



Come è nato un parco Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
di Giuseppe Rossi Le Orme, collana del parco Gruppo Tipografico Editoriale, L'Aquila 2001
(pp. 150; s.i.p.)
La Storia dell'uomo nei territori del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
di Giuseppe Rossi Le Orme, collana del parco Cogestre Edizioni, Penne (PE), Gennaio 2001
(pp. 30; s.i.p.)
Due volumi che confermano la tradizione del parco nazionale del Gran Sasso e monti della Laga a pubblicizzare i suoi risultati attraverso prodotti editoriali accurati, molto ben illustrati, mai ripetitivi, e sempre dotati di un fascino particolare, che spinge il lettore a seguire l'impostazione dei curatori editoriali senza rifiuti o cadute di interesse, e confermano contemporaneamente la tempra della passione che Giuseppe Rossi ha per la natura e per i parchi in genere, con una ovvia predilezione per quello di cui è stato amministratore, prima di mettere le sue doti umane e culturali a disposizione dell'insieme delle aree protette associate nella Federparchi.
Il libro più "corposo" è la breve storia dei primi cinque anni di esistenza del parco nazionale.
Accostando foto preziose ed usando l'attrattiva del colore, capitolo dopo capitolo, Giuseppe Rossi documenta tutti i passaggi dell'istituzione del parco, dalla legge istitutiva alla perimetrazione, dall'elezione del presidente e del comitato di gestione provvisoria, al presidente e consiglio direttivo effettivi, i revisori, la comunità del parco, il direttore, le attività immediate e principali, il funzionamento degli organi di amministrazione, gli strumenti di gestione, il funzionamento della direzione e dei servizi, le opere ultimate o in corso di realizzazione, gli interventi programmati.
Questo ventaglio di argomenti viene trattato con abbondanza di tabelle e di dati, in modo da offrire davvero il massimo di trasparenza a chi volesse sapere tutto sulle fasi di avvio di un parco. Ci sono i nomi, i ruoli, l'elenco di tutte le riunioni, i dettagli di tutti i provvedimenti. Si tratta di un viaggio in un percorso che ogni amministratore di parco conosce bene, e che vorrebbe spiegare ai residenti e a quanti sparano giudizi spesso superficiali e non documentati.
Si tratta di un complesso di "esperienze" che dovrebbero essere lette con grande attenzione da tutti quei lettori di "Parchi" che ci hanno domandato (tramite il questionario "parchinchiesta") una dose maggiore di esperienze sulle quali poter registrare e confrontare le proprie. Giuseppe Rossi, con questo volume, ha il merito di aver costruito un rapporto completo, di facile e piacevole consultazione, in grado di fornire una piattaforma di dati dalla quale è possibile muovere per qualsivoglia dibattito, seminario, saggio e via elencando fino ad arrivare alle tesi di laurea ed alle interrogazioni parlamentari (con rispetto scrivendo).
Da pagina 62 il taglio del volume cambia. Le foto scompaiono (per riapparire in una sezione finale, fuori testo) ed appare per una ottantina di pagine "il diario" dei cinque anni di vita del parco, che completa con molti dettagliati riferimenti alla cronaca il quadro tracciato nella parte iniziale. Nella sezione fotografica finale l'airone cinerino e la farfalla, l'aquila reale e il riccio, la moretta, i camosci, il gufo, la biscia tassellata, l'allocco e il ghiro salutano il lettore dagli spazi intatti di Campo Imperatore e Campo Pericoli.
Nell'ultima pagina del volume Giuseppe Rossi ringrazia tutti coloro che hanno reso possibili i risultati illustrati, "tutti di sicura professionalità, motivati e sostenuti da un sincero amore per il proprio lavoro e per il parco". In questa sede mi pare indispensabile colmare una lacuna: lo stesso ringraziamento (almeno!) va a Giuseppe Rossi, per identiche (almeno) ragioni. Il secondo volumetto è poco più di un fascicolo, ma si merita una segnalazione per almeno due ragioni. Intanto perché testimonia una grande versatilità del parco del Gran Sasso nell'uso dei mezzi di divulgazione. Tempo addietro su questa stessa rivista mi capitò di segnalare una collana povera ma efficace di quaderni di documentazione, ed ora segnalo la scelta di suddividere in fascicoli stampati su carta patinata ecologica singole ricerche che fanno parte del primo libro completo sul parco.
Questa ricerca, del resto, nella misura breve delle trenta pagine, fornisce le prime indispensabili informazioni sulla cultura umana che "prende forma soprattutto nelle testimonianze architettoniche ed artistiche, e nei sistemi sociali ed economici che hanno costituito la base essenziale dello sviluppo della vita delle collettività in questi luoghi", come precisa lo stesso Giuseppe Rossi in premessa. La breve ricerca che segue fa conoscere in modo lineare le varie vicende che hanno segnato nel tempo il procedere della vita dell'uomo nel territorio del Gran Sasso e dei monti della Laga.
M.G.



Il "Bosco delle Querce" di Seveso e Meda
a cura di Mario Di Fidio Regione Lombardia Ferrari Grafiche, Clusone (BG), 2000
(pp. 160; s.i.p.)
Ci sono libri che possono essere contenuti (e liquidati) in una accurata recensione. Ce ne sono altri, che forniscono capitoli per articoli di rivista, in quanto possono essere smembrati senza danno apparente. In questo caso le due precedenti strade non sarebbero percorribili. Il volume (di grande formato, riccamente illustrato, che il lettore farebbe bene a procurarsi richiedendolo alla Regione Lombardia) merita di essere sfogliato con cura, e poi con altrettanta cura letto, senza dare per scontato niente, e senza saltare nessuno dei cinque ampi capitoli nei quali è suddiviso, e dei quali tenterò di fornire sommarie informazioni. Prima però debbo dire che a pagina ottantadue c'è una foto di inaugurazione. Del tutto tradizionale. C'è il sacerdote con la stola, due sindaci con la fascia tricolore, una donna, il presidente della Regione Roberto Formigoni che taglia il nastro. Dov'è l'interesse di questo documento? L'interesse sta nel fatto che è il 10 luglio 1996, e nel ventennale dell'incidente alla ICMESA viene aperto al pubblico il bosco delle querce alla presenza dei sindaci di Severo e di Meda.
Nella prefazione l'assessore Franco Vicoli Cristiani scrive: "Sul disastro ambientale di Seveso e Meda sono già state scritte moltissime pagine da tanti punti di vista. Questo libro intende raccontare la storia del bosco delle querce di Seveso e Meda, il quale rappresenta nello stesso tempo la cicatrice rimarginata di una terribile ferita ed il simbolo della rinascita di questa terra."
La storia parte dal completamento delle operazioni di bonifica e si sviluppa fino ai nostri giorni seguendo tre percorsi paralleli: la gestione, da parte dell'Azienda Regionale delle Foreste, del parco e degli impianti tecnologici e reti di monitoraggio, che esso tipicamente ospita; gli studi e le ricerche affidati ad una pluralità di istituti ed esperti, ed infine i progetti per il futuro.
Il primo capitolo si occupa dell'ambiente naturale, sia quello creato dall'uomo che l'altro, dello sviluppo storico del territorio e dell'economia, e della memoria storica più profonda.
Il secondo capitolo documenta nei dettagli il passaggio dalla catastrofe ambientale alla bonifica, entrando nel merito di questioni non sempre note ai profani (che cos'è la diossina; la discussione sullo smaltimento dei residui della bonifica; sistemi di monitoraggio; il rinverdimento dell'area bonificata).
Il terzo capitolo si occupa della gestione e dello sviluppo del Bosco delle Querce, e della nuova gestione da parte dell'Azienda regionale delle foreste, arrivando fino ai momenti di incontro con la popolazione ed all'apertura del parco.
Il quarto capitolo rende conto degli studi e delle ricerche del Bosco delle Querce. Non sono solo studi ben fatti, simili a tanti altri. Qui si studia dopo la catastrofe. Flora, fauna, selvicoltura e quant'altro hanno a che fare anche con la presenza residuale di diossina nell'ecosistema, nel suolo, nei vegetali e negli animali.
Il quinto ed ultimo capitolo parla dei progetti futuri. Lo sviluppo dell'ecosistema, la realizzazione di nuovi habitat, di corridoi faunistici, di nuovi sistemi di monitoraggio e di nuovi sistemi informativi. Ci si preoccupa delle cose di cui si preoccupano tutti i parchi: la disciplina e lo sviluppo della fruizione, il regolamento per l'accesso del pubblico, il centro visitatori, le attrezzature ludiche. Il museo. L'archivio storico. La biblioteca.
I progetti di valorizzazione culturale. Il rapporto con l'area metropolitana milanese. Incombenze ordinarie, che assumono tuttavia un sapore del tutto particolare, perché accadono "dopo".
Il libro, curato da un grande esperto e da un grande amico delle aree protette e della nostra rivista si legge come una inquietante miscuglio di presente e di possibile avvenire.
Tra le troppe facili considerazioni che vengono in punta di penna dopo la sua lettura ne isolo una per tutte: occorrerà seguire gli sviluppi del Bosco delle Querce di Seveso e Meda, come uno degli indicatori della effettiva capacità del sistema regionale di perseguire politiche efficaci di sviluppo sostenibile.
Mario Di Fidio sa che le pagine di questa rivista sono a sua disposizione per ogni necessario aggiornamento sugli sviluppi di quanto scrive a conclusione del quinto capitolo e del libro.
M.G.