Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 34 - OTTOBRE 2001


NUOVE POLITICHE PER LE ALPI
All'Italia il compito di attuare la Convenzione
Nuovi segnali di attenzione per le Alpi e il loro patrimonio. A sottolinearlo una serie di iniziative e di nuove responsabilità che riguardano la tutela di una bioregione di grandissimo pregio ed elevato rischio. Il punto di riferimento da cui non si può ormai pù prescindere è senza dubbio la Convenzione delle Alpi, cornice entro la quale vanno inserite tutte le strategie per un futuro sostenibile dell'arco alpino.
La Convenzione non può più essere ignorata e necessita di uno sforzo speciale per farla decollare. Compito che tocca all'Italia, non soltanto perchè è interessata da tutto il versante meridionale della catena, ma soprattutto perchè dall'ottobre dello scorso anno ha assunto, per il biennio 2001-2002, la presidenza di turno della Conferenza delle Alpi, organo di governo della Convenzione.
Si tratta di un impegno particolare visto che alle porte vi è la celebrazione dell'Anno Internazionale delle Montagne deliberato dall'Assemblea dell'ONU nel novembre del 1998, e sono in corso le pratiche per l'iscrizione delle Alpi nella Lista del patrimonio mondiale dell'umanità. A ciò va aggiunto il fatto che, nel biennio, dovrà essere istituito il Segretariato permanente della Convenzione, scelto tra le sedi che le parti firmatarie candideranno. Il Comitato permanente della Conferenza si è intanto riunito ad Aosta, per la prima volta sotto la presidenza italiana, nello scorso settembre; prossimo appuntamento a Bolzano per la fine di novembre.
Sul tavolo le risultanze dei gruppi di lavoro Obiettivi di qualità ambientale, Valanghe e frane, e Meccanismi di implementazione. Ma il programma che la presidenza italiana si è dato, comprende l'elaborazione di un nuovo protocollo tematico sul tema della Popolazione e cultura, e il monitoraggio dell'attuazione di uno dei Protocolli più discussi e difficili, quello sui trasporti, firmato a Lucerna il 30 ottobre 2000.
Un documento che impegna fortemente i paesi dell'arco alpino e condiziona lo sviluppo delle infrastrutture stradali con prevedibili impatti sul traffico e la possibile limitazione di progetti transalpini. Nell'agenda della Presidenza italiana rimangono infine una serie di atti non più derogabili se davvero si vuole giungere all'applicazione concreta della Convenzione. Dalla ratifica dei protocolli tematici da parte degli Stati sottoscrittori entro il 2002 -Anno internazionale della montagna - alle misure affinche questo appuntamento non sia solo una inutile ricorrenza formale, ma possa diventare un punto di riferimento per l'attivazione delle prescrizioni della Convenzione e punto di avvio per un programma di iniziative orientate all'Agenda 21 per lo sviluppo sostenibile delle aree montane.
La strada di questi programmi, secondo la Presidenza italiana della Convenzione, dovrà passare inevitabilmente attraverso la partecipazione e l'impulso a iniziative di scambio e sostegno reciproco con i soggetti che sostengono la Convenzione, dalla Rete delle aree protette, all'Alleanza dei Comuni delle Alpi, dalla Conferenza delle foreste alpine a Espace Mont Blanc, dalle Comunità di lavoro transfrontaliere, al Forum della Ricerca Alpina.
C'è da augurarsi che lo stallo instauratosi nel momento delle elezioni politiche non perduri oltre il dovuto e la realizzazione della Convenzione possa trovare, a livello politico, la giusta attenzione. Il recente conferimento delle deleghe in materia di montagna al Ministro La Loggia è di buon auspicio. Se si sapranno raggiungere le intese tra i diversi Ministri coinvolti nelle politiche per l'arco alpino e in particolare i responsabili di dicasteri quali Ambiente, Infrastrutture, Politiche comunitarie, Politiche agricole,
Beni culturali, davvero l'Italia sarà in grado di svolgere un ruolo di traino per la Convenzione. Ma i segnali non sono al momento molto incoraggianti e la Consulta
Stato-Regioni dell'arco alpino non si riunisce dal 21 febbraio scorso.
L'altro importante evento che sta coinvolgendo le Alpi è senza dubbio l'iniziativa dell'Unesco. A seguito della proposta avanzata da parte italiana di iscrizione per il 1999 del Parco nazionale del Gran Paradiso, l'ufficio del Comitato per il Patrimonio mondiale dell'Unesco, considerato che analoghe richieste erano già pervenute per altre aree dell'arco alpino, sia da parte italiana che di Austria, Svizzera, Francia, Germania, Liechtenstein e Slovenia, ha raccomandato di formulare la presentazione di una proposta più generale, comprendente l'intera catena alpina. Da una serie di riunioni sin qui svolte, sono emerse le candidature di alcuni sistemi ambientali e culturali come possibili letture per soddisfare i requisiti e le linee guida richiesti dal dossier di candidatura dell'Unesco. Da sottolineare alcuni principi emersi dalla discussione, a partire dal riconoscimento dal valore culturale oltre che naturalistico delle Alpi e la necessità di partire da un significativo numero di aree già tutelate ai sensi delle normative vigenti, ad esempio parchi e riserve naturali, con particolare attenzione al sistema transfrontaliero dei siti.
L'iscrizione ha per obiettivo di agevolare, attraverso il riconoscimento internazionale, il coinvolgimento delle comunità locali in un quadro di sviluppo sostenibile e non di congelare solo formalmente una costellazione di aree già protette. Peraltro nessun vincolo aggiuntivo verrà previsto.
Tutte le aree da iscrivere nella Lista del patrimonio mondiale si trovano all'interno della perimetrazione dell'arco alpino difinita dalla Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi.
I risultati del lavoro per la candidatura saranno sottoposti a un ampio dibattito e in particolare saranno confrontati con la Consulta Stato Regioni dell'Arco Alpino attraverso un apposito protocollo d'intesa.
E' evidente che per entrambe le iniziative i parchi e le aree protette possono svolgere un ruolo simbolico, organizzativo, e strutturale di grande importanza rappresentando un soggetto specifico su cui le Alpi possono contare.
Il modello che essi rappresentano e ancor più l'aver saputo, negli ultimi anni, coordinarsi in una rete internazionale e in una nazionale, li pongono al centro degli sviluppi futuri delle strategie per le Alpi come soggetti protagonisti.
Per la parte italiana questo ruolo potrà essere opportunamente e adeguatamente rafforzato se si riuscirà, in tempi brevi, a dare esito positivo all'accordo di programma per lo sviluppo di azioni economiche sostenibili, previsto dalla legge 426/99, per i più rappresentativi sistemi ambientali e territoriali nazionali, tra cui le Alpi. Un inderogabile momento per la realizzazione delle Rete Ecologica Nazionale parte integrante della omologa Rete Europea.