Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 35 - FEBBRAIO 2002


A VOLTE RITORNANO
Conclusa la ricerca della Regione Piemonte sulla presenza di una specie da sempre contrastata: il lupo
E in questo caso è certo. I lupi sono di nuovo inPiemonte.
È la conclusione della ricerca prevista dal programma europeo Interreg della Regione Piemonte sulla conoscenza e gestione della presenza del lupo nelle Alpi Occidentali, culminata nella presentazione dei dati il 15 dicembre scorso a Borgo San Dalmazzo (Cuneo).
Tre anni di lavoro sul campo che hanno visto protagonisti i parchi piemontesi nell'analizzare tutti i segni di presenza del lupo nelle province di Cuneo e Torino, con un ruolo principale affidato al Parco delle Alpi Marittime e alle aree protette in provincia di Torino. Un continuo monitoraggio ha permesso di realizzare, per la prima volta in Italia, un programma estensivo di controllo del territorio e di rilevamento di tutte le segnalazioni.
La tracciatura su neve in inverno, coadiuvata dalla tecnica del wolf howling (metodo di ricerca con il "lancio di ululati") in estate, hanno permesso di rivelare, con ottima attendibilità, il numero di lupi presenti nella regione: sono tra 25 e 30 esemplari, divisi in piccoli branchi. Le stesse tecniche di monitoraggio hanno studiato anche l'evoluzione dei branchi, osservandone la riproduzione e la biologia alimentare.
La raccolta dei campioni fecali ha anche consentito di analizzare l'identità genetica del lupo tramite moderne tecniche di indagine basate sul DNA, e si è definitivamente confermato che i lupi delle Alpi Occidentali sono tutti di provenienza della popolazione italiana, e non mostrano alcun carattere di ibridazione né con cani né con lupi di altre provenienze.

La ricerca nell'area torinese
Grazie alla collaborazione di numerosi enti operanti sul territorio, si è venuto a creare un corpo di agenti qualificato che ha eseguito complessivamente: 7.225 km di sopralluoghi, 1.035 uscite; 603 serie di ululati emessi con il wolf-howling per un totale di 114 notti/equipaggio; 11 uscite simultanee di snow-tracking, suddivise in diversi equipaggi.
Da tutto ciò deriva un quadro soddisfacente della distribuzione e della consistenza numerica della popolazione di lupo in provincia di Torino e Valle Po.
Solo la Val di Susa e la Val Chisone ospitano in modo stabile alcuni lupi. Nelle due valli, compresi i valloni laterali, sono state individuate tre aree maggiormente utilizzate dai lupi: quella che copre tutta la dorsale fra le due valli (Dorsale), quella che si estende dal Vallone di Rochemolles al Colle dello Chaberton (Bardonecchia) e, infine, quella che comprende la Val Troncea, i valloni laterali della Val Germanasca, e il versante destro della Val Chisone fra la Val Troncea e il Vallone del Bourcet (Val Troncea).
Approfondimento locale della ricerca è stato lo studio intensivo sul nucleo di lupi presente nel territorio del Parco del Gran Bosco di Salbertrand.
Cominciato nel gennaio 2000, e ancora in corso di monitoraggio, ha messo a punto i primi risultati: due sono i nuclei distinti di lupi sul territorio.
Il primo, di almeno 4 membri, occupa un'ampia fascia compresa tra la Val di Susa e la Val Chisone, mentre il secondo, di 2-3 individui, è in una zona prossima al confine francese, tra i comuni di Salbertrand e Bardonecchia.

La ricerca nel Cuneese
Il monitoraggio estensivo ha interessato le Valli Gesso-Vermenagna (Parco Naturale Alpi Marittime), Stura, Maira e Varaita, ma la presenza del lupo è stata registrata esclusivamente su un'area compresa tra il Colle di Tenda e il Colle della Maddalena.
Un branco è stato rilevato nell'alta Valle Stura, in una porzione di territorio compresa tra il Colle della Lombarda e il Colle del Puriac.
Sulla base delle tracciature su neve, si è stimato un minimo di tre individui. Complessivamente, gli spostamenti dei lupi sono stati seguiti su una lunghezza di 281,6 km e l'area d'attività degli animali è risultata di 191,4 km.
Le tracciature su neve hanno evidenziato come l'attività del branco si estenda anche al versante francese, anche se non è stato possibile determinare con esattezza la porzione di territorio interessata.
Nel Parco Alpi Marittime la presenza del lupo è stata rilevata in due zone ben distinte: nella porzione sud-orientale tra il Vallone del Sabbione e il Vallone Gesso della Barra, e nella porzione nord-occidentale tra la Valle Gesso della Valletta, il Vallone del Valasco e il Vallone della Meris. Si tratta di due branchi distinti, la cui attività sarebbe principalmente incentrata sul versante francese: nella Valle Roya e tra le Valli Vesubie - Tineé.
Anche l'analisi genetica, conferma quanto emerso dalle tracciature su neve: un nucleo di animali strettamente imparentati tra loro è stato evidenziato nell'alta Valle Stura, mentre altri due animali imparentati tra loro ma distinti dai precedenti, gravitano tra il Vallone del Valasco, il Vallone della Meris e i due limitrofi valloni della Valle Stura, quello di Rifreddo e quello della Valletta di Aisone.
Lo studio intensivo avvenuto in Val Pesio su uno specifico nucleo di lupi ha permesso poi di scoprire aspetti ecologici e comportamentali che si possono definire "caratteristici" di un branco alpino.
Appartenente alla popolazione italiana di lupo, il nucleo è rimasto stabile durante questi tre anni di ricerca contando 4-6 animali.
La coppia si è riprodotta per tre anni consecutivi senza mai usare la stessa zona di riproduzione.
Il branco, che data la grandezza del territorio dovrebbe essere definito più correttamente branco delle Alpi Liguri, utilizza un territorio minimo invernale stimato di 244 km.
Gli spostamenti, ricostruiti con tracciatura su neve, hanno dimostrato un utilizzo alternato delle valli (Vermenagna, Pesio, Ellero, Corsaglia, Casotto, Tanaro e Roya) e, essendo perfettamente in grado di muoversi su territori alpini con dislivelli elevati anche nel periodo invernale, alternano l'utilizzo di varie zone di caccia nelle diverse valli.
Pecore e lupi

Il ritorno del lupo significa anche fare i conti con i danni provocati al bestiame domestico.
Per questo lo studio ha visto, in parallelo, un lavoro costante dei veterinari per la verifica di tali aspetti.
Il risultato di questo impegno è andato al di là del semplice controllo delle richieste di indennizzo, e si è ampliato a una vera e propria opera di supporto agli allevatori sulla prevenzione degli attacchi dei lupi e sulle generali necessità di assistenza veterinaria alle greggi.
Il programma Interreg ha previsto alcune installazioni dimostrative di recinzioni elettriche con lo scopo di avvicinare gli allevatori a tecniche più moderne nella gestione delle greggi al pascolo.
Operativamente, due sono state le fasi di studio.
La prima ha censito gli alpeggi delle province di Torino e Cuneo riportando i risultati su una cartografia informatizzata; la seconda ha previsto alcuni approfondimenti in tre alpeggi della Val Pellice e in due della Comunità montana Valle Chisone e Germanasca.
In tutti gli alpeggi, le tecniche di gestione delle greggi non sono idonee a ridurre l'impatto dei predatori e sono state avanzate alcune soluzioni: l'utilizzo di recinzioni elettrificate per la razionalizzazione del pascolo e per difesa, l'impiego di cani da guardia addestrati, dissuasori ottici e acustici.
A questo proposito, il Wwf ha fornito a oltre 60 allevatori piemontesi recinzioni elettrificate e alcune coppie di mastini abruzzesi addestrati per la difesa delle greggi, per abituare a quei sistemi di difesa che rendono possibile una convivenza pacifica tra allevamento ovino e lupo, così come prevede il progetto Life-Natura finalizzato alla salvaguardia dei grandi carnivori sull'intero arco alpino.
I risultati sono stati soddisfacenti: le recinzioni hanno ridotto di oltre l'80% il numero di capi predati, e non si sono più registrati casi di attacchi da canidi, domestici o selvatici, alle greggi recintate, o sorvegliate da cani da difesa.
La dieta del lupo

Dagli escrementi raccolti tra luglio 1999 e giugno 2001, in tutta l'area di studio (ma provenienti in gran parte dalla Val di Susa e dalla Val Chisone) è stato possibile valutare le abitudini alimentari di questi predatori alpini. La dieta risulta costituita quasi esclusivamente da ungulati selvatici: caprioli soprattutto, mentre cervi e camosci sono consumati in quantità minore.
Pochi i casi rilevati in cui gli elementi di alimentazione sono stati attribuiti a animali domestici (circa 6%): di questi più del 60% sono ovini, il rimanente bovini. In minor misura, il lupo si ciba anche di cinghiali, marmotte, mufloni, stambecchi, l lepri e altri piccoli mammiferi.

Cani e lupi
Il programma Interreg si è avventurato anche su aspetti, in apparenza, poco legati al problema del lupo.
Ad esempio il ruolo dei cani randagi e padronali come vettori di malattie potenzialmente importanti anche per la conservazione del lupo. Esistono diversi buoni motivi per preoccuparsi di sanità canina in funzione di conservazione del lupo sull'arco alpino occidentale.
Perché lupo e cane condividono la medesima recettività e sensibilità a un numero elevato di malattie di varia natura, ed è dimostrato che la morte di un lupo adulto, o di un'intera cucciolata, ha conseguenze molto serie sui tempi di insediamento della specie in un nuovo areale.
Il lupo, a sua volta, muovendosi su lunghe distanze potrebbe introdurre agenti patogeni con ripercussioni sulla zootecnia piemontese.
Le indagini, effettuate in alta Val Susa e nelle Valli Chisone e Germanasca, hanno evidenziato che solo i cani al seguito di mandrie e greggi, in quanto raramente o irregolarmente vaccinati, restano un importante serbatoio di infezioni virali diffusive e altamente letali anche per il lupo.
Per questo, iniziative di prevenzione a questo livello sono assolutamente prioritarie.

Ma chi ha paura del lupo?
La conservazione del lupo dipende dall'atteggiamento che la gente ha nei suoi confronti.
Per questo è stata dedicata una particolare attenzione all'informazione e all'educazione del pubblico.
Un progetto integrato di comunicazione ha realizzato diverse pubblicazioni destinate all'utenza più svariata: dai prodotti per bambini e ragazzi, alle pubblicazioni più complesse per ricercatori e studenti, dai siti Web ancora in fase di completamento, al secondo Infolupo che Piemonte Parchi ha realizzato (dicembre 2001) insieme con gli autori della ricerca e da cui questo articolo è tratto.
Tutti gli elementi della ricerca, che hanno dato vita a una corposa relazione scientifica di oltre 400 pagine, sono stati raccolti presso il Parco delle Alpi Marittime, dove i dati geografici sono anche diventati una banca dati su base GIS, dove è possibile individuare e aggiornare velocemente i dati.
La ricerca in sintesi è riportata nel sito dei parchi della Regione Piemonte, all'indirizzo:
www.regione.piemonte.it/parchi