Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 35 - FEBBRAIO 2002


LE SPIAGGE DELLE TARTARUGHE
Al lavoro per garantire il rito della riproduzione
Le isole Pelagie, così diverse fra di loro (bianca di calcare l'una, nera l'altra; affollata e marinara l'una, riservata e contadina l'altra) sono unite dalle tartarughe Caretta caretta. Entrambe ospitano infatti siti di ovodeposizione di queste amatissime creature del mare.
A Lampedusa sulla famosa spiaggia dell'isola dei Conigli ed a Linosa sulla splendida sabbia della Pozzolana di Ponente strisciano - nelle notti d'estate - le Caretta caretta per deporre il loro contributo alla perpetuazione della specie. Sotterrano le uova sotto la sabbia ancora calda e tornano il mare.
Un rito che - stando alle ricerche effettuate in questi anni anche con le tecnologie più moderne - avverrebbe esclusivamente nello stesso luogo in cui è nata la femmina di tartaruga, che sarebbe quindi in grado di riconoscere - grazie a sistemi ancora non noti - il posto preciso in cui ha visto la luce.
Per proteggere questa delicata fase del processo riproduttivo vengono mobilitati ogni anno centinaia di volontari che si alternano in turni settimanali per consentire la deposizione e la maturazione delle uova su spiagge frequentatissime dai turisti.
In questa delicata opera - basata molto sulla sensibilizzazione dei frequentatori delle Pelagie - vengono anche utilizzate sofisticate apparecchiature sia per la sorveglianza visiva dei siti di ovodeposizione sia per la misurazione della temperatura della sabbia, fattore anch'esso che influisce in maniera determinante sulla riuscita della riproduzione.
Non tutti gli anni si ripete il magico momento dell'ovodeposizione e la successiva schiusa delle uova da cui fuoriescono piccoli esserini che debbono essere pronti ad affrontare le peggiori insidie (in primo luogo i gabbiani) già nei primi minuti di vita, quando si muovono verso il mare.
Anche questa fase finale del processo riproduttivo viene comunque attentamente monitorata dai volontari delle associazioni ambientaliste.
Nell'insieme la politica conservazionistica condotta nelle due isole principali dell'arcipelago è fondata sugli stessi strumenti: due distinte riserve naturali istituite dalla Regione Siciliana e su un progetto LIFE, finanziato dall'Unione Europea.
A Linosa con i finanziamenti europei è stato - fra l'altro - realizzato un centro per il recupero delle tartarughe ferite da ami o da eliche di motoscafi.
Con il risultato che un piccolo fabbricato bianco e azzurro è diventato un importante motivo di attrazione per i turisti, i quali possono osservare gli animali durante la loro permanenza nel Centro (gestito dal CTS con la collaborazione di diverse istituzioni scientifiche) e durante il periodo di riabilitazione che viene effettuato in una piccola piscina.
Nel 2000 è stata inoltre istituita una riserva naturale regionale, che comprende anche lo scoglio di Lampione, e che ha fra i suoi obiettivi principali la protezione dei siti di nidificazione di una importante colonia di berte e degli endemismi floristici.
A Lampedusa la riserva regionale venne invece decretata già nel 1996, con affidamento in gestione alla Legambiente dall'anno successivo.
Finalità principale dell'area protetta è la protezione della splendida spiaggia dell'isola dei Conigli, che costituisce allo stesso tempo sito di ovodeposizione delle tartarughe e rinomata attrattiva balneare di un isola dove secondo alcune stime ufficiose si concentrano nel mese di agosto 30/40 mila persone.
La contraddizione balza agli occhi e la stessa direttrice della riserva, Giusi Nicolini, non ne fa mistero: "La nostra scommessa gestionale è racchiusa tutta nell'apparente incompatibilità fra la fruizione quotidiana del sito da parte di centinaia di visitatori ed i programmi di tutela ambientale".
Dal 1997 la sfida va avanti ed i 320 ettari di riserva - che sono tanti in un'isola estesa appena 20 kmq- sono diventati un pungolo costante per gli abitanti e gli amministratori di Lampedusa, oltre che per i tantissimi turisti.
"Quando prendemmo la gestione della riserva - ricorda Giusi Nicolini, mostrando delle foto riprese all'epoca - la spiaggia dell'Isola dei Conigli era occupata da venditori abusivi di varie mercanzie, che riuscivano ad arrivarci anche con i mezzi a motore.
Anche la notte c'erano bivacchi di giovani che impedivano alle tartarughe di avvicinarsi.
Oggi la situazione è mutata, non solo perché anche l'area più frequentata viene sorvegliata e mantenuta in condizioni decorose, ma soprattutto perché è aumentata la sensibilizzazione dei fruitori, che già quando arrivano in albergo sanno delle Caretta caretta e della necessità di rispettarne i siti di riproduzione". Nel frattempo sta facendo passi in avanti (seppur con grande timidezza) la politica di fruizione dell'area protetta, imperniata sulla collaborazione fra l'ente gestore e l'Azienda foreste della Regione Siciliana.
E' stato realizzato un bel sentiero che collega Cala Pulcino (un incantevole golfo color turchese) con il promontorio di Albero Sole, nei pressi della stazione radar dell'Aeronautica militare, attraverso un caratteristico vallone -che assomiglia molto agli oued tunisini- tappezzato di macchie di lentisco, bassi pini d'Aleppo ed altri rari esemplari della flora locale.
Certo non mancano i conflitti di interesse con le attività pre-esistenti, basta ricordare i numerosissimi barconi che fanno il giro dell'isola ad uso e consumo dei turisti e che si sono visti interdire la spiaggia più bella di Lampedusa.
I gestori dell'area protetta (ma anche questa è purtroppo una storia già nota) stanno inoltre dovendo fare i conti con un ginepraio di norme e provvedimenti amministrativi riguardanti il territorio della riserva emanati da enti diversi, disposizione che a volte si elidono come in una somma algebrica in cui gli addendi hanno segni opposti.
C'è l'ordinanza precauzionale del 1988 (dimenticata ma tuttora in vigore) che sancisce la presunta pericolosità di costoni frequentati da decine di migliaia di visitatori l'anno e la conseguente opposizione della Provincia di Agrigento alla pulizia della spiaggia, in quanto ufficialmente "non balnenabile" appunto per motivi "geologici".
Per non parlare poi della circostanza che gran parte dei terreni su cui ricade la riserva più a sud d'Italia è tuttora di proprietà privata (appartenendo a grandi società del settore turistico) e quindi di fatto non utilizzabile per una gestione attiva.
Occorre quindi sperare che la Regione avvii al più presto le procedure di esproprio. Ma su questo punto qualche buona notizia è giunta dai progetti di Agenda 2000 che dovrebbero finalmente apportare i necessari mezzi finanziari per affrontare l'acquisizione al demanio pubblico dei terreni dell'area protetta.
La riserva comunque esiste.
C'è stato chi ha inteso lottarla bruciando l'officina del padre di Giusi Nicolini o la porta della sede di Legambiente, ma è stato presto isolato dalla compatta reazione della comunità locale, la quale vive - da parte sua - dalla fine degli anni '80 l'euforia da boom turistico.
Sono state costruite tante case, prima francamente brutte poi ingentilite da intonaci color ocra, ed anche molti alberghi, qualcuno con i soldi dati dalla Comunità europea agli armatori che vengono invitati a demolire i pescherecci. Tutto ciò mentre i visitatori (in larghissima parte italiani) continuano ad arrivare a frotte (in aereo ed in nave) per godersi uno dei tratti di costa più belli di tutto il Mediterraneo.
In mezzo a tanti interessi mossi da un fenomeno turistico così giovane e sconvolgente per una comunità abituata da sempre a vivere soprattutto di pesca, l'Ente gestore della Riserva intende offrire la sua esperienza per aiutare a programmare il futuro turistico dell'isola: "Finalmente nell'estate del 2001 - spiega Giusi Nicolini - il Consiglio comunale si è posto il problema - come avevamo chiesto tante volte- di limitare il traffico veicolare nel mese di agosto, quando arriva a livelli inaccettabili.
Certo sono scelte - prosegue la Nicolini- che nell'immediato sono impopolari, ma che potranno consentire un utilizzo duraturo delle risorse".
Intanto si può andare in riserva con le visite guidate (un paio di volte a settimana, in estate) soprattutto per conoscere le località più defilate, quelle che non vengono toccate dal turismo balneare dove volteggia il falco pellegrino ed il falco della regina.
Ma la passeggiata serve anche a capire come poteva diventare questo litorale se non fosse arrivata la riserva.
Ad esempio passando accanto ai ruderi di quello che doveva essere un grande villaggio turistico (ex proprietà Sindona) costruito vicino alla splendida cala Galera e per il quale, negli anni scorsi, è stata pure avanzata istanza di sanatoria edilizia, come se si trattasse di "abusivismo di necessità".
Senza casa è invece realmente l'ente gestore della Riserva, che non dispone ancora di un immobile all'interno dell'area protetta e che , paradossalmente, è stato accusato, con una strampalata interrogazione parlamentare, di avere addirittura ottenuto quale sede operativa la famosa e lussuosa villa fatta costruire da Domenico Modugno sulla spiaggia dell'isola dei Conigli: "Per quanto ne sappiamo - racconta allibita Giusi Nicolini - è stata recentemente acquistata da un facoltoso manager milanese, noi là dentro non abbiamo mai messo piede; non so proprio chi vada a raccontare queste storie ai nostri parlamentari".