Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 35 - FEBBRAIO 2002


SIGLATI GLI ACCORDI STATO-REGIONI SUI PARCHI REGIONALI
Per interventi straordinari e di recupero ambientale
Quarantanove milioni di euro.
É quel che offre il Parlamento, più o meno quanto va ai parchinazionali, alle altre aree protette iscritte nell'Elenco ufficiale. Con un rush finale, il ministero dell'Ambiente ha chiuso entro il 2001 tutte le partite con le Regioni coinvolte o quasi. E ha erogato i soldi. Ma i problemi non sono finiti.
C'era una volta il programma triennale. Adesso non c'è più, travolto dalla piena - assieme al Comitato per le aree protette, al piano nazionale di tutela della qualità dell'aria, al servizio tecnico nazionale dighe e a molto altro - dei "provvedimenti Bassanini" di riordino e decentramento della pubblica amministrazione. Al posto del programma, il decreto legislativo 112/98 introdusse una novità foriera di belle speranze e cioè i Programmi regionali di tutela ambientale. Quasi quattro anni dopo, e grazie a una recente accelerazione, quella previsione di legge è divenuta realtà. Almeno, in undici regioni su venti.
La tabella che pubblichiamo a lato riguarda appunto la ripartizione dei miliardi (in euro, milioni) messi a disposizione dalla finanziaria 2001, spiegano al ministero dell'Ambiente.
Gli accordi di programma Stato-Regioni sono tutti firmati.
Gli ultimi hanno riguardato, alla fine dello scorso anno, la Basilicata, l'Abruzzo e la Liguria. I primi furono invece quelli con la Lombardia e col Lazio, nella scorsa primavera: prevedono come quota di investimento statale (cui si aggiunge sempre, ricordiamo, un cofinanziamento di pari entità da parte delle singole Regioni) 15 milioni di euro per la Lombardia e 7 milioni di euro per il Lazio. La tabella non vi fa riferimento solo perché è di redazione successiva. Le Regioni considerate non sono tutte. Mancano all'appello quelle che secondo il ministero non hanno adeguato la loro normativa alle prescrizioni della 394, di cui s'è appena celebrato il decennale. Manca la Campania, i cui parchi - istituiti ma in seguito "azzerati" da note e travagliate vicende di giustizia amministrativa - stanno adesso nascendo per la seconda volta, come i fuoriusciti dal coma. E manca pure la Puglia: spiega una nota, "per l'insignificanza della superficie complessiva delle aree protette". Andiamo a vedere l'Elenco ufficiale, e in effetti 715 ettari (tra parco Lama Belice e Bosco delle Pianelle) non sono davvero molti.
A quali criteri risponde la ripartizione effettuata? All'estensione delle aree protette e al loro numero. Ma sono parametri sufficienti? E, tra le regioni autonome, perché ad esempio il Friuli sì e la Valle d'Aosta no?
Come investono quei soldi le Regioni?
Quali contenuti hanno i diversi accordi?
E per il futuro quali prospettive di finanziamento hanno i parchi regionali, visto che la finanziaria 2002 non ha previsto nulla al riguardo?
Cercheremo risposte a queste e ad altre domande in un'inchiesta che verrà pubblicata sul prossimo numero di Parchi.

Giulio Ielardi