Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 36 - GIUGNO 2002


A COLLOQUIO CON MERCEDES BRESSO
di V.G.
  L'Unione Europea potrebbe occuparsi meglio delle aree protette in quanto tali, montane ma anche costiere

La necessaria integrazione tra i due sistemi è ciò che chiediamo all'Unione Europea; l'occasione per realizzarla può nascere dai lavori per la riforma degli assetti istituzionali, come ci dice Mercedes Bresso, componente dell'Ufficio di Presidenza del Comitato delle Regioni, Presidente della Federazione Mondiale delle Città Unite: "Sono ragionamenti che, come Comitato delle Regioni, possiamo certamente portare all'attenzione del tavolo di lavoro della Convenzione europea, cui partecipiamo come osservatori. Credo che se da organizzazioni autorevoli come Federparchi partisse una richiesta al Comitato, di maggior attenzione nei confronti dei territori montani, a partire dalla rete delle aree protette, ciò costituirebbe una spinta importante per prestare maggior attenzione ai territori montani d'Europa, specie in occasione dell'Anno Internazionale dell'ONU per le montagne".
Un percorso che partendo dal Comitato delle Regioni transitasse per i gruppi parlamentari più sensibili, per giungere al Parlamento Europeo, avrebbe certamente qualche ragionevole possibilità di successo.
"Io penso che un documento sulle politiche delle aree montane, che potrebbe assumere la rete dei parchi come momento forte, -aggiunge Mercedes Bresso- può trovare sensibilità nei grandi gruppi politici del Parlamento Europeo. Personalmente sono disponibile a sottoporre all'attenzione del Gruppo Socialista, ma penso che anche i Popolari lo potrebbero sostenere, un "parere d'iniziativa" concordato e condiviso.
Opportunamente preparato, meglio di quanto non sia accaduto nel recente passato, non potrà che riscontrare l'attenzione dell'Europa, che deve assolutamente convincersi della necessità di attivare politiche strutturali capaci di sostenere l'economia e il futuro delle regioni alpine d'Europa.
D'altra parte io penso che non sia possibile lasciare al di fuori della programmazione economica europea territori così importanti e preziosi, cui possono essere associate nuove occasioni di rilancio economico, sociale e culturale, a loro volta innesco di possibili forme di occupazione innovativa. Ambiente naturale e culturale sono risorse che la montagna europea ha mantenuto intatte e che oggi risultano strategiche nella competizione tra territori".
Un'iniziativa analoga andrebbe prefigurata direttamente al Parlamento Europeo attivando sia il Gruppo amici della montagna sia le forze politiche o i singoli parlamentari sensibili a queste tematiche. D'altra parte l'UE ci insegna che occorre costruire delle lobby; in questo caso una lobby nobile, che non cerca privilegi di categoria o interessi particolari, ma attenzione a politiche generali di cui beneficia l'intera collettività.
I parchi si candidano, anche per la loro attenzione al patrimonio culturale e all'identità locale, come esempio sperimentato di futuro sostenibile praticabile e possibile delle montagne d'Europa.
E, crediamo, anche delle montagne di tutto il mondo.
Prima che sia troppo tardi e che il cancro del consumismo speculativo, magari camuffato da turismo multinazionale, porti su di loro i malefici effetti che hanno divorato una parte delle nostre Alpi, completamente spersonalizzate ed aliene rispetto al tessuto socio economico che le circonda.
È un impegno possibile. Ma va conquistato, con la convinzione di riuscirci.