Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 36 - GIUGNO 2002


PARCHI REGIONALI, SOLDI DI STATO
di Giulio Ielardi
  Tornano i finanziamenti statali ai parchi regionali:
ma restano aperti parecchi interrogativi

Nei mesi scorsi si è chiusa la partita, auspicabilmente solo la prima, degli accordi delle Regioni col ministero dell'Ambiente sui finanziamenti dei programmi di tutela ambientale. Cinquantacinque milioni di euro per il triennio 2001-2003, che segnano il ritorno dei finanziamenti statali ai parchi regionali. Lasciando senza risposta alcuni interrogativi.

Prove tecniche di federalismo. Attesi a lungo, a fine 2001 sono arrivati gli accordi di programma tra ministero dell'Ambiente e Regioni sui parchi. Dopo le anticipazioni a beneficio di Lombardia e Lazio, così, anche le altre Amministrazioni in regola con la 394 hanno ricevuto i soldi statali per le proprie aree protette.
È il punto di approdo di un lungo percorso, avviato anni fa dalle "riforme Bassanini" di semplificazione e decentramento amministrativo.
Allorché il pendolo istituzionale oscillò di nuovo - ed è ancora così - lontano dal centro e verso la periferia.
Dice: basta con Roma, più spazio alle Regioni.
Detto-fatto, via Comitato per le aree protette e programma triennale.
Oltre che per il famoso - e da allora realmente virtuale - "sistema nazionale delle aree protette", fu invece una sentenza di condanna per parchi & riserve regionali. Giusto quattro anni dopo, ecco la prova d'appello per la "leale collaborazione" tra livelli istituzionali.
Ma con quale esito?
Le tappe

28 agosto 1997. Il presidente Scalfaro emana il decreto legislativo n.281 sulle nuove attribuzioni della Conferenza Stato-Regioni, che sopprime il Comitato per le aree naturali protette (nonché il gruppo di lavoro per la Carta della Natura) assegnando alla Conferenza le relative funzioni.
Nel Comitato siedevano insieme sei ministri e sei presidenti di Regione, o loro delegati.

  • 31 marzo 1998. E' il turno di un altro dlgs, il famoso 112, che conferisce ulteriori funzioni e compiti a Regioni ed Enti locali.
    A saltare stavolta è il programma triennale per le aree naturali protette. Qualche articolo prima il dlgs concede che "qualora l'attuazione dei programmi regionali di tutela ambientale richieda l'iniziativa integrata e coordinata con l'amministrazione dello Stato (...) si procede con l'intesa, accordo di programma o convenzione".
  • 23 dicembre, sempre '98. Il "collegato" alla finanziaria '99 (legge n.448) specifica: "le risorse relative a programmi regionali di tutela ambientale sono ripartite e trasferite alle regioni ed alle province autonome entro il 31 gennaio di ciascun anno, con decreto del Ministro dell'ambiente, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome".
    Giusto un anno dopo, 23 dicembre 1999. La finanziaria 2000 (legge n.488) assegna risorse in Tabella D, quella dove compaiono i finanziamenti di norme classificate a sostegno dell'economia, a quei programmi di tutela ambientale. Però non accade nulla fino al settembre successivo, allorché il ministro Bordon con un decreto assegna allo scopo 100 miliardi di lire al Servizio Conservazione Natura. Due mesi dopo, nel novembre, giungono altri 31 miliardi, 15 dei quali per il finanziamento di programmi regionali di manutenzione del territorio e prevenzione degli incendi boschivi.
    Ma non viene spesa una lira, e quelle somme verranno mantenute nel bilancio 2001 come residui di stanziamento .
  • 23 dicembre 2000. Stavolta è la finanziaria del 2001 (legge n.388). Ancora in Tabella D ci sono soldi per i programmi regionali, pari a 130 miliardi. Resteranno nelle casse del ministero un altro po', fino all'agosto successivo quando arriva pure il Dpcm di conferma al direttore del SCN. Pochi giorni ancora e il 9 agosto arriva finalmente il decreto del SCN, i miliardi sono quasi 109: 34 e passa già assegnati, tra Lombardia e Lazio, e il resto da ripartire ed erogare. In un pugno di mesi tutti gli accordi rimanenti (nove) vengono siglati, entro l'anno.
    E i relativi finanziamenti ? Subito trasferiti, con tanti saluti - per una volta almeno - alla Corte dei Conti. "Nessuno credeva che ce l'avremmo fatta in tempi così rapidi", dice soddisfatto Franco Benaglia, che al SCN ha seguito da vicino il rush finale della vicenda.

A chi vanno i soldi
I cattivi: Calabria, Molise, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta, Veneto. Dieci anni dopo, le loro norme sui parchi - quando ci sono - non si adeguano ancora alla 394 e allora al ministero per loro la borsa resta chiusa. E pazienza per quei loro duecentocinquantamila ettari a parco pure inclusi nell'Elenco ufficiale. Dove la natura è protetta, non ci piove. Ci sono i vincoli contro le modificazioni del territorio, i freni ai piani regolatori, i divieti a cavatori e cacciatori. E pure rilevanti progetti di conservazione: basti pensare al ritorno dell'orso all'Adamello Brenta o a quello del grifone ai Nebrodi, per dire solo di due degli interventi più noti. Ma tant'è, la varietà normativa è la meno apprezzata delle diversità e allora niente soldi.
I buoni: tutti gli altri, va da sé. Ci sarebbero così anche Campania e Puglia, Regioni che hanno recepito la 394. Ma la prima è senza parchi, anzi era (al momento del riparto dei fondi), vista la recentissima delibera regionale dell'aprile scorso che ne ha nuovamente istituiti quattro dopo le note e travagliate vicende di confronto con la giustizia amministrativa. Quanto alla Puglia, viene esclusa dal riparto "per l'insignificanza della superficie complessiva delle aree protette" (vedi i 125 ettari del parco di Lama Belice, unico iscritto nell'Elenco ufficiale).
Restano Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Piemonte, Toscana e Umbria.
È a loro che vanno i soldi, almeno quelli non assegnati già a Lombardia e Lazio.
Fanno 51 mld di vecchie lire, cui se ne aggiungono quasi altri 13 per la prevenzione antincendio. Le Regioni hanno l'obbligo sacrosanto di cofinanziare, e lo fanno ciascuna attingendo ai fondi più diversi (di provenienza Cipe, Docup, Enti locali, etc.). L'obiettivo, solenne quanto condivisibile, com'è scritto nel testo dell'accordo col Lazio è quello di "dare nuova dignità alla programmazione nei parchi, evitando un approccio finalizzato solo alla soluzione di esigenze contingenti dettate dall'urgenza". Gli accordi si riferiscono tutti, infatti, al triennio 2001-2003.
Tre le direttrici da finanziare, dai contenuti almeno sfumati, al limite della sovrapposizione: restauro ambientale e valorizzazione del patrimonio naturale esistente; valorizzazione e sviluppo sostenibile; informazione, divulgazione, promozione ambientale e delle politiche di sviluppo sostenibile locale. In soldoni il finanziamento è a pioggia. "Sono stati fatti passi indietro rispetto al Ptap", dice a chiare lettere Fabio Renzi, responsabile parchi di Legambiente, "che almeno stabiliva tipologie di riferimento per i progetti. Qui invece non c'è nessun paletto, si accolgono tutte le richieste delle Regioni e la colpa è tanto dell'assenza di indirizzo politico da parte del ministero che di programmazione seria da parte delle Regioni". A scorrere gli elenchi degli interventi da realizzare si scopre "di tutto, di più", con pochissime eccezioni che sanno di reale programmazione (come la Toscana).
Dai primi passi di un parco (vedi tabellazione) alla sua infrastrutturazione (centri visita, sentieri, aree faunistiche, orti botanici), dal recupero dell'edilizia esistente alla valorizzazione del patrimonio culturale, dal piano del parco alla "manifestazione europea sulle aree naturali protette" (Piemonte). Dei tanto sbandierati progetti di area vasta neppure l'ombra, fatta eccezione per il solo CIP-Coste Italiane Protette nelle Marche. Sempre nelle Marche va segnalato il dato positivo dell'accordo preventivo con il coordinamento aree protette.

Come spartire la torta
Scelte le Regioni, per la ripartizione dei finanziamenti il ministero ha individuato sostanzialmente un unico, chiaro criterio: la superficie dei soli parchi regionali, o meglio quella riportata nell'Elenco ufficiale. Per fare un esempio concreto, quello del Delta del Po sul versante dell'Emilia-Romagna: gli ettari cui assegnare quattrini non sono i 58277 dichiarati dal parco (e pure riportati, per dire, su una guida turistica diffusa e autorevole come quella del Touring) ma i 18413 "sanciti" dall'Elenco, perché solo lì vige il divieto di caccia.
Così effettuata, la ripartizione di quei 51 mld assegna in pratica più o meno centoventimila lire (o, se si preferisce, sessantatre euro) a ettaro. E qui va fatta una parentesi, per notare il trattamento ben diverso toccato ai parchi lombardi dopo l'accordo di programma siglato già nel febbraio 2001. Fatti i conti, a Ticino e compagni sono andati infatti quasi quattrocentottantamila lire a ettaro, vale a dire giusto il quadruplo.
Quanto al Lazio, invece (qui l'accordo è di maggio 2001), la proporzione è la stessa utilizzata negli altri accordi.
Tornando al criterio di ripartizione, è da notare poi l'esclusione dal calcolo dell'estensione delle riserve regionali, così come delle altre aree protette e l'eventuale presenza di parchi nazionali. La differenza non è da poco: per certe Regioni, come il Lazio e la Toscana, vale oltre un milione di euro.
Più che il criterio utilizzato per il riparto, appare incongrua la scelta di gettarlo successivamente alle ortiche per l'utilizzo dei fondi. Difatti in tutti gli accordi siglati si menzionano non i soli parchi ma, indistintamente, le "aree naturali protette regionali". Tant'è che le Regioni con poche eccezioni hanno a loro volta girato quei soldi sì ai parchi ma anche alle riserve regionali (e d'altronde sarebbe stato strano il contrario).
E non solo, ma persino ai parchi nazionali e ad aree proprio assenti dall'Elenco (vedi i Plis in Lombardia o le Anpil in Toscana, piuttosto che lo Stina in Umbria).
Chi ha deciso quel criterio? C'è stata l'intesa con la Conferenza Stato-Regioni prevista per legge? "A me non risulta", sostiene Enzo Valbonesi, allora presidente di Federparchi. "Probabilmente c'è stata solo una presa d'atto non approfondita e ragionata della proposta del ministero", è il parere di Pierluigi Caputi, all'epoca non ancora alla guida della Direzione Territorio alla Regione Abruzzo, capofila per i parchi in Conferenza Stato-Regioni: "ad ogni modo quei criteri in futuro andranno certamente rivisti".
"Anche questa vicenda dimostra una urgenza messa in luce da Federparchi e da tempo", sottolinea con la sicurezza che viene dal buon senso il presidente Matteo Fusilli: "quella di istituire un tavolo permanente di consultazione sui parchi e con i parchi in seno alla Conferenza Stato-Regioni.
Proprio in questi giorni (a metà aprile, ndr)", aggiunge Fusilli, "stiamo inviando la nostra proposta operativa a tutti gli attori in campo, a cominciare dal ministero, alle Regioni, all'Upi e all'Anci". "Anche il Wwf è d'accordo con Federparchi su questa richiesta, di importanza essenziale per i parchi, e la sosterrà", dichiara Franco Ferroni, responsabile aree protette per l'associazione del Panda.
Che aggiunge poi: "i parchi devono rilanciare davvero una politica di sistema la cui assenza, aldilà delle dichiarazioni, è attualmente il loro lato debole". Prove tecniche pure queste (tra le due associazioni), ma di avvicinamento.

Gli accordi, Regione per Regione
Abruzzo/Sirente pigliatutto
L'accordo prevede un finanziamento ministeriale di 3,5 milioni di euro cui si aggiungono 220mila euro per la manutenzione del territorio e la prevenzione degli incendi boschivi.
La Regione ha cofinanziato per altri 3,5 milioni. In totale il budget a disposizione per il triennio 2001-2003 è quindi pari a 7,3 milioni euro.
Una somma di una certa consistenza, soprattutto considerata la pressoché esclusiva destinazione dei fondi: il parco regionale Sirente-Velino.
Difatti, unico parco regionale abruzzese - l'assessore Desiati ne ha proposto il secondo ridimensionamento in pochi anni, "tagliando" ulteriori 13mila ettari - esso beneficerà dell'intera somma messa a disposizione dal programma e di parte dei soldi destinati alla prevenzione antincendio.

Basilicata/Spazio alla fruizione
Nella regione del Pollino e dell'istituendo parco nazionale della Val d'Agri, gli interventi finanziati dall'accordo di programma sono nove. Interessano i due parchi regionali delle chiese rupestri del Materano e di Gallipoli Cognato-Piccole Dolomiti Lucane, nonché sei riserve regionali, per complessivi 2,5 milioni di euro di provenienza statale, nonché altrettanti di cofinanziamento regionale.
Nel magnifico bosco relitto di Policoro, un milione di euro è destinato ad "acquisto o fitto" di terreni. Poco di più - ed è l'intervento di maggiore entità - verrà speso per favorire la fruizione turistica delle riserve dell'Abetina di Laurenzana, del Lago Pantano di Pignola, del Lago Laudemio e del Lago Piccolo di Monticchio.
Emilia-Romagna/Aspettando l'Appennino
Concorrono anche risorse locali, nella misura del 10%, al budget complessivo di 7,3 milioni di euro.
Ed è l'unico caso tra gli undici accordi firmati, assieme alla vicina Toscana e alla Lombardia. All'Emilia il ministero ha erogato 3,5 milioni, cui se ne sono aggiunti circa 3 di provenienza regionale e appunto 744mila euro da attori locali. Tra i parchi fa il pieno il Delta del Po, con 1,6 milioni. Seguono via via: Alto Appennino Modenese con 981mila euro, Alta Val Parma e Cedra con 602mila, Alto Appennino Reggiano 545mila, Gessi Bolognesi 412mila, Corno alle Scale 380mila, Monte Sole 372mila, Taro 315mila, Laghi Suviana e Brasimone 302mila, Boschi di Carrega 292mila, Stirone 200mila, Sassi di Roccamalatina 197mila, Abbazia di Monteveglio 187mila. Quanto alle riserve, sono destinatarie di altri 906mila euro. L'ultimo articolo dell'accordo è dedicato al nuovo parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano. Al fine di promuoverne l'avvio il ministero ha trasferito alla Regione la somma di 3,6 milioni di euro, comprensiva dei 2,5 ml stanziati dalla legge 344/97 (quella che prevedeva l'istituzione del parco) per il triennio 1999-2001. "Il Servizio Conservazione Natura ha voluto dare intanto i soldi a noi", dice Enzo Valbonesi, ex-presidente di Federparchi e nuovo responsabile regionale delle aree protette (nonché presidente delle Foreste casentinesi). "Li trasferiremo al parco quando avrà aperto il conto presso la tesoreria provinciale della Banca d'Italia", continua Valbonesi, "ma ci vorrà del tempo: l'insediamento dell'ente gestore non avverrà probabilmente che dopo la pausa estiva".

Friuli Venezia Giulia/Riserve a bocca asciutta
Ventisette interventi, tutti all'interno dei due parchi delle Dolomiti Friulane e delle Prealpi Giulie (due aree di primo piano, in particolare la prima coi suoi 37mila ettari). E nulla alle riserve regionali - caso unico tra le Regioni - che pure sono dieci e si estendono (almeno ai fini dell'Elenco ufficiale) per oltre seimila ettari.
"Il fatto è che nei documenti inviati dal ministero si è sempre parlato di parchi e non di riserve", spiega desolato Rolando Marini, direttore del Servizio Conservazione Natura in Regione, "e noi ci siamo attenuti a quelle indicazioni". "Inoltre abbiamo saputo dei finanziamenti in grave ritardo e solo grazie alla cortesia dei funzionari del ministero", continua Marini.
"La documentazione, infatti, era giunta non a noi ma alla Direzione Ambiente (il Servizio è una direzione a sé, ma ancora per poco: inoltre la Direzione è a Trieste e il Servizio a Udine, ndr) che non ci ha comunicato nulla". I soldi in questione ammontano a 5,9 milioni di euro, equamente ripartiti tra fondi statali e regionali. Andranno in maggioranza (4,7 ml) alle Dolomiti Friulane e il resto alle Prealpi Giulie. E serviranno ad effettuare sistemazioni idraulico-forestali, realizzare centri visita, sentieri, carte escursionistiche, recuperare casere. Ma anche, chiarisce con onestà il documento programmatico allegato all'accordo, a "consolidare ed ampliare il consenso delle Comunità locali".

Lazio/Soldi ai parchi nazionali
Assieme e dopo quello con la Lombardia, l'accordo firmato tra il Lazio e il Servizio Conservazione Natura (nel maggio 2001) è precedente a tutti gli altri siglati poi dal ministero con le altre Regioni in regola con la 394.
Al contrario del caso lombardo, però, qui i finanziamenti statali assegnati sono effettivamente proporzionati alla superficie dei parchi regionali, come da Elenco ufficiale delle aree protette. E sono quindi pari a 7,5 milioni di euro, cui la Regione ha aggiunto come cofinanziamento 11,3 ml di fondi Cipe '99 (delibera n.142 del 6 agosto '99) vale a dire oltre il 60% del totale. Dalla A alla Z gli interventi sono 53. Quello più sostanzioso riguarda il restauro di un santuario campestre nel parco di Vejo, più di 2 ml di euro tutti di provenienza Cipe. Con 1,4 ml statali verrà invece completata "l'organizzazione dei beni storico-ambientali nei Comuni di San Biagio Saracinisco e Vallerotonda, non in un'area protetta regionale ma nel parco nazionale d'Abruzzo. Anche altri interventi riguardano parchi nazionali, e cioè il Circeo e il Gran Sasso-Laga, mentre 1,3 ml di euro di provenienza statale andranno a tre programmi dell'Agenzia regionale per i parchi.
Da notare, nello scorso novembre la Regione ha siglato col ministero un protocollo aggiuntivo per inserire nell'accordo un nuovo intervento: si tratta dell'acquisto di un'ala del palazzo Caetani-Colonna a Fondi (ai margini del parco dei monti Aurunci), dove sorgerà un centro culturale polivalente, tutto con risorse finanziarie regionali.

Liguria/La strada di Portofino
"L'accordo avviene contemporaneamente ad una vera e propria svolta nella situazione delle aree protette della Regione". È scritto così nel documento programmatico che accompagna il testo dell'accordo. Ma i funzionari regionali non si riferiscono all'ancora recente "taglio" di migliaia di ettari all'Aveto, al Beigua, al Montemarcello-Magra, ai Promontori, e naturalmente a Portofino. Bensì, al contrario, alle buone notizie dell'approvazione di quattro piani (all'Aveto, Antola, Montemarcello-Magra e Beigua) e dell'assegnazione nel bilancio 2001 delle "risorse più alte fino ad oggi assegnate ai capitoli per i parchi". Le risorse complessive dell'accordo ammontano a 4,5 milioni di euro, così ripartiti: 1,8 ml di fondi regionali e 2,7 ml di fondi statali (di cui 1,1 ml per programmi di interventi straordinari e di recupero ambientale, 508mila per manutenzione del territorio e prevenzione antincendio, 1 ml per interventi straordinari nel sistema delle aree protette di Portofino). Riguarda Portofino anche l'intervento più costoso dei tredici previsti, vale a dire la riqualificazione della strada Portofino Vetta-mare (620mila euro).

Lombardia/Campagna acquisti
L'accordo firmato nel febbraio 2001, ma predisposto già ai tempi del ministro Ronchi, è il primo degli undici siglati. Contrariamente agli altri, è parte integrante di un più vasto accordo di programma quadro in materia di ambiente e energia. Il ministero dell'Ambiente vi ha destinato la quota di gran lunga più rilevante di fondi, ben 15,5 ml di euro. Tra gli interventi finanziati vi sono l'acquisto di aree di alto interesse ambientale nei parchi dell'Adda Sud, dei Colli di Bergamo, della Valle del Lambro e della Valle del Ticino. Vanno segnalati pure gli interventi da effettuare nei Plis, i parchi locali d'interesse sovracomunale, generalmente aree agricole periurbane con la funzione di corridoi ecologici su cui punta molto l'attuale assessorato regionale all'Ambiente; e pure la realizzazione di un centro visite del parco dello Stelvio - un parco nazionale, quindi - nel Comune di Valfurva.

Marche/Avanti con CIP
La "torta" marchigiana vale all'incirca 3,7 milioni di euro. Assieme a quello del Lazio è l'unico accordo in cui i fondi regionali per il cofinanziamento richiesto superano di gran lunga quelli statali disponibili (rappresentando il 62% del totale). Se il ministero di via Capitan Bavastro ha stanziato 1,4 milioni (compresi i 77mila euro per la manutenzione del territorio e la prevenzione antincendio), infatti, la Regione mette a disposizione 2,3 milioni.
Ma è un primato solo sulla carta, sostiene il Coordinamento regionale dei parchi, vista la riproposizione di finanziamenti in realtà già stanziati in passato.
Così la suddivisione delle sole risorse statali: 371mila euro ciascuno ai parchi della Gola della Rossa-Frasassi e del Sasso Simone e Simoncello, 247mila euro al Conero, 154mila al San Bartolo. Restano 152mila euro che vanno alla Regione per la prevenzione antincendio e la promozione.
E, soprattutto, 145mila euro destinati al progetto CIP-Coste italiane protette - caso unico di progetto di area vasta considerato dagli undici accordi di programma - che continua la sua strada, in particolare, con la realizzazione di "studi, indagini, progetti di ricostruzione delle spiagge e conservazione della falesia", progetti di turismo destagionalizzato e sostenibile, ed iniziative di informazione e divulgazione. I soldi a CIP sono dunque il primo finanziamento statale, anche se inconsapevole, al progetto. Ed è significativo che derivino da una scelta precisa dei parchi marchigiani costieri (Conero e San Bartolo) - in sede di Coordinamento regionale - di destinarvi parte dei contributi a loro destinati. Dov'è che i numeri dell'accordo non dicono tutta la verità, invece, è sul fronte dei finanziamenti regionali. I 258mila euro ora offerti dalla Regione come cofinanziamento, dicono al Comitato nazionale CIP, il progetto li ha già avuti assegnati fin dal bilancio regionale 2000.

Piemonte/I boschi più verdi
Qui le disposizioni normative che guidano i finanziamenti sono tre. Infatti, ai due decreti ministeriali dell'autunno 2000 si aggiunge la previsione del collegato verde alla finanziaria per il 2001 (la legge 93/2001), che assegnava alla Regione Piemonte e solo ad essa un milione all'anno di vecchie lire - da ripetere nel 2002 - "per il miglioramento e l'incremento del patrimonio boschivo" nei Comuni oltre i 1200 m di quota. In totale, l'accordo riguarda 13,7 milioni di euro di cui 7,1 di provenienza statale. Quanto ai soli primi due dispositivi, i soldi messi a disposizione dal ministero (e, in pari quota, dalla Regione) ammontano a poco più di 6 milioni di euro. Vi è compreso anche mezzo milione di euro per quella manifestazione europea sulle aree naturali protette che, pare di capire, almeno per quest'anno non si terrà. Tra gli interventi finanziati, sedici, quello di maggior importo (1,8 ml di euro) riguarda il definitivo recupero della tenuta "Il castello" al parco delle Lame del Sesia: diventerà un museo e un centro visita dell'area protetta.

Toscana/Priorità zone umide
Gli interventi programmati sono diciotto per 7,5 milioni di euro a disposizione. Grazie all'accordo parchi, riserve e Anpil (le aree protette d'interesse locale, giunte già a quota 31) vedono giungere nelle loro casse qualcosa come 7 milioni e mezzo di euro. Alla metà scarsa erogata dal ministero (3,2 ml pari circa al 43% del totale), qui corrispondono 2,9 ml dalla Regione e 1,3 da enti locali e privati. Da notare, tre progetti sono connotati come "interventi di sistema" (denominati "In volo dai monti pisani", "In volo verso la migrazione" e "Lungo le rotte migratorie") e sono tesi al miglioramento e alla valorizzazione delle zone umide presenti in più aree protette.
Se è vero che sommando i finanziamenti a loro destinati si arriva quasi a 6,5 di euro, se ne deduce che per le aree protette toscane la partita accordo di programma, secondo un progetto regionale definito, è giocata in buona parte su stagni, laghi e paludi.

Umbria/Pioggia di micro-progetti
Tra Regione e Province giurano che è la volta buona, per il decollo reale del sistema regionale di aree protette. I 5,2 milioni di euro dell'accordo di programma giunti a fine 2001 nelle casse regionali a Perugia saranno un toccasana per il decollo dei sei parchi umbri, qui amministrati da consorzi (dal più grande al più piccolo: Trasimeno, Cucco, Subasio, Tevere, Nera e Colfiorito).
La ripartizione tra fondi statali e regionali è perfettamente paritaria. Anche qui, come nel caso della Liguria, il documento di accompagno assicura che "il Bilancio 2001 ha visto le risorse più alte fino ad oggi assegnate ai capitoli per i parchi". Ben 28 i progetti, di conseguenza dedicati a interventi di modesta entità finanziaria (solo in due casi superiori ai 500mila euro nel triennio di riferimento).
Tre di essi sono destinati a interventi in un'area protetta sui generis, non compresa nell'Elenco ufficiale del ministero: si tratta dello Stina (è l'acronimo di sistema territoriale di interesse naturalistico-ambientale), istituito con legge regionale 29/99 e poi 4/2000, interessante i territori di 9 Comuni tra cui Orvieto e Todi.
Nel marzo scorso, inoltre, la Regione ha proposto al ministero di integrare l'accordo con ulteriori 7 progetti per un importo di circa 700mila euro, da finanziare con fondi regionali Docup. Pare che la proposta verrà accolta.