Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 37 - OTTOBRE 2002


LE… “48 ORE” DI LE MANS
Fedenatur ha tenuto una giornata tecnica dedicata
all’educazione ambientale
I due quotidiani regionali hanno dato ampio spazio alla cronaca dei lavori della giornata tecnica dedicata a “L’educazione all’ambiente: un impegno basilare per i parchi naturali periurbani”, organizzata a Le Mans venerdì 18 ottobre dalla federazione europea delle aree protette naturali e rurali metropolitane e periurbane, “Fedenatur”, nata nel dicembre 1997 ed ubicato a Barcellona, presso il Parco di Collserola.
Il quotidiano “Ouest France”, che ho trovato in albergo, titolava “Parchi: professionisti di grandi città europee a Le Mans per scambiare esperienze”. Nel testo si precisava che “Da un anno e mezza Le Mans è entrata a far parte di Fedenatur, che raggruppa 17 grandi città europee. Lo scopo: mettere in comune le loro esperienze e le loro idee per proteggere la natura continuando a sviluppare la qualità della vita negli spazi naturali periurbani”.
L’articolo continuava informando che “l’Arca della natura”, lo spazio naturale di 450 ettari gestito dal Comunità urbana di Mans, avrebbe trovato nel confronto con i professionisti dell’educazione ambientale delle altre realtà aderenti a Fedenatur le ragioni per propagandare la propria realtà e per confrontarla con altre, in una fase sociale che vede le popolazioni urbane fortemente interessate all’utilizzo della natura, come ha osservato il primo cittadino di Le Mans, Jean Claude Boulard.
La stampa locale aveva sostanzialmente ragione. Anche se la cosa ha avuto parecchie altre implicazioni. Intanto, per confermare l’impostazione dei quotidiani, va detto che si sono confrontate in maniera approfondita e serrata due esperienze francesi (L’Arca della Natura di Le Mans, con un intervento di Rodolphe Bécan, e La base della valorizzazione del tempo libero di St Quentin en Yvelines, vicino Versailles, con una relazione di Alain Morand), con tre esperienze italiane (Parco Nord Milano; Roma natura; parco del Conero) e con tre esperienze spagnole (il parco di Collserola; l’anello verde di Vitoria Gasteiz; ed il progetto “Vivere il parco” del servizio parchi della Deputazione di Barcellona).
Il confronto delle differenti esperienze, illustrate a partire da specifiche questioni (tanto per fare qualche esempio: Maurizio Baccanti, del parco del Conero ha reso una testimonianza sui dati di dieci anni di educazione ambientale; Isabel Raventos i Gastòn e Alfons Raspall del parco di Collserola hanno mostrato i loro supporti multimediali informando sui flussi, e sulle modalità delle occasioni di educazione ambientale da loro gestite; Riccardo Gini e Massimo Urso del parco Nord Milano si sono soffermati sull’intreccio tra le visite di alunni e la pagina web che rende conto di quelle visite in tempo pressoché reale e sul sentiero ludico Greta e Anselmo; Amedeo Fadda di Roma natura ha presentato un rapporto su quattro anni di attività; Jesùs M.a Mesanza del parco di Vitoria Gasteiz ha illustrato le caratteristiche dell’anello verde che circonda l’omonima città basca, mentre Ramon Espinach i Grau ha presentato i risultati dell’attività della scorsa estate) ha fornito l’occasione di formulare domande e di riassumere problematiche e linee di tendenza, relative ai costi, alle modalità di gestione, ai programmi, alle opportunità che oggi si offrono in Europa di formare nuove generazioni di eco-cittadini anche attraverso il lavoro delle aree protette.
Un diverso capitolo di attenzione che ha impegnato i partecipanti alla giornata tecnica ha riguardato i rapporti con la Direzione Generale XI Ambiente della Commissione europea. Andrè Grange, Marià Marti y Viudes (segretario generale di Fedenatur) e Jean Louis Michelot hanno illustrato tempi ed obbiettivi di un lavoro che Fedenatur preparerà per la suddetta direzione generale, in vista di una auspicabilissima direttiva europea sulle aree protette ubicate in spazi perirbani, accanto a città grandi. Solo questo argomento meriterebbe un lungo saggio.
Tuttavia almeno va segnalato l’evento in atto, registrandone i contorni (si tratta di costruire una sorta di “rapporto” sulla realtà di questo tipo di aree protette, avanzando ipotesi di possibili loro valorizzazioni, allo scopo di integrare gli spazi periurbani con quelli urbani, e con le rispettive culture), le scadenze (l’intero lavoro va consegnato nell’aprile del 2003, e troverà una scadenza interna nell’appuntamento di Fedenatur già fissato a Barcellona, il 12, 13 e 14 marzo dell’anno che viene) e la valenza oggettiva che questo lavoro, apparentemente pressoché normale per una associazione internazionale di aree protette, viene ad assumere nei confronti di una Unione Europea che non riesce a prendere in seria e continuativa considerazione i parchi in quanto tali, e per quello che oggi rappresentano. Si tratta di una vera e propria “ferita” aperta, che attende di essere sanata. Sicché molto giustamente chi è intervenuto su questo aspetto della riunione ha sottolineato la necessità di preparare una sotto sezione del “simposio di Barcellona” esplicitamente mirato ad una presa di contatto con chi frequenta l’Unione Europea più da vicino e dall’interno in modo da cogliere l’occasione per superare la fase della lamentazione, e costruire rapporti fecondi e durevoli.
Altri momenti dell’appuntamento di Le Mans hanno riguardato l’ampliamento dei parchi che Fedenatur – nella assemblea di Lisbona – ha deciso di accogliere nella federazione europea. Le decisioni di Lisbona hanno prodotto un ingresso di nuovi parchi italiani, ed una rinnovata attenzione in altri, che hanno già prodotto effetti tangibili nella nostra Penisola. A Torino, nel vivo della seconda conferenza nazionale delle aree protette, si è svolta una sessione tematica speciale dedicata ai “parchi metropolitani e periurbani” ed al ruolo delle aree naturali protette metropolitane e periurbane, che ha dato luogo ad un confronto molto ricco, e ad un documento finale illustrato in sessione plenaria da Valter Giuliano.
A Le Mans, a soli quattro giorni dalla chiusura della conferenza di Torino, il documento illustrato da Valter Giuliano era già in discussione tra i rappresentanti dei parchi periurbani europei, ed era la prova della possibilità di potenziare una ulteriore rete di aree protette con problemi analoghi, allo scopo di confrontare le possibili soluzioni, e di perseguirle con la forza di una rete europea di riferimento.
Nelle more dell’incontro (vale a dire nelle pause, nella visita all’Arca della Natura, nel ricevimento in Comune, nella visita notturna alla città antica, degli aulerci cenomani (galli) e poi dei romani, e perfino negli spostamenti in pulmann o negli ippomobili tirati dal cheval percheron), si sono messi a punto i possibili snodi di una rete che non può ignorare l’incontro di Barcellona di metà marzo, né l’appuntamento di Bari del 26 – 30 marzo, la prima fiera dei parchi del Mediterraneo, né Durban, alla fine del medesimo 2003.
Troppi appuntamenti? Troppe chiacchiere?
Troppa carne al fuoco? Forse. Ma quando si mettono sul tavolo le carte, e quando si confrontano le esperienze, come è successo nella sala Madrid al Lingotto, un sabato mattina d’ottobre, o come è successo nel Palazzo Cenomanico del Centro dei congressi e della cultura di Le Mans, un venerdì 18 del medesimo ottobre, capita di avvertire un comune sentire che potrebbe perfino svecchiare alcune pratiche anchilosate, superando antinomie inesistenti, e magari evidenziando quelle vere, da prendere in considerazione con l’ottimismo delle nostre pazienti volontà.
Del resto, i fili delle nostre reti sono complicati e spesso imprevedibili.
Chi sapeva, prima di capitare a Le Mans, che le popolazioni celtiche alla Asterix e Obelix erano saldamente impiantate alla confluenza tra la Huisne e la Sarthe, ovviamente, ma che nel tempo si erano anche spostate chiotte chiotte in una zona tra le Alpi ed il fiume Po, dove adesso c’è Brescia, l’Alto Garda Bresciano e quella cittadina di Gargnano dove ogni anno teniamo i convegni internazionali in onore di Valerio Giacomini e delle sue idee sul rapporto che è necessario si sviluppi tra uomini e parchi? E adesso che lo so, chi mi impedisce di immaginare che tra il menhir riciclato da san Giuliano e trasportato da Obelix e i sassi Camuni, e le pietre del Garda, corrano fluidi magici, affinità preistoriche, intese più forti delle nostre svagate proiezioni di power point, e che dietro al nostro nuovo modo di parlarci addosso mescolando catalano e patois, pugliese, torinese, milanese, genovese, romano e marchigiano, ci sia una cultura da ricomporre, una koiné da rispolverare, per fare dell’Europa delle banche renane e dei furbastri di ogni meridiano e di ogni fuso orario, una nuova e solida Europa delle culture, ricche perché diverse, ma ricche anche perché fornite di radici solide, innaffiate da persecuzioni e da guerre tragiche, che potremmo vendicare in una nuova prospettiva di buone pratiche autosostenibili, ma in rete. Questo mi sono portato a casa dall’Arca della Natura.
E questo, con assoluta modestia, socializzo.