Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 37 - OTTOBRE 2002


TAM TAM
Dai giornali dei parchi
Anche in questo numero continua l’appuntamento con le riviste delle aree protette.
Un’opportunità che “Parchi” desidera offrire a parchi e riserve di ogni parte del Paese
per avviare uno scambio di informazioni efficace, per valorizzare gli sforzi avviati in questi anni sul piano della comunicazione e tutto ciò che dai parchi viene "raccontato" in termini
di esperienze, progetti, iniziative di ampio respiro e quant'altro.
Si invitano, nella circostanza, le redazioni dei parchi a collaborare,
inviando i testi all'indirizzo di posta elettronica della rivista (f.zandri@fastnet.it)
e il materiale fotografico al Parco del Conero Via Vivaldi 1/3- Sirolo (Ancona),
all'attenzione di F. Zandri.
Il dibattito sulla comunicazione stessa dei parchi è sempre più ricco e vivace.
Attendiamo pertanto il vostro contributo, certi che saprete cogliere la portata di tali opportunità.
L’INFORMAFIUME
Periodico del Parco del Po vercellese-alessandrino
P.zza Giovanni XXIII n.5 - 10048 Valenza
tel 0131.927555 fax 0131.927721
Parco del Po Vercellese/Alessandrino:
Qualità certificata
Il Parco del Po vercellese/alessandrino, intende ottenere il miglioramento della qualità ambientale del territorio sottoposto alla propria tutela e dell’Area Turistica nel suo complesso, mediante impegni trasparenti e azioni condivise, di carattere volontario. Il Sistema di Gestione Ambientale è uno strumento che facilita questo processo, contribuendo a dare chiarezza e trasparenza alla gestione dell’area protetta e favorendo la discussione su temi di comune interesse. Il Sistema, adottato dall’Ente, sarà sottoposto a verifiche oggettive da parte di un ente terzo, volte all’ottenimento della Certificazione ISO 14001. Il coinvolgimento di tutti i soggetti che interagiscono sul territorio del Parco è reso possibile attraverso l’istituzione di un “Forum delle parti interessate”.
Per “Parti Interessate” si intendono tutti i soggetti pubblici e privati che in qualche modo operano all’interno del territorio del Parco o nelle vicinanze, e che sono interessati al miglioramento della qualità ambientale del territorio stesso. Il Forum è un tavolo tecnico, a carattere consultivo, di coordinamento, riflessione, confronto delle esperienze ed elaborazione di proposte; ha come obiettivo principale la definizione delle “prescrizioni di qualifica”, che in una seconda fase costituiranno i criteri in base ai quali l’Ente Parco qualificherà i propri “fornitori di qualità ambientale”. Con la qualifica, l’Ente-Parco concederà a tali soggetti l’utilizzo di un apposito marchio, che potrà essere utilizzato sulla documentazione e sui prodotti dell’Azienda o Ente. La qualifica, così come l’adesione al Forum, è a carattere volontario.
Al Forum, che prenderà avvio nel mese di novembre, sono stati invitati enti locali, ARPA, camere di commercio, associazioni di categoria, consorzi irrigui, associazioni ambientaliste, associazioni di cittadini e di consumatori, ecc.
Il territorio di riferimento è quello dell’Area Turistica del Parco del Po, che comprende, oltre ai 23 Comuni del Parco, altri 24 Comuni limitrofi (dei quali 9 sono in Provincia di Pavia), per un totale di circa 118.000 abitanti e 12.900 aziende presenti. L’analisi ambientale effettuata, che è ormai al termine, ha evidenziato che, ai fini del coinvolgimento per il miglioramento della qualità del territorio del parco, le attività produttive da prendere in considerazione prioritariamente, perché ritenute più rilevanti per i loro impatti ambientali significativi, sono, per quanto riguarda le attività produttive, la risicoltura, la pioppicoltura, l’attività estrattiva e l’attività turistica; per quanto riguarda l’attività delle amministrazioni locali, la gestione delle proprietà comunali, il sistema idrico integrato, e l’attività di pianificazione. Il miglioramento ambientale dovrà avere come obiettivo la restituzione di una maggiore funzionalità e naturalità a tutto il corso d’acqua, così da incidere positivamente sulla presenza delle specie di pregio, sia vegetali sia animali.

Principali benefici attesi dall’applicazione del Sistema di Gestione Ambientale
Per l’Ente-Parco:
  • Miglioramento della qualità ambientale
  • Nuove occasioni di dialogo con gli altri soget- ti presenti nel parco
  • Coinvolgimento degli altri soggetti su obietti- vi, dapprima limitati e poi sempre più forti
  • Maggiore efficienza interna
  • Visibilità dei risultati Per i “fornitori di qualità ambientale”:
  • Utilizzo del marchio di “fornitori di qualità ambientale del Parco”
  • Utilizzo dei circuiti informativi del Parco per diffondere i propri prodotti e
  • Possibilità di avvicinarsi ad altri strumenti di sviluppo sostenibile
  • Per amministratori, cittadini ed utenti del ter- ritorio:
  • Miglioramento dei rapporti tra i vari soggetti del territorio e riduzione di possibili situazio- ni di conflittualità Condivisione di dati ed informazioni utili al miglioramento della qua- lità ambientale
  • Possibilità per i consumatori di avere informa- zioni certe e sottoposte a con trollo riguardo le prestazioni ambientali delle aziende qualificate

CASA PARCO
Mensile del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
Anno V serie n.6 gen/mag 2001 - Via O. De Marsilio
84078 Vallo della Lucania
tel. 0974.719911 - fax 0974.7199217
Biodiversità
Centottantamila ettari di natura protetta, un complesso organismo vivente da proteggere, un Parco che dall’unicità trae la sua ragion d’essere, tanto da essere inserito nella Rete mondiale delle Riserve di Biosfera e dichiarato, unico caso del Mediterraneo, Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
E’ naturale quindi che tra i principali obiettivi che il Parco persegue, ci sia la conservazione della biodiversità , e che abbia attivato la costituzione di un Osservatorio.
Ne parliamo con Gabriele de Filippo, il giovane ricercatore che ne coordina le attività.
In cosa consiste il progetto?
Il progetto parte dalla rilevazione della biodiversità a noi sconosciuta. Sappiamo di molte piante e animali che vivono solo qui, come ad esempio due specie di efemerotteri, piccoli insetti che vivono solo nelle acque del Mingardo e del Bulgheria, molto conosciuti dai pescatori di trota che ne imitano la forma per costruire le loro esche, o di una lepre – la lepre italica- che si trova nel Cilento e in poche zone dell’Italia meridionale, una scoperta di due anni fa. Dobbiamo concentrare le attività di ricerca per vedere quali sono specie da valorizzare e tutelare; individuare, attraverso gli elementi della biodiversità , le attività compotibili che più di altre vanno promosse.
Come operate?
Giovani ricercatori – botanici e biologi – scendono in campo a rilevare, con la consulenza dell’Università di Napoli per la zoologia e di Roma per la botanica. Uno degli aspetti più difficili del processo di rilevamento della biodiversità è il riconoscimento delle specie; se si tratta di una pianta, infatti, bisogna farlo in primavera quando c’è il fiore. I ragazzi vanno in giro e raccolgono i campioni, in laboratorio li essiccano e li studiano al microscopio, poi definiscono la pianta. Lo stesso vale per gli animali, alcuni insetti si riconoscono solo per la forma della bocca, dei dentelli sugli arti.
Cosa avete scoperto fino ad adesso?
Abbiamo contribuito a riconoscere e a classificare numerose specie, definendo un quadro specifico delle distribuzione di alcune specie importanti a livello internazionale, evidenziando alcuni aspetti di rischio sul territorio con relativa catalogazione di situazioni da migliorare sotto l’aspetto ambientale.
A che punto siete nella realizzazione del progetto?
Il progetto è iniziato nel gennaio 2000. Abbiamo raccolto migliaia di esemplari che stiano sistematizzando, costruendo una banca dati su flora e fauna; i dati sono inseriti nel sistema informativo territoriale ambientale del Parco. Ciò consentirà di ricavare carte geografiche, statistiche e operare un controllo costante sull’evoluzione della biodiversità.
Ad oggi sono stati rilevati oltre settemila campioni faunistici, seimila floristici, duecentosettanta fitosociologici.
Sono state catalogate e archiviate oltre trecentocinquanta diverse specie faunistiche oltre a quattrocento floristiche (sulle duemila stimate), di cui oltre quaranta sono endemiche.
Stiamo conservando anche un archivio dove conserviamo il Dna che raccogliamo dalle specie presenti sul territorio per metterlo a disposizione dei ricercatori di tutto il mondo.
Per le popolazioni locali quali sono i vantaggi che derivano dalla tutela di queste varietà?
Il mantenimento di tutte le forme di vita presenti nel territorio concorre a rendere equilibrato l’ecosistema, quindi è evidente che se lo vogliamo mantenere funzionale in modo corretto dobbiamo conservare tutte le specie che sono proprie del territorio. Se le riduciamo determiniamo un’alterazione.
Quando terminerà il progetto?
Il progetto termina a dicembre, e dopo, le conoscenze acquisite, saranno gestite dall’Osservatorio della Biodiversità. L’osservatorio continuerà il suo compito, coordinando tutte le attività di rilevamento sul territorio; questo infatti, data la vastità, richiede un’attività di ricerca e di catalogazione costante, che non si esaurisce.
Il suo compito è di analizzare continuamente le specie viventi nella loro interazione con l’ambiente, registrando le modifiche conseguenti dal rapporto di reciproca influenza. Sparendo l’ambiente, sparisce anche la specie in esso presente.

Il centro di educazione ambientale
“Renzo Videsott” della Riserva naturale Montagna di Torricchio
L’Uomo e l’Ambiente, Camerino 2002
Dipartimento di Botanica d Ecologia dell’Università
Via Ponti, 5 - 62032 Camerino (Macerata)
tel. 0737.7404504 - fax 0737.404508
Il primo corso di educazione ambientale in Italia organizzato nel 1951 dal Movimento Italiano per la Protezione della Natura
Nell’anno scolastico 1950-51 la sezione trentina del Movimento Italiano per la Protezione della Natura (M.I.P.N.) ha organizzato a Trento un corso di protezione della natura per studenti delle scuole secondarie, che è stato il primo corso di educazione ambientale organizzato in Italia ed al quale ho avuto la fortuna di partecipare anch’io. Al corso aveva partecipato anche Francesco Borzaga, che in seguito divenne il principale protagonista della difesa dell’ambiente in Trentino.
Ideatore del corso è stato il prof. Renzo Videsott, segretario generale del movimento italiano per la Protezione della Natura e componente del primo e del secondo (1948-1950; 1950-1952) Consiglio esecutivo dell’Union Internationale pour la Conservation de la Nature (U.I.P.N.), oggi Union Internationale pour la Conservation de la Nature et des ses Ressources (U.I.C.N.).
Il prof. Videsott aveva proposto di organizzare il corso in occasione della seconda Assemblea generale dell’Unione Internazionale che aveva avuto luogo a Bruxelles dal 18 al 23 ottobre 1950; durante i lavori dell’assemblea venne discusso il tema Educazione in materia di protezione della natura (Videsott, 1950; U.I.P.N.,1951).
In questi anni l’Unione Internazionale aveva sede a Bruxelles dal 18 al 23 ottobre 1950; durante i lavori dell’assemblea venne discusso il tema Educazione in materia di protezione della Natura (VIDESOTT, 1950; U.I.P.N., 1951). In quegli anni l’Unione Internazionale aveva sede a Bruxelles presso l’INSTITUT DES PARCS NATIONAUX DU CONGO BELGE.
Molto forte era l’intesa sui temi protezionistici allora dibattuti in Italia ed in Europa fra Renzo Videsott e Jean Paul Harroy, il quale nel 1980 ha partecipato a Camerino al convegno “Strategia 80 per i parche e le riserve d’Italia” tenendo la relazione introduttiva (Harroy, 1983); Harroy aveva partecipato anche all’escursione alla Riserva Naturale di Torricchio del 30 ottobre 1980, a conclusione del convegno risalendo la Val di Tazza e giungendo fino alla località “Le Porte”.
Nell’ambito del Movimento Italiano per la Protezione della Natura, Renzo Videsott propose di tenere il corso a Trento, ove svolgeva una vasta attività la Sezione trentina del Movimento, di cui era Presidente Paolo Videsott, segretaria Benedetta Granello e soci attivi Antonio Valenti, Ezio Mosna, Benedetto Bonapace, Bruno e Nino Betta, Silvio Ducati, Italo Gretter, Giancarlo Avi, ed altri.
D’intesa con Renzo Videsott, la sezione di Trento del M.I.P.N. aveva così fissato gli scopi del corso, che ebbe una notevole rilevanza sui giornali di Trento (vedi bibliografia):
1. Far conoscere l’ambiente naturale in cui viviamo e rilevare i suoi influssi negli sviluppi della vita sociale;
2. Promuovere il rispetto della natura che è un patrimonio comune;
3. Contribuire al miglioramento spirituale dei giovani, completando la loro cultura ed avvicinandoli ad un mondo di suggestiva bellezza e perfezione.
La sezione di Trento del Movimento continua con queste considerazioni sul significato del corso: “E’ bene che i giovani sappiano quali pericoli corre questo comune patrimoni, fonte indispensabile della nostra esistenza e come la potenza tecnica lo logori in modo impressionante. Sarà inoltre chiarito ai giovani il concetto di protezione della natura, che significa soprattutto protezione degli interessi dell’ uomo connessi con la natura. Impareranno cosi a costruire ed a non distruggere , a proteggere questa natura che ci dona tutte le sue bellezze, che ha ispirato gli artisti, che salva lo spirito dell’uomo dalle logoranti tensioni che la civiltà meccanica quotidianamente gli procura”.
La Sezione di Trento del Movimento ha inoltre incaricato il prof. Ezio Mosna di organizzare il corso; studioso di geografia alpina, egli è stato un grande ed entusiasta educatore, come risulta dalla sua multiforme attività e dalle sue pubblicazioni, tra cui il libro “Due ragazzi nel bosco”, di cui sono state edite ben tre edizioni a cura della Sezione di Trento del Movimento (Mosna, 1956). Le lezioni vennero tenute da un gruppo di docenti molto noti, personalità di spicco della cultura naturalistica e umanistica di Trento, soci della Sezione di Trento del Movimento, della Società di Scienze Naturali del Trentino - Alto Adige e del Museo di Storia Naturale della Venezia Tridentina; di essi e del prof. Ezio Mosna vengono riportati brevi cenni biografici più avanti, mentre per notizie più dettagliate si rimanda a Pedrotti (1998). Nell’Archivio della Sezione di Trento del M. I. P. N. si trova la documentazione relativa al corso, fra cui i testi dattiloscritti delle lezioni tenute dai vari docenti (ad eccezione della lezione di Silvio Donati, che non è stata ritrovata); alcuni testi sono molto ampi e documentati, in altri casi si tratta di appunti e schemi degli argomenti trattati. E’ evidente che i testi non erano destinati alla stampa, ma piuttosto alla preparazione di dispense per gli studenti che avevano frequentato il corso. In ogni caso il materiale è molto interessante, perche permette di comprendere come venivano affrontati i problemi ambientali 50 anni fa, con idee e proposte valide e attuali ancora oggi; per tale ragione ne è stata decisa la stampa in un volume della serie “L’uomo e l’ambiente”, pubblicato in occasione dell’inaugurazione del Centro di Educazione Ambientale della Riserva naturale Montagna di Torricchio, dedicato al nome di Renzo Videsott, per la sua attività per l’educazione ambientale, per la protezione della natura e per i parchi nazionali, svolta con grande dedizione dal 1943 al 1974. Professore nella Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, Renzo Videsott nel giugno 1948 ha promosso la fondazione del Movimento Italiano per la Protezione della Natura e ad ottobre dello stesso anno ha partecipato a Fontainebleau alla fondazione dell’Union Internationale pour la Protection de la Nature; dal 1943 in poi si è occupato del salvataggio dello stambecco e della riorganizzazione del Parco Nazionale del Gran Paradiso (Videsott C; 1983; Meyer,1995; Pedrotti, 1996, 1998 e 2000; Piccioni, 1999; Sievert, 2000). Durante l’Assemblea generale di Bruxelles del 1950 venne anche deciso di pubblicare un fascicolo sulla protezione della natura per le scuole italiane; il fascicolo avente il titolo di “La natura fonte preziosa e vulnerabile dei beni a noi necessari. Testo di una lezione per gli scolari d’Italia” venne realizzato a Torino a cura dello stesso Renzo Videsott e distribuito in 180.000 copie nelle scuole italiane; ambedue le iniziative vennero finanziate dall’ U. I. P. N. con fondi dell’UNESCO (Videsott, 1951; U.I.P.N. 1951) . Il presente volume contiene anche la ristampa anastatica del testo della lezione per gli scolari d’Italia La natura fonte preziosa e vulnerabile dei beni a noi necessari, scritta da Renzo Videsott nel 1951. Il centro di educazione ambientale “Renzo Videsott” della Riserva naturale Montagna di Torricchio intende ispirare la sua attività ai concetti espressi negli anni 1943-1974 da Renzo Videsott, che è stato un grande pioniere della protezione della natura in Italia e in Europa, ponendoli a confronto con l’evoluzione del concetto di protezione della natura che è stata negli anni successivi e fino ad oggi.
Franco Pedrotti

VOCI DEL PARCO - NOTIZIE DAL PARCO NAZIONALE DEL GRAN PARADISO
Estate 2002 - Via della Rocca 47
10123 Torino
80 anni anche di ricerca scientifica
Ci siamo mai chiesti, entrando in un centro visitatori, oppure leggendo un libro sul parco, da dove arrivino informazioni quali “nel parco ci sono 6.000 stambecchi... gli abeti rossi formano boschi puri solo in Valle d’Aosta...?”
Ebbene ogni informazione che viene trasmessa al pubblico, anche quella che apparentemente sembra semplicissima, deriva da anni di ricerca, di lavoro d’indagine e di costi sia in termini finanziari che di energie umane.
Per saper per esempio quanti stambecchi ci sono nel parco, due volte l’anno il servizio scientifico organizza specifici censimenti che vengono effettuati dai guardaparco. Per conoscere invece la distribuzione della specie sul territorio, vengono svolte catture e armature degli animali, per poterli poi seguire a distanza in tutte le stagioni. In alcuni casi sono state molto utili le segnalazioni dei visitatori, per esempio di animali marcati o di specie mai avvistate prima su territorio (es. capriolo, lince, lupo).
Purtroppo le ricerche da fare sono moltissime e i fondi disponibili non bastano mai. Ecco perché quest’anno abbiamo pensato di chiedere il contributo dei visitatori per poter continuare una ricerca importante: quella sullo scoiattolo rosso, di cui potere leggere i dettagli nella parte che segue. Le modalità per contribuire alla ricerca sono due:

  • nei centri visitatori in cui è previsto un biglietto d’ingresso, la metà del costo del biglietto verrà devoluto al progetto;
  • in ogni centro visitatori sarà possibile comunque dare un contributo e l’operatore rilascerà regolare ricevuta.
    Il contributo dei visitatori sarà fondamentale per il parco (anche solo con l’ingresso ai centri visita) per continuare le ricerche.
    L’anno prossimo saremo lieti di comunicare l’ammontare di fondi raccolti e i risultati delle indagini effettuate.
    Grazie per la collaborazione
    Cristina Del Corso
    Servizio Turismo ed educazione ambientale PNGP

PARCO DELLA MAREMMA
Supplemento a Provincia informa
Anno IV n. 11 Dicembre 2001
Un progetto life natura
Il progetto Life Natura denominato Parco della Maremma: gestione degli habitat palustri e dunali, approvato dalla Commissione Europea nel 1998, prende corpo in attuazione di principi enunciati da normative comunitarie e nazionali.
L’Ente Parco Regionale della Maremma è il soggetto proponente del progetto, sostenuto finanziariamente da un contributo comunitario, da un contributo regionale e da un contributo della Lipu, per un impegno economico complessivo di 500mila euro (circa un miliardo di lire).
Descrizione del progetto
Le aree interessate dal progetto Life sono il padule della Trappola con la fascia dunale, e la zona delle Macchiozze, localizzata sulla sinistra orografica del Ombrone in prossimità della foce del fiume.
La prima zona d’intervento è quasi totalmente di proprietà dell’Azienda Agricola La Trappola, mentre la seconda zona ricade interamente all’interno della proprietà dell’Azienda Agricola Regionale di Alberese.
Ambito delle Macchiozze
Obiettivo prioritario del progetto per la zona delle Macchiozze è rappresentato dalla complessiva gestione dei vasti chiari esistenti nell’area e di quelli di nuova realizzazione che rappresentano un ambiente di grande significato dal punto di vista ornitologico oltre ad ospitare, nel suo complesso, un habitat di interesse comunitario; i chiari esistenti, al momento dell’attivazione del progetto, erano di origine artificiale in quanto l’area risultava utilizzata per la localizzazione di cave di prestito.
La zona è inoltre interessata dal pascolo del bestiame brado (bovini ed equini di razza maremmana di proprietà dell’Azienda Regionale di Alberese.
Il progetto ha ipotizzato la realizzazione di due nuovi chiari già esistente, caratterizzandoli con alcuni piccoli isolotti centrali, in modo da favorire la presenza di avifauna facilmente difendibile dall’attacco di predatori selvatici, soprattutto nel periodo della nidificazione, grazie anche alla profondità variabile dei chiari che aumenta in prossimità degli isolotti realizzati.
La presenza di acqua viene assicurata, in caso di carenza di precipitazioni atmosferiche, tramite un collettore capace di spingere l’acqua nei chiari mediante motopompa, non potendo garantire la presenza di acqua tramite un sistema di canali comunicanti per la maggiore quota dei chiari rispetto al fosso principale di adduzione dell’acqua.
Al fine di rendere l’intero ambito fruibile da visitatori, è stato pensato un itinerario di birdwatching caratterizzato da due capanni di avvistamento localizzati al limite dell’argine dell’Ombrone, in modo da consentire il raggiungimento da parte dei turisti lungo il piede dell’argine, non arrecando alcun tipo di disturbo alla avifauna presente nei chiari.

PIEMONTE PARCHI-GLI SPECIALI
n. 8/2002 anno XVII
Via Nizza, 18 - 10125 Torino
tel. 011.4323566 - fax 011.4325919
I parchi metropolitani: nuove sfide per le aree protette
Accanto alle grandi aree tematiche intorno alle quali ruota il dibattito sulle protette (Alpi, Sistema appenninico, Pianura padana, Coste e isole) il tema dei parchi urbani e periurbani sta via via divenendo uno stimolante terreno di crescita del dibattito sul concetto di parco, intrecciando fra di loro diverse tradizioni culturali. Dalle esperienze dell’urbanistica e del paesaggismo fra otto e novecento, con i grandi maestri come F.L.Olmsted, J.Paxton, Cornelis van Eestern e come A.Duchene e B.Tschumi che danno vita ai nuovi spazi verdi urbani della città moderna; alle elaborazioni teoriche di maestri come L.Mumford, J.Gottman o K.Lynch che nelle loro ricerche analizzano la città come una grande realtà contemporanea, scoprendone lati negativi e potenzialità straordinarie, insite in quella constatazione –anche se fatta solo di numeri- di C.Muscarà, quando scrisse che la popolazione mondiale nel 1960 poteva essere considerata “urbana” per il 33% mentre negli anni ’80 questo valore divenne ben del 45%. Per giungere, infine, alle proposte delle aree protette, nate in Italia sui territori naturali per eccellenza, rappresentati dalle catene montuose, e scese verso valle e nelle pianure, per portare le loro proposte di gestione del territorio e delle bellezze naturali.
Quindi tradizioni diverse, che danno luogo tuttavia ad un incontro entusiasmante, dove i lembi di natura possono trasformarsi in progetti di educazione, mentre le aree verdi urbane possono divenire parti delle reti e dei corridoi ecologici, un tempo estranee alle città, ed oggi sempre più presenti in esse, in primo luogo attraverso le vie dei corsi d’acqua. Una dinamica, quindi, di feconda integrazione, che va di pari passo con l’affermazione del moderno modello di metropoli, sintetizzato nel concetto della “città diffusa”, ovvero di quel definitivo superamento della barriera centro/periferia. Tante esperienze italiane, dai parchi urbani romani alla corona verde torinese, dalle città costiere alle esperienze dai parchi del milanese, stanno a testimoniare la feconda attività di gestione e di realizzazioni che affiancano le elaborazioni teoriche che avvicinano il mondo degli urbanisti con quello degli specialisti della conservazione. La crescita delle conoscenze naturalistiche del terreno nazionale, avviata anche grazie alle esperienze dei parchi regionali, ha infatti sempre più svelato le potenzialità ambientali dei contesti urbani, nei quali comunità animali e vegetali hanno saputo riconquistarsi ampi spazi, avvicinando natura e città ed affermando così un “ruolo ecologico” e di qualità di vita anche ai contesti cittadini.
Un nuovo terreno di interdisciplinarietà dove architetti, naturalisti, urbanisti, agronomi e geologi possono insieme disegnare un nuovo futuro per gli spazi urbani, ieri luogo del degrado, domani nuovi scenari riqualificati del quotidiano di ognuno di noi.
Un nuovo e intrigante tavolo di lavoro per il consenso nazionale del “mondo dei parchi”.
Ippolito Ostellino

LE PATISSON
n. 5 settembre/novembre 2002
Communauté urbaine du Mans,
16 avenue Francois Mitterrand
www.arche-nature.org