Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 38 - FEBBRAIO 2003


LE RISERVE NATURALI INTEGRALI IN ASPROMONTE
Nel quadro della ricerca scientifica forestale
Finalità e utilità ai fini scientifici delle RNI
Le RNI hanno lo scopo di assicurare la conservazione degli ecosistemi e dei patrimoni genetici locali e di specie rare o minacciate di estinzione. Assumono un significato importante nella ricerca scientifica e nella acquisizione di nuove conoscenze.
Esse infatti costituiscono un laboratorio all'aperto dove lì soltanto è possibile studiare l'ordine e le regole dei processi naturali, attraverso il monitoraggio continuo degli ecosistemi, per definire i nuovi modelli di tutela e di gestione compatibili con la salvaguardia delle risorse ambientali. Inoltre le ricerche a lungo termine sugli ecosistemi forestali acquistano sempre maggiore importanza per la comprensione delle modalità di reazione degli ecosistemi ai cambiamenti ambientali e per soddisfare le richieste informative derivanti dalle convenzioni internazionali in materia di ambiente (Voegeli, 1986; Corona e Marchetti, 2001).

Storia della costituzione delle RNI in Italia
Il primo tentativo di istituzione di riserve naturali integrali di interesse forestale si deve ad Aldo Pavari, Direttore della Stazione di Selvicoltura, con la creazione, nel 1952, di una rete di aree nelle principali formazioni forestali. Si trattava di 24 aree sottoposte a tutela integrale, di superficie variabile da 1 a 6 ettari e per una superficie complessiva di 84 ettari (Guidi e Manetti,1993). L’obiettivo era quello di monitorare la dinamica evolutiva dei soprassuoli forestali e trarre indicazioni utili ai fini della gestione selvicolturale di casi analoghi.
La prima vera e propria RNI fu istituita nel 1959 nelle Foreste Casentinesi (Sasso Fratino) con un provvedimento interno all’ASFD, in quanto l’istituto della riserva naturale integrale non era previsto dal nostro ordinamento giuridico, che venne successivamente regolamentata con il DM 26.07.1971 (Massei,1981). In seguito sono state costituite numerose RNI a cura di vari Enti (Parchi, Università, ecc.).

Ruolo svolto dalla ricerca scientifica nelle RNI
Nonostante che in Italia si sia ravvisata da tempo l'importanza a fini scientifici delle RNI, le ricerche in modo sistematico si sono sviluppate solo in tempi relativamente recenti. Dapprima hanno prevalso indagini di tipo semplicemente descrittivo della vegetazione e dei soprassuoli (Hofmann, 1965; Nardi Berti, 1972; Ferrari et al.,1979; Massei,1981; Padula, 1984) dopo di chè si sono affermate indagini specifiche di cui è stato fatto un primo quadro conoscitivo (Ducci et al.,1999).
In particolare preme ricordare quelle riguardanti: il monitoraggio dei cambiamenti a livello compositivo e strutturale e la valutazione delle dinamiche evolutive dei popolamenti (Guidi et al.,1991; Fabbio et al.,1997; Hugle et al., 1997; Manetti e Bruschini 1999, Guidi e Manetti, 1999); la valutazione della produttività e la caratterizzazione del microclima (Guidi e Manetti, 1992); l' analisi dei fattori ecologici che condizionano la dinamica della rinnovazione naturale (Guidi e Manetti, 1992; Paci e Ciampelli, 1996; Paci e Salbitano, 1998).

Criteri di scelta e requisiti dell’area destinata a RNI
Alla luce degli obiettivi che si perseguono con l'istituzione di una RNI se ne possono stabilire i criteri di individuazione, tenendo presente che i parametri di riferimento devono essere quelli basati su indici quali-quantitativi atti a caratterizzare le risorse territoriali (La Marca et al.,1994).
Aspetti qualitativi. Certamente, soprattutto nelle aree dei parchi meridionali è difficile trovare quelle situazioni ottimali che preconizzava Lorenzoni (1992): “una riserva integrale dovrebbe insistere su un territorio caratterizzato da situazioni integre”. Molto più realisticamente ci si deve “accontentare” di ambienti rappresentativi di vari sistemi vegetazionali “meglio conservati o meno degradati”. Tra gli indicatori utili per individuare la zona di riserva integrale si possono considerare: la diversità della composizione e della struttura dei popolamenti, l’importanza geobotanica e naturalistica delle formazioni vegetali, la vetustà e le dimensioni delle piante, la presenza di habitat di specie animali, l'incidenza delle attività umane e il grado di conservazione dei popolamenti, ecc.
Aspetti quantitativi. La RNI deve avere una superficie accorpata, abbastanza ampia (100-1000 ha) considerati gli obiettivi e le esigenze della ricerca nel settore forestale, ma nel contempo non può interessare un alta percentuale del territorio del Parco se si vogliono attuare misure efficaci di sorveglianza e non penalizzare l'uso delle risorse territoriali.
Diversamente, si dovrebbero fare ampie concessioni di utilizzazione con il rischio di snaturare il significato e la funzionalità della riserva (caso del parco dei Nebrodi, dove vi è un’ampia diffusione del pascolo nelle aree classificate a RNI). La RNI deve essere poi inserita in un ampio contesto territoriale, con una adeguata fascia di transizione (es. zona B), quale misura di salvaguardia della riserva stessa.

Il caso del Parco Nazionale dell’Aspromonte
Alcune zone del parco presentano caratteristiche di particolare interesse, idonee per essere classificate RNI, tra queste, nei versanti orientali, l'alto Vallone della Madonna e la parte superiore della Fiumara Butramo, dove si trovano le tipologie forestali più significative e caratterizzanti il Parco (abetine di alta quota, nuclei relitti di rovere, piante monumentali di pino laricio).

Criteri di gestione
Nella RNI viene escluso qualsiasi intervento antropico (attività selvicolturali e agricole, pascolo, caccia, pesca, escavazioni, attività ricreative); tutte le componenti ambientali sono lasciate alla libera evoluzione.
Una corretta gestione presuppone la precisa indicazione dei confini della riserva: al riguardo è necessaria una appropriata tabellazione perimetrale unita a quadri informativi dove si illustri il significato dei vincoli imposti a tutela dell'area. L’ accesso deve essere regolamentato (numero di persone e epoca) tramite l’autorizzazione della autorità responsabile e con l’accompagnamento del personale di vigilanza secondo itinerari prefissati (anche esterni all’area) che non devono essere abbandonati per raggiungere i luoghi più significativi, escludendo le aree sensibili dove vi siano pericoli di manomissioni di habitat di specie animali e vegetali.
La creazione di una RNI presuppone il rispetto di specifici vincoli di uso del territorio. Questo rispetto, oltre che da un efficace servizio di sorveglianza, può essere realizzato molto più proficuamente nell’area aspromontana, dove qualsiasi regolamentazione dell’uso delle risorse territoriali è stata sempre di difficile attuazione, con una attenta informazione e educazione delle comunità locali sulla opportunità di questa scelta di gestione (conservazione della identità storica, dell'ambiente naturale, ecc.) e con il consenso delle associazioni professionali dei residenti (pastori, agricoltori, cacciatori, ecc.) nel senso che si facciano esse stesse garanti del rispetto delle norme di limitazione d'uso delle risorse. La ricerca scientifica sebbene libera per studiosi di comprovata esperienza, si deve svolgere sotto il controllo di un apposito comitato scientifico che conceda le autorizzazioni sulla base di uno specifico programma, possibilmente a carattere multidisciplinare.
In ogni caso l'attività di ricerca deve essere opportunamente regolamentata per quanto riguarda gli accessi, la raccolta di materiali, l'impiego di metodi distruttivi, l'uso di strumenti e attrezzature, le catture di animali, ecc. Il comitato scientifico deve essere in grado di promuovere programmi di ricerca ben coordinati e finalizzati sia a interessi generali che strettamente locali.
Deve promuovere ricerche che abbiano carattere di organicità e continuità affinchè si concretizzi pienamente la funzione della RNI e venga meno quel fenomeno di precarietà, frammentarietà e occasionalità che ha caratterizzato la ricerca nelle aree protette.
Le indagini specifiche possono essere condotte anche in aree di studio permanenti che possano essere collegate a reti di monitoraggio a scala nazionale e internazionale.

Principali tematiche di ricerca di interesse forestale da sviluppare nelle RNI in Aspromonte
Lo sviluppo della ricerca deve tener conto delle scarse conoscenze di base riguardanti il territorio, per cui in via preliminare devono essere favorite indagini che prevedano:

  • raccolta di tutte le informazioni disponibi li riguardanti l’area (cartografie, foto aeree, documenti storici, relazioni tecniche e studi pregressi, ecc.)
  • studi descrittivi generali: clima, geologia, suolo, componenti vegetali e animali
  • analisi dei fattori di disturbo (pascolo, incendi, ecc.) sulle componenti biotiche e abiotiche.
    Quindi si possono privilegiare approfondi menti riguardanti:
  • inventari preliminari, in aree permanenti, da proseguire periodicamente, per valutare le variazioni nella composizione, struttura e funzionalità dei sistemi sottratti a qualsiasi intervento umano, utilizzando semmai appositi indicatori (Corona et al.,2001)
  • localizzazione, inventario e caratterizzazio ne genetica delle popolazioni relitte (es. abete bianco, rovere)
  • modificazioni della necromassa
  • variazioni avvenute in passato nella compo- sizione specifica dei boschi (ad es. con ana- lisi pedoantraecologiche)
  • valutazione dell’influenza che hanno avuto i cambiamenti climatici e le azioni umane sulle dinamiche vegetazionali (analisi den- droecologiche)
  • consistenza e dinamiche delle popolazioni animali.

Trasferibilità e divulgazione dei risultati
I dati che emergono dalla attività di ricerca possono essere divulgati, oltre che mediante i consueti circuiti scientifici, anche attraverso apposite pubblicazioni, seminari e convegni promossi dal parco. Questo rappresenta la base culturale affinchè gli amministratori del parco si rendano consapevoli dell'importanza e dell'utilità della ricerca quale supporto scientifico alle scelte gestionali e si possa assicurare il trasferimento dei risultati in sede applicativa. Ancora più opportuna è una puntuale azione informativa nell'opinione pubblica sull'attività che viene svolta.
Ciò può costituire una forma di coinvolgimento delle popolazioni locali e di promozione di una coscienza rispettosa dell'ambiente basata sui risultati della ricerca e non su momentanee correnti di opinione.

*Università degli Studi Mediterranea, Reggio Calabria