Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 39 - GIUGNO 2003


UNA RINNOVATA POLITICA PER LE AREE PROTETTE

Relazione alla IV° assemblea congressuale

Cari colleghi, a nome di tutti voi, rivolgo il saluto più cordiale a coloro che hanno accolto l’invito a partecipare ai lavori dell’ Assemblea congressuale della Federparchi, ed in particolare al Franco Benaglia, che interverrà in rappresentanza del Ministro impegnato in un appuntamento europeo, che ringrazio per la presenza e il suo impegno.
In questi anni, quando la collaborazione è stata piena ma anche quando il confronto è stato molto duro, mai è venuto meno il reciproco rispetto, la stima, la personale amicizia e il lavoro comune per consolidare e far crescere il sistema italiano delle aree protette. Alla Regione Liguria e alla Provincia della Spezia, ai colleghi e amici dei parchi delle Cinque Terre, di Montemarcello-Magra e di Portovenere, il ringraziamento per la preziosa disponibilità che hanno manifestato e per la gradita ospitalità che ci hanno offerto.

Un periodo di transizione

Questo Congresso, il quarto nella vita della nostra Associazione, giunge nel pieno di un periodo di transizione che investe l’intera architettura istituzionale del Paese e alla vigilia di una revisione della legislazione sui parchi. Persino lo scenario europeo, come abbiamo verificato nel Convegno di ieri, sta vivendo proprio in queste settimane momenti di grandi innovazioni che avranno ricadute importanti sul modo di concepire la gestione dell’ambiente e sulla vita dei parchi.
Per queste ragioni il nostro dibattito, il confronto che ricerchiamo tra noi e con i nostri naturali interlocutori delle istituzioni, dell’associazionismo produttivo e ambientalista, con il mondo della cultura e della ricerca, assume alla luce delle trasformazioni in atto o annunciate, un rilievo del tutto speciale. Gli orientamenti culturali e le proposte concrete che emergeranno da questa Assemblea, dobbiamo esserne consapevoli, determineranno l’autorevolezza e la capacità di incidere della Federparchi nell’ambito di un processo di ampie proporzioni e dalle durature conseguenze.
Si è concluso un vero e proprio ciclo, quello del processo istitutivo dei parchi italiani. Salvo qualche ultima, troppo a lungo attesa, decisione su Alta Murgia e Val d’Agri e pur con la persistente deprecabile assenza del Gennargentu; dopo le decisioni della Campania che si allinea alle regioni più avanzate; con le recenti numerose istituzioni di Aree Marine protette, possiamo dire che l’Italia ha i suoi parchi e un periodo difficile e allo stesso tempo entusiasmante volge a conclusione.
Pionieristico negli anni settanta, innovativo a scala regionale negli anni ottanta, tumultuoso negli anni novanta dopo l’approvazione della legge quadro, il periodo della permanente straordinarietà deve considerarsi concluso e deve iniziare quello della normale e piena integrazione dei parchi nella vita istituzionale del nostro Paese.
Per raggiungere questo obiettivo è necessario rilanciare, riproponendole e rivisitandole, le ragioni dei parchi.
È necessaria una franca e approfondita riflessione sui risultati e sulle problematicità ancora esistenti, evitando antitetiche posizioni ugualmente infeconde di chi afferma che nulla deve essere cambiato perché tutto è stato già studiato e definito e di altri che propugnano un cambiamento che si vuole radicale solo perché fondato su posizione demagogiche ed economicistiche. Noi, vogliamo dirlo con chiarezza, nonostante limiti, ritardi ed errori, giudichiamo esaltante, per i successi che ha saputo registrare, il periodo che si chiude. In pochi anni l’Italia ha realizzato un efficace, esteso e partecipato sistema di aree protette. Centinaia di “laboratori” sono al lavoro per sperimentare azioni innovative proponibili all’esterno. Possiamo contare su un “valore aggiunto” territoriale che comincia a dare i suoi frutti virtuosi. Alcune lungaggini spesso immotivate, gli inevitabili contrasti politici di una fase di avvio, certe rigidità che in alcuni luoghi si sono manifestate, possano avere offuscato in parte il disegno originario, ma l’esperienza concreta ci ha indicato le correzioni da apportare. Per questa ragione manifestiamo la più ampia apertura nei confronti di ogni proposta migliorativa e noi stessi abbiamo da tempo individuato, e ci proponiamo di approfondire ulteriormente in questa sede, mezzi e strumenti idonei ad affrontare questa nuova fase di vita delle aree protette che hanno bisogno, allo stesso tempo, di maggiore tutela e più dinamismo.
Ci vuole equilibrio e l’impegno di tutti.
Non è un compito settoriale o di nicchia quello che ci aspetta, perché, per dirla con Franco Cassano, “i parchi non sono l’ora d’aria nel grande meccanismo della produzione” o come ha affermato Roberto Gambino, in una delle bellissime interviste che la nostra Rivista diretta da Mariano Guzzini, ci ha proposto, i parchi non sono “brandelli di natura da salvare”, ma rappresentano una parte essenziale della risposta più generale che il nostro paese deve dare alla gravità dei problemi ambientali del nostro tempo. Ci rivolgiamo perciò alla società civile e al mondo dell’informazione e dei saperi che vogliamo più attenti.
Ci rivolgiamo alla politica, che vediamo spesso troppo tiepida, se non addirittura assente, dal dibattito sul ruolo che i parchi possono svolgere per aiutare a costruire nuovi metodi di governo del territorio.
Ma soprattutto sollecitiamo l’impegno delle istituzioni poiché senza la loro partecipazione attiva, non si potrà parlare di costruzione di un sistema nazionale di aree protette. Una partecipazione, per intenderci, ben più ampia e attenta di quella, assai deludente, registrata alla Conferenza nazionale di Torino dell’ottobre scorso che è stata, in parte, una occasione perduta anche per l’assenza di molti parlamentari, delle regioni e del sistema delle autonomie.

Salvaguardare i principi della 394 per migliorarla

Da parte nostra non c’è nessuna chiusura, non ci spaventa la revisione della legislazione. Per quanto buona e utile, la legge 394 può e deve essere ulteriormente migliorata, sempre che se ne facciano salvi gli irrinunciabili principi ispiratori: la priorità per la tutela ambientale, l’integrazione nel sistema fra le diverse tipologie di area protetta, la partecipazione democratica alle scelte da parte delle comunità locali, l’integrazione della pianificazione dei parchi con quella degli altri soggetti istituzionali, l’autonomia degli enti parco.
Da tempo sollecitiamo innovazioni indispensabili a dare maggiore autorevolezza, più efficienza e modernità, ad un comparto dell’amministrazione pubblica rimasto escluso dai processi di sburocratizzazione di questi anni. Le nostre proposte a questo riguardo sono note, su alcune di esse tornerò più avanti e sono certo che i vostri interventi arricchiranno ulteriormente il dibattito congressuale. Certamente avremmo preferito su di esse confrontarci con il Governo prima che fosse avviato dal Parlamento il processo di delega legislativa. Ma siamo ancora in tempo per acquisirne almeno una buona parte nel documento conclusivo della Seconda conferenza, visto che è stata finalmente convocata a questo scopo, per il prossimo 18 giugno, l’incontro tra Ministero, Regioni e Federparchi.
Ci auguriamo che in quell’occasione e nel documento conclusivo si tenga conto delle proposte presentate a Torino dalla Federparchi, gli undici punti sui quali, a conclusione della Conferenza, era stata espressa una generale condivisione dal parte del rappresentante del Governo, della Regione Piemonte e della comunità scientifica. A proposito di questo incontro al quale parteciperanno il Ministero, la Regione Piemonte e Federparchi, è giusto esprimere la nostra soddisfazione, dal momento che è possibile scorgervi il primo passo verso quella Conferenza Stato-Regioni-Parchi da noi fermamente rivendicata.
Ma il ritardo e il mancato confronto di questi mesi ha pesato e, insieme ad altri fatti non tranquillizzanti, come il contenzioso tra Stato e Regioni, alcuni commissariamenti non condivisibili, la riduzione delle risorse previsto nella Finanziaria 2003, ha generato un clima di preoccupazione e incertezza determinato anche da altri elementi, come la presentazione in Parlamento di cattive proposte di legge, che sembrano dettate da un incomprensibile desiderio di regressione. Mi riferisco alle reiterate iniziative di nuovi condoni degli abusi edilizi che non sono passate grazie alla forte risposta di molte forze politiche, culturali e sociali e al pronunciamento nettamente contrario del Ministro Matteoli e ancora ai tentativi di introdurre la caccia nei parchi che ha trovato l’opposizione di un ampio schieramento e la ferma e unitaria posizione della Federparchi.

La contraddizione tra realtà dei parchi e dibattito sui parchi

Tutto ciò evidenzia l’esistenza, ancora, di una contraddizione stridente tra lo stato del dibattito su questi temi, la scarsa profondità del confronto in atto, il non adeguato livello di tensione politico-progettuale e, di contro, le straordinarie potenzialità del nostro sistema che rappresentano ormai un valore riconosciuto, che è possibile riscontrare anche dalle visite che le Commissioni Ambiente di Camera e Senato, nell’ambito di due indagini conoscitive, stanno effettuando nei parchi nazionali. Da parte dei parlamentari l’apprezzamento per ciò che incontrano è generale, cancella e supera largamente ogni prevenzione e i soliti luoghi comuni. Lo stesso Ministro, nelle sue visite ad alcuni parchi (Cinque Terre, al Vesuvio, al Gran Sasso, all’Arcipelago Toscano) - e speriamo che possa compierne altre frequenti in tutti gli altri - ha espresso giudizi fortemente positivi su quelle realtà.
La maturità e la ricchezza della nostra esperienza si erano già pienamente espresse nella Seconda Conferenza di Torino e vale la pena tornare a quei giorni. Consiglio, in particolare a coloro che non erano presenti o che hanno potuto seguire solo le sessioni plenarie della Conferenza o a chi, come me, era in quei giorni impegnato nelle relazioni indispensabili per il buon esito finale, di leggere con attenzione gli atti completi, che sono stati raccolti dal nostro lavoro di segretariato per conto della Regione Piemonte e pubblicati su internet. Ne esce un quadro di conoscenze, riflessioni e proposte che costituiscono, nel loro insieme, un grande patrimonio culturale, scientifico e politico a disposizione di chiunque voglia conoscere, approfondire, riflettere e agire coerentemente. Si tratta di un patrimonio accumulato grazie all’impegno di generazioni di studiosi, di ricercatori, di amministratori, di dirigenti e operatori delle aree protette che hanno profuso grandi energie in attività che, indirizzate alla tutela ambientale, hanno saputo a loro volta creare professionalità, competenze, lavoro, sviluppo.
I parchi, infatti, oltre a preservare ecosistemi di grandissimo valore, hanno rappresentato la sola risposta di carattere nazionale ad un modello di sviluppo distruttivo di risorse ambientali e culturali, che aveva prodotto cattedrali nel deserto, cementificazione delle coste, urbanizzazione selvaggia, abbandono delle campagne e delle aree montane, provocando modificazioni fisiche irreversibili del nostro paese.
I parchi in molti territori (le Cinque Terre e non solo) sono stati il principale servizio preventivo e permanente di protezione civile.
A coloro i quali, come i cinici derisi da Oscar Wilde, conoscono il prezzo di tutto e il valore di niente e propendono per un approccio economicistico, vorrei dire che non troveranno le aree protette nel Prodotto Interno Lordo del nostro paese, perché col P.I.L. non è possibile misurare la coesione sociale, la riscoperta della cultura materiale, l’identità e l’orgoglio dell’appartenenza.
Su questo fronte il successo dei parchi è stato ancor più rilevante delle pur numerose iniziative di sviluppo e vogliamo che tutto ciò sia finalmente riconosciuto.
Credo che abbia pochi paragoni in altri settori della vita del Paese il grado di innovazione contenuto in queste azioni e tutto ciò è avvenuto con un impiego di risorse trascurabile rispetto ai risultati raggiunti. I parchi sono stati un ponte che ha reso raggiungibile e aperto un decimo del territorio nazionale considerato marginale, che ha immesso nel percorso dello sviluppo, fondato sulle proprie risorse territoriali, comunità prima escluse e quel ponte è costato meno di un centesimo dell’opera che vorrebbe trasformare la Sicilia in una penisola.

La battaglia per l’affermazione di una moderna idea di parco

La storia e il contributo della Federparchi sono stati fondamentali per l’affermazione di una moderna visione dei parchi, che li considera ambiti nei quali le attività di tutela della natura sono destinate ad essere durature solo in quanto collegate alle complesse relazioni tra l’uomo e il suo ambiente e per contrastare una concezione che tendeva a negare in linea di principio il ruolo delle amministrazioni locali in tema ambientale e la partecipazione delle comunità locali alla realizzazione di uno sviluppo fondato sulla valorizzazione del patrimonio naturale, culturale e sociale.
Colleghi e amici che negli anni ’80 costituirono il Coordinamento da cui ebbe vita la Federparchi, raccontano delle accesissime discussioni, al limite del litigio, durante un seminario organizzato nel 1988 all’Elba, nel quale rappresentanti dell’IUCN mostravano molta resistenza a considerare i nostri parchi come inseribili in qualcuna, fosse anche l’ultima, delle loro categorie.
Oggi le relazione con l’IUCN sono ottime ed è questa benemerita organizzazione mondiale che sta modificando i propri criteri di classificazione, così come è il National Park Service statunitense che viene a studiare l’esperienza italiana, considerandola molto interessante e utile al ripensamento profondo che è in corso sul futuro dei parchi americani.
Il ricordo di queste vicende mi è utile per sottolineare che la necessità del superamento di una concezione museale dei parchi, rappresenta, da anni, il filo conduttore della elaborazione e dell’attività di Federparchi, che ha fatto tesoro delle riflessioni, per molti versi anticipatrici, di Valerio Giacomini che in Uomini e Parchi, molti anni or sono, già indicava che il “tema della conservazione non può essere considerato in modo restrittivo nelle pure necessità della tutela naturalistica, ma deve dilatarsi… alle dimensioni globali del territorio e a quelle interdisciplinari della pianificazione e dell’uso della risorsa ambientale”.
Con i progetti di tutela dell’ambiente fisico, della biodiversità, del paesaggio, con le attività di promozione dello sviluppo i parchi hanno messo in evidenza che la ricchezza del nostro patrimonio naturale era il frutto di tanto lavoro e di profonde conoscenze, proveniva da una storia, anzi da innumerevoli storie di adattamento dell’uomo alla natura e della natura all’uomo; da secoli di tentativi e sperimentazioni che hanno prodotto una varietà non misurabile di saperi, di abilità, di consuetudini. In quegli anni i parchi hanno compreso che per assicurare tutela e sviluppo bisognava coinvolgere le comunità, fornendo alle popolazioni opportunità e molte risorse finanziarie sono state investite per sviluppare questo processo di crescita. Basterebbe soltanto pensare che negli ultimi dieci anni, su 480 milioni di _ destinati ai parchi nazionali e trasferiti in generale nella seconda metà degli anni ’90, circa 360 milioni di _ sono stati effettivamente spesi determinando un indotto eccezionale in termini di economia e di occupazione.
I rimanenti 120 milioni, pur figurando tra i tanto vilipesi e strumentalizzati residui passivi, comunque risultano quasi totalmente impegnati in programmi, progetti e lavori in corso, con i quali si sta completando il quadro degli interventi sul territorio; dimostrando, al contrario di quanto spesso si sostiene, la buona capacità di spesa di queste giovani istituzioni, soprattutto se raffrontata con quella di altri organismi pubblici e dello stesso Stato.
Sono molte le “buone pratiche” che hanno distinto in questi anni l’operato dei parchi, spesso sollecitati da iniziative della stessa Federparchi. Accordi di programma, protocolli di intesa, programmi e progetti concordati e partecipati caratterizzano l’operato degli enti di gestione, che contribuiscono in modo determinante alla produzione di reddito e allo sviluppo delle economie locali.

Il consenso per l’azione dei parchi

Se così non fosse come potremmo spiegarci ad esempio, il successo straordinario registrato, anche quest’anno, dalla “Giornata europea dei parchi”, che in Italia impegna un’intera settimana ed anche più, che ha visto oltre un milione di persone coinvolte nelle centinaia di piccole e grandi iniziative e nelle città coinvolte da “Parchinpiazza”? Quel successo testimonia l’esistenza di una forte domanda di natura e qualità della vita da parte dei cittadini italiani, di un consenso diffuso nei confronti dei parchi, certo a volte istintivo, ma comunque importante e positivo, che non può più essere sottovalutato dalle forze politiche, anche in termini di consenso elettorale.
Come sapete, quest’anno abbiamo dedicato le nostre iniziative al tema dell’acqua dolce, nell’ambito della Anno internazionale indetto dalle Nazioni Unite e alla presentazione delle tante attività dei parchi per la piena fruizione delle aree protette nell’Anno europeo delle persone con disabilità.
Sul tema dell’acqua sabato prossimo ci ritroveremo a L’Aquila per il convegno nazionale promosso dalla Federparchi e dal Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e per approvare la “Carta per la tutela e valorizzazione delle acque dolci nelle arre protette”, alla cui stesura si è applicato un gruppo di lavoro coordinato dal Presidente Mazzitti e che è naturalmente aperto al contributo di chiunque voglia fornire un’utile riflessione su un tema vitale per il futuro del nostro pianeta.
“Le aree protette devono svolgere un ruolo determinante affinché si diffonda ed affermi tra le popolazioni una autentica cultura dell’acqua che abbia come presupposto irrinunciabile la consapevolezza dell’importanza della risorsa idrica e di conseguenza la necessità di una sua gestione integrata, corretta ed oculata, un suo uso razionale e compatibile in termini ambientali”. Porteremo a Durban la riflessione italiana e l’applicazione concreta dei benefici oltre le frontiere che i parchi, quali custodi attenti di questa risorsa vitale, realizzano con le proprie attività.
L’effettiva possibilità di utilizzare in modo sicuro e agevole l’ambiente da parte di tutti, l’opportunità di fruire dei servizi, delle strutture, dei mezzi di informazione dei parchi e godere delle esperienze, delle emozioni che la natura offre, costituiscono il più alto traguardo del compito che ci è stato affidato.
Noi tutti del resto, ogni giorno, siamo chiamati a dimostrare che il parco non è un ostacolo in nessun campo, nemmeno in quelli dell’economia e della socialità, e lo facciamo con la consapevolezza che la piena fruibilità di opere, servizi, informazioni, ben lungi dall’essere un di più rispetto alle attività ordinarie, deve permeare il nostro modo di essere e di operare. Dal 2 al 5 ottobre di quest’anno, a Norcia, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e Federparchi, insieme ad altri partner e col patrocinio del Ministero dell’Ambiente, organizzano un incontro internazionale sul tema: “Il Parco è di tutti.
Il Mondo anche”, per approfondire gli aspetti legati all’accessibilità (professionalità per l’accoglienza, sport nella natura, comunicazione) con eventi innovativi quali ad esempio la Borsa del turismo per tutti. In quell’occasione, così come facciamo quotidianamente, testimonieremo dell’impegno che, su questo tema, caratterizza le arre protette italiane. Siamo consapevoli che, come recita la Dichiarazione di Madrid, “discriminazione ed esclusione sociale sono il risultato delle barriere della società” e per questa ragione intendiamo compiere il nostro dovere e far sì che le barriere, di qualunque tipo, fisiche, sociali, culturali, razziali e religiose, possano scomparire, per tutti e per sempre.

Un crescendo di iniziative

L’organizzazione della “Giornata” è stata solo la più recente delle molte attività svolte dalla Federparchi a sostegno delle nostre aree protette. Con il suo successo essa illustra bene il crescendo di iniziative che in questo triennio siamo stati in grado di sviluppare in ogni settore, anche grazie alla elezione della Giunta, al rafforzamento della struttura, alla nomina del Direttore e alla apertura della sede di Roma. Elencare tutte le iniziative sarebbe pedante ed eccessivo. Nell’Assemblea dello scorso dicembre abbiamo già avuto modo di presentare un dettagliato resoconto al quale rimando. Voglio soffermarmi soltanto su alcuni aspetti nei quali possiamo dire di avere fatto i passi più consistenti, in particolare in questo ultimo periodo.

Le Aree Marine Protette nel sistema

Al primo posto vi sono le Aree Marine Protette. La scelta da esse operata di riconoscersi nella Federparchi, di farne lo strumento attraverso il quale esprimere la propria specificità e insieme la comune appartenenza, è un importante segnale poiché sancisce in via definitiva che il sistema in Italia è uno, che come tale intende operare e come tale va considerato.
Inoltre, essa contribuisce ad affermare nella pratica, con sempre maggiore efficacia, quello che consideriamo il valore fondante della nostra azione: la funzione istituzionale dell’associazione e la sua unità, oltre ogni logica di schieramento politico.
Per il raggiungimento di questo obiettivo ringrazio i colleghi delle Aree marine ed in particolare il Vice Presidente Elio Lanzillotti.
Le alterne vicende della politica e, da parte sua, un estremo rispetto delle regole democratiche, ci priveranno dell’impegno diretto di Elio Lanzillotti, ma egli resterà nostro collega per sempre e sono certo che ci saranno altre occasioni per non disperdere un’importante esperienza e la sua riconosciuta professionalità.
L’integrazione delle rappresentanze delle Aree Marine in Federparchi ha dato da subito risultati significativi, come è emerso pienamente alla Conferenza di Torino, consentendo di lavorare in una ottica di rete e secondo il criterio dell’integrazione tra tutela terrestre e marina, favorendo un maggiore collegamento con i governi regionali e gli altri enti territoriali, contribuendo a definire una piattaforma organica per la riforma di un elemento del sistema che è certamente quello che ha maggior bisogno di trasformazioni e di adeguamenti.
E già qualche risultato specifico è stato conseguito:
-per quanto le approvazioni dei progetti avvenga ancora a fine anno, c’è da sottolineare che le AMP hanno visto approvare la gran parte delle proprie proposte e, grazie al sistema delle anticipazioni, è stato acquisito un maggior grado di operatività;
-per i prossimi due anni il personale richiesto sarà assicurato, la figura del Direttore non rientrerà nelle previsioni di spesa per il personale e le modalità previste per la sua assunzione sono finalmente praticabili;
-è stato prodotto un efficace supporto da parte della Segreteria Tecnica, in particolare con il documento sullo “Stato delle strutture e dei servizi essenziali delle AMP”, licenziato nello scorso mese di aprile e che ha consentito di elaborare proposte operative condivise;
-sono concretamente stati avviati, in tutte le Riserve che ne hanno avanzato la richiesta, gli “interventi prioritari” sulla base di progettazioni riguardanti la promozione, gli ormeggi, i motori marini, il restauro ambientale, la certificazione. È stato definito un programma per il 2003, per ora ancora riferito alla dotazione minima per ogni Riserva e alla realizzazione di strutture per portatori di handicap.
Primi passi dunque, ma importanti. Ai quali dovranno seguire presto quelli riguardanti la verifica funzionale delle Commissioni di Riserva e la risoluzione del problema della gestione diretta del Demanio marittimo.
Su quest’ultimo punto si giocano molte delle possibilità per il potenziamento e l’autonomizzazione delle AMP. Oggi da parte delle Riserve ne è possibile solo una gestione senza vantaggi economici e nonostante i notevoli sforzi, anche di immaginazione, da parte del Ministero, non è stato possibile modificare la situazione per la quale sembra necessario un intervento normativo.

Una rappresentanza a tutto campo

Consistente è stato il lavoro per esprimere compiutamente la funzione di rappresentanza della Federparchi. Abbiamo già avuto modo di esporre i contenuti delle numerose audizioni parlamentari alle quali siamo stati chiamati e di sottolineare l’importanza delle argomentazioni e delle documentazioni presentate in quelle occasioni, utili a favorire una migliore considerazione della nostra realtà e dei nostri problemi. Devo aggiungere che analogo impegno è stato espresso nei rapporti con molte Regioni, dal Piemonte alla Puglia, all’Emilia-Romagna, dalla Lombardia alla Toscana, dal Lazio alla Campania, ogni volta che le vicende lo hanno suggerito e comunque sempre in un’ottica nazionale, con lo scopo di acquisire sostegno a programmi di sviluppo e, quando è stato il caso, di scongiurare rischi e minacce per i parchi. Ma il lavoro di rappresentanza è stato notevole anche nei confronti della molteplicità di soggetti che si rivolgono ormai con continuità a noi per confrontarsi, discutere, avere opinioni o semplicemente spiegazioni.
Le presenze a dibattiti e convegni si sono moltiplicate. Lo dico per mettere in evidenza la necessità di un lavoro, cui sarà possibile far fronte solo con una disponibilità maggiore da parte di tutti, ma soprattutto per segnalare la considerazione che c’è per la Federparchi e per sottolineare la funzione di promozione delle nostre idee che questa attività assolve.

Ottica e relazioni internazionali

Un altro aspetto sul quale abbiamo molto investito e che ci ha visto fare un vero e proprio salto di qualità è quello delle relazioni internazionali. Da tempo coglievamo la contraddizione tra l’ampiezza e l’originalità dell’esperienza italiana e la sua scarsa presenza in contesti significativi. Siamo sulla buona strada per superare questa condizione.
Infatti è stato recuperato e si sta sviluppando il rapporto con Europarc e la Federazione dei parchi francesi. Con quest’ultima ci sono stati scambi di esperienze e visite.
Con la Sezione italiana di Europarc, che avrà il domicilio presso la nostra Sede, sarà possibile studiare e avviare programmi di cooperazione europea, promuovendo iniziative appropriate e incontri di lavoro.
Con Fedenatur, l’associazione dei parchi metropolitani, esiste ormai un legame molto forte.
I numerosi progetti comunitari Equal, cui la Federazione partecipa attivamente, in alcuni casi come organismo capofila, in altri come responsabile delle attività transnazionali, hanno permesso di attivare correnti rapporti con parchi e istituzioni pubbliche della Svezia, della Germania, della Francia, della Spagna, del Portogallo, della Grecia.
La recente fiera dei parchi del Mediterraneo, svoltasi a Bari nel marzo scorso, si è rivelata da questo punto di vista un vero e proprio successo. I Paesi stranieri partecipanti sono stati Tunisia, Egitto, Israele, Bosnia Erzegovina, Macedonia Montenegro, Albania, Cipro, con numerose delegazioni di amministratori e dirigenti di parchi e riserve naturali, che, oltre ad aver positivamente scoperto la nostra realtà istituzionale e organizzativa, hanno ovviamente sollecitato l’approfondimento dei contatti avviati, fino a renderli veri e propri rapporti di collaborazione istituzionale per il perseguimento di finalità comuni, di conservazione dell’ambiente mediterraneo e di sviluppo sostenibile delle popolazioni del bacino. In questa circostanza, grazie a una nutrita mailing-list di parchi e riserve naturali, i contatti intrapresi e già in fase di evoluzione sono stati praticamente migliaia.
Essi si svilupperanno ulteriormente, non soltanto in previsione dell’edizione Mediterre 2004, ma anche nel quadro delle normali attività della Federazione, anche attraverso progetti di cooperazione facenti capo direttamente ai singoli parchi. Con i relatori stranieri, rappresentanti dell’unione europea e spagnoli, inglesi, tedeschi, si continuerà a dialogare anche per approfondire le tematiche presentate e discusse. Con l’IUCN possiamo dire che si dialoga ormai normalmente, e nei programmi dei responsabili della organizzazione c’è senz’altro quello di coinvolgere sempre più la nostra Federazione.
Qualche volta, anzi, non siamo purtroppo riusciti ad essere presenti alle numerose manifestazioni, convegni, seminari in cui la partecipazione della Federazione è stata sollecitata.
È in previsione un prossimo incontro con i vertici della IUCN per individuare più puntuali modalità di collaborazione.
Alcuni specifici rapporti internazionali, legati anche a progetti di cooperazione, si stanno sviluppando con tutti i paesi balcanici, con la Grecia, con il Marocco. Alla fine del prossimo mese di luglio la Federazione è impegnata con i Ministeri dell’Ambiente e degli Affari Esteri, Legambiente, Compagnia dei Parchi e UNESCO, nella organizzazione della I° Conferenza Italo-Bosniaca delle aree naturali protette, dalla quale potranno scaturire buone opportunità di impegno nelle attività di assistenza e accompagnamento dei parchi di quel Paese. Recentemente abbiamo incontrato funzionari della Banca Mondiale, che chiede la collaborazione di Federparchi per l’assistenza tecnica, la formazione e l’organizzazione dei parchi della Albania. Infine, al prossimo Congresso Mondiale di Durban, cui la Federazione è stata invitata a partecipare con una propria delegazione, verrà presentata la nostra esperienza associativa, portando la voce di tutte le aree naturali del nostro Paese.

La crescita dell’articolazione regionale, del protagonismo locale, dell’organizzazione

Richiamo infine l’attenzione sul tema dei Coordinamenti regionali. Sapete tutti quanta importanza essi assumano per l’efficacia dell’azione della Federparchi. Gran parte delle decisioni – normative, programmatorie, finanziarie - che riguardano i parchi sono assunte dalle Regioni e il “sistema” si costruisce partendo dalle reti e dai sistemi regionali. Sono considerazioni che ci hanno portato ad introdurre nel nuovo statuto un ruolo forte alla nostra articolazione regionale, a prevederne la giusta autonomia. Si può dire che gli effetti positivi cominciano a vedersi.
Questa nuova impostazione, più formale, maggiormente rappresentativa, non togliendo nulla alla capacità di funzionamento dei coordinamenti più attivi, ha messo in moto finalmente realtà fondamentali come quella lombarda e quella piemontese e, anche se con maggior fatica, quella siciliana.
Abbiamo dunque oggi dieci coordinamenti funzionanti e stiamo lavorando perché si aggiungano presto quello abruzzese e quello laziale.
Un’importante iniziativa inoltre è ormai prossima a concludersi positivamente con la costituzione, il 29 giugno, a Norcia, dell’Associazione Italiana dei Comuni dei parchi, alla quale potranno aderire gli altri enti locali nei cui territori sono istituite aree protette. La preparazione è stata molto intensa e l’entusiasmo ha consentito di superare ogni ostacolo.
La Federparchi attribuisce un ruolo strategico al protagonismo dei Comuni e degli altri enti locali che con le loro azioni sapranno sicuramente offrire un contributo decisivo al consolidamento delle aree protette italiane.
Ma in tutto questo non possiamo ovviamente dimenticare il notevolissimo incremento delle nostre attività, conseguenza anche della organizzazione della Sede di Roma, che per alcuni versi si mostra già logisticamente insufficiente a soddisfare la domanda di collaborazione, assistenza, prestazione di servizi proveniente da ambienti e settori i più diversi.
In molti casi, purtroppo, non è possibile impegnarsi pienamente, per mancanza di mezzi e di risorse, alla ricerca dei quali occorrerà in futuro dedicare particolari energie e impegno.
La presenza costante della Federazione è ormai richiesta continuamente sia sul piano istituzionale che su quello amministrativo e delle relazioni pubbliche, nei rapporti con gli organismi aderenti e con i soggetti terzi comunque interessati, nelle attività programmatiche e progettuali. Con gli enti associati, e comunque con la maggioranza di essi, i rapporti sono diventati correnti.
Incontri e seminari di lavoro sono ormai attività ordinaria. Molte iniziative e programmi, alcuni di carattere pluriennale, attendono di essere perfezionati e sviluppati prossimamente, contestualmente al miglioramento della articolazione territoriale della Federazione e al potenziamento delle strutture operative.
I risultati di queste attività di cui ho parlato sono facilmente riscontrabili dal numero degli aderenti, in costante crescita

di Matteo Fusilli