Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 39 - GIUGNO 2003


LE RISERVE DELLA BIOSFERA PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA

Sono riconosciute dall’UNESCO come componenti chiave di un importante progetto di ricerca

1. Le caratteristiche della Riserva della Biosfera

Le Biosphere Reserves (RB) rappresentano, con le World Heritage Sites e le Wetlands of International Importance, una delle tre categorie di protezione di livello internazionale, che vengono ad integrarsi nella ricca e diversificata gamma di tipologie di aree naturali protette istituite dai diversi sistemi di classificazione nazionali. Introdotta in seguito alle raccomandazioni della Conferenza dell’UNESCO sull’uso razionale e la conservazione delle risorse della biosfera e sullo sviluppo di relazioni tra uomo e ambiente a livello globale (1968), la RB viene riconosciuta dall'UNESCO come componente chiave del “Man and Biosphere Programme” (MAB, 1974), programma interdisciplinare di ricerca e formazione nel campo delle scienze naturali e sociali.
Un aspetto centrale del programma MAB è la creazione e la gestione di una rete mondiale di RB, che comprende un “mosaico di ecosistemi terrestri, costieri o marini”, rappresentativi delle principali regioni biogeografiche globali, gestiti attraverso politiche integrate di conservazione, uso sostenibile e supporto logistico (art. 3, Statutory Framework,1995). Tale rete, a sua volta composta di sub-reti regionali, è finalizzata a promuovere la cooperazione nella ricerca, il monitoraggio continuo e lo scambio di informazioni.
Attualmente nel mondo le RB risultano 324, di cui 119 in Europa; 5 sono le RB transfrontaliere e 7 quelle al pine.
In Italia sono 5: Miramare, Circeo, Castelluccio Montedimezzo, Somma Vesuvio e Miglio d’Oro, Cilento e Vallo di Diano.
La RB è una categoria di protezione che si caratterizza per l’approccio “multifunzionale” (First International Biosphere Reserves Congress, Minsk, 1983), volto alla ricerca di un equilibrio tra le attività economiche e la salvaguardia dei valori naturali e culturali del paesaggio, degli habitat frammentati e minacciati dalla pressione antropica (UNESCO, 1996) e quindi di un “rapporto armonioso tra uomo e ambiente naturale” (IUCN, 1996). In tale direzione il concetto di RB assume un ruolo fondamentale nell’applicazione e nello sviluppo della Convenzione sulla Diversità Biologica (Rio, 1992) e nella pianificazione delle bio-regioni (Batisse, 1996, Bridgewater, Cresswell, 1998) e trova strette relazioni con le principali politiche e strategie per la conservazione della natura e del paesaggio affermatesi nell’ultimo decennio a livello internazionale e comunitario, che segnano un’evoluzione nella direzione delle politiche di conservazione e nelle politiche di sviluppo (cfr. paragrafo 2).
Gli obiettivi/funzioni, i criteri e la procedura di designazione della RB sono precisati nello Statutory Framework for the World Network of Biosphere Reserves, adottato nella Conferenza generale di Siviglia dell'UNESCO nel 1995.
Le prospettive evolutive del ruolo specifico che le RB assumono nell’interrelare le politiche di conservazione e di sviluppo sono definite nella Seville Strategy, (UNESCO, 1996) e nella sua integrazione (Seville plus 5, UNESCO, 2000).

Tre sono gli obiettivi/funzioni complementari attribuiti alla RB (Statutory Framework, art. 3):

  • a) la conservazione - contribuire alla conservazione dei paesaggi, degli ecosistemi, delle specie e della loro variazione genetica;
  • b) lo sviluppo - incoraggiare lo sviluppo economico sostenibile dal punto di vista socio-culturale ed ecologico;
  • c) il supporto logistico - fornire gli strumenti per l’elaborazione di progetti di educazione ambientale, formazione, ricerca, controllo e monitoraggio dei problemi locali, regionali, nazionali e mondiali relativi alla conservazione della natura e allo sviluppo sostenibile.

In relazione a questi tre obiettivi, il territorio della RB deve articolarsi nei seguenti tre tipi di zone:

  • a) una o più zone centrali (core area), definite istituzionalmente, finalizzate alla protezione “a lungo termine”; conservazione della diversità biologica, monitoraggio degli ecosistemi, ricerca, altre attività a scarso impatto (es. educazione);
  • b) una o più zone tampone (buffer zone), ben identificate, che circondano o sono contigue all’area centrale e dove sono consentite esclusivamente attività compatibili con gli obiettivi di conservazione (educazione ambientale, loisir, ecoturismo, ricerca applicata e di base,ecc.;
  • c) una o più zone di transizione (transition zone), che possono comprendere le attività agro-silvo-pastorali, culturali, scientifiche, insediamenti, ecc. finalizzate a valorizzare l’uso sostenibile delle risorse naturali a disposizione delle comunità locali.

Queste tre zone, individuate inizialmente come una serie di cerchi concentrici, sono state applicate in seguito con maggior flessibilità, in base alle condizioni del territorio e alle esigenze locali, permettendo la creazione di situazioni molto diversificate (The Seville Strategy, UNESCO,1996).
Nella maggior parte dei casi la zona centrale e la zona tampone, tutte o in parte, sono coincidenti con aree già sottoposte a specifica protezione dalle legislazioni nazionali (parchi naturali, nazionali o di livello sub-nazionale, riserve naturali, ecc.), mentre solo in alcuni paesi sono state introdotte legislazioni specifiche per la costituzione delle RB (The Seville Strategy, UNESCO,1996).
Il concetto di RB si situa in linea con gli orientamenti dell’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura), volti ad integrare le aree protette nelle politiche e nella pianificazione del territorio (Caracas Action Plan, IUCN, 1992), sperimentando progetti di sviluppo sostenibile, come mostra la stretta cooperazione tra UNESCO/MAB e IUCN/WCPA (World Commission on Protected Areas). Come è stato evidenziato (A. Phillips, 1998), esiste una convergenza tra il concetto di RB e alcuni caratteri che hanno contraddistinto l’evoluzione delle politiche di gestione delle aree protette nella direzione di una crescente integrazione tra politiche di conservazione e politiche di sviluppo locale (A. Phillips, 2001); emerge inoltre una “teorica” complementarietà e compatibilità tra aree protette e RB ed una possibile relazione tra gli obiettivi gestionali, individuati per le aree protette nella classificazione IUCN ’94, e quelli definiti per le tre zone della RB, nel caso queste ultime abbiano enti di gestione separati e siano quindi classificate in diverse categorie IUCN (Bridgewater P., Phillips A., Green M., Amos B., 1996; A. Phillips, 1998) (cfr. Tab.1).
Per le sue caratteristiche e per lo sviluppo raggiunto, il modello della RB rappresenta un importante strumento di sperimentazione di politiche integrate di conservazione della biodiversità e di sviluppo sostenibile del territorio.
Tale designazione consente infatti di integrare in una categoria di protezione internazionale e in un progetto comune di conservazione e valorizzazione, parti di territorio già sottoposte a specifiche misure di tutela (aree naturali protette, ecc.) (core areas); aree che, seppur soggette a misure di gestione ordinaria del territorio, possono, per le loro particolari caratteristiche, essere sottoposte a nuove forme di protezione (aree a carattere agro-silvo-pastorale, ecc.) (core areas/buffer zones); parti di territorio (aree urbanizzate, ecc.) (transition zones) nelle quali le politiche e gli interventi definiti dagli strumenti urbanistici locali possono trovare coordinamento con gli obiettivi ed i programmi individuati per la RB.
Ciò comporta un arricchimento della diversità ecologica e paesistica, una valorizzazione delle aree protette esistenti, il mantenimento e lo sviluppo delle connessioni ecologiche ed ambientali tra area protetta e contesto territoriale, lo sviluppo economico ed umano sostenibile del territorio della RB nel suo complesso.

2. Le Riserve della Biosfera nelle strategie internazionali e comunitarie di protezione della natura e sviluppo sostenibile

Le Riserve della Biosfera (RB) si inseriscono nell’insieme delle azioni programmatiche internazionali per la conservazione della natura e del paesaggio e lo sviluppo sostenibile, in attuazione della Convenzione sulla diversità biologica (CDB - 1992), delle convenzioni sul cambiamento climatico e la desertificazione (1992) e dell’Agenda XXI (1992).
In tal senso, le RB rappresentano uno strumento per coordinare in un progetto di valorizzazione e gestione ambientale di lungo termine le politiche di conservazione della biodiversità con gli obiettivi di sviluppo territoriale. In questa direzione la “Strategia di Siviglia” (1996) e il suo documento integrativo “Siviglia plus 5” (2000) promuovono l’integrazione tra la Riserva e le politiche ed i programmi di conservazione internazionali, nazionali e regionali segnatamente attraverso la creazione delle Riserve transfrontaliere. A scala europea i principi per l’adozione di strumenti comuni di gestione di territori transfrontalieri sono definiti dalla Convenzione di Madrid sulla Cooperazione tra Comunità e Autorità Territoriali Transfrontaliere (1980). Sulla base di questi strumenti internazionali sono stati stabiliti accordi legali di cooperazione tra comunità locali per la definizione di Riserve della Biosfera Transfrontaliere (RBT).
In questo quadro, in Europa sono state istituite cinque RBT: Krkokono_e/Karkonosze BR (Repubblica Ceca/Polonia, 1992), Vosges du Nord/Pfälzerwald (Francia/Germania, 1998), Tatra Mountains (Polonia/Slovacchia, 1992) Est Carpathians BR-(Polonia/Slovacchia/Ucraina, 1998) e Danube Delta BR (Romania/Ucraina, 1998).
Esse rappresentano un modello di protezione ambientale particolarmente efficace perché consentono la diffusione e l’adozione alla scala locale di strategie e programmi cooperativi per il governo durevole di territori contigui con caratteri in parte omogenei ed in parte complementari dal punto di vista fisico, morfologico, biologico e genetico, ma sottoposti a differenti misure di gestione ambientale.
Nonostante non esista ancora una politica europea di conservazione della natura e delle aree protette strettamente intrecciata con i programmi per lo sviluppo economico e sociale sostenibile, sono state introdotte di recente precise linee di indirizzo per guidare il coordinamento delle azioni di protezione e sviluppo ai diversi livelli di governo del territorio.
Tra i principali riferimenti programmatici vanno in tal senso ricordati la Strategia paneuropea per la diversità biologica ed il paesaggio (1995), la Strategia comunitaria per la diversità biologica (1998) la Carta Europea per il turismo sostenibile delle aree protette (1999), la Convenzione europea del paesaggio (2000) che introducono un quadro di azioni per attuare politiche integrate di conservazione e sviluppo, in accordo con gli obiettivi del programma MAB. Questi documenti pur non riferendosi esplicitamente alle RB come strumento di governo sostenibile delle aree protette e del loro contesto territoriale avviano la sperimentazione di politiche che promuovono e rafforzano l’integrazione tra le azioni e gli strumenti di conservazione della biodiversità, di protezione del paesaggio e di valorizzazione degli ecosistemi.
Queste strategie legano, infatti, le azioni per la creazione della rete ecologica europea con l’uso sostenibile dei paesaggi in contesti urbani e rurali e la sperimentazione di attività agricole e turistiche ecocompatibili. Sono, in quest’ottica, promossi azioni e finanziamenti sia per l’attuazione di programmi di cooperazione interistituzionale che per la disseminazione di buone pratiche di partecipazione nella costruzione delle strategie della sostenibilità.
Il quadro programmatico sopra richiamato attribuisce alle RB un ruolo centrale per l’attuazione ed il coordinamento tra le misure di conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale e paesistico con gli obiettivi di sviluppo economico e sociale. In tale prospettiva di azione, l’Unione Europea inserisce le RB regionali e transfrontaliere tra le “aree e progetti di conservazione” degli ecosistemi terrestri e marini “in situ di speciale designazione” (art. 8, CDB; Strategia europea per la diversità biologica) e tra gli “ambienti sensibili” (cfr. Tab. 2).
Gli “ambienti sensibili”, per il loro valore scientifico, culturale, educativo, ricreativo e di rigenerazione ecologica (controllo dell’inquinamento), sono riconosciuti un’importante risorsa naturale per lo sviluppo economico, culturale e sociale europeo (VI programma europeo per l’ambiente, CE, 2001). La politica comunitaria di protezione dell’ambiente promuove, quindi, misure volte alla loro tutela, che integrano in tale prospettiva, le azioni internazionali (da Convenzioni, Accordi, Trattati) con quelle comunitarie e transnazionali. Infatti la strategia europea di conservazione delle zone sensibili, si propone di interrelare le “diverse tipologie di protezione e di gestione” sia di tipo legale che volontario a tutti i livelli di governo del territorio, introducendo nel contesto europeo un sistema integrato di azioni di conservazione dell’ambiente in cui le RB sono, a livello internazionale e transnazionale europeo (cfr. Tab. 3), importanti occasioni di integrazione tra i programmi e le politiche di sviluppo regionale e le istanze ambientali.
In questo contesto la cooperazione transfrontaliera nell’ambito del programma MAB è un modello di gestione sostenibile del territorio che, attraverso la cooperazione regionale a livello internazionale, consente di superare la frammentazione del paesaggio e degli ecosistemi (Z. Guziovà, 1998) ed integra, in ambito transnazionale e transfrontaliero, i piani e le politiche regionali di governo del territorio. La creazione delle riserve transfrontaliere nel contesto europeo è, quindi, un’occasione per l’implementazione degli obiettivi e delle strategie comunitarie, previste dal VI Programma europeo per l’ambiente (CE, 2001) e dallo Schema di sviluppo dello spazio europeo (SSSE, CE, 1999) e dai programmi INTERREG e LEADER +, volti a promuovere politiche di cooperazione interregionale e transnazionale per “la gestione prudente e sostenibile del patrimonio naturale e paesistico europeo” (SSSE, 1999).
In questo quadro programmatico si colloca lo studio per la designazione della Riserva della Biosfera del Parco naturale regionale delle Alpi Marittime che, in prospettiva, potrà coinvolgere il Parco Nazionale francese del Mercantour, trasformando gli attuali programmi e la pluriennale attività di cooperazione tra i due parchi in una politica comune di conservazione e sviluppo sostenibile del territorio a livello trasfrontaliero. La creazione di una Riserva internazionale della Biosfera potrà divenire lo strumento per la gestione coordinata di un territorio trasfrontaliero caratterizzato da una forte complementarietà naturalistica, paesaggistica, territoriale e culturale.

3. “Le Alpi del mare tra Italia e Francia”. Un’occasione per la costituzione di una Riserva della biosfera

Il Parco Regionale delle Alpi Marittime, il più esteso parco naturale del Piemonte (circa 28.000 ha) costituisce uno dei territori della catena alpina che, per posizione geografica e conformazione fisica, riveste un ruolo di grande rilievo naturalistico, ecologico ed ambientale sia per il numero di specie presenti che per la loro peculiarità.
La biodiversità dell’area è, infatti, rappresentata dalla estrema ricchezza e varietà delle specie animali e vegetali presenti, che contribuiscono alla costituzione di un importante mosaico di ecosistemi di grande importanza biologica per l’intero territorio delle Alpi sud-occidentali (cfr. Figg. 1, 2).
Per queste ragioni, l’Ente Parco Alpi Marittime ha da tempo attivato in cooperazione con il Parco Nazionale francese del Mercantour, programmi di conservazione della biodiversità che riguardano principalmente la promozione di usi sostenibili delle risorse biologiche ed ambientali, al fine di sviluppare azioni volte alla conservazione dei caratteri di biodiversità nell’intero territorio delle Alpi Marittime.
In particolare i programmi avviati riguardano i seguenti obiettivi: la tutela di forme tradizionali di agricoltura, l’incentivazione e l’assistenza tecnica a forme di agricoltura compatibile con le risorse ecologiche ed ambientali, la conversione naturalistica di vecchie colture forestali.
Questi obiettivi hanno già contribuito al radicamento, in ambito locale, di strategie prioritarie per la difesa e l’espansione degli habitat naturali e delle comunità biotiche.
Tali azioni potrebbero essere rafforzate, grazie all’inserimento dell’area nell’ambito della rete MAB. La designazione della Riserva della Biosfera (RB), infatti, consente di attivare nuove politiche di tutela su aree che attualmente sono soggette a misure di gestione ordinaria del territorio.
Tra queste si situano i biotopi di interesse comunitario e le aree seminaturali a carattere agro-silvo-pastorale esterne al Parco.
Il valore aggiunto per i territori potenzialmente interessati a far parte della “transition zone” (zona preparco) risiede nell’opportunità di poter sviluppare, oltre ad alcune attività specifiche già esistenti (riequilibrio faunistico, pesca, ecc.), molte altre attività legate all’esistenza e agli obiettivi del parco e ad esso strettamente connesse (es. turismo naturalistico, agriturismo, escursionismo, ecc.), valorizzando le risorse naturali, culturali e socio-economiche locali presenti sul territorio di contesto.
La designazione di RB, qualora fosse estesa, oltre al Parco delle Alpi Marittime, anche al Parco Nazionale del Mercantour, potrebbe rafforzare forme di gestione sostenibile e sperimentarne di nuove, grazie al rapporto di collaborazione con le altre Riserve della Biosfera esistenti.
L’ipotesi elaborata dallo studio per la designazione della Riserva della Biosfera, consiste in tre tipologie di aree di protezione, individuate con riferimento agli obiettivi definiti dalla Strategia di Siviglia (crf. Tab.4):

  • 1. Area centrale (core area), comprendente le zone di maggior naturalità (Riserve Naturali Speciali, Integrali, ecc.).
    Per quest’area gli obiettivi di protezione, definiti in accordo con le azioni in corso e programmate dal parco, riguardano: la protezione a lungo termine, la conservazione della biodiversità, il monitoraggio degli ecosistemi, la ricerca scientifica e l’educazione ambientale;
  • 2. Area tampone (buffer zone) comprendente l’attuale “zona preparco” e ad altre aree con particolare valenza naturalistica, i fondovalle, il sistema ambientale compreso negli Ecomusei ed i Siti di Interesse Comunitario. Gli obiettivi e le azioni per la buffer zone riguardano: la cooperazione per la gestione ecologica dell’ambiente, il turismo sostenibile, il riequilibrio faunistico, la ricerca applicata, l’educazione ambientale e la valorizzazione del patrimonio edilizio e delle tradizioni locali;
  • 3. Area di transizione (transition area), potrebbe coinvolgere parti del territorio esterno all’area del parco. Gli obiettivi della zona di transizione, individuati a partire dalle politiche definite dagli strumenti di pianificazione locali e dai programmi comunitari (LEADER + Phasing out), riguardano: l’innovazione e la valorizzazione del sistema produttivo locale, la promozione dell’attrattività del territorio e la valorizzazione del patrimonio culturale e architettonico locale.

di Grazia Brunetta, Gabriella Negrini, Angioletta Voghera **