Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 39 - GIUGNO 2003


FARE IMPRESA NELLE AREE PROTETTE: WORKSHOP NEL PARCO DEI MONTI SIBILLINI

Esperienze a confronto da far conoscere al di fuori dei confini di questo parco nazionale

Il successo dell'iniziativa organizzata dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini e dal WWF Italia nel maggio scorso a Preci, in Umbria, non era inaspettato e i dati sulle presenze confermano la grande attenzione che oggi ruota intorno al tema “fare impresa nelle Aree Naturali protette”.
Un parco nazionale, un’area naturale protetta possono rappresentare un nuovo approccio con il patrimonio naturale, con il paesaggio e con il territorio: non più saccheggio e devastazione ma utilizzo oculato delle risorse attraverso efficienti strumenti di pianificazione.
Un nuovo sviluppo, sostenibile e durevole, che offra possibilità di crescita alle popolazioni locali e opportunità di lavoro per i giovani. Dall’agricoltura compatibile, al turismo, all’artigianato, al recupero dei centri storici, dai prodotti di qualità: queste sono alcune delle opportunità che si offrono con un’area protetta.
Proprio per la consapevolezza di queste opportunità da oltre trent'anni - nelle aree protette naturali, ma anche in altre aree "sensibili" dal punto di vista ambientale - molti giovani si sono aggregati, per lo più in forma cooperativa, al fine di operare imprenditorialmente.
Si tratta di uno straordinario fenomeno spontaneo - cresciuto in maniera esponenziale dal 1991, anno dell’istituzione della L.n.394, (la legge quadro sulle aree protette che ha dato di fatto il via all’istituzione di buona parte dei parchi nazionali esistenti attualmente in Italia) - che dimostra l'esistenza di una forte coscienza ambientale in molti giovani e la loro volontà di restare sul proprio territorio e di costruire da protagonisti il proprio futuro.
Si intrecciano in questo fenomeno elementi di testimonianza politica e ideale con elementi di elevata professionalità (spesso solo potenziale) che tendono, a volte in forme contraddittorie, a nuove forme di imprenditorialità e comunque a nuove forme di attività economica.
Molti parchi operano affinchè questa attività diventi una delle principali realtà economiche nella propria aree protetta, possibile volano per lo sviluppo economico locale.
In effetti uno dei compiti del parco dovrebbe essere la pianificazione e la progettazione partecipata delle sue attività e la realizzazione di strutture e servizi da affidare a privati (cooperative o società locali), attraverso un processo di delega in cui l’area protetta attua strumenti per il monitoraggio e la verifica della qualità della gestione.
In questo modo verrebbe incentivata l’imprenditoria locale e il parco non appesantirebbe il suo budget, destinando preziose risorse economiche per gestire strutture e servizi che, se appaltati, potrebbero costituire una fonte di reddito non indifferente per il parco stesso.
Molti di questi servizi sono svolti nell'interesse del parco il quale ne può essere il solo acquirente e comunque ha interesse ad acquistarli proprio da quegli operatori in quanto solo essi possono garantire, da un lato, il collegamento reale con il territorio e, dall'altro, un elemento che non è valutabile dal punto di vista del mercato, ma che è alla base dell'idea del parco: far diventare le popolazioni protagoniste della tutela dell'ambiente e della realizzazione di modelli di sviluppo sostenibile.
Il fenomeno di queste cooperative - che non è stato ancora oggetto di studi approfonditi, anche perché considerato, a torto, marginale - è complesso e variegato e presenta luci e ombre che devono comunque essere esaminate anche perchè coinvolgono un numero oramai rilevante di soggetti. Venendo al workshop organizzato dal parco dei Sibillini, ha visto la partecipazione di 7 parchi naturali, 17 Cooperative e 5 società.
Pochi i rappresentanti politici anche se la presenza di Francesco Mezzatesta, responsabile per i Verdi del settore Conservazione Natura, ha lasciato intendere che comincia ad esserci un interesse - anche a livello nazionale - verso il cosiddetto terzo settore ambientale.
Attraverso le due relazioni iniziali (di Simona Palanca del Parco Nazionale dei Sibillini e di Roberto Furlani del Wwf Italia) si è riusciti ad avere - forse per la prima volta pubblicamente - il quadro delle scelte strategiche che hanno caratterizzato in questi anni l'attività di due soggetti che, seppure con funzioni diverse, si sono impegnati in maniera significativa sul "Fare impresa nelle Aree Naturali Protette".
Per quanto riguarda il Parco Nazionale dei Monti Sibillini è emerso con chiarezza che le Case del Parco rappresentano nella politica e nell'azione del parco lo strumento fondamentale attraverso il quale passa l'iniziativa anche imprenditoriale dei giovani che trovano autonomamente nella "cooperativa" la forma spontanea di aggregazione.
Coinvolgenti ed appassionati gli interventi dei rappresentanti delle cooperative e delle imprese che operano nelle aree protette.
È un universo originalissimo e ricco di valori, fatto di persone che lavorano, le cui esperienze sono pressocchè sconosciute all'esterno, spesso anche agli addetti ai lavori. Eppure questo lavoro è straordinariamente prezioso e complesso, che si fa strada nonostante le difficoltà non solo finanziarie ma anche di ordine politico.
Chi lavora in questo settore sa che deve scontrarsi non solo con gli enormi problemi di carattere finanziario, ma anche con l'ostracismo e la diffidenza di alcuni amministratori locali che a volte rendono ancora più difficile la crescita professionale e il rafforzamento con il tessuto sociale, ma anche delle burocrazie centrali che interpretano in maniera decisamente restrittiva il ruolo di queste cooperative.

Diverse sono le esigenze che sono emerse dall'incontro:

  • 1. una politica che sostenga effettivamente, anche in considerazione della sua specificità e del suo ruolo strategico, il cosiddetto terzo settore ambientale;
  • 2. la conservazione della diversità delle esperienze - che rappresenta uno dei maggiori valori del terzo settore - anche attraverso la differenziazione dei servizi offerti;
  • 3. una più forte concertazione tra esperienze diverse, anche al fine di aumentare il potere contrattuale di questo settore nei confronti degli enti locali, degli enti parco, delle istituzioni regionali e centrali;
  • 4. un rafforzamento strutturale che passi attraverso la concentrazione di esperienze comuni all'interno di uno stesso territorio (es. fusione di cooperative) o attraverso forme organiche di collegamento anche tra esperienze diverse;
  • 5. una grande volontà di crescere professionalmente;
  • 6. la soluzione del problema derivante da una crescente difficoltà di trovare altri giovani disposti a lavorare e a condividere i principi insiti in questo tipo di lavoro
  • 7. il superamento delle incertezze spesso legate alla breve durata delle convenzioni e ai tempi di erogazione dei finanziamenti;
  • 8. il collegamento tra singola cooperativa e gestione di una struttura produttiva (in particolare una struttura ricettiva);
  • 9. superamento della stagionalità delle attività.

Simona Palanca* Franco Ferroni**